“Sono andato nei boschi di Baarn, ho attraversato un ponticello e davanti a me avevo questa scena. Dovevo assolutamente ricavarne un quadro!”

Con queste parole, Maurits Cornelis Escher allude alla litografia dal titolo Tre mondi, in cui superficie, profondità e riflesso sono poste su un unico piano, quello dellʼacqua, che accavalla mondi reali e mondi riflessi fra sogno e geometria, invenzione e percezione visiva, fantasia e rigore.

Con oltre 150 opere, tra cui i suoi capolavori più noti come Mano con sfera riflettente (M.C. Escher Foundation), Giorno e notte (Collezione Giudiceandrea), Atro mondo II (Collezione Giudiceandrea), Casa di scale (relatività) (Collezione Giudiceandrea) sʼinaugura a Roma, al Chiostro del Bramante, una grande mostra antologica interamente dedicata allʼartista, incisore e grafico olandese, che ne contestualizza il linguaggio artistico e racconta lʼannodarsi di universi culturali apparentemente inconciliabili i quali, grazie alla sua arte e alla sua spinta creativa, si armonizzano, invece, in una dimensione visiva decisamente unica.

Prodotta da DART Chiostro del Bramante e Arthemisia Group e, in collaborazione con la Fondazione Escher, grazie ai prestiti provenienti dalla Collezione Federico Giudiceandrea, curata da Marco Bussagli, con il patrocinio di Roma Capitale, la mostra Escher vuole sottolineare lʼattitudine di questo intellettuale - perché il termine artista, nellʼaccezione con cui siamo abituati ad usarlo, pare in parte inadeguato - a osservare la natura in un altro modo, con un punto di vista diverso, tale da far emergere in filigrana quella bellezza della regolarità geometrica che talora diviene magia e gioco.

Non è un caso che la spinta verso il meraviglioso e lʼinconsueto sia nata nella mente e nel cuore di Escher grazie allo stupore che provava per le bellezze del paesaggio italiano, dalla campagna senese al mare di Tropea, dai declivi scoscesi di Castrovalva ai monti antropomorfi di Pentadattilo.

Su questi paesaggi si allungava il suo sguardo che scorgeva la regolarità dei volumi, la dimensione inaspettata degli spazi, la profondità storica delle città e dei borghi. Fu la dimestichezza con questi luoghi, così diversi dalla dolcezza orizzontale della sua Olanda, a porsi alla radice di un percorso artistico che sʼavventurò negli spiazzi sconfinati della geometria e della cristallografia, divenendo terra fertile per giochi intellettuali dove la fantasia regnava sovrana.

Quello di Escher, infatti, è uno sguardo che sa cogliere la realtà del reticolo geometrico dietro le cose, per poi farne le premesse compositive per costruire quelle che più tardi prenderanno il nome di «immagini interiori».

Così, quando lasciata definitivamente lʼItalia Escher giunse a Cordova e allʼAlhambra nel 1936, il gioco di tassellature - lʼelemento di attrazione dellʼapparato decorativo di quei monumenti moreschi - fu causa scatenante di un ulteriore processo creativo che coincise con il riemergere della cultura art nouveau della sua formazione artistica.

Percorso di mostra

Il percorso della mostra vuole seguire letteralmente lo sguardo di Escher, che ha preso le mosse dallʼosservazione diretta e puntuale della natura, sullʼonda del fascino che esercitò su di lui il paesaggio italiano. Così, gli occhi del grande artista si sono posati tanto sulle meraviglie offerte dagli scorci del nostro paese, quanto sulle piccole cose, dai soffioni agli scarabei, dalle foglie alle cavallette, ai ramarri, ai cristalli che egli osservava come straordinarie architetture naturali.

La mostra dedicata a questo grande intellettuale, mago nellʼiper suggestione del disegno, racconta attraverso le opere di Escher la compenetrazione di mondi simultanei, il continuo passaggio tra oggetti tridimensionali e bidimensionali, ma anche le ricerche della Gestalt - la corrente sulla psicologia della forma incentrata sui temi della percezione -, le implicazioni matematiche e geometriche della sua arte, le leggi della percezione visiva e lʼeco della sua opera nella società del tempo. Nel percorso della mostra anche opere comparative quali Marcel Duchamp, Giorgio de Chirico, Giacomo Balla e Luca Maria Patella.

L'esperienza all'interno della mostra

Allʼinterno del percorso di mostra il visitatore sarà guidato a vivere unʼesperienza “giocosa”, che fa capire lʼorigine e il perché dellʼarte di Escher, permettendo di sperimentare in prima persona e di comprendere le illusioni ottiche e gli inganni visivi a cui inducono le opere.

Attraverso tre esperienze percettive e sei giochi, la mostra fa vivere le illusioni ottiche - i cui effetti sono decifrati dalle Leggi della Gestalt - insite nei lavori del grande artista, dando la possibilità di capirne lʼorigine e i meccanismi.

La prima esperienza è spiegata attraverso una parete colma di sfere concave e convesse. Il visitatore, riflesso dritto nel convesso e al contrario nel concavo, potrà intuire la legge della riflessione. La seconda esperienza - La stanza degli specchi - spiega il fenomeno tridimensionale dellʼopera di Escher intitolata Profondità. La terza esperienza è quella della parete optical che darà un senso di profondità illusoria.

I sei giochi ottici si basano sulla legge della prossimità, quella della buona forma, del triangolo di Kanizsa, la legge del pieno e del vuoto, della continuità e infine del concavo e del convesso. I giochi daranno la possibilità di sperimentare i “trucchi di visione”.

Sarà possibile condividere la propria esperienza allʼinterno della mostra, scattando selfie e postandoli, utilizzando l'hashtag ufficiale #escherRoma saranno pubblicati sui nostri social network.