Talmente povera da aver inventato una formula per poter disporre di colori per dipingere, così sfortunata da perdere i genitori in tenerissima età, così sola da affidarsi solo alla preghiera per poter affrontare una vita di stenti e di sofferenza. Séraphine de Senlis, una delle maggiori esponenti della pittura naif francese, nasce nella Piccardia ad Arsy nel 1864, perde la madre ad appena un anno di età e il padre pochi anni dopo. Per vivere fa la pastorella e poi la cameriera dalle suore, osserva la natura con lo sguardo ingenuo e fiducioso che solo chi vive in semplicità riesce a conservare.

La fede la sostiene, anzi di più la ispira. Nel convento delle Sorelle della Provvidenza a Clermont, Séraphine rimane a bocca aperta di fronte alle finestre della cattedrale durante le funzioni. I giochi di luce che trafiggono il vetro colorato la riporta alla natura floreale che circonda la meravigliosa campagna francese. Il colore la pervade e anche la convinzione che qualcosa di divino ispiri la sua creatività.

Di notte dipinge senza sosta, togliendo spazio al sonno e al riposo, vede un angelo che la sospinge verso la rappresentazione dei fiori, arriva persino ad utilizzare dei fiori freschi per realizzare le sue opere, non avendo sempre la possibilità di utilizzare colori ad olio veri. Nel 1906 si narra che proprio nella cattedrale di Senlis sia proprio la Madonna a ordinare alla piccola cameriera di dipingere, da qui il cognome acquisito di Senlis.

La vita di Séraphine prosegue così tra lavoro, preghiera e appassionata veglia pittorica. Dipinge in ginocchio sul pavimento della sua cameretta recitando i salmi, la pittura è tutto ciò che le interessa e tutto ciò che la appassiona; e poi è un ordine che viene dal cielo e lei è da sempre abituata ad obbedire.

Una svolta decisiva per quest’artista giunge quando va a servizio a casa del collezionista William Uhde. Nel 1912 Uhde scopre in casa propria un quadro che raffigura una natura morta. I colori, la luminosità dell’insieme, l’intrico cromatico e floreale, la straordinaria capacità di rappresentazione di un mondo silvestre e fatato, lo affascinano. Non immagina minimamente che quella meraviglia possa essere stata dipinta dalla sua umile cameriera, silenziosa e immersa in un suo mondo.

La sorpresa di scoprire che quell’opera straordinaria appartiene a Séraphine, spingerà Uhde a sollecitare la sua cameriera-artista a produrre più opere. Le fornisce colori, tele e tutto ciò di cui ha bisogno, acquista le sue opere e consente finalmente a Séraphine di godere di quel benessere economico che le era sempre mancato. Purtroppo, la Grande Depressione del 1929, colpirà anche il mecenate Uhde che non potrà più permettersi di acquistare i quadri della sua protetta.

Séraphine accusa il colpo e viene risucchiata in una disperazione da cui non riuscirà più a risollevarsi. La sua mente non resiste e si ammala di una psicosi grave. Nel 1931 viene ricoverata nell'ospedale di Senlis e l'anno successivo nel manicomio di Clermont dove resterà fino alla morte, avvenuta nel 1942.

Restano le sue vibranti opere, i suoi fiori, le sue intricate e coloratissime architetture arboree. L’artista naif non ha mai preso lezioni di pittura, eppure l’equilibrio del disegno sottostante, l’incredibile capacità di gettare sulla tela un cromatismo unico e peculiare ne hanno fatto una pittrice esposta nei grandi musei francesi. Tra questi il museo d’arte di Senlis, quello d’arte naif di Nizza e d’arte moderna di Villeneuve-d’Ascq dove sono visibili le sue più importanti opere.