“Do we not feel the breathe of the empty space?” Una domanda posta da Nietzsche alla quale è difficile rispondere, eppure ha afflitto un’intera generazione di filosofi alla ricerca del senso della vita e della fede. L’artista Nadja Verena Marcin si è rapportata a questo rompicapo e ha unito in un’opera eccezionale filosofia, scienza e arte. Zero Gravity è il titolo del performance-based video e dell’omonima mostra presso 532 Thomas Jaeckel Gallery in cui Marcin fluttua in un volo parabolico citando il famoso “Dio è Morto” di Nietzsche. Vestita da ginnasta aerospaziale, viaggia abilmente sotto il soffitto dell’aereo e porta avanti la riflessione nietzschiana sui nostri opinabili bisogni di fede e valori trascendentali in una società fondata sul consumismo e la spettacolarizzazione mediatica. Esposta alla mancanza di gravità, sperimenta in prima persona l’insufficienza d’ancoraggio vivendola e esercitandola per lo spettatore come una metafora delle problematiche sociologiche moderne.

Altra parte fondamentale della mostra è l’anteprima mondiale del suo ultimo film Triple F, girato in Germania quest’estate. Ispirata all’estetica e alla trama del cult film Logan’s Run (1976), Marcin ha ricreato un mondo futuristico e fantastico, in cui regna un perpetuo stato di lotta per il potere. Tre popoli, distinti soltanto dal colore dei loro vestiti, lottano per la loro personale indipendenza, osservando, controllando e interferendo con il mondo degli altri al fine di istituire il proprio stato come quello dominante. Come in altre opere di Marcin, emergono anche qui la sua ricerca e ammirazione per le figure femminili influenti nella nostra società capitalistica e il controllo ossessivo di cui il mondo contemporaneo (americano) soffre, ma di cui non riesce più liberarsi.

Scopriamo cosi la regina del popolo blu Wilda Brück essere schiava della sua stessa mente: professando l’odio verso gli altri dichiara in realtà la sua stessa debolezza, la bassa autostima e mancanza di fiducia in sé. L’atleta del popolo giallo, Boa Russ, segue delle tattiche e strategie sportive per affermarsi nel mondo della concorrenza. Al contrario, Marla Stern, sovrana dei “rossi”, lotta per la felicità, l’amore e la passione. In tutti i tre popoli è evidente un senso di repressione e sorveglianza, non solo da parte di chi comanda, ma anche dei loro fedeli. Il film funge da specchio e critica a dinamiche politiche e sociali, riconosciute per non essere salutari per la mente umana, ma dall’altro lato ancora indispensabili per il funzionamento di una service society come può essere quella delle metropoli contemporanee.

Le due opere sono complementari e contradittorie allo stesso tempo. Da un lato Zero Gravity, un’azione-performance in uno spazio chiuso, definito, e reale che mette in questione le fondamenta del pensiero umanistico tramite uno statement chiaro dell’artista. Dall’altro Triple F, il film futuristico e immaginario, aperto all’interpretazione e visionario riguardo a probabili conseguenze di una società che considera l’essere umano sempre meno per quello che è, e sempre più per quello che riesce a fare. Le due opere, affiancate a disegni preparatori e stampe fotografiche, compongono così un circuito chiuso e suggeriscono l’equilibrio obiettato e il dionisiaco di Nietzsche.

Zero Gravity
Nadja Verena Marcin
532 Thomas Jaeckel Gallery
532 West 25th Street
New York, NY 10001
http://532gallery.com