La mostra Mito e natura ideata in occasione di Expo 2015 intende presentare, attraverso più di 200 opere d’arte greca, magnogreca e romana, un aspetto poco noto del mondo classico: la rappresentazione della natura nei suoi vari aspetti, l’azione dell’uomo sulla realtà naturale e sull’ambiente. Saranno così proposte al pubblico le ricerche più avanzate di un a� ascinante aspetto, fin qui poco noto, delle nostre radici classiche. Le opere provengono da musei italiani e internazionali fra cui il Museo Archeologico di Atene, il Kunsthistoriches Museum di Vienna, il British Museum di Londra e il Louvre di Parigi.

Vasi dipinti, terrecotte votive, statue, a� reschi e oggetti di lusso come argenterie e monili aurei saranno ordinati cronologicamente (dal VIII sec. a.C. al II sec. d.C) e per temi in 6 sezioni nelle sale di Palazzo Reale, con un’attenzione maggiore sulla produzione artistica magnogreca e in generale dell’Italia meridionale, a quella ellenistica e romana. Un focus particolare viene dedicato ai reperti archeologici di area vesuviana con una selezione di capolavori di pittura parietale pompeiana.

Le prime ra� igurazioni di età arcaica (nella sezione Lo spazio della natura) rappresentano una natura selvaggia: rocce, alberi, caverne ma soprattutto frequenti scene marine come nel caso del famoso naufragio, dipinto in maniera grandiosa e inquietante, del vaso della fine del VIII secolo a.C. dal Museo di Ischia decorato con una famosa scena di naufragio dipinta in maniera grandiosa e inquietante. Il mare e la sua fauna sono celebrati anche più tardi su monete tarantine di V secolo e nelle celebri pitture funerarie di Paestum e continueranno ad apparire su grandi vasi a figure rosse della Magna Grecia di V e IV secolo a.C. Caratteristici i cosiddetti piatti da pesce provenienti dall’Apulia (odierna Puglia), con realistiche rappresentazioni di diverse specie, tutte ben riconoscibili e ancora oggi presenti nell’Adriatico.

Ben presto nell’arco del tempo il rapporto dell’uomo con l’ambiente si sviluppa in senso simbolico (la natura come segno e metafora) come dimostra l’eccezionale lastra funeraria detta del Tu⁄ atore dal Museo di Paestum. Emerge inoltre il valore metaforico di singole piante o animali (palma, alloro, ulivo) in specie nella ceramografia greca e magnogreca del V e IV secolo a.C. L’arte figurativa elabora le storie di Dioniso legate al vino, quelle di Demetra legate al grano e all’alternarsi delle stagione nonché di Trittolemo, l’essere divino che ha insegnato all’uomo a seminare. Tra le opere della sezione La natura coltivata dono degli dei, la statua di Trittolemo dal Museo di Santa Maria Capua Vetere e le lastre votive (pinakes) di Locri, splendidi esempi di bassorilievi in terracotta di V e IV secolo a.C. rappresentano magnifiche ra� igurazioni delle divinità della vite e del grano.

La mostra prosegue nella sezione Il giardino incantato raccontando come si di� onda il gusto per una rappresentazione decorativa di una natura esuberante che evoca giardini magici riferiti alla vita beata dopo la morte e alla rinascita in un mondo incantato. La natura è ra� igurata in maniera più ornamentale che realistica e in composizioni di grande eleganza. I motivi naturalistici presenti sui vasi a figure rosse del IV secolo a.C. (eccezionali in mostra gli esemplari della collezione Intesa Sanpaolo e del Museo Archeologico Nazionale di Napoli) si tramandano fino ad epoca romana su vasi, dipinti, elementi architettonici e d’arredo, su argenterie e su rilievi marmorei come il notissimo Rilievo Grimani prestato dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, con pecora e i suoi cuccioli in un ricco ambiente naturale.

In mostra sarà anche esposto il celebratissimo “Vaso blu” (I sec. d.C.) da Pompei ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, un prezioso reperto lavorato nella stupefacente tecnica del vetro-cammeo, con scene di amorini vendemmianti in bianco su fondo blu. L’opera, ottenuta eccezionalmente per l’esposizione, ritornerà a Napoli dotata di una nuova vetrina antisismica e antisfondamento grazie al supporto di Fondazione Bracco.

Le opere della quinta sezione della mostra Il paesaggio documentano come con l’a� inarsi delle conoscenze naturalistiche, il paesaggio dipinto faccia il suo ingresso nell’arte di età ellenistica. Sia nella corte macedone che ad Alessandria, la ra� inata produzione artistica è caratterizzata da scene paesistiche come sfondo di cacce regali e da storie mitiche, nonché da rappresentazioni di paesaggi campagne idilliache con alberi, rovine, pastori.

Il gusto per il paesaggio giunge a Roma, dall’inizio del I secolo a.C., con importanti testimonianze nelle decorazioni delle abitazioni non solo dell’aristocrazia ma anche della ricca borghesia di età imperiale. Un esempio sono le storie di Ulisse dei Musei Vaticani a� reschi con grandiose scene mitiche sullo sfondo di ampi paesaggi di rocce, piante, animali ed anche le pitture provenienti dalle case pompeiane con scene mitologiche ora al Museo Archeologico di Napoli.

Nell’ultima sezione (Il verde reale e il verde dipinto) sono radunati spettacolari esemplari di pittura illusionistica di giardini che specialmente nel I secolo d.C. decoravano le domus romane, per decorarle e per amplificarne gli spazi. In mostra saranno a� iancati ad oggetti d’arredo, come piccole sculture e puteali che ornavano gli spazi verdi ed erano riprodotti nelle pitture.

Molti anche gli a� reschi notissimi o meno noti (molti restaurati per l’occasione) che, assieme ad alcune celebri pitture con scene di ville e paesaggi marini, documentano il tono lussuoso delle dimore campane. Tra questi, straordinariamente ben conservati, sono gli a⁄ reschi della Casa del Bracciale d’oro da Pompei.

Un genere che nasce nel mondo ellenistico-romano e avrà molta fortuna nella pittura moderna è quello della “natura morta”. Dalle città vesuviane ci sono giunti a� reschi di grande gusto coloristico che rappresentano frutti riprodotti insieme a vasellame e ad animali. Alcuni esemplari di semi, di frutti e di pani da Ercolano e Pompei ci riportano alla realtà alimentare di età romana con un sorprendente gioco di specchi fra la natura dipinta ed i suoi modelli reali.

Il percorso espositivo si conclude con uno sguardo all’influenza che i modelli delle lussuose ville marittime edificate lungo le coste laziale e campana dall’aristocrazia ebbero sulle grandiose dimore lacustri costruite nel corso delle romanizzazione nell’Italia del Nord. (Il mediterraneo ai piedi delle Alpi). I ricchi ceti municipali ricostruirono sulle rive dei laghi prealpini il modello delle coste campane, ridisegnando anche l’ambiente naturale.

A cura della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, ricostruzioni e resti di pareti dipinte evidenzieranno il fenomeno a⁄ ascinante della di⁄ usione del modo di vivere romano nelle regioni del Nord.