Quando e come nasce “Officina artistica”?

Vincenzo Civita: Officina Artistica nasce lo scorso anno per volontà della Mod’à Group Company srl, che da generazioni si occupa del settore della moda, volendo portare sul mercato un prodotto con una nuova narrazione creativa fatta di valori importanti in cui crede. In primis la volontà di esprimere l’artigianalità del territorio, per poi passare al nuovo concetto estetico della moda moderna fatta di sostenibilità e innovazione. Proprio per questo si è scelto un nome che rievochi tutte queste esperienze, partendo dalla sinergia che si crea tra chi pensa e chi realizza il capo finito. Officina è infatti sinonimo di bottega, un luogo di attività comune, dove attraverso l’artigianalità, tramandata da professionisti del settore, si produce una collezione con tagli originali secondo un codice stilistico che alterna comunicazioni immersive a vocazioni artistiche e culturali.
Una moderna officina con ancora i banchi di lavoro di un tempo.

Definisci il brand con tre aggettivi

Vincenzo Civita: Coraggioso, affascinante, pulito. Il coraggio parte nel cucire una collezione inclusiva legata ad una proposta di capi “Humanswear” per poter trasmettere quella bellezza attraverso l’essenza del corpo. Il fascino delinea il percorso stilistico attraverso il mio itinerario artistico dal viaggiare con la mente al disegnare, fino a cogliere gli aspetti essenziali di un capo prodotto come necessità di indossarlo. Il Pulito è tutto ciò che non è artificioso, tutto ciò che si discosta dal mio pensare in modo lineare e senza eccessi, da non confondere con il minimalismo.

Ricopri il ruolo di Direttore Creativo per Officina artistica, ci descrivi la tua giornata lavorativa?

Vincenzo Civita: Interessante domanda ma preferirei partire dal percorso del mio lavoro che non si ferma ad una giornata lavorativa ma prende avvio da una idea destinata a essere indossata da una persona. Questa è la realtà del nostro lavoro, possibile solo in team, che confluisce in una creatività finalizzata e convive con la bellezza. Per chi lavora in questo settore è importante, in primis, la ricerca della materia prima come i tessuti, per poi approdare a quello che sono i codici moda e i linguaggi di un sistema inteso come insieme delle dinamiche economiche, ma soprattutto logico produttive, fino ad arrivare alle strategie di marketing e comunicazione. Siamo un’azienda molto attenta a tutto questo in misura umana, perché parliamo di moda che tocca la natura intima di ognuno noi.

Il tuo mantra: “esprimere ciò che siamo con gusto, disinvoltura e autenticità”. Nell’era del fast fashion è più difficile restare autentici? Nel tuo brand come hai cercato di trasmettere questo valore?

Vincenzo Civita: Credo che il compito autentico di ogni designer è di utilizzare quel pensiero logico che parte dalle proprie origini, dalla propria esperienza, fatta di profumi e di ricordi per poi trasmettere la verità. Un foglio bianco che diventa uno spazio emotivo, che tende ad esplorare altri mondi, quello come la scelta di un tessuto, di uno scatto fotografico, o del posizionamento del prodotto con una comunicazione digitale. Essere autentici oggi è difficile perché siamo immersi in un modo complicato, ma io cerco in tutti i versi di essere profondo, escludendo il superficiale.

Il tuo stile si distingue per l’allure tipicamente francese mixato all’autenticità sartoriale italiana: cosa ti affascina della Francia e la tua fonte di ispirazione per la collezione primavera estate 2024.

Vincenzo Civita: Sicuramente l’attitude francese è quello che mi affascina di più della Francia. Sin da piccolo l’ho sempre vista elegante, ordinata, di classe ed esclusiva. Complici sicuramente il modo in cui viene comunicato lo stile parigino, ad esempio, attraverso i film con costumi, luoghi… Volendo prendere d’esempio la prossima collezione SS 2024 che presenterò a Milano, sono partito da una mia passeggiata solitaria nel Giardino delle Tuileries, ammirando il movimento cromatico della luce, ma anche pensando che questa bellezza era stata creata da Caterina de Medici per ricordarsi la sua amata Firenze. Ecco tutti questi miei divertissement si sono concretizzati in volumi e in colori di una collezione.

Le Corbusier affermava che l’architettura è un fatto d’arte, un fenomeno che suscita emozione e che tra i compiti dell’architetto vi era l’immaginazione creatrice e la conoscenza dell’uomo. Hai definito la tua collezione primavera estate 2024 uno studio sull’architettura del corpo, vedi qualche affinità con il famoso architetto?

Vincenzo Civita: Beh ricordiamoci che Le Corbusier prima di essere un architetto è stato un pianista, pittore di tutti quegli elementi che valorizzano i codici estetici del nostro sentire umano. Io cerco di pensare ad un abbigliamento che rispecchi le varie necessità e i bisogni quotidiani delle persone, un po’ come lui che fuse l’architettura con i bisogni sociali dell’uomo.

Una novità di Officina artistica è la versatilità della collezione che si adatta perfettamente sia ad un corpo maschile che femminile, prendendone in prestito rispettivamente la linea e la fluidità. Perché nasce questa esigenza e quali difficoltà avete riscontrato in campo sartoriale?

Vincenzo Civita: La mia collezione è fluida, capace di mettersi in discussione, presentando un aspetto sartoriale, ma rilassato, che supera i confini di genere per offrire nuovi spunti identitari. Direi un dialogo continuo tra creazione e filosofia sartoriale. Capi dal fascino senza tempo, che lei ruba a lui e lui ruba a lei.

Tolstoj asseriva che tutte le idee che hanno enormi conseguenze sono sempre idee semplici. Hai affermato di essere partito dalla semplicità per la tua nuova collezione che non è altro che il potenziamento di un’idea, un paradosso tra silhouette e tattilità dei tessuti in cui ogni costruzione viene ripensata, ricostruita. Per poter concretizzare un’idea quali sono i passaggi fondamentali e quali tessuti e tecniche hai privilegiato in questa collezione?

Vincenzo Civita: Quello che prediligo è l’autenticità per poter comunicare sempre uno stile semplice, capace di cogliere con vivacità e leggerezza le dinamiche della vita di ogni persona. Cerco di concretizzare l’idea attraverso l’autenticità proprio con il fitting finale su me stesso, provando tutti i capi anche per intere giornate al fine di poterne verificare il comfort. Una dichiarazione poetica tra tessuto e corpo, come si può notare nelle tecniche usate nella collezione SS 2024: dal tie-dye per quanto riguarda il colore, all’intreccio della pelle per la creazione di un tessuto ad hoc.

Nella tua collezione parli di un’eleganza che mette in discussione il linguaggio prestabilito della rigidità della modellistica. A quale nuovo linguaggio ti riferisci?

Vincenzo Civita: A quella particolare modellistica caratterizzata dal fatto di non avere resistenza a sollecitazioni del taglio.

Ti sei diplomato in fashion designer all’Istituto Marangoni di Milano: cosa ti aspettavi prima di frequentarla e la consiglieresti ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera?

Vincenzo Civita: Frequentare una scuola è sempre un’esperienza di vita unica, per immergersi nella propria passione emotiva, fatta di sogni e di estetica. È un arricchimento per la persona perché da quello arrivi a focalizzare esattamente cosa desideri da te stesso. Quindi sì, consiglierei qualsiasi cosa ti permetta di esprimere a pieno te stesso.

Hai lavorato come fashion designer e chief creative officer per diverse aziende: le difficoltà riscontrate e le competenze acquisite?

Vincenzo Civita: Dopo la tesi in fashion designer approdare al mondo concreto del lavoro non è sempre semplice. Io sono partito da un concetto base: tutto quello che può essere un difetto deve essere tramutato in un pregio. Vi faccio un esempio: se un pittore dipinge un muro in modo perfetto, ma si vedono anche delle righe della pittura, non ci si deve preoccupare, perché quello è il suo pregio. Ovvero l’autenticità, il mio mantra. Sono stato fortunato, nel mio percorso ho sempre trovato persone che hanno dato voce alla mia creatività.

Chi veste Officina Artistica che caratteristiche ha? Tipo di riscontro sul mercato estero?

Vincenzo Civita: Le caratteristiche risiedono nel nome scelto: Officina Artistica. Un nome che anticipa l’anima italiana e cosmopolita del brand donandole un tocco di glamour parigino. I punti di forza delle mie collezioni sono praticità, essenzialità e stile “nomad-way”, per questo sono molto amato per esempio in Francia e in Spagna.

Se curiosiamo adesso nel guardaroba di Vincenzo cosa troviamo?

Vincenzo Civita: Beh solo capi “Officina Artistica”

L’accessorio che non deve mai mancare?

Vincenzo Civita: Un capo bianco che è la forma invisibile d’arte.

Progetti futuri?

Vincenzo Civita: La forza di creazione che traccia il mio destino.