Sarà Luca Cordero di Montezemolo, con Luca Pancalli suo vice – secondo quanto ha annunciato il presidente del Coni, Malagò – a presiedere il comitato promotore di Roma 2024, vale a dire quel gruppo di persone che da qui al settembre del 2017 avranno l’incarico di convincere imprenditori, politici, uomini di sport e soprattutto l’intero mondo olimpico che Roma ha le carte in regola per organizzare, appunto nel 2024, la XXXIII edizione dei Giochi olimpici estivi, 64 anni dopo averli organizzati nell’indimenticata – e per noi indimenticabile – edizione del 1960.

Perché Montezemolo? Sul nome dell’imprenditore – attuale presidente, vicepresidente, amministratore delegato o consigliere di amministrazione di un nutrito elenco di società, enti et similia – non sono mancati, accanto agli apprezzamenti, distinguo, perplessità, critiche, riserve (la Lega, il primo Marino, gli anti-Tav…). C’è, per esempio, chi, con simpatica malignità, ha abbinato il nome del presidente del Comitato promotore per Roma olimpica a quello di un apprezzato, e frequente, ingrediente culinario: come il prezzemolo, insomma, Montezemolo te lo ritrovi sempre in mezzo. Altri hanno invece rispolverato un altrettanto celebrato soprannome, “il professor Rieccolo”, con il quale negli Anni Settanta gli habituées delle cronache giornalistiche e politiche erano soliti etichettare Amintore Fanfani, per la capacità dello statista aretino di riprendersi sempre, dopo ogni batosta politicamente e frequentemente registrata sia all’interno del suo partito, la Democrazia cristiana, che nelle vicende politiche generali dell’Italia di allora.

Perché Montezemolo? Perché ha accettato ruolo e incarico per la convinzione che ha “letto” nelle intenzioni del Governo, a differenza di quanto era accaduto nel recente passato, quando proprio le incertezze istituzionali intorno alla candidatura - che avrebbero poi portato al no di Monti – lo convinsero a rifiutare. Montezemolo ha voluto sottolineare il carattere di innovazione della candidatura che si sta costruendo per cercare di giocare nella partita il meglio del Made in Italy. In primis, la nostra tecnologia: “Che significa – ha preannunciato – impianti, il giorno che si dovessero fare, con materiali innovativi e strautilizzabili dopo le Olimpiadi”: una sfida nella sfida, a ben vedere, visto che dei Mondiali di calcio 90 e dei Mondiali di nuoto 2009 non si hanno, strutturalmente parlando, ricordi tutti positivi.

Anche se Roma è una candidata – sono parole di Thomas Bach, presidente del Comitato olimpico internazionale – “forte e apprezzata”, c’è naturalmente da ricordare e mettere in preventivo che presentare la candidatura non significa ottenere l’investitura. La selezione è già cominciata per una decisione finale che sarà presa, come abbiamo accennato, nel 2017. Vale anche la pena di ricordare che Roma dopo la splendida edizione dei Giochi del 1960 aveva tentato di riproporsi per il 2004 (in realtà l’obiettivo era quello dei Giochi 2000, ma fu battuta da Sydney…) dove era arrivata al secondo posto, sconfitta questa volta da Atene, mentre la candidatura per le Olimpiadi del 2020, considerata molto forte per le caratteristiche di ecocompatibilità e il numero di strutture già esistenti, era stata ritirata dal governo Monti a causa della crisi economica.

Forse per la mia innata scarsa dimestichezza con i numeri; forse perché la mia vita è trascorsa sempre abbastanza lontano dal mondo della finanza, massime dal mondo della “finanza ricca”, quella che si è facilmente portati ad indicare come uno dei poteri forti, se non il potere forte per eccellenza: un po’ per l’uno, un po’ per l’altro dei motivi accennati, per venire al dunque, non sono stato un “tifoso” del prof. Monti, e conseguentemente non ho stravisto per il governo da lui presieduto. E ricordo di aver commentato con un “… e te pareva!!” il suo rifiuto di avallare la richiesta di avanzare la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020. Rifiuto, devo precisare per completezza e correttezza di informazione, che lo stesso prof. Monti ha spiegato con una lettera al Corriere della Sera.

Il “battesimo” del comitato promotore della candidatura di Roma è avvenuto a metà febbraio a Losanna, sede del Comitato olimpico internazionale, dove il presidente del Coni e il presidente del comitato si sono incontrati con alcuni dirigenti del CIO. Da questi incontri «sono venute fuori – ha riferito Malagò – tante idee, anche nuove, interessanti, stimolanti, che secondo me sono una grandissima opportunità per fare qualcosa di buono per il nostro paese e onestamente, anche in termini di opportunità di sviluppo e di lavoro, e paradossalmente anche di poco costo» (un tema, questo dei costi, che sta particolarmente a cuore alle opposizioni, che hanno innalzato le prime barricate, con Renzi tuttavia puntuale a rimbeccarne cifre, motivazioni, prospettive). Montezemolo ha anche sottolineato le nuove possibilità che la riforma del Cio approvata a Montecarlo offre in termini di coinvolgimento di altre città nel progetto. La parola d’ordine, quindi, in un quadro che non sarà più quello di un gigantismo che ha caratterizzato le edizioni di Pechino 2008 e Sochi 2014, è quella di “opere utili e indispensabili”.

Sulle linee per operare al meglio, il presidente del comitato ritiene che "il Progetto dovrà mettere al centro il miglioramento della qualità della vita dei cittadini con opere ed attività mirate a questo obiettivo: “Le linee portanti e forti – dice Montezemolo – dovranno basarsi su tecnologie d'avanguardia, massima trasparenza, controllo dei costi, innovazione a 360 gradi, miglioramento dell'ambiente e creatività per sfruttare un'irripetibile opportunità di promozione di un'Italia onesta e bella che guarda al mondo".

La mia professione giornalistica è stata caratterizzata, diciamo al 95 per cento, dall’attenzione ai problemi dello sport, che come ho avuto modo di osservare in altra occasione ha rappresentato una sorta di …”vendetta”, o di “risarcimento” per non aver io potuto fare attività sportiva, neppure a livello amatoriale, per le gracili condizioni fisiche della mia infanzia. Anche per questo, forse, guai a chi mi tocca lo sport! Anche per questo avevo visto con personale fastidio il diniego del presidente del consiglio pro tempore in riferimento alla eventuale candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020. Che tuttavia Monti stesso, come ho accennato, ha spiegato con il garbo che nessuno può contestargli con la lettera inviata al Corriere.