Perse nell’Atlantico, lambite dalla mite corrente del Golfo, le isole Azzorre hanno i piedi nel fuoco e la testa nel cielo. La lava dei numerosi vulcani, lucida e nera, forma frastagliate scogliere e spiaggette battute da gigantesche onde oceaniche; dal cuore della terra emergono acque bollenti e colonne di vapore solforoso. Ma terra di lava significa terra fertile, e sulle pendici dei numerosi vulcani si stendono pascoli ben tenuti, percorsi dai muretti bordati di ortensie a perdita d’occhio, mentre altrove il bosco, fitto e fragrante, sale fino alle sommità delle alture, dove lo sguardo si perde fra cielo e oceano.

Nella più grande di queste isole, São Miguel, il giardiniere appassionato trova un paradiso botanico che sembra uscito da un libro di favole. Prima di tutto per la sua collocazione: giace infatti sul fondo di un vulcano dormiente, nel villaggio di Furnas, raggiungibile percorrendo la strada che scende all’interno del cono rivestito di pareti boscose.

Qui le acque emergono in pozze bollenti e mefitiche fumate di vapore; hanno proprietà termali note fin dal ’700 e grazie a esse negli anni ’30 la località visse una breve ma intensa stagione mondana; fu allora che nacque l’elegante hotel Terra Nostra intorno al quale si apre il meraviglioso omonimo giardino.

Oggi la piccola conca è meta di un turismo tranquillo e interessato soprattutto allo spettacolo inusuale di un Eden fiorito nel ventre del vulcano. E l’appassionato di giardinaggio trova, nella storia e nelle peculiarità del parco Terra Nostra e delle isole Azzorre, di che riflettere su cosa significa ecosistema.

La fragile meraviglia di un ecosistema

E’ infatti “colpa” di piante da giardino, importate per uso ornamentale, il grande cambiamento avvenuto nella flora locale negli ultimi 30-40 anni. Le ortensie, prima di tutto. Scappate dai giardini negli anni ’60, hanno preso possesso delle isole, coprendo bordi di strade e intere colline, tanto da dover essere tagliate con le falciatrici per governarne lo sviluppo spettacolare (proviamo a immaginare chilometri di ortensie blu simultaneamente in fiore...). E poi il profumato Hedychium o giglio di zenzero, che sta spodestando la macchia spontanea.

La storia del giardino Terra Nostra, dove ortensie e Hedychium sono trattate quasi alla stregua di infestanti, racconta queste e altre storie esemplari di ciò che significa, nel bene e nel male, l’intervento dell’uomo sull’ecosistema. Nato dalla volontà di un mercante bostoniano di arance, Thomas Hickling, alla fine del ’700, è stato arricchito nel secolo scorso con oltre 2000 pregiatissime essenze arboree. L’intervento della famiglia Bensaude, tuttora proprietaria del giardino e dell’hotel, ha permesso negli anni ’90 un ciclopico lavoro di restauro, sotto la guida di due celebrità, il giardiniere-giornalista David Sayers e Richard Green, luminare dell’arboricoltura. Ogni albero è stato ripulito con arditi interventi di dendrochirurgia e potatura, per ridurre le chiome rendendole meno soggette ai danni delle tempeste invernali e per avviare un ambizioso programma di ringiovanimento.

Si deve al loro lavoro la conservazione di un patrimonio botanico straordinario, che si snoda in un lungo e poetico percorso. Le chiome degli alberi e delle palme lasciano filtrare mutevoli pozze di luce sullo spesso strato di muschio; la penombra e il terreno acido (in certe zone il pH scende fino a 3) favoriscono la presenza di una spettacolare collezione di camelie e rododendri fra cui quelli rarissimi della Papuasia, in fiore tra estate e autunno.

Alberi risanati per salvare un patrimonio unico

Tra gli alberi “rimessi a nuovo” ci sono i Ginkgo biloba di un lungo viale: le loro chiome in dicembre formano una cattedrale d’oro su un tappeto di foglie anch’esse dorate. Salvati anche gli enormi eucalipti, risanati i maestosi olmi inglesi (decimati, nella loro madrepatria, dalla grafiosi, una malattia che qui ancora non è giunta); recuperati alla vita i tigli secolari (Tilia americana), messi a rischio da Armillaria mellea, aggressiva patologia fungina arrivata nelle Azzorre recentemente, a cui si devono gravi danni nel patrimonio forestale.

Tutti questi interventi mirano a conservare il miracoloso equilibrio ecologico che si è venuto a creare nell’area del giardino, ricchissimo di fauna. Gli uccellini creano un sottofondo sonoro e osservano, curiosi e per nulla intimoriti, gli entusiasti visitatori armati di macchine fotografiche e taccuini; i pipistrelli abitano, numerosi, fra le fronde delle palme delle Canarie. La loro presenza contribuisce a controllare la popolazione di microfauna, cardine dell’ecosistema: sulle gigantesche querce (Quercus robur) risanate da Sayers e Green sono state censiste oltre 800 diverse specie di insetti!

Un mondo d’acqua

Il giardino Terra Nostra è dominato dall’acqua, sia fredda che calda o bollente; e anche nel resto dell’isola non mancano situazioni spettacolari. Cascate imponenti, piscine naturali di acqua calda dai 37 ai 40-45 °C, geyser e fumarole, laghi nei coni vulcanici...

Nella Valle das Furnas, a pochi minuti di auto dal Terra Nostra, le cascate e le fumarole (caldere) di acqua calda, i fanghi caldi, le acque medicinali e più di venti sorgenti termali creano un paesaggio assolutamente sorprendente e unico al mondo, a pochi minuti di passeggiata dalle coste scoscese di quest’isola abitata solamente dalla metà del ‘400 e in precedenza del tutto disabitata.

Gli eucalipti più antichi, come l’enorme esemplare in questa immagine, furono tra le piante messe a dimora dal fondatore del giardino Terra Nostra, Thomas Hickling.

Gli esemplari furono fatti arrivare alle Azzorre all’inizio del secolo e in qualche caso già a metà ‘800, provenienti da Australia, Tasmania, Papua-Nuova Guinea. Già allora erano divenuti celebri in Europa per la curiosità che scatenavano: questi alberi che nelle loro terre d’origine superano i 90 metri di altezza, pari a quella di un grattacielo di 30 piani, avevano, oltre alla bellezza del tronco e della chioma sempreverde, la virtù di fornire un olio essenziale fitoterapico ancora oggi utilizzato per applicazioni farmacologiche, cosmetiche e deodoranti.

Gli esemplari presenti nel Giardino Terra Nostra vengono costantemente monitorati per verificarne la stabilità, in quest’isola azzorrana dove alla forza del vento invernale si aggiunge l’instabilità del suolo causata da continui terremoti di piccola e media intensità, generati dai numerosi vulcani della zona.

La salvaguardia del patrimonio vegetale autoctono e delle tradizioni locali rimane uno degli obiettivi del Terra Nostra, che sotto l’attuale gestione Bensaude si è arricchito di una collezione di piante spontanee azzorrane, un giardino di sole Cycas (alcune rarissime) allevate in conche di pietre laviche e una selezione di Phormium tenax, chiamato dagli isolani “Regina Maori”: le fibre delle sue foglie erano usate per farne cordami navali.

Tutto questo tesoro vegetale non deve però far pensare a un tempio botanico fine a se stesso. Il Terra Nostra nacque, e rimane, come giardino di piacere. La disposizione di alberi e arbusti, le ricche bordure di fiori, le panchine appartate, le sculture topiarie offrono un costante piacere allo sguardo.

L’acqua è ovunque: affiora in perlacee goccioline sulla moquette di muschio profumato, forma laghetti dove si muovono innumerevoli ninfee, si muove lenta nei canali dal fondo scuro che riflette le fronde delle felci arboree. E scorre vivace nel ruscello bollente, giallo ocra per il contenuto di ferro: alimenta la piscina termale, costantemente sui 38 °C, dove immergersi e galleggiare osservando i rami delle araucarie piantate 150 anni fa da lungimiranti giardinieri a cui si deve la meraviglia attuale. A loro, e al piccolo esercito di giovani che si occupano della manutenzione (tutta “bio”: niente concimi chimici, solo il prodotto del compost locale), va la gratitudine dei visitatori entusiasti, che escono dal Terra Nostra con una maggiore consapevolezza di quanto il nostro Pianeta sappia essere splendido e delicato.

Il giardino Terra Nostra, intorno all’omonimo, confortevole hotel, si trova a Furnas nell’isola di São Miguel (Azzorre), raggiungibile da Lisbona con voli di linea (circa 2 ore). Per arrivare a Furnas ci sono bus dalla capitale, Ponta Delgada. Chi sceglie di affittare l’auto troverà strade in buono stato e ben segnalate.

Il giardino è aperto tutto l’anno, i periodi migliori sono primavera (camelie e azalee) ed estate. La visita richiede una giornata, da concludere con una piacevole immersione nella vasca termale. L’ingresso al giardino e piscina costa solo 3 Euro. L’isola di São Miguel è la più grande dell’arcipelago delle Azzorre ed è raggiungibile in due ore di volo da Lisbona.

Testo di Enzo Valenti

In collaborazione con la rivista Giardini: www.giardini.biz