Nell’attribuire a Caravaggio le nature morte Borghese e nel datarle intorno al 1592-1593 Zeri aveva toccato un punto nevralgico, quello del buio che precede la prima attività conosciuta dell’artista, sotto la protezione del cardinal Del Monte, a partire dal 1594-1595.
(Anna Ottani Cavina)

Il periodo a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso fu di grande movimento per Zeri, perché chiamato per consulenze da mezzo mondo (1). La constatazione che lo avessero sempre ricercato con estrema deferenza da tante nazioni e l’essere invece solo vilipeso dalle istituzioni culturali nazionali lo indignava più di ogni cosa. Gli studiosi fuori della rissa furono davvero pochi mentre il Professore fu in vita; e per questo mi piace segnalare come ne ricordarono i grandi meriti, alla loro maniera, Fruttero e Lucentini (2):

Il miracolo fondamentale operato da Zeri è di aver tradotto la sua mostruosa erudizione, la sua vertiginosa rete di riferimenti, la sua incredibile memoria visiva in un linguaggio che non esclude il profano e non umilia l'ignorante. Egli non è affatto un volgarizzatore, non semplifica, non facilita, non concede mai nulla all'approssimazione e alla demagogia. Dice chiaramente e ruvidamente che la conoscenza e il godimento dell'arte non sono faccende di salotto e di vernissage, ma richiedono vera attenzione, meticolosa osservazione, un duro, lento lavoro di avvicinamento. Ma fa intendere che, coi dovuti sacrifici, le necessarie penitenze, anche noi potremo accedere al regno degli estetici cieli, sedere alla destra di Raffaello. Quale stupore, quale sollievo per il volgo inchiodato alla propria pochezza dagli allusivi, altezzosi, iniziatici discorsi di tanti abatini e gesuitini dell'arte. E quale debordante gratitudine per questo aspro e spregiudicato francescano che mette a nostra disposizione il mantello del suo sapere e ci dà la speranza, o quantomeno l'illusione, di poter fare capolino nel paradiso.

Ciò che lo traumatizzava nel vivere di tutti i giorni, inoltre e soprattutto, era la facilità con la quale il PCI (3) avesse accettato e ricollocati fra le sue file personaggi sfrontatamente allogati per i due decenni fascisti nei posti di comando dei Beni Culturali che - nella nuova e opposta corrente politica - continuavano a gestire con la burbanza di prima (Argan, Brandi, …) o personaggi che - a suo parere e anche a parere di altri come Margherita Guarducci - militavano nel partito al solo fine di salvaguardare i loro vistosi patrimoni; nomi non occorre farne, tanto sono universalmente noti; un esempio per tutti:

8 febbraio 1981 (4) - Ho avuto a pranzo il prof. Scevola Mariotti e la moglie, il prof. Guido Barbieri, la prof. Margherita Guarducci e la sorella Mariola. La prof. Margherita, colta e salottiera, era piena di spirito e una fonte di ricordi; si diceva pure molto lusingata della stima che aveva per lei il prof. Zeri; raccontava del voltafaccia di Ranuccio Bianchi Bandinelli - fascista sino al midollo durante il ventennio - divenuto comunista per salvare i suoi possedimenti, come risultava a lei personalmente per averlo udito affermare dalla sua viva voce. Tutti d'accordo poi sulla fumosità di Argan.

Potrei citare - desunti dagli appunti nelle mie agende - infinite lamentazioni sul tema della vera persecuzione di Argan e dei suoi accoliti nei confronti del Maestro; cito solo pochi esempi:

3 settembre 1980, ore 20,40 - […] Intanto [Z.] torna ad attaccare Argan, un mascalzone incompetente che ha distrutto a martellate le Belle Arti e che dove passa lascia il deserto e vi butta sopra il sale. Sicuramente finirà la sua opera quando avrà distrutto anche la credibilità del partito comunista italiano…

5 gennaio 1981 – […] Il Professore mi ha ribadito che l'offesa dei quadri ritirati (5) non gli va giù: insiste che deve polverizzarli. Intanto per le insinuazioni fatte da Brandi nell'intervista a L'Espresso, mi ha confermato di aver dato incarico ai suoi avvocati di esaminarla per eventuali azioni legali.

6 gennaio 1981 - Anche stamattina, alle 7,15, mi ha chiamato Z.; […] mi confidava di temere che qualcuno potesse mettere nel recinto del suo giardino qualche pezzo archeologico rubato per poi accusarlo di averlo ricettato. Sono capaci di ogni bassezza - commentava - e intanto stanno facendo pressioni inaudite perché non mi si permetta più di scrivere su La Stampa e su L'Europeo.

È qui il caso di notare come il livore della Soprintendenza e della burocrazia romane contro Zeri non si placò neppure post mortem:

  • a undici anni dalla Sua morte, in occasione della mostra Federico Zeri, Dietro l’immagine, Opere d’arte e fotografia (Bologna, Museo Civico Archeologico, 10 ottobre 2009) la Soprintendenza romana trovò il modo di ribadire l’odio verso il Maestro, facendo emigrare, in prestito, i due dipinti di nature morte, soggetti della nota querelle a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, da Lui attribuite a Caravaggio giovane; la Fondazione Zeri, in quella mostra, dovette sostituire i quadri con due gigantografie! (6)
  • La burocrazia romana non fu da meno. Nel 2004, in piena campagna parlamentare e di stampa per il mantenimento a Mentana della sede della Fondazione Zeri, sia il comune di Mentana che quello di Fonte Nuova iniziarono la pratica per l’intitolazione di una piazza al nome di Federico Zeri. La Prefettura di Roma bocciò la proposta (7): Non è di chiara fama per dedicargli una piazza. I Comuni contestarono immediatamente la decisione (8); dopo circa tre settimane di studi, in Prefettura qualcuno si rese conto dell’enormità della gaffe (9).

Vi fu un momento della sua vita nel quale sospettò pure le ipotesi più pericolose. Accadde nel corso del 1985: accludo come illustrazione la lettera che mi pervenne, quale teste a difesa, in un processo del quale, purtroppo, l’avv. Fabrizio Lemme, difensore di Zeri, non ha più conservato il fascicolo (10). Il Professore fu accusato di avere acquisito illecitamente un quadro rubato alla chiesa parrocchiale di Mentana - un olio su tela raffigurante S. Paolo eremita - e, successivamente, nel timore di essere stato scoperto, di averlo donato al Comune; nella sala del sindaco pro-tempore rimase esposto per molti anni sino al giorno del suo strano trafugamento (11).

Non essendo stato più conservato dall’avvocato difensore il fascicolo, a distanza di tanti anni, non ho potuto sapere con certezza il nome del denunziante; dovrebbe essere stato il parroco del tempo. Ma conobbi personalmente quella santa persona e non credo che avesse potuto compiere una denunzia in tal senso se non avesse avuto una … spinta da qualcuno che aveva interesse a mettere Zeri in cattiva luce. Quando compii la ricerca sulle opere presenti nella chiesa madre di Mentana, oggi detta di S. Nicola nuovo, e feci fotografare i quadri, mi resi conto che il sant’uomo non avesse né conoscenza né documentazione delle immagini sacre in essa conservate. Quindi può essere stato gioco facile fargli credere che quel dipinto fosse stato di proprietà parrocchiale.

Per fortuna, io avevo redatto un manoscritto nel 1966, propedeutico alla mia pubblicazione Mentana: cavalcata su tre millenni! (12): di quel quadro non ne ebbi mai sentore; ne depositai il testo agli atti e lo testimoniai; il prof. Italo Faldi, da parte sua, ricordava perfettamente di averlo sempre visto nella casa del padre del Professore, Agenore Zeri. L’assoluzione per non aver commesso il fatto fu conseguente. La benevola convinzione sin qui espressa non mi sembra sia solo frutto di una visione personale e amichevole, ho trovato infatti valida e autorevole conferma in un “ricordo” postumo del Maestro, pubblicato da Italo Faldi (13):

In Italia Zeri aveva incontrato non poche difficoltà nel mondo accademico; il suo primo libro Pittura e Controriforma. L’arte senza tempo di Scipione Pulzone di impronta marxista dovuta all’influsso della personalità di Frederick Antal da lui frequentato a Londra, fu pubblicato solo nel 1956 […] ancorché scritto alcuni anni prima, per la ostinata resistenza che ad esso fu opposta da autorevoli cattedratici che non ne condividevano l’impostazione metodologica. Seguì una sotterranea campagna diffamatoria e di emarginazione da parte di alcuni settori dell’ambiente accademico contro Zeri: la cui voce di dissidenza nei confronti delle camarille universitarie, tenute sempre nel registro dei toni aspri ed acuti essendo la sua integrità morale pari solo alla sua assoluta mancanza di diplomazia, aveva creato disagio e imbarazzo. Ciò gli valse l’esclusione dalle cattedre universitarie e la mancanza di incarichi e riconoscimenti ufficiali per gran parte della sua vita.

Queste parole scritte da uno dei più completi e competenti studiosi di storia dell’arte dell’ultimo cinquantennio del XX secolo mi sembra spieghino a chiare note il clima avvelenato che avvolse l’intera vita adulta di uno dei geni sommi che onorò la Nazione italiana.

Note:
(1) Mi inviò il saluto da Phoenix (Arizona, 3/3/1971), Mérida (Yucatàn, Mexico, 15/5/1971), New York (17/4/1972), Karlstejn (Československo, 11/7/1972), Tokyo (17/1/1973), Bangkok (Thailand, 27/1/1973), Tehran, (28/1/1973), Nr. Killarney (Ireland, 8/10/1973), Killarney (Ireland, 25/3/ 1974), Berlin (19/9/1974), Baltimora (Maryland, 15/10/1974), San Juan (Porto Rico, 19/10/1974) , Waikiki (Hawaii, 17/3/1977), Bruxelles (1/6/1977), Malibù (California, 7/6/1977), San Francisco (California, 28/4/1978), Seattle (Washington, 29/4/1978), Ankara (11/6/1978), Manhattan (5/9/1978), Hollywood (15/12/1978), Scottsdale (Arizona, 4/5/1979), Santa Monica (California, 5/9/1979), Ptui (Jugoslavia, 3/10/1980), Malibù (California, 24/2/1981), Santa Monica (California, 23/4/1981).
(2) L’agenda di Fruttero e Lucentini, La Stampa, a. 121, n. 286, 6 dicembre 1987, p. 3.
(3) Sigla del tempo che indicava il Partito Comunista Italiano.
(4) I capoversi con data provengono dalle mie agende.
(5) Anna Ottani Cavina, Caravaggio, ripensare gli inizi, F. Z., Dietro l’immagine, opere d’arte e fotografia, Allemandi Ed., Torino 2009, pp. 78-90.
(6) Benedetta Cucci, Lo sgarbo romano a Federico Zeri, Museo Archeologico, si apre la mostra. Il caso Caravaggio, Il Resto del Carlino, 11 ottobre 2009, p. 31: Ad un primo distratto sguardo non ci si fa caso. O meglio si nota, ma non si comprende chiaramente. Poi si capisce che quella riproduzione in bianco e nero con fiori e vegetali vicina alla natura morta di uccelli sta a segnalare un quadro che doveva esserci ma non c'è. Si tratta di una delle grandi nature morte che Federico Zeri attribuì attraverso le sue ricerche al giovane Caravaggio e che, in arrivo dalla Galleria Borghese di Roma, doveva essere esposta al Museo Archeologico da ieri, per la mostra Federico Zeri, dietro l'immagine. Opere d'arte e fotografia (aperta fino al 10 gennaio 2010). Ma non ci sarà, perché è volata in Giappone assieme ad altre 47 opere della Borghese, che per sei mesi animeranno l'evento tra Kyoto e Tokyo "Italia in Giappone 2009". Una sorpresa dell'ultimo momento che, secondo l'opinione di Alessandra Mottola Molfino, neoeletta presidente di Italia Nostra (che ha già polemizzato anche sulla trasferta giapponese «spreco inutile e pericoloso») e coordinatrice dell'evento bolognese, è «un dispetto estremo della soprintendenza di Roma a Zeri». Ecco perciò che lo storico anticonformista, a undici anni dalla sua morte, continua a fare il suo lavoro di personaggio fuori dal coro che crea scompiglio…
(7) Fabio Marricchi, La Prefettura boccia Federico Zeri, Il Messaggero, 13 marzo 2004, p. 41: Federico Zeri? Chi era costui? Secondo gli uffici della Prefettura intitolargli una piazza a Mentana e a di Tor Lupara di Fonte Nuova non si può, perché evidentemente, così reciterebbe la burocrazia per l'attribuzione di piazze e vie, non è "personaggio di chiara fama'". Solo per tali personalità infatti la legge ammette un'eccezione alla regola ferrea: per assurgere agli onori della toponomastica infatti occorre che il personaggio sia "morto da almeno dieci anni". Nessuna eccezione quindi per Federico Zeri, il critico d'arte vissuto a Mentana (di cui Fonte Nuova faceva parte fino al 15 ottobre 2001) dal 1967 fino alla morte, avvenuta nel 1998. L'attribuzione della piazza era stata decisa, quasi a furor di popolo, da delibere comunali….
(8) Fabio Marricchi, Piazza Zeri, Municipio contro Prefettura, Il Messaggero, 14 marzo 2003, p. 36.
(9) OK del Prefetto a piazza Federico Zeri, Tiburno, 7 aprile 2004, p. 13.
(10) Ho chiesto all’avv. Lemme se fosse in grado di ritrovare nel suo archivio la pratica della quale parlo, ma mi rispose: Conservo i fascicoli sino a dieci anni dalla conclusione del processo; altrimenti non uno studio dovrei avere ma un palazzo a molti piani.
(11) Fu asportata la sola tela da ignoti ladri, che lasciarono in situ la cornice coeva; il dipinto non è stato ancora recuperato.
(12) Santini Ed., Sarzana 1967.
(13) Faldi, Italo, Ricordo di Federico Zeri, Gazette des Beaux-Arts, a. 142°, febbraio 2000, pp.63-66.