L’attuale realtà mediatica e dell'immagine rende il corpo un'icona che si impone. Il corpo è come una pagina bianca attraverso cui i gruppi umani esprimono il loro senso di appartenenza, ogni società, comunità o cultura scrive, disegna o incide imprimendo il proprio marchio. Gli esseri umani, sin dai primordi della vita, sul proprio corpo hanno disegnato, colorato e scritto segnali precisi per diffondere informazioni tra chi li osserva, ogni cultura ha creato una serie di riti e di cure rivolte esclusivamente al corpo; di fatto neppure dopo la morte il corpo viene lasciato così com’è ma è ancora oggetto di ulteriori attenzioni.

Il corpo fornisce informazioni su se stesso e sulla sua vita. Il corpo modificato è entrato nella quotidianità, strappato dalla sua condizione originaria «naturale» la sua potenza comunicativa supera i tradizionali 5 sensi.
Il corpo in vita è sottoposto a mutamenti, avvolte si tenta di rimodellarlo, scolpirlo, amputarlo, in un processo che va dalle pratiche tribali alla chirurgia estetica, fino a renderlo sempre più «culturale». Il corpo «culturale» segnato, dipinto, elaborato, diventa un “testo”, scritto in una lingua particolare, che la rispettiva cultura è in grado di leggere.

Si ripropone la domanda che cosa è scrittura e che cosa non lo è. Secondo il grande artista Paul Klee “Scrivere e disegnare in fondo sono la stessa cosa”. Nel testo sulla “Nuova scrittura” l’artista, scrittore e docente all’Accademia di Belle arti di Brera, Adriano Altamira scrive: “Si come non ho mai veduto mio padre e mia madre, e neppure ne conosco ritratti (poiché essi vissero molto tempo prima che si inventasse la fotografia), cominciai assurdamente ad immaginarmi il loro aspetto fondandomi su quello delle loro pietre tombali. La forma dell’epigrafe sulla tomba di mio padre era responsabile della strana idea ch’egli fosse un uomo tarchiato, forte, bruno, con ricci neri…”1 .

Esiste una sorta di dimensione “altra” della scrittura. Attraverso la parola, trasportata in questo “luogo diverso”, l’artista contemporaneo riesce a esprimersi attraverso inedite modalità che danno vita a opere sperimentali e innovative, sfruttando un fenomeno che ha delle radici “antiquisime”. L’arte rivela l’esistenza di uno scambio fra segno pittorico e segno verbale ma anche il legame che intercorre tra la parola scritta e il corpo. Il corpo in diversi modi può essere supporto della scrittura.

Dalla lettura del testo di Giuliana Bruno Atlante delle emozioni trovo un passaggio, che riporto citandolo, perché penso possa contribuire a queste riflessioni. “Perché mai dovrei essere attratta da quell’uomo pallido e solitario, (…) Forse perché le è bastata una sola occhiata per capire che potrebbe toccarla con la stessa delicatezza con cui maneggia le pagine del suo libro. Che le potrebbe accarezzare la pelle sfiorandogliela come la piuma di una penna d’oca sulla superficie di una pergamena. La pergamena, in fondo, è fatta di pelle, di pelle su cui scrivere”. (…) “si allunga a prendere le Note del guanciale e, leggendo Sei Shonagon, capisce che è tempo di preparare il proprio anatomico ‘elenco di cose che fanno accelerare i battiti del cuore’.” (…) “Cosi lei continua ad istillare la sua opera. Compone i restanti dodici volumi, incluso un libro del silenzio, sulla pelle degli uomini, scegliendo con cura la texture della loro epidermide. Poiché è una modella, sa distinguere tra un tessuto e l’altro. Quello fornito da Jerome era ottimo. Così buono che l’altro suo amante, un editore che è stato anche amante di suo padre, ne rapisce il cadavere e lo scortica per ricavarne un libro amoroso. Le pieghe della pelle di Jerome sono trasformate letteralmente in pagine da sfogliare. Lei offre all’editore i propri libri-su pelle per recuperare questo tomo di carne, per tenerlo sotto il makura, vicino al risvolto delle lenzuola, come si adisce a simili ‘note del guanciale’” 2 .

In questo mio scritto ho forzato intenzionalmente i confini ma penso che si intraveda come percorsi diversi nelle arti puntino a identificare ed esplorare come da sempre, il corpo sia un luogo di “sfida” alla morte, alla paura e al dolore, dove la pelle rappresenta il labile confine - il limite estremo del nostro corpo, tra il dentro e il fuori.

1) Pag. 22, Arte italiana, Nuova scrittura, Umberto Allemandi & C., Adriano Altamira E. H. Gombrich). Per analogia o per contrasto Adriano Altamira.
2) Pag. 294 -257, Giuliana Bruno, Atlante delle emozioni, Bruno Mondadori, M come mappa: arte, abbigliamento, architettura come Peter Greenaway.
. Prima parte: http://wsimag.com/it/arte/11545-il-nostro-tegumento-come-tela