La Galleria Umberto Di Marino è lieta di presentare il secondo appuntamento di ten more ten, una programmazione espositiva da svolgersi nel corso di un intero anno, concepita in occasione del decennale della sede napoletana e del ventennale dalla prima fondazione in Giugliano in Campania.

La serie di eventi diffusi in tutta la città di Napoli si avvarrà della collaborazione di diverse istituzioni pubbliche, oltre che di privati e collezionisti vicini al percorso di Umberto Di Marino in questi anni. Gli artisti della galleria o ad essa legati da relazioni pluriennali di scambio intellettuale, infatti, verranno coinvolti in mostre concepite per lo spazio di via Alabardieri, ma anche in installazioni, proiezioni, conferenze e progetti site-specific per luoghi significativi del paesaggio urbano e della scena culturale locale.

I temi da sempre cari alla linea direttiva della galleria, quali l'indagine sociale attraverso il paesaggio, la dérive antropologica, il viaggio e le trasposizioni geopolitiche dei fenomeni culturali, il post-colonialismo e il fallimento del Modernismo, saranno riletti in una rielaborazione costante dei contenuti e dei processi artistici, fino a concludersi con l'apertura al pubblico di un vero e proprio cabinet. Foto, documenti d'archivio, opere, bozzetti, testi e lettere daranno forma all'intreccio di relazioni umane e professionali che hanno attraversato le due sedi storiche, al servizio di un'idea di galleria intesa innanzitutto come laboratorio comune di pensiero e luogo aperto alla sperimentazione. Allo stesso modo l'invito raccoglie tutte le mostre di questi dieci anni in un compendio visivo e un omaggio sentito alle tracce lasciate dagli artisti.

Per ten more ten_#2, la galleria presenta un omaggio alla preziosa collaborazione pluriennale che la lega a Gian Marco Montesano, da Addio mia bella Napoli del 1998, a Historikerstreit del 2008, passando per Femmes Absolues del 2003. Ma le gambe... è un'opera che riassume tutta la ricerca dell'artista legata all'interpretazione storiografica, alle radici dell'identità italiana ed europea e all'influenza estetica della cultura popolare sui fenomeni contemporanei.

Viene esposta, dal 12 giugno, grazie alla prestigiosa collaborazione con un collezionista particolarmente vicino alla storia della galleria in questi anni. Ernesto Esposito, designer di fama internazionale e promotore di diverse iniziative culturali, contribuisce ai festeggiamenti del decennale, offrendo il proprio showroom come cornice d'eccezione per permettere al pubblico la fruizione dell'opera.

L'evento è introdotto e accompagnato da un testo di Montesano, scritto appositamente per l'occasione.

Ma le gambe....

… mi piacciono di più.

Più degli occhi neri, blu o azzurri che siano. Niente da fare: dopo aver cercato di indovinare cosa c'é da capo a pié le gambe, solo le gambe, soprattutto se un po' nervose ti faranno innamorar.

E lasciamo perdere il nasino un po' all' insù, le manine deliziose e altre delicatessen stile d'epoca.

Questo panegirico delle gambe in tempo di Swing lo cantava mio padre. Con “Ciribiribin”, “Maramao perché sei morto”, “Pippo non lo sa” e “Ma l'amore no”, le gambe facevano parte del repertorio, forse ripreso dal Trio Lescano, che mio padre ripeteva a casa per poi cantarlo nei teatrini del cosiddetto Avanspettacolo dove era finito dopo una lunga ma non troppo fortunata carriera in quel che si chiamò “ Teatro di Rivista ”.

Ero troppo piccolo per entrare in argomento.

Molti anni dopo, definitivamente naufragato al Night, mio padre mi confessò che, dopo aver sempre cercato di indovinare cosa c'è da capo a pié, si era definitivamente confermato nelle sue certezze : lui preferiva il culo ! Ero ormai troppo adulto per negare l'evidenza anatomica certificata da mio padre.

Ma ero ancora in tempo per contraddire l'altro Montesano, il figlio, cioè me stesso, l'artista che, l' occhio concettuale perduto nei significati introvabili della Storia, era diventato triste come un giorno senza pane. Il ricordo delle canzoncine di mio padre mi fece scivolare – credo del tutto normalmente – tra le gambe di mia madre.

Honni soit qui mal y pense ! Il celebre motto dell'Ordine della Giarettiera ( appunto ) mette in guardia chi fosse tentato di pensar male. Infatti, raffigurate nel dipinto, quelle sono le gambe di mia madre. Il suo piede stanco, le scarpine... la grazia equivoca e, finalmente, raccontare con piacere, rappresentare oltre la gabbia di ferro della Storia, le mie storie.

Come dire una libertà ritrovata, come mia madre liberava il piedino affaticato dalla costrizione stilistica della scarpina, sculturina intelligente ma tremendamente costrittiva. Ecco, tra quelle gambe, ho ritrovato le nostalgie calde, i ricordi dell'Eros, i Ritornelli divertenti e i titoli di tanti racconti dipinti come “Grazie dei Fiori”. Così, non avendo dimenticato le lezioni di anatomia libertina di mio padre e le gambe di mia madre ho fabbricato, per viver meglio e libero, le mie personali Pillole Anticoncettuali.

Gian Marco Montesano

Ernesto Esposito Shoes è in Via S.Caterina a Chiaia, 20, Napoli