Vivo in Italia, un paese ricco di straordinaria bellezza, viaggiare per il nostro territorio significa perdersi in paesaggi sorprendenti ricchi di storia e diversità che incuriosiscono. Le città si sa, si costruiscono per sovrapposizione di tempo e storia, si sceglie di mantenerne piccoli pezzi a memoria del passato e si cancella o modifica il resto a vantaggio delle necessità del proprio tempo.

Oggi il dibattito internazionale ha definito i grandi temi che sono e devono essere introdotti quando si vuole parlare delle città e dello spazio urbano del futuro. Sembrano ormai scontati i temi del verde urbano come fattore imprescindibile per la qualità e la salute delle persone e del pianeta: più verde meno CO2 più salute, uguale città che funzionano.

Una formula lineare ma forse non così tanto esatta visto il tempo in cui viviamo e le variabili che sono emerse in questi anni.

Sicuramente aumentare la famosa impronta ecologica a volte simile a quella di una formica con quella di un branco molto numeroso di mammuth in fuga dalla glaciazione, non può che far bene alle città e al pianeta.

Ma basta per dire che le nostre città sono al passo con il proprio tempo?

Credo di no!

Il mondo cambia rapidamente e gli aspetti economici e sociali che stiamo vivendo e che si modificheranno nei prossimi anni richiedono ulteriori attenzioni e sensibilità per poter fare una corretta pianificazione.

La mobilità sostenibile che libera le città dalle macchine e fa viaggiare meglio e più velocemente e la tecnologia che immaginiamo per avere città più semplici e facili da vivere deve tener conto della società contemporanea e di quello che le persone cercano o di cui hanno bisogno. Le città sono sempre più abitate e richiedono quindi sempre più energia per funzionare, lo spazio pubblico da luogo di parcheggio, strada o timide piazze e parchi può assumere nuovi connotati che lo avvicini ad essere vissuto come il salotto buono della casa, con aree attrezzate e conviviali che stimolino le persone a uscire dal proprio domicilio per incontrarsi e scambiare opinioni e idee oltre a quelle condivise o postate con i normali sistemi di comunicazione digitale.

La città resta immersa dal verde e deve essere sempre più accessibile e sicura perché nel prossimo futuro crescerà il numero delle persone anziane con la loro maturità e fragilità.

Per capire meglio cosa potrà accadere agli spazi pubblici del futuro ho deciso di fare alcune domande a Bernhard Winkler, proprietario di euroform w con sede a Campo Tures (BZ), un'azienda tra le più impegnate nel settore arredo urbano e che da oltre 50 anni realizza dei prodotti attenti all'ambiente e al contesto urbano internazionale.

Incontrai Bernhard diversi anni fa per lavoro e la cosa che mi colpì di lui dopo sensibilità, preparazione e onestà fu che prima di iniziare a parlare mi chiese se volevo una delle mele che aveva in una fruttiera sopra la sua scrivania.

Fu un gesto che ancora oggi ricordo con piacere, da allora ogni tanto riusciamo a trovare il modo per discutere e ragionare sui cambiamenti che avvengono nella società e nelle città.

Perché un imprenditore inizia a produrre arredi urbani?

Ormai quasi 60 anni fa mio zio (Prof. Arch. Bernhard Winkler) e mio papà (Karl Winkler) avevano l’idea di iniziare a produrre panchine e cestelli portarifiuti – erano i primi passi anche del turismo. Nella nostra zona, in Trentino, non c’era niente in giro su cui sedersi o gettare le immondizie. Semplicemente si notava la necessità di prodotti di questo tipo – un’esigenza che era valida anche per le città tedesche, soprattutto perché già all’epoca erano molto attente alla tematica del cosiddetto arredo urbano.

Cosa è cambiato per voi oggi rispetto a 60 anni fa?

Negli ultimi sessant’anni è cambiato tanto e anche in maniera notevole – ormai siamo già da parecchio nell’era digitale che da un certo punto di vista non è neanche male e porta anche dei vantaggi. Risparmio di tempo, era uno dei punti cruciali, velocizzare il tutto per poi avere più tempo – questa la teoria. In pratica noto proprio l’opposto – la maggior parte della gente che ormai ha uno smartphone è presa proprio da questo oggetto che ti lega completamente – vengono mandati addirittura i messaggi WhatsApp all’amico che sta accanto invece di dialogare – è diventato più importante lo smartphone che l’amico.

Questa solo una notazione che io, che sono di un’altra generazione vedo con chiarezza. La massa di dati che ti vengono “buttati” ogni giorno e poi il fatto di separare quello utile, che proprio ti serve, dall’inutile ti porta via un sacco di tempo.

A parte tutto questo, bisogna dire che dal punto di vista economico e di opportunità di vivere bene, stiamo meglio in confronto a 60 anni fa, ma nello stesso tempo dal punto di vista dei valori fondamentali abbiamo perso parecchio e chiaramente ne soffre la società e il modo con cui si sta assieme e si creano relazioni e convivenza. Si sente fortemente la necessità e l'esigenza di recuperare i valori dell'onestà, rispetto, trasparenza, solidarietà, per nominarne solo alcuni che io considero la base. Questa esigenza di riordino e recupero dei valori fondamentali si evidenzia soprattutto nel mondo del business.

Un giorno ragionando su cosa facevate e come affrontavate il mondo del lavoro e della produzione industriale di qualità, avete deciso di dargli un nome per poterlo spiegare. Che cos'è l'economia del bene comune?

L'economia del bene comune è un modello economico alternativo alla base del nostro lavoro, si basa sui valori della dignità umana, la compassione, la solidarietà, la giustizia, la responsabilità ambientale e la democrazia.

Il successo dei rapporti umani ed ecologici è l'obiettivo dell'attività economica. Il contributo per il bene pubblico diventa la nuova priorità per il successo aziendale e misurato con il bilancio del bene comune. Euroform w è uno dei pionieri di questo movimento in Alto Adige ed è fiero di esserlo.

Le città e lo spazio pubblico come sono cambiati?

Le città sono cambiate completamente e chiaramente anche le esigenze collegate. Ormai in tutta Europa ci si rende conto che le città devono diventare più vivibili per il singolo cittadino – vuol dire, eliminare, ridurre il traffico e allo stesso momento riportare del verde nelle città – “urban gardening” come viene anche chiamato. Per avere almeno un po’ di natura anche nelle metropoli. Chiaramente nei processi di trasformazione delle città anche l’arredo urbano nelle sue evoluzioni tecniche e funzionali sta dando servizi al cittadino e aiutando a fare le città più vivibili e attraenti. Oggi le città non sono più solo luoghi dove vivere ma anche luoghi da visitare e scoprire con piacere.

Quanto conta il rispetto per l'ambiente e il benessere delle persone nei modelli di pianificazione attuali?

Questo è probabilmente uno dei punti più critici e deludenti – tutta la politica in ogni situazione parla di sostenibilità – ma nell’agire pratico di nuovo c'è poco e niente da vedere.

Osservando l'andamento dei modelli di scelta dei sistemi per l'arredo urbano attraverso le gare pubbliche in Italia, ad esempio, si evidenzia come la selezione del fornitore e quindi del prodotto, viene fatta solitamente sulla base del prezzo più vantaggioso, quello è il criterio che decide – “a massimo ribasso”. Queste procedure non aiutano a selezionare né la qualità né la sostenibilità che fino a prova contraria hanno dei costi. Se veramente si vuole essere sostenibile o responsabile come mi piace dire, allora l’unica soluzione è la qualità – qualità vuol dire che sia le materie prime che le risorse energetiche vengono utilizzate per un prodotto con un lungo ciclo di vita (25 anni e più) e non per un prodotto scadente che dopo pochi anni è da sostituire. Questi modelli portano ad aggravare il lavoro delle amministrazioni con nuove procedure di gara, costi di smaltimento dei prodotti ammalorati e ad utilizzare nuovamente materie prime ed energia per i nuovi prodotti da installare.

Dobbiamo capire che “usa e getta” è una via totalmente sbagliata. La popolazione sulla terra cresce ma il pianeta rimane sempre lo stesso, per cui le risorse a disposizione sono limitate.

Che ruolo riveste la buona progettazione e quanto pesa la politica del territorio?

La buona progettazione è indispensabile ma necessita di una politica illuminata e seriamente indirizzata al bene comune, rispetto per le risorse naturali, ottimizzazione delle risorse economiche e visione in prospettiva, perché le città continuano a ridisegnarsi e a muovere interessi sempre diversi in un'ottica quasi concorrenziale fra di loro. La città è oggi un luogo dove vivere e commerciare ma anche un luogo che deve attrarre investimenti e visitatori. Le città sono sempre più tecnologiche ed energivore, tutto questo ha un costo e le risorse non possono e non riescono ad essere ricavate dai soli abitanti residenti delle città.

Creare luoghi di risonanza internazionale, spazi pubblici appetibili, innovativi e spesso disegnati da grandi architetti, ha sempre dato riscontri positivi per la qualità delle città e i flussi turistici. Abbiamo molti casi nel mondo che dimostrano chiaramente che chi è in grado di cogliere e percorrere una strada di qualità e non di gare al massimo ribasso riesce a trasformare il proprio territorio e a migliorare anche la vita di chi lo vive tutti i giorni.

Progettare lo spazio pubblico non è facile, creare dei luoghi interessanti e funzionali oltre che piacevoli per le persone non è facile. Quando questo è fatto con progettualità e seria politica di sviluppo ha la forza di arrivare molto lontano.

Come si muove il mercato? Ci sono differenti direzioni di sviluppo per gli spazi urbani nel mercato internazionale?

Noi operiamo soprattutto in Europa. Chiaramente la maggior parte dei movimenti green partono dal Nord e pian piano arrivano al Sud – anche il livello qualitativo tra Nord e Sud tuttavia è ben differente.

Il mercato in generale richiede sempre di più delle soluzioni fatte su misura, con progettazioni e progettisti che voglio e ricercano qualità e occasioni per potersi differenziare e creare soluzioni uniche per lo spazio pubblico e le esigenze delle persone in un determinato luogo.

Che futuro stiamo preparando alle future generazioni?

Quello che lasciamo alle future generazioni sotto il profilo ambientale e sociale, non è il massimo che ci si poteva augurare – se prendiamo come riferimento il tempo che va dal dopo guerra ad oggi, analizzando lo stato delle nostre città e come la società si è evoluta, si può dire con onestà che la futura generazione non avrà una vita migliore della nostra – da oggi in poi è necessario rispondere concretamente alle problematiche globali, condizioni da considerare complesse e che ritengo solo in parte risolvibili dall’essere umano. Siamo obbligati a dare il massimo per un mondo più sano, pulito, pacifico e onesto.

Che suggerimento possiamo dare ai professionisti che si occupano o vogliono occuparsi dello sviluppo delle città?

Cercare di fare le città più vivibili – rivalutare i territori riportando dentro soprattutto “la natura” che io considero un punto fondamentale per ogni singola persona.