In occasione dell'uscita di Montage of Heck, documentario di Brett Morgen sulla vita di Kurt Cobain a 21 anni dalla scomparsa del leader della band Nirvana, si è tornati a parlare di grunge, questo genere musicale che ha imperversato negli anni Novanta (con un picco nella prima metà) caratterizzando un'epoca dal punto di vista sonico e culturale.

Di matrice statunitense, il grunge nasce defilato, sulla costa ovest, nella città di Seattle capitale dello stato di Washington. Seattle è città in piena crescita economica e gode di un buon fermento musicale che porta un po' di giovani a condividere garage, scuole d'arte e di musica, concerti dal vivo. Molti protagonisti della scena grunge racconteranno in seguito di una vivacità sorprendente che si respirava a quel tempo, le band si conoscevano e si ascoltavano reciprocamente, alimentando la curiosità e l'hype attorno al fenomeno.

Terra di mezzo, la fine degli anni Ottanta: con la sua scia di tastiere e pop melodioso, la musica leggera era arrivata a vette prima mai raggiunte: scomparse la durezza e la rabbia dai testi, beatamente cullati nel sogno anglosassone di crescita individuale e divertimento da ricercare a ogni costo. L'esplosione dell'apparenza in un mondo pacificato, dove il sentimento amoroso e edonistico trionfa nei testi e relega nell'angolo tutte le altre possibilità umane, in particolare quelle che subiscono questo Zeitgeist e che ne soffrono la corsa all'affermazione personale a scapito di tutto il resto. La sbornia degli anni Ottanta mostra qualche falla; è da quella voragine che usciranno prepotenti e nuovi i suoni da Seattle, Washington.

Gli strumenti hanno voglia di tornare ad essere la struttura portante dei pezzi, non il suo prevedibile e manieristico accompagnamento, e c'è da recuperare un po' di tradizioni che la decade precedente ha offuscato, un paio su tutte. Da un lato l'hard rock degli anni Settanta, che a Seattle vede come prosecutori i Mother Love Bone (gruppo dalla cui costola, e dopo la morte del cantante originario, nacquero i Pearl Jam) e in qualche modo i Soundgarden con il loro recupero delle sonorità Led Zeppelin. Dall'altro la mai doma scena punk-hardcore con le sue code wave stile anni Ottanta ma proiettato in un'epoca completamente diversa dal '77, e che a Seattle ha creato le basi per un suono sporco e graffiante. Da questo secondo corno usciranno proprio i Nirvana, riproponendo un punk-pop di straordinario impatto sul pubblico.

Il grunge di Seattle è la fusione di questi due principali elementi, mixati in modi imprevedibili con elementi psichedelici e tendenze metal. Non era possibile pensare, a quel tempo, che ci fosse una chance percorribile tra il metal e il punk, alle orecchie di molti ascoltatori apparivano come generi per lo più incompatibili. Eppure fu trovata una via di mezzo che non suonava per niente familiare al primo ascolto, che era anni Settanta ma con ritmi più serrati, che aveva inglobato il metal in uno spazio visionario, facendolo incontrare con la psichedelia, rallentandolo e facendolo scoppiare. E l'attitudine punk, che pur esprimendosi, a volte, in forme dagli esiti tragici, permeò comunque lo stile di gran parte del movimento.

Se è vero che Eddie Vedder leader dei Pearl Jam, un giorno ebbe a dire che per lui l'attitudine punk corrispondeva all'attenzione e alla cura e non assomigliava per nulla all'autodistruzione e al no future, possiamo renderci conto di quale aria strana si respirasse a Seattle in quegli anni. Il movimento grunge rimise al centro del discorso gli stili di vita, si espose pubblicamente su argomenti come il diritto all'aborto, le guerre, la violenza, l'ecologia. In quegli primi anni Novanta furono gettate le basi per quel movimento che nella stessa Seattle, si ritrovò poi nel '99 a contestare per la prima volta in modo globale i Grandi del pianeta.

Il paradiso reaganiano non accontentava tutti, produceva disfunzioni e povertà, e la favola stava restringendo i suoi orizzonti. Le parole di fuoco che di lì a poco uscirono dai testi di Pearl Jam e Soundgarden e la derisione cinica della società da parte dei Nirvana testimoniavano di un'attenzione rinnovata ai problemi del mondo, verso comportamenti ecologici e rispettosi delle relazioni sociali, lontani dall'indifferenza e dall'egoismo disinteressato che aveva cominciato già allora, a minare il rapporto tra società e le pubbliche istituzioni. Uno scatto d'orgoglio, fu culturalmente e politicamente, il grunge. Mentre di qua dall'oceano era appena iniziato il grande riflusso nella provincia del Sé, negli Usa qualcuno canalizzò vari malcontenti e speranze dentro allo scenario che si apprestava a diventare clintoniano. La presenza della Sub Pop, etichetta che fiutò grazie all'intuito di Bruce Pavitt e John Poneman che stava nascendo una nuova galassia musicale, permise una diffusione potente del suono di Seattle prima di tutto attraverso il paese, poi anche all'estero.

Una buona parte della generazione uscente dagli anni Ottanta riconobbe il segnale di adunata e si buttò tra le braccia di quel movimento, che cominciava a diventare anche visibilmente connotato: le camicie di flanella, gli anfibi, la lana e i cappelli di traverso, la creatività che di colpo si raccoglieva un suo spazio che non fosse da commercializzare. Fiutarono tutto anche le grandi corporation, e non solo nella musica. Presto, i gruppi di punta del genere musicale incontrarono il favore delle label più importanti, e il grunge esplose di merchandising ovunque nel mondo. Una cometa che brillò di luce propria e riflessa per almeno 4 anni, dal 1991 al '95, regalando album strepitosi e un suono a cui appigliarsi, riconoscibile nel calore rotondo delle chitarre, nelle esplosioni di batteria, nei tempi dispari su pezzi punk, nella durezza sprigionata sui toni morbidi e al contrario, nella leggerezza tenue o malinconica a contorno di pezzi molto duri, o, come si ebbe a dire sul suono Soundgarden da parte dei critici, “l'energia di un terremoto conficcata in una capocchia di spillo”.

Essenzialmente per questo motivo il grunge è da considerare l'ultimo vero genere musicale connotato, dal punto di vista del suono e della cultura che lo ha abbracciato e diffuso. E rappresenta il vero lascito della musica novecentesca: dopo il grunge, la musica ha perso connotati stabili, coinvolgendo generi e tradizioni in intrecci complessi che non permettono, salvo rari casi, una classificazione rigida. Il grunge è stato l'ultimo genere pre-Internet, l'ultimo comunicato attraverso radio, carta stampata e televisione, l'ultimo collegato a una visione del mondo (se si escludono forme artistiche quali l'hiphop o il reggae), l'ultima spiaggia, ora scomparsa, dove era approdata la musica prima del grande avvento della musica elettronica.