Parliamo di Silicio. Perché hai intitolato quest'opera meravigliosa a questo elemento chimico? Come mai?

Perché il silicio è l'elemento chimico fondamentale con cui sono costruiti i circuiti integrati, sono costruiti i chips. Tutta l'informatica, se non tutta, almeno il 98% dell'informatica si basa su questo elemento, per il momento. Poi potrebbe essere il carbonio. La vita si basa soprattutto sul carbonio. Ecco che il silicio si avvicina tra l'altro al carbonio come struttura fisica. Ma il carbonio è, evidentemente, ancora più rappresentativo di tutta la realtà che non il silicio. Forse il quarto libro lo intitolo Carbonio.

Carbonio! (ride, n.d.r.). Ho capito. Vedi, quello che mi turba è che tutto questo che tu hai capito da te è presente, per esempio, nelle tradizioni di spiritualità asiatica, che si stanno diffondendo nel modo che è quello di oggi, così in modo superficiale.

Ma io le sto diffondendo e sai, c'è sempre un punto in cui c'è una divergenza. Io rappresento un punto di divergenza in cui questi principi sono collegati per la prima volta con i principi della fisica quantistica. Io faccio vedere come la fisica quantistica è coerente o addirittura descrive, ma non descrive quello che i fisici hanno pensato che descrivesse fino ad ora. Descrive, invece, la realtà interiore della natura da cui emerge la realtà fisica di tutti i giorni, la realtà classica della fisica classica degli oggetti macroscopici, la fisica a cui noi abbiamo sempre dato valore di realtà, che invece è più vicina a una realtà virtuale della vera fisica, che è la fisica quantistica, che descrive l'interiorità della natura, cioè le esperienze coscienti, soggettive di enti coscienti come noi, che comunicano tra di loro usando simboli classici, che devono essere simboli condivisibili per poter comunicare aspetti di noi che non si possono trasferire direttamente, perché l'esperienza nostra è privata, quindi non trasferibile come esperienza, si può trasferire soltanto attraverso simboli.

Ma il simbolo non è l'esperienza, il simbolo dell'esperienza è un qualcosa che deve essere capito dall'altro, da chi riceve questo simbolo e lo decodifica in un'esperienza. E se l'altro non ha avuto un'esperienza simile, la decodifica è fatta male e quindi si possono creare incomprensioni. Quindi il male parte dalle incomprensioni dovute alla incapacità di trasferire direttamente le nostre esperienze e i simboli classici - che sono simboli condivisibili, come il bit, si possono copiare, gli altri li possono vedere, conoscere eccetera - rappresentano una piccola parte di ciò che noi esperiamo, di quello che proviamo dentro di noi.

Ma quindi il simbolo è solo classico?

Certo, il simbolo per definizione deve essere condivisibile, per quello la fisica, l'informazione quantistica è rappresentabile da simboli, che sono gli stati puri, gli stati puri sono simboli che non sono condivisibili, non si possono riprodurre, è un teorema della fisica quantistica. Quindi, i fisici hanno scoperto, senza volerlo, quello che non volevano che esistesse, informazione non clonabile, informazione non riproducibile, informazione che non si può copiare... e quindi, che diamine è l'informazione che non si può conoscere, non ha neanche senso come affermazione!

Sì sì sì, ho capito, ma allora scusa, quando si parla di autopoiesi, di questa capacità autopoietica di esseri, anche i più semplici e primitivi possibili, di realizzare il proprio programma vitale, allora questa è una posizione giusta?

Certo, ma l'autopoiesi non è una proprietà della vita, è la proprietà degli esseri coscienti che controllano... in cui l'organismo vivente è un aspetto dell'ente cosciente per avere un'esperienza in questa realtà classica in cui esiste questo oggetto che chiamiamo organismo vivente. Cioè noi non siamo il corpo, noi siamo un ente cosciente che esiste in una realtà più vasta all'interno della quale esiste una realtà classica in cui esiste un corpo quantistico e classico che usiamo per avere un'esperienza di questa realtà classica.

Però l'ameba non è cosciente?

Certo che è cosciente, perché no?

Ecco, cioè, ha una misura di coscienza relativa al proprio programma vitale?

Assolutamente, è relativa al suo programma vitale, è relativa a quello che vuole conoscere di sé, e l'ameba, man mano che conosce di sé si trasforma, diventa sempre più cosciente... ma che vuol dire che la coscienza che è avanzata al prossimo passo non userà più un'ameba per avere un'esperienza in questo mondo fisico, ma userà, non so, un verme per dire, un altro essere vivente più evoluto per avere un'esperienza più evoluta di sé.

Ma allora è un disastro, perché se l'autopoiesi è il processo col quale tutto ha preso vita ed esiste, allora...

Allora, l'autopoiesi come la definiamo? Per me l'autopoiesi è il fatto che un organismo vivente ha fenomeni, ha cicli di feedback interno che permettono di autoregolarsi, e quindi di sopravvivere a varie variazioni dell'environment, e quindi ha questa capacità di autoregolazione, e quindi di essere almeno per un po' di tempo, di essere, come dire, autonomo. Però questa autonomia senza coscienza, se questa autonomia fosse senza coscienza, questo organismo secondo me non potrebbe vivere più di un po' di tempo.

Sì, ma quindi non esiste una gerarchia di complessità tra gli esseri viventi e addirittura nella realtà cosmica, non ci sono gerarchie. Cioè, il principio di autoregolazione vale per le galassie e vale per l'ameba e vale per noi.

Beh, non necessariamente per le galassie, anche se per le galassie l'autoregolazione può essere definita come una struttura stabile, o perlomeno "metastabile", nel senso che subito dopo diventa un caos, una struttura che si mantiene abbastanza stabilizzata per un po' e cambia, la struttura della galassia cambia molto lentamente rispetto al tempo in cui esiste…

Nei processi naturali della Terra, diciamo, sì.

Tu riconosci la spirale della galassia, un milione di anni dopo c'è una spirale un po' diversa, ma è sempre una spirale, nel senso che lì è una forma di autopoiesi, se tu la vuoi chiamare così. Cioè ci sono sistemi fisici che sono stabili, instabili, o che sono "metastabili", cioè sono al bordo tra stabili e instabili, possono ritornare ad essere stabili, questo metastabile, oppure diventare caotici, hai capito, cioè si distrugge quello che è il pattern prima, il pattern stabile.

La stabilità è un pattern che si ripete, no? Quindi un sistema stabile, un sistema chiaramente non cosciente, come per esempio il Sistema Solare, è un sistema stabile, ma che si trasforma continuamente. Per esempio, la Luna, 3-4 miliardi di anni fa, quando la Terra era già formata, la Luna era molto più vicina alla Terra di quanto è adesso, e il giorno era molto più breve, 4 miliardi di anni fa, quindi un po' alla volta il giorno si allunga.

Potrebbe succedere, per esempio, che un meteorite molto grande che passa però vicino alla Terra, può disturbare la Terra in maniera tale che dopo un milione di anni la Terra si sgancia dal sole e va per i fatti suoi, capisci? Puoi creare situazioni in cui un tipo di disturbo del sistema può portare alla distruzione della stabilità, perché sono tutti sistemi caotici, cioè sistemi in cui l'equilibrio è molto limitato, cioè la gran parte delle condizioni iniziali creerebbe un sistema caotico, cioè un sistema che va fuori dell'equilibrio e non è più prevedibile.

Sì, ho capito, ma allora... se possiamo immaginare un avvenire, è un avvenire di una scienza consapevole.

Ma certo, l'universo è consapevole, l'universo è un'altra parola per l'uno, no? Cioè l'universo inteso come tutto ciò che esiste è uno, uno è consapevole, uno è cosciente, uno è quello che genera le seity, le monadi che interagendo tra di loro creano tutto quello che esiste e le monadi sono enti che esistono in questa realtà più profonda, mentre i simboli che usano per comunicare tra di loro sono quelli che noi chiamiamo materia. Cioè noi abbiamo creato materia quello che invece è l'aspetto simbolico della realtà, mentre l'aspetto più profondo della realtà è l'aspetto semantico, che è ciò che proviamo dentro di noi, ciò che conosciamo about ourselves, dentro di noi, e quella è la vera esistenza.

L'esistenza meno vera, non è che non è vera perché è collegata con l'altra, ma l'esistenza meno vera è l'esistenza della materia, l'esistenza delle forme che cambiano continuamente e che sono controllate dalle seity di cui la materia è il simbolo.

Quindi io scrivo il mio libro, sono io che scelgo la concatenazione dei simboli con cui esprimo il mio significato nel libro, sono io che faccio questo, e per quello che riguarda il libro come aspetto simbolico la probabilità dei simboli che io ho usato sono sempre le stesse per qualsiasi libro che uno scriva. E quindi la fisica avendo riconosciuto soltanto l'aspetto simbolico della realtà, crede che quella sia tutta la realtà, cioè l'aspetto simbolico, e dice qui la proprietà della S nel tuo libro è la stessa proprietà della S nel mio libro, ma non dice che la S è lì per rappresentare qualcos'altro…

Capisco, ma allora c'è una differenza di capacità semantica dell'essere umano rispetto agli altri viventi?

Beh certo, poi l'essere vivente è legato all'esistenza di un corpo, perché l'essere come seity, una volta creato non muore mai, quindi è sempre vivente. Cioè io come essere, come seity, uso il corpo per questa vita, quando il corpo muore io non vado da nessuna parte, io continuo a esistere dove esistevo prima.

Ma dunque allora, scusami, fammi ritornare un attimo indietro. Tu hai parlato di simbolica e di semantica e hai detto che l'essere umano ha la capacità di semantizzare i simboli, è così?

No, non di semantizzare i simboli, ha la capacità di creare i simboli per rappresentare la vera ontologia che è la propria esperienza, il proprio significato. La semantica, è la semantica che crea i simboli, non viceversa, i fisici se danno valore di realtà ai simboli partono dai simboli, come se i simboli esistessero prima del significato, hai capito? Il significato, è il significato che esiste prima dei simboli, i simboli sono una creazione nostra delle seity, degli enti coscienti per comunicare il loro significato.

Sì, sì, ho capito, però scusa chi crea il significato? Voglio dire non è sempre il nostro cervello?

Il significato è l'essenza della nostra esperienza, della conoscenza di chi siamo, che è inerente in uno, ed è uno che vuole conoscere se stesso attraverso di noi, che conosce se stesso attraverso la conoscenza individuale di noi che, attraverso le nostre esperienze, raccogliamo il significato della nostra esperienza. E siccome ciascuno di noi è una parte intera di uno, cioè contiene uno dentro di sé, il significato più profondo di ciascuno di noi è lo stesso, è lo stesso, perché siamo tutti creati da uno.

Quindi il significato più profondo deve essere lo stesso, se no sarebbe in contraddizione con... il mio significato sarebbe in contraddizione con il tuo e quindi sarai in contraddizione con uno, perché tu hai dentro di te l'uno come ce l'ho io.

Ogni cellula del mio corpo ha il genoma dell'uovo fecondato, è lo stesso genoma dell'uovo fecondato che ha creato tutto l'organismo, quindi ciascuna cellula ha la conoscenza potenziale del tutto. Noi siamo al livello successivo di uno, o a tanti livelli successivi, però usiamo lo stesso modello in quanto siamo una parte intera di uno, uno è il tutto, come l'organismo è il tutto per quello che riguarda il corpo, e ogni cellula è una parte intera del tutto. E noi, essendo esseri più vasti, siamo parte intera del tutto uno.

Essere più vasti, certo. Allora permettimi soltanto una provocazione, che forse potrebbe farti qualcun altro. Se in questo momento io avessi un ictus, crollassi per terra, non fossi più in grado di parlare al cellulare, questo dipenderebbe da un'anomalia del mio cervello che mi fa saltare tutto questo quadro stupendo che tu hai dato.

Ma neanche per sogno, perché tu continui a esistere. Tu sei ancora legata, senza saperlo, senza averti fatto una domanda, secondo me, tu sei ancora legata all'idea che tu sei il corpo, ma non sei il corpo. Il corpo è come un avatar in una realtà virtuale che tu controlli da fuori.

Io ho parlato di cervello, Federico.

Ma il cervello è una parte del corpo.

Ma certo, però se noi in questo momento parliamo in modo sensato o insensato, non dipende da come funziona il nostro cervello?

In questo momento sì, ma quello che io capisco di quello che ci diciamo, quello che io capisco di quello che diciamo, non esiste nel cervello, esiste nella seity che sono io e nella seity che sei tu. Ho capito. Noi usiamo il corpo come tu useresti un avatar in una realtà virtuale per agire nel mondo virtuale. Chi agisce nel mondo virtuale è un tramite l'avatar, ma chi fa fare all'avatar quello che vuoi. L'avatar è un proxy, è diretto da te. Ma tu non sei dentro l'avatar, il funzionamento dell'avatar non c'entra niente con quello che puoi tu, con quello che provi tu e così via.

Lo so, però se ho un attacco epilettico crolla tutto.

L'altra cosa che devi capire è che la parte di te che crede di essere il corpo non sei tu, sei una parte di te, che è quella che chiamiamo ego, la parte di te che si è identificata con il corpo, crede di essere il corpo, crede di essere il cervello del corpo, quella parte lì è una piccola parte di chi sei. Ecco perché esistono esperienze straordinarie di coscienza e sono quelle in cui l'ego si apre ad avere informazione che non viene dal corpo e viene da qualche altra parte di sé che non è il corpo. Perché, se presta attenzione solo a quello che avviene nel corpo, allora la sua esperienza è legata al funzionamento del corpo.

Sì, ma anche l'universo è un corpo.

L'universo fisico, certo è un corpo.

Ecco. No, voglio dire, noi siamo immersi in una realtà che, non so se è sbagliato chiamarla fisica, ma lo è. Voglio dire, la Luna in cielo e io che sono seduta accanto a un tavolo, qui c'è una fisicità, c'è un livello di corporeità, di fisicità.

Certo, questi corpi sono la combinazione di stati, noi siamo campi, gli stati sono simboli, sono forme che non sono separabili dal campo ma sono forme come un'onda del mare, una forma che può apparire o sparire sulla superficie del mare e quando appare non è disconnettibile, non puoi prendere l'onda e tirarla via dal mare, l'onda è integrale con il resto del mare. Una particella elementare è esattamente la stessa, il mare si chiama il campo degli elettroni e un elettrone è uno stato, come un'onda del campo che però non è separabile dal campo.

Quindi quando tu dici l'elettrone è cosciente, sì, l'elettrone è cosciente ma anche no, nel senso che l'elettrone è cosciente ma la coscienza è del campo, non dell'elettrone, perché è una parte integrale del campo, non è separato dal campo. Se tu separassi lo stato del campo, dal campo, l'elettrone non sarebbe più cosciente, perché la coscienza dell'elettrone è solo perché è una parte integrale del campo; come l'onda del mare, se tu la togliessi dal mare perderebbe la sua coscienza, perché la coscienza è del mare, non dell'onda.

La coscienza è del mare... mi viene in mente che nell'Advaita Vedanta, nel pensiero indiano si parla di campo come fai tu e del conoscitore del campo come colui che si rende conto di essere in un campo, non mi sembra sbagliata questa intuizione?

No, perché, di più, il conoscitore del campo è il campo. Noi siamo un campo che può conoscere se stesso, che può riflettersi.

Questa è un'enorme espansione della nostra prospettiva di essere umani.

Ma certo, la nostra prospettiva vista dalla scienza è una prospettiva così riduttiva, e ci hanno ridotto un corpo fisico perché, quando il corpo muore non esistiamo più. Un robot può essere cosciente, un robot che abbiamo creato noi, la nostra immagine, la nostra intelligenza, le nostre informazioni eccetera, allora quello sarebbe esattamente come noi? Ma neanche per sogno, ma neanche per sogno!

Sì, e dunque quando tu poi intitoli la tua altra opera che, spero vorrai commentare con me, ma questo per carità avverrà se potrai e se vorrai, quando la intitoli Irriducibile intendi tutto questo?

Ma certo, irriducibile è la coscienza, ma ancora di più è l'ente cosciente con libero arbitrio che chiamo la seity. Non solo, ma irriducibile è anche l'aspetto materiale che è collegato in maniera fondamentale a quella che chiamo informazione viva, che è connessa in maniera fondamentale con il resto del creato, di ciò che esiste, non è separabile, siamo noi concettualmente che la separiamo. La fisica classica non esiste come fisica classica, è un'astrazione, come il bit del computer, è un'astrazione, siamo noi che diamo significato, un'astrazione che è dovuta al fatto che i sensi del nostro cervello elaborano l'informazione un po' come elaborano i computer, noi avendo creduto di essere il corpo crediamo che la realtà sia solo quella che è rivelata dai sensi e dal cervello, invece quella è una piccolissima parte della realtà. Perché lo sappiamo?

Perché ogni tanto abbiamo delle esperienze extraordinarie di coerenza che ci rivelano che c'è molto più di quella realtà: i sogni rivelatori, le esperienze rivelatrici come per esempio la mia esperienza del risveglio che non era un sogno, non è un sogno, quella è un'esperienza vera, potente come l'esperienza di out of body, non è un sogno l'out of body, uno è fuori dal corpo, la coscienza c'è qualcosa che c'è un corpo più sottile che può uscire dal corpo, i fisici non lo vogliono riconoscere e quindi dicono non esiste e se tu ci credi ti fermi lì, ma se tu invece credi alle tue esperienze visto che noi conosciamo attraverso l'esperienza lunga, attraverso la lettura di libri scritti dagli altri, allora noi siamo in grado di decidere se quella è vera o falsa, naturalmente possiamo anche ingannarci, ma se tu, ed io, e John, e Mario e Giovanni abbiamo avuto un'esperienza simile che ce la raccontiamo e siamo tutti d'accordo che l'esperienza che abbiamo avuto è molto simile l'una all'altra, allora gli diamo valore di realtà a questa esperienza.

Allora, dunque, mettiamo che c'è una polarità tra la riduzione, la riduttività alla quale tutto ciò che abbiamo imparato ci ha ridotto e l'irriducibilità che viene da un'esperienza straordinaria che ognuno di noi può fare, riducibile e irriducibile... sono due piani di realtà nel quale nel primo siamo caduti, cioè siamo vittime della riducibilità.

Siamo vittime del nostro bisogno di semplificare per controllare, per controllare dobbiamo ridurre, la realtà classica implica la separazione degli oggetti, cioè la chiusura delle definizioni, le definizioni sono scatole chiuse che permettono di dire che questo belongs or does not belong, invece nella realtà vera non c'è niente che belongs or does not belong, perché è tutte e due, la verità non è una verità assoluta, è una verità dinamica che continua a cambiare, quello che era vero magari cent'anni fa non è più o meno oggi, e non solo. Ma poi, la verità visto che per essere provata o no dipende dalla verità degli assiomi, allora è un sistema assiomatico, come ha detto Gödel, ci dimostra che usando la logica che è l'unico metodo possibile che possiamo usare per decidere se una cosa è vera o falsa, tu puoi dire delle cose che non sono provabili, se sono vere o sono false.

In realtà, quello che vuol dire è che ci sono delle possibilità che devono essere esplorate decidendo che per te è vera, l'altro decide che per lui è falsa e lui le esplora e tu le esplori, però dopo trovi altre verità che sono per te valide, l'altro per l'altro e si va avanti così... e quando si accumulano abbastanza di queste scelte, di quello che tu ritieni vero o falso, si arriva a un punto in cui non ci puoi più parlare insieme perché uno ha tutta una reazione sua che è legata alle scelte che ha fatto di cose indecidibili che non ti permettono più di essere d'accordo. Questo crea quello che si chiama male.

Una definizione del male che non è etica, è epistemologica, non so come chiamarla…

È epistemica. Per esempio, questo lo capisci subito quando lo collego alla geometria euclidea o non euclidea, la geometria Euclidea dice che le parallele non si incontrano, ma rimangono sempre alla stessa distanza di loro. Questa affermazione è un'affermazione che non è provabile e non è disprovabile usando gli altri 4 assiomi della geometria euclidea.

Quindi è un'affermazione indipendente che puoi prendere come vera o come falsa. È stata sempre presa come vera finché qualcuno si è accorto che se tu prendevi come falsa veniva fuori un'altra geometria, anzi due altre geometrie, una in cui le parallele alla lunga si incontravano, e quella è la geometria rimaniana, e la geometria parallela alla lunga divergevano, si allontanavano l'una dall'altra e quella è la geometria di Lobačevskij. Queste sono valide loro stesse, però non possono essere chiaramente valide simultaneamente perché, se tu credi in una, le altre due non possono essere valide. Io credo che le parallele si incontrano, la geometria euclidea e quella di Lobačevskij non può essere valida.

Ma tu pensi che si possano incontrare le parallele?

No, è una scelta, non si può provare, è una scelta. Di fatto la geometria di Riman è quella che è alla base della relatività generale di Einstein e quindi solo con questa geometria non euclidea è stato possibile spiegare la forza gravitazionale come una non forza, come essenzialmente una deformazione dello spazio-tempo a cui noi abbiamo attribuito il concetto di forza, ma non è una forza. E lo spazio in cui esiste si avvicina o si allontana, ma come spazio? Uno si aspetta che lo spazio sia indipendente da tutto; invece, è indipendente dalla presenza di massa e di energia.

O come campo, vale lo stesso usare la parola campo rispetto a spazio?

Certo. I campi della fisica quantistica sono campi che esistono nello spazio-tempo di Einstein, della relatività generale. Poi dopo ci sono casi speciali in cui i campi della fisica quantistica sono incoerenti con i campi gravitazionali, come nei buchi neri, per esempio, perché la forza gravitazionale è così potente che non si può più separare dalla fisica quantistica. Però in generale funziona, la cosa funziona, non c'è nessun problema. All'inizio del Big Bang, quando le dimensioni fisiche dello spazio-tempo sono piccolissime, allora in quel caso la relatività generale e la fisica quantistica ti danno due risposte diverse a seconda delle situazioni.

Quindi è lì il problema della unione delle due teorie, dei due capisaldi della fisica. Non si riesce a fare perché non si riescono a conciliare queste due teorie in casi particolari. Nel caso tipico generale dove ci sono cose straordinarie, come buchi neri all'inizio dell'universo, non c'è nessun problema. Quindi in generale funziona bene, però non si può dire che è una teoria completa perché danno risposte diverse quando ci sono situazioni che sono considerate reali, come l'inizio dell'universo e poi i buchi neri.

Sì, sì, ho capito. Ma quindi... voglio dire, come facciamo? Tu hai dato un'ottima definizione del male che, se ho capito bene, è la convivenza tra la prospettiva, per esempio nel caso delle parallele, tra la prospettiva che non si incontrano mai e quella che si incontrano. Il fatto che non sia risolubile questa alternativa è un male? È il male?

Se tu non hai capito chi sei, non hai capito che hai fatto queste scelte, queste scelte che ti portano a essere contraddetto da quello che dice l'altro, allora il problema è risolvibile, ma siccome alla base di tutto c'è una realtà in cui c'è solo un assioma. Per cui da quell’assioma ci sono partite due strade. Partendo solo da un assioma abbiamo un linguaggio universale in cui possiamo capirci e attraverso quel linguaggio universale possiamo capire dove abbiamo scelto strade che erano incompatibili, ma non menzognere, non contraddittorie.

Quindi è possibile, e questo è il linguaggio universale, quello dei simboli, quelli che chiamo i simboli vivi, che sono le particelle elementari, gli atomi, le molecole intesi come simbolo individuale, non simboli collettivi che funzionano, che si comportano come massa. Questi simboli che sono gli stessi simboli di tutto l'universo, hai capito? Quindi sono veramente simboli universali che rappresentano i simboli fondamentali con cui le seity si comunicano con questi simboli fondamentali che di fatto le cellule viventi possono comunicare in tutte le realtà con questi simboli.

Questi simboli universali sono i simboli che permettono di capirci, mentre ci possono essere altri simboli che io li interpreto in maniera opposta a quello dell'arto, perché fanno parte di queste scelte opposte che abbiamo fatto cercando di capire realtà diverse, esplorando realtà diverse.

E allora… dove va l'umanità?

Ma l'umanità, l'uomo come struttura fisica, come corpo fisico non esisterà mica per sempre. L'uomo, è la seity che esisterà per sempre, la seity è quella che deve capire, è la seity che capisce il corpo umano, non capisce niente, il corpo umano è semplicemente un avatar, una struttura fisica molto più sofisticata dei computer e lì la scienza ci inganna, perché ci fa vedere il corpo come se fosse un computer e invece non è assolutamente un computer, è una struttura quantistica e classica di una profondità e di una sofisticazione così superiore a quella di un computer che nessuno ci crede, non ha capito niente, non è solo perché l'ignoranza è totale.

Perché la gran parte degli scienziati non capiscono la fisica quantistica, i fisici quantistici non vogliono preoccuparsi di sistemi complicati perché vogliono preoccuparsi dei problemi fondamentali e quindi c'è un vuoto tra i due e nel vuoto lì c'è questa ignoranza pazzesca che tutti e due hanno e quindi uno crede che la realtà sia classica, questi sono quelli che studiano, i biologi, i fisici capiscono che la realtà delle cellule è quantistica e classica, però se ne fottono perché hanno altro da fare, perché lo lasciano agli altri a decidere o ai neuroscienziati, non hanno tempo di pensarci in altre parole, quindi screw you, man!

No, ho capito, quindi dovremo tenerci ancora per molto tempo questa convivenza tra classico e quantistico?

Beh, dipende da quando ci svegliamo. Io sono uno dei primi che dice queste cose, credo perché certamente non ho letto altri, potrebbero averlo scoperto cent'anni fa per dire no, però non l'ho mai saputo e quindi io sto dicendo queste cose e nel giro di dieci anni c'è un notevole numero di fisici che hanno capito quello che dico, sono d'accordo con me, cominciano a prendere sul serio quello che dico, allora a quel punto c'è una speranza, se no l'umanità potrebbe trovarsi di fronte a gravi problemi perché l'intelligenza artificiale ci può far fuori tutti. Non che l'intelligenza artificiale abbia il desiderio o la capacità per sé di farci fuori, ma perché chi la usa la userà contro di noi, chi l'ha creata e la usa la userà contro il resto di noi che naturalmente non possiamo difenderci da sistemi, da chi ha i soldi, da chi controlla il mondo, in sostanza.

Sta di fatto che è una prospettiva umanamente molto pessimistica, molto negativa perché non si esce dal sistema in cui ci siamo messi, e quindi, se io ho un'esperienza illuminante vale per me, ma solo per me, e quindi il mondo va avanti lo stesso verso il male.

Non è vero, perché altri hanno avuto esperienze illuminanti, però, siccome sono separati e se credono a quello che hanno sentito dire, magari hanno paura di dirlo, o se lo dimenticano. Ma se invece sono abbastanza svegli dicono no, questa esperienza è valida e voglio capirla... e allora fanno come me e allora a quel punto due persone, tre persone come me che si incontrano e dicono guarda che ho avuto questa esperienza, te la racconti e ce la raccontiamo e tutti quanti riconosciamo che essenzialmente sono le stesse cose che abbiamo sperimentato anche noi e creiamo una forza, che poi un po' alla volta si allarga, no?

Peraltro noi non siamo mica disconnessi con i sé più vasti che siamo. Noi siamo in questo mondo per conoscere noi stessi, ma quando dicono noi stessi non dico mica l'ego che conosce se stesso, ma certo, e le seity che siamo noi sono quelle che insieme formano una seity più vasta che la seity del genere umano cioè della collettività di tutti noi che siamo aspetti di un essere molto più vasto ancora che vuole conoscere se stesso attraverso questa esperienza e che vuole crescere e per crescere basta che un certo numero di questi aspetti di sé che si incontrano e trovano una nuova espressione da cui emerge un essere nuovo, una seity nuova di livello gerarchico superiore a quella dell'uomo.

Secondo me è quello che sta succedendo, l'uomo ha questo futuro davanti, la creazione di un ente cosciente più vasto che rappresenta il superamento di questo bisogno di superiorità che noi abbiamo e che ci impedisce di lavorare insieme, perché per creare la cooperazione necessaria per diventare un ente unico dobbiamo superare questo bisogno di essere superiori l'uno all'altro.

Se io voglio essere superiore a te non voglio mettermi insieme a te e perdermi, voglio avere controllo su di te e tu la vuoi avere controllo su di me, questo è il problema. Questo è il problema dell'umanità oggi e ognuno di noi se è qua vuol dire che ha questi problemi e deve risolverli e li risolve la seity che capisce attraverso quello che noi manifestiamo in questo mondo, come se tu osservassi una simulazione al computer, capiscono quello che sta succedendo e quindi la devono capire loro, dopo io quando sono morto, sì mi congiungo con la seity, la capisco anch'io ma io quando sono qua in questo mondo non faccio altro che fare il casino che il mio sé più vasto capisce perché lo faccio.

Sì, ho capito... mah guarda io non ho parole per ringraziarti davvero, perché è da una vita che penso a queste cose però la tua è una prospettiva che trovo straordinaria perché ci sei arrivato senza la fede religiosa.

Ma certo, però, secondo me, bisogna arrivarci tutti attraverso esperienze personali straordinarie che te lo rivelano, perché sennò come fai a credere a quello che scrive un libro? Tu credi alle cose se hai un'esperienza simile che te le fa credere, per quello tu capisci quello che dice un libro ma quando un libro ti racconta delle cose che tu non hai avuto mai e sono straordinarie, come fai a capirle? Devi avere un'esperienza simile.

Eh, ho capito, però tu pensa a tutte le religioni del mondo... si sono imposte.

Le religioni del mondo ti dicono di avere fede, invece di insegnarti come avere queste esperienze che ti dicono da dentro com'è la cosa, ti dicono di credere da fuori e gli stessi religiosi sono quelli che non hanno mai avuto l'esperienza e ti dicono di credere. Questa è una grande falsità che va esposta, perché è così.

Eh già, però c'è... voglio dire, le pressioni ci sono, sono immense pressioni.

Certo, ma anche le pressioni di andare a fare la guerra di un individuo che è stato indottrinato a credere che l'amore patrio è quello che devi dare perché devi difendere la patria quando i tuoi capi sono arraffatori come Hitler o come Putin, vogliono sopraffare qualcun altro e ti mandano a morire per le loro brame di potere e allora capisci che siamo tutti indottrinati dalle religioni, dai governi a essere schiavi di questi potenti.

È così, è così. Nella mia innocenza mi chiedo, ma se quelli che vengono coscritti per andare alla guerra si rifiutassero di andarci, le cose cambierebbero?

Ma li fanno fuori, chi ha il potere, ha il potere di farti fuori, non fa fuori solo il tuo corpo, non fa fuori chi sei però questo fa paura abbastanza agli altri che non hanno ancora capito che non sono il corpo che vanno a fare la guerra, ti prendono il fucile e vanno a sparare.

Questo è quello che succede e poi naturalmente il potere religioso e il potere temporale si alleano per cui il potere religioso mette la corona in testa al potente in modo che il potente può avere il potere religioso perché capisci che si scambiano le corone, quindi si sono spartiti il bottino, il prete si occupa di schiavizzare la tua anima e l'altro si occupa di schiavizzare il tuo corpo.

Certo, è una bella prospettiva, se posso dire così (ride, n.d.r.). È tragica....

È la prospettiva degli ultimi diecimila anni di storia umana siamo arrivati al momento di svegliarci un pochino e vedere di fare un po' meglio.

Io ti sono infinitamente grata, grazie, grazie Federico.