Premessa: In un’intervista a Ricky Burdett, noto urbanista britannico presente alla Biennale di Architettura 2023, risalta che l'attuale realtà urbana sia lontana dalla visione di città ideali. Molte delle città in crescita oggi sono carenti dal punto di vista verde, promuovono disuguaglianze sociali e minacciano la salute dei loro abitanti.

Il Council on Urban Initiatives è stato creato per affrontare questa sfida complessa riunendo attori provenienti da diverse aree disciplinari e settori, allo scopo di sviluppare un approccio olistico alla gestione urbana. L'obiettivo principale è di fornire una visione tridimensionale delle città, considerando aspetti sociali, ambientali ed economici. In questo contesto, Burdett sottolinea che non esiste un modello di città ideale preconfezionato; piuttosto, il compito principale è quello di porre domande, promuovere la ricerca e incoraggiare l'innovazione nel campo dell'urbanistica. Questo approccio riflette un impegno costante per la riflessione critica e la ricerca di soluzioni innovative al fine di costruire città più eque, verdi e sane per il futuro.

Ricky Burdett e il suo lavoro con il Council on Urban Initiatives cercano di promuovere città “giuste, verdi e sane”. Questo richiede un approccio interdisciplinare che comprenda aspetti sociali, ambientali ed economici per creare città che siano inclusive, sostenibili e favorevoli alla salute.

A Venezia, il 31 agosto, Burdett è montato sul palco del Teatro Piccolo Arsenale per moderare il simposio Governare, progettare ed educare per il futuro delle città, con Mariana Mazzucato e Lesley Lokko. L’appuntamento fa parte della programmazione di Carnival, iniziativa nata in seno alla Biennale Architettura 2023 per approfondirne i temi, con tavole rotonde, proiezioni, talk, performance.

Il Council on Urban Initiatives è una piattaforma di ricerca e di advocacy nata nel 2021 che sostiene gli attori internazionali, nazionali e locali a realizzare un cambiamento trasformativo verso un futuro urbano verde, giusto e sano. Organizzato da UN-Habitat, dall'UCL Institute for Innovation and Public Purpose (IIPP) e da LSE Cities, il Consiglio è composto da sindaci, accademici e professionisti ed è copresieduto da Ricky Burdett e Mariana Mazzucato.

Burdett è convinto che le città debbano essere costruite pensando al verde e alla natura come parte integrante della loro struttura. Il suo lavoro si basa sull'idea che il verde non debba essere un semplice accessorio, ma un elemento fondamentale nella progettazione urbana. Secondo Burdett, le città devono essere sostenibili dal punto di vista ambientale, socialmente inclusive ed economicamente vivibili.

Mariana Mazzucato è docente di Economia dell'innovazione e del valore pubblico presso l'University College di Londra, dove è direttrice e fondatrice dell'UCL, Institute for Innovation and Public Purpose. Il suo lavoro mette in discussione il pensiero ortodosso sul ruolo dello Stato e del settore privato nel guidare l'innovazione; su come il valore economico venga creato, misurato e condiviso; e su come le politiche che modellano il mercato possano essere progettate in modo "orientato alla missione" per risolvere le grandi sfide dell'umanità. È vincitrice di premi internazionali, tra cui il John von Neumann Award 2020 e il Leontief Prize 2018 per l'avanzamento delle frontiere del pensiero economico.

Uno dei concetti chiave del lavoro di Mazzucato è che lo Stato dovrebbe svolgere un ruolo attivo e imprenditoriale nell'innovazione economica, investendo in progetti di ricerca e sviluppo ad alto rischio che il settore privato potrebbe essere riluttante a sostenere. Ha sostenuto che la collaborazione tra il settore pubblico e privato è essenziale per affrontare sfide complesse come il cambiamento climatico, la salute pubblica e l'innovazione tecnologica.

In uno dei suoi articoli pubblicati sul suo sito web, The inclusive entrepreneurial state: collective wealth creation and distribution - marzo 2023, affronta il tema della distribuzione della ricchezza generata da un'economia e come questa dovrebbe essere distribuita. Le argomentazioni, sia di natura morale che economica, su chi debba avere diritto a cosa, cercano spesso di collegare le ricompense alle contribuzioni, per motivi di equità ed efficienza. Tuttavia, la quantificazione di queste contribuzioni dipende dalla teorizzazione stessa di esse. Di conseguenza, teorie diverse su come si crea il valore possono essere utilizzate per giustificare distribuzioni molto diverse di reddito e ricchezza.

E molto importante questo articolo per capire che la contribuzione alla creazione di valore da parte dello Stato, cioè le diverse componenti del settore pubblico, è stata teorizzata in modo problematico. L’autrice afferma che sottostimare il contributo dello Stato ha comportato un sovrastimare il contributo di altri attori, con conseguenze sulla distribuzione complessiva di reddito e ricchezza. Ha inoltre significato che non sia stato realizzato appieno il potenziale dello Stato nel promuovere sia la crescita basata sull'innovazione che quella inclusiva. Tuttavia, con un nuovo approccio alle politiche e, in generale, al ruolo del settore pubblico nell'economia, ciò potrebbe essere possibile.

Il nostro mondo è in costante evoluzione, e con esso, le nostre città. Il rapido sviluppo urbano delle ultime decadi ha portato a un aumento della densità abitativa e all'espansione delle aree urbane, con conseguenze significative sulla qualità della vita. In questo contesto, emergono voci di architetti e urbanisti che sognano città "giuste, verdi e sane", spingendoci a ripensare il modo in cui progettiamo e viviamo i centri urbani. Ma come si può trasformare questa visione in realtà quando non esiste un modello di città ideale? La risposta sta nell'innovazione e nella collaborazione. Molti architetti e urbanisti stanno sperimentando nuovi approcci per rendere le città più verdi e vivibili. E non è un fenomeno limitato a una specifica regione; è un movimento globale. In Italia il "Parco Centrale", a Bari, progetto G124, a cura del gruppo di lavoro fondato nel 2013 da Renzo Piano ne è un esempio visionario e trainante.

Questo progetto ha trasformato un'ex area industriale in un parco pubblico di 1.2 milioni di metri quadrati, ricco di alberi, laghi artificiali e percorsi pedonali. È diventato un luogo di incontro per la comunità locale, dimostrando che le città possono essere ripensate per includere la natura. Il G124 è nato con l'obiettivo di migliorare le periferie urbane, sfruttando l'energia e il coinvolgimento dei residenti. Per il 2022, sono stati selezionati tre luoghi simbolo in diverse città italiane, tra cui Bari, al fine di trasformarli in spazi vitali e socialmente attivi.

Nel quartiere San Paolo di Bari, l'area scelta per il progetto è uno spazio aperto vicino a via Altamura. Questo intervento si integra con la strategia di rigenerazione del quartiere San Paolo, puntando a creare spazi per la socializzazione e a rafforzare i legami di comunità.

Il protocollo di intesa sottolinea la collaborazione tra il Politecnico di Bari e il Comune di Bari e avvia il coinvolgimento attivo delle comunità locali nel processo di trasformazione di questo spazio urbano. Il progetto G124 prevede anche il coinvolgimento di quattro giovani laureati, finanziati dallo stipendio di Renzo Piano, che lavoreranno a stretto contatto con la comunità per definire le linee guida dell'intervento. L'obiettivo principale è trasformare questi spazi vuoti in piazze vitali, promuovendo nel contempo azioni di rinverdimento e demineralizzazione. Questa missione si basa sull'idea di coinvolgere attivamente la comunità e di far emergere l'energia locale già presente, creando nuovi spazi di vita apprezzati e curati dalla comunità stessa. La trasformazione dei luoghi fisici è quindi accompagnata da una crescita delle relazioni umane e della coesione sociale.

Il progetto G124 si concentra non solo sulla trasformazione fisica degli spazi, ma anche sulla creazione di una comunità più coesa e consapevole dei beni comuni. Questo approccio mira a dare nuova vita ai luoghi attraverso il coinvolgimento attivo dei residenti e la produzione di nuova bellezza che stimoli il desiderio di prendersi cura dell'ambiente circostante.

A livello internazionale, il "High Line" di New York è un altro esempio riuscito di recupero urbano verde a favore della città. Questa ex ferrovia elevata è stata trasformata in un parco pubblico lineare, con giardini, sentieri e spazi per l'arte pubblica. Ha non solo rigenerato un'area urbana trascurata ma ha anche ispirato progetti simili in altre città.

L'architettura visionaria dello studio Diller Scofidio + Renfro ha trasformato una dismessa linea ferroviaria in un vibrante spazio verde nel cuore di New York. La High Line, inaugurata inizialmente nel 2009 e successivamente ampliata, è un parco pubblico unico situato su un'ex ferrovia sopraelevata, che si estende per circa 2,5 chilometri attraverso la città. Questo progetto ha rivoluzionato la prospettiva dei cittadini newyorkesi sulla loro metropoli, trasformando un'infrastruttura ferroviaria inutilizzata destinata alla demolizione in un'oasi urbana amata da milioni di visitatori ogni anno.

La High Line è diventata un simbolo di rinascita urbana, grazie all'ingegnosa visione di trasformare uno spazio abbandonato in un'opportunità di rinnovamento. La su storia affonda le radici negli anni '30 quando fu costruita come ferrovia industriale, ma alla fine fu abbandonata a causa dell'evoluzione dei mezzi di trasporto. Nel 2003, nonostante le sfide finanziarie, il progetto di trasformare questa ferrovia in un parco prendeva forma. L'aumento previsto dei prezzi delle case nella zona circostante avrebbe dovuto coprire i costi del progetto, consentendo alla città di procedere con la sua realizzazione.

La High Line è un esempio straordinario di come la visione, la collaborazione e il coinvolgimento della comunità possano trasformare un'infrastruttura urbana dismessa in un luogo di bellezza, cultura e vitalità, dimostrando che anche gli spazi dimenticati possono essere rigenerati per il bene di tutti i cittadini. L'architettura verde non riguarda solo i parchi o le aree pubbliche. Gli edifici stessi stanno diventando sempre più sostenibili. L'uso di materiali ecologici, la progettazione bioclimatica e l'adozione di tecnologie innovative stanno cambiando il volto delle città. Ad esempio, il "One Angel Square" di Manchester, progettato da 3DReid, è uno degli edifici più sostenibili al mondo, con un'ampia copertura fotovoltaica e un sistema di ventilazione naturale. Angel Square è stata progettata per ridurre del 50% il consumo energetico rispetto all'attuale complesso di Manchester di The Co-operative e dell'80% le emissioni di carbonio. Ciò comporterà una riduzione dei costi operativi fino al 30%.

Ma la sfida rimane: come possiamo rendere queste iniziative la norma e non l'eccezione? La risposta sta nella collaborazione tra governi, comunità locali, architetti e urbanisti. È necessario un impegno condiviso per ridefinire il futuro delle nostre città. In questo processo, l'architettura e l'urbanistica devono svolgere un ruolo guida per stimolare la partecipazione della comunità, divertendo, coinvolgendo, emozionando o terrificando.

Nel mondo dell'architettura e dell'urbanistica, questo approccio dimostra un crescente movimento di pensiero che va oltre il concetto di città "verde" per abbracciare un ideale più ampio: città "giuste, sane e verdi". Questo approccio mette al centro l'equità, che integra i tre valori in un'unica visione del futuro urbano.

Città Giuste: L'idea di una città "giusta" abbraccia il senso di comunità e la tolleranza verso il multiculturalismo. Architetti come Francis Keré, originario del Burkina Faso o, il teorico Christopher Alexander, hanno enfatizzato il ruolo dell'architettura nella creazione di spazi inclusivi. Per Keré, le strutture architettoniche dovrebbero riflettere le tradizioni locali e promuovere la partecipazione della comunità nella progettazione. Questo approccio è cruciale in un mondo sempre più diversificato, dove la convivenza pacifica delle culture è fondamentale per il futuro delle città.

Città Sane: Il concetto di città "sana" si basa su criteri economici e sociali. L'economista Amartya Sen ha sottolineato l'importanza di misurare la prosperità di una città non solo attraverso il PIL, ma anche considerando aspetti come l'accesso all'istruzione, alla sanità e l'uguaglianza di opportunità. In questo contesto, città come Amburgo in Germania hanno adottato approcci innovativi. Affittando piccoli pezzi di terra ai residenti, la città ha promosso l'agricoltura urbana e il co-housing, creando spazi in cui le persone possono vivere insieme e coltivare il senso di comunità.

Città Verdi: Le città "verdi" sono progettate in modo sostenibile, prendendo ispirazione dalla natura stessa. Nella scuola di Boston, il MEDIA LAB del MIT ha sostenuto l'uso di principi biomimetici già dagli anni 70, imitando i processi naturali sta immaginando città efficienti, autorigeneranti e adatte al clima. Questo approccio è visibile in progetti di costruzione che imitano gli ecosistemi naturali per il raffreddamento, l'illuminazione e la gestione delle acque piovane.

Tuttavia, la sfida principale è rendere queste città "giuste, sane e verdi", accessibili a tutti. Qui entra in gioco la teoria dell'economista camerunese Achille Mbembe sull'"economia animista". Mbembe sostiene che, in un mondo con risorse limitate, dobbiamo abbracciare una visione più condivisa delle risorse, considerandole come beni comuni. Questo concetto si riflette nell'idea che "c'è spazio per tutti" nelle città del futuro. Significa che l'equità deve guidare l'allocazione delle risorse e la progettazione degli spazi, garantendo che nessuno venga escluso dalla visione di città "giuste, sane e verdi".

In conclusione, il futuro urbano non può essere limitato alla creazione di città verdi. Dobbiamo aspirare a città che siano giuste per tutte le comunità, sane per tutti i residenti e verdi per tutto il pianeta. Questa visione richiede un cambiamento radicale nella progettazione urbana e una nuova mentalità basata sull'equità e la condivisione. Solo allora potremo costruire città in cui "c'è spazio per tutti" e in cui il futuro sia sostenibile per le generazioni a venire.