Esiste una tradizione antica di libri animati in cui viene abbandonata l'inerzia e la bidimensionalità della pagina, che sfocia, così, nella della terza dimensione, nel volume, nella profondità e nel movimento. I meccanismi cinetici di carta dei primi testi scientifici sono gli stessi che, nel tempo, evolvono verso la sapiente tecnica del paper engineering, progettazione e costruzione di figure in movimento tanto frequenti nei libri per bambini del XX secolo. I nomi eloquenti di questi meccanismi, libro panoramico, immagine scenografica, libro a giostra, illustrazione mobile, immagini scambiabili, per citarne alcuni, indicano un elemento caratteristico di questo tipo di produzione: l’irruzione del gioco combinatorio nell’universo della carta stampata, in questo caso attraverso l’impiego prevalente di pieghe e di tagli.

Piegare e tagliare quindi. Ma anche incorniciare, ripetere, annodare, plasmare, rovesciare, sviluppare, incrociare, sezionare, combinare, leggere, completare, ricostruire, capire, interpretare, equivocare, deragliare, sdoppiare, allargare, contrarre, comporre, nascondere, definire, descrivere, uniformare, limare, risolvere, incastrare, fiutare, consultare: sono alcune delle “operazioni fondamentali dell’enigmista” il giocatore per eccellenza, che il re dei giochi Stefano Bartezzaghi elenca nel suo Lezioni di enigmistica. Sono azioni che, applicate nel gioco, come nella vita intesa come creatività, si materializzano in una forma concreta obbligando lo sguardo a cambiare punto di vista mentre si segue un percorso, ad applicare logiche diverse dal solito, a seguire sorpresi l’intelligenza nascosta delle combinazioni. Sono azioni, scrive sempre Bartezzaghi, che si possono fare senza sapere perché nello stesso modo in cui si può iniziare ad andare in bicicletta senza conoscere il regolamento del Giro d'Italia. Ci sono cose che si fanno, infatti, per gioco, e non è vero che per cominciare a giocare occorra conoscere le regole.

Anche il libro tattile Il silenzio non è d’oro, è nato senza sapere quale sarebbe stato il risultato: realizzato e stampato a mano da più mani combina molti approcci ludici attorno alla pagina narrata. Innanzitutto nasce da gioco surrealista dell’assemblaggio casuale: il cadavres exquis, collage visivo a più mani di disegni o parole o entrambi che danno origine a immagini o testi la cui composizione si svela solo alla fine. Nel libro, le matrici di linoleum e le gomme industriali precedentemente utilizzate per altri lavori, sono state poste in successione casualmente producendo un effetto straniante nel testo che ne è derivato, un nonsense, la cui logica libera e quasi magica, l’incalzare di nomi, cose che generano accostamenti visivi, elenchi di cose e di persone, trovano una misura di riferimento nel ritmo delle poesie di Alfondo Gatto. Analogamente alla sua irriverente indifferenza per le regole scontate, il testo del libro è stampato a caratteri mobili non all'interno, ma sulla copertina, a sua volta, trasformata in scatola contenitrice del libro.

Il racconto così creato diventa sequenza che si snoda seguendo un ritmo a leporello. La stampa in un solo foglio ripiegato, è stata eseguita a secco con torchio calcografico. Le matrici impresse sulla superficie del foglio possono essere lette con la mano anche a occhi chiusi, lavorando d’immaginazione. Su di esse tagli, finestre e pieghe fanno passare carte colorate e altre texture che aumentano il rilevo già ottenuto. Il gioco continua, perché ogni copia ha colori, pieghe e tagli diversi dall'altra. Nato per gioco, si rivolge a “quei bambini di ogni età”, come scrive Gatto, ma solo dieci di loro, tali sono infatti le copie del libro, hanno il privilegio di giocare con lui contemplandolo come un quadro, leggendolo come un libro, toccandolo come una scultura.

Il leone non è rosso
Non è giallo
Non è blu
Non è tondo
Non ha punte
e non vive nel castello
e neppure in mezzo al mare
Quanto parlare
Quante rose
Quanto colori
Nel tempio delle cose

Per saperne di più:
Il silenzio non è d’oro, Ed. Le MagnificheEditrici, Bologna, 2011