Un percorso vegetale fra Yin e Yang, un vialetto di ghiaino bianco e uno nero vicinissimi tra loro, con sopra impresse orme di scarpe che vi transitano, lasciando un’impronta. Un giardino inedito e originalissimo, il cui layout rappresenta l’equilibrio raggiunto dalle piante nonostante le imperversanti ostilità del clima e dell’ambiente. E l’opera dell’uomo.

Si chiama “La balance de Némésis” e a ospitarlo fino a tutto il mese di novembre 2023 è nientemeno che il Castello di Chaumont nella Valle della Loira, che l’ha selezionato tra gli oltre 150 progetti presentati dagli altrettanti paesaggisti di tutto il mondo che hanno partecipato alla 32^ edizione del Festival Internazionale di Chaumont.

L’originale e significativa opera green porta la firma di Pamela Nichele, garden designer di Cittadella (Padova) che nel vivaio di famiglia progetta spazi verdi abbinando conoscenza botanica a sensibilità.

Il giardino resiliente che parla italiano

Il tema 2023 assegnato da Chantal Colleu-Dumond, direttrice della famosa rassegna verde francese, era “Il giardino resiliente”, con riferimento alle tematiche purtroppo di stretta attualità che riguardano il surriscaldamento del pianeta, il deterioramento del mondo vivente, la fragilità, lo squilibrio e l’incertezza che oggi sono al centro delle preoccupazioni globali e implicano, per tutti, il bisogno di adattamento. E qualche azione riparativa conseguente.

La paesaggista forestale Pamela Nichele, coadiuvata dai suoi fidi collaboratori, gli architetti paesaggisti Federico Zomero e Alice Coin, ha dimostrato di aver centrato pienamente il tema e interpretato al meglio l’argomento del concorso, ideando personalmente il progetto di giardino resiliente avvalendosi di centinaia di specie portate direttamente dall’Italia. Con la sua creazione dal titolo “La balance de Némésis”, Pamela Nichele è l’unica professionista italiana ad essere presente con la propria opera naturale al Castello di Chaumont nella Valle della Loira.

Pioppi bianchi e pini delle Canarie: alberi esempi di adattamento

“Nella mitologia greca – spiega Pamela - Nemesi è la dea della giusta rabbia e colei che ristabilisce equilibrio e armonia. Ci siamo ispirati a Nemesi per il nostro giardino, per contrapporre due tipi di disastro frequenti nell’ecosistema: alluvioni e incendi, acqua e fuoco, esprimendoli con i due elementi dello Yin e lo Yang, il bianco e il nero. Abbiamo utilizzato specie che sopravvivono in questi contesti estremi, due alberi che hanno fatto della resilienza il loro supporto evolutivo: il pioppo bianco che si riproduce rapidamente utilizzando l’acqua per diffondersi, a partire dalle sue radici; e il pino delle Canarie che libera meccanicamente i suoi semi a contatto con il fuoco."

"Ognuno di questi alberi occupa un lato del giardino, diviso da un ampio sentiero. Orme umane hanno segnato questo passaggio, simbolo della nostra impronta sul pianeta. Da entrambi le parti, il vuoto lasciato dal disastro si riempie di queste due specie pioniere, dalle più giovani alle più maestose. Vuole esprimere, in sintesi, le forze contrapposte che da sempre animano la vita e determinano la complementarietà”.

Culbuto come punto di flessione e riflessione

La creazione verde ideata da Pamela Nichele è stata materialmente costruita sul posto da personale dei Vivai della Colombara e Giardini&giardini, le aziende di famiglia di cui Pamela è co-titolare assieme ai fratelli Matteo e Alberto.

“Figura centrale dell’opera green – spiega ancora la paesaggista forestale padovana - è un Culbuto: un grande solido rotondeggiante somigliante a un uovo, all'interno del quale è alloggiato un peso che tende, dopo aver fatto oscillare e sbilanciato il solido, a farlo ritornare nella posizione eretta, senza mai cadere.

Rappresenta l’equilibrio raggiunto dalle piante nonostante l’ostilità degli spazi dove insistono e costituisce, oltre che una flessione, anche e soprattutto un momento di riflessione per il visitatore che sarà tentato di destabilizzarlo. Nella nostra idea – specifica ancora Pamela Nichele – il Culbuto identifica l’essere umano come un elemento in grado di modificare e mettere in crisi il proprio ambiente, e dimostra allo stesso tempo come egli possa tuttavia ispirarsi alla natura per ricercare un nuovo adattamento e un bilanciamento tra forze opposte, un pareggiamento finché si è in tempo. La compensazione riparativa, insomma. Da qui il nome della nostra opera: “La balance de Némésis”.