Da dieci anni che la Galleria Fondaco di Roma lavora con grande successo con l’artista olandese Gerdine Duijsens, ormai molto conosciuta e quotata non solo in Italia e in Olanda ma anche in diversi paesi europei, negli Stati Uniti e in alcuni paesi asiatici e del medioriente.

Le sue nuove tele, sempre nei grandi formati che la contraddistinguono, sono arrivate a Roma a metà aprile e nell’ultimo mese hanno riempito di colore la galleria di via degli Zingari. In attesa dello spostamento della sede di Monti, la Galleria Fondaco - che chiuderà il 30 giugno per riaprire a settembre in una zona più centrale di Roma - ha appena allestito le opere dell’artista olandese negli spazi di Babette a via Margutta e in Prati, da VANNI a via Col di Lana 10 (Piazza Mazzini), in continuità con lo spirito con cui lavora da anni allestendo mostre personali e collettive in numerosi spazi ‘altri’ a Roma e fuori.

Allestire l’arte contemporanea non solo in galleria e in spazi istituzionali, ma anche all’interno di selezionati spazi pubblici (negozi di lusso, locali e alberghi d’eccellenza) si è rivelato un modo efficace di avvicinare un pubblico sempre più ampio all’arte, di offrire occasioni per prendere confidenza con i lavori degli artisti in modo non convenzionale e di accompagnare nell’acquisto di opere spesso accessibili solo a chi frequenta ambienti ancora troppo esclusivi rispetto a come non siano ormai in grande parte dei paesi occidentali, dove con molta più disinvoltura si compra arte contemporanea perché piace e non solo come investimento.

Per chi ancora non conoscesse Gerdine Duijsens citiamo Annette Wierper che con grande simpatia racconta dei protagonisti delle sue tele, delineati in fretta dalle sue mani creative, … sono personaggi dalla vita ricca e vacua: festaioli e drogati dei ricevimenti, rumorosi divoratori di ostriche e trangugiatori di champagne, quelli che si abbuffano smodatamente e bevitori sfrenati, impiegati delle pompe funebri ubriaconi e chiacchieroni dell'aperitivo, palloni gonfiati VIP e buoni a nulla; … Gerdine mette a nudo i suoi personaggi nei loro momenti di disattenzione con benevolo scherno, rivelandone tutte le fragilità e insicurezze, quando, pensando di passare inosservati, cercano semplicemente di fuggire da un mondo in cui lo status, la conoscenza, i protocolli e il potere li tiene prigionieri. L’espressionismo lirico nella sua forma più pura. Guardando i dipinti di Gerdine Duijsens vediamo noi stessi. Non possiamo farci nulla, un sorriso si disegna sulle nostre labbra, una risatina si fa largo nel diaframma. Per questo vogliamo appendere i suoi quadri alle pareti di casa nostra. In quanto ci raccontano qualcosa di noi stessi. Perché sono autentici.

E ancora, la storica dell’arte Valentina White così scrive del lavoro della Duijsens “… colori puri, stesure ampie e pastose, immagini ravvicinate che raccontano la joie de vivre, gestualità semplici di personaggi osservati nella dinamicità della loro vita, fermati sulla tela con sottile vena ironica. Lo studio del colore steso per larghe masse e spesso accostato con sapienza al suo complementare rivela la conoscenza di molta della pittura dell’Ottocento francese mentre il tono ironico con il quale l’artista delinea i tratti dei suoi personaggi che invitano a partecipare ai loro banchetti, può riportare alla mente i temi cari alla caricatura del nostro Novecento fino alle straordinarie opere di Maccari.”

Gerdine Duijsens-Kroezen è nata ad Utrecht. Ha studiato arte all’Artibus Academy di Utrecht e all’Academie des Beaux Arts ad Arendonk in Belgio. Conoscitrice della cultura figurativa italiana del Rinascimento maturo, studia i modi e le tecniche pittoriche dell’Ottocento francese e olandese, soffermandosi su alcuni temi cari a Degas come cavalli e fantini, non immune al fascino esercitato dalle energiche pennellate delle tele di Van Gogh. Centrali nel suo lavoro anche i temi legati a celebrazioni conviviali come cene, ricevimenti, concerti. Le sue opere figurano in importanti collezioni private e sono state esposte allo Swagemakers Museum di Haarlem.