Che il matrimonio tra Robert e Sonia Delaunay avesse dato il via a un sodalizio artistico era cosa nota, ma che la carriera artistica di Sonia Trek (in arte e vita Sonia Delaunay) fosse considerata altrettanto importante, se non ancora più complessa rispetto a quella del marito, emerge quasi come una rivelazione, perlomeno per i “non addetti ai lavori”.

In questo intento riesce bene il Tate Modern di Londra, che, attraverso una ricca retrospettiva conclusasi pochi mesi fa, racconta il vasto percorso artistico di questa grande artista, definita da molti “la signora delle Avanguardie”. Una donna che all’aggettivo femminista ha sempre preferito quello di artista e che durante il suo percorso non hai mai smesso di sperimentare con diversi materiali e applicazioni tecniche, rimanendo pur sempre fedele al suo credo artistico. La sua produzione infatti non si fermò solo alla pittura ma spaziava dai ricami ai tessuti, dagli arazzi e carte da parati fino alla creazione di scenografie e oggetti di design.

I comandamenti artistici della Delaunay, già orientati alla ricerca del puro colore, diventano ancora più forti quando entrambi i coniugi si allontanano dalle influenze post impressioniste di Gauguin (lei) e di Paule Cezanne (lui) e del rigore formale cubista, per abbracciare in maniera sempre più convinta l’astrattismo, sotto le influenze di artisti a loro contemporanei come Vasily Kandinsky e Paul Klee. Un passaggio che inizia con l’allontanamento formale dal cubismo e la creazione di una corrente che sarà poi definita dal critico Guillaume Apollinaire, Orfismo o Cubismo Orfico (da Orfeo, il dio artista e “musico” della mitologia greca) in riferimento appunto alla natura “musicale” e armonica dei colori che questa corrente portava con sé.

Questo movimento definito poi Simultaneismo trae ispirazione dalle teorie del pointillismo di Seurat, dove colori punteggiati, gli uni vicini agli altri, si fondono a una diversa distanza di osservazione e, per effetto di un gioco ottico, si ridefiniscono e creano figure omogenee, in grado di stupire l’osservatore. Anche nel Simultaneismo le composizioni astratte di colori sono dinamiche, giocano con rifrazioni di luce e con forme geometriche senza però perdere la loro autonomia e identità propria, specialmente grazie all’enfatizzazione dei contrasti tra le palette di colori utilizzati.

Dopo i primi anni di ricerca e di ricca produzione artistica, lo scoppio della Prima guerra mondiale fu l’occasione, per lei e suo marito, di abbandonare temporaneamente Parigi e abbracciare 7 lunghi anni spesi in viaggio tra Spagna e Portogallo, molto visibili nelle sue opere del tempo. È durante questi anni infatti che la Delaunay viene accolta con entusiasmo da esponenti dell’Avant-garde locale e sviluppa progetti con artisti del posto. La passionalità del flamenco e la musicalità del jazz entrano così nei suoi quadri tra ritmica della rappresentazione, studio dei movimenti circolari e inserimento di poesie e testi nelle sue creazioni, una novità (quest’ultima) senza precedenti.

L'animo pionieristico della Delaunay la fece protagonista di numerosi primati come artista, in particolare quello di essere la prima donna a partecipare a una retrospettiva a lei dedicata al Louvre di Parigi, nel 1964; anni quelli, in cui la sua pittura intraprese un livello ancora più elevato e poetico, facendo tesoro di diverse esperienze, inclusa quella dadaista. Amata per le sue creazioni e per le sue stampe, la Delaunay fu anche protagonista dell’apertura di un atelier dove la sua “wearable art” (arte da indossare) riscosse molto successo e ispirò inevitabilmente anche il mondo della moda negli anni. La sua carriera è costellata anche di ritorni, come quello dell’utilizzo del guazzo, meglio conosciuto come “gouache” in francese, che caratterizzò i primi anni di carriera e che ricompare nei suoi dipinti con maturata coscienza pittorica, affiancato da diverse tavolozze di colori, più marcati e più scuri. Negli anni più tardi invece, le forme geometriche acquistano nuova valenza e si trasformano in un rinnovato linguaggio astratto.

Interrotta con la sua morte nel 1979, all’età di 94 anni, la sua lunga e prolifica carriera, animata sempre da un’indole tanto esuberante quanto combattiva, è caratterizzata da un univoco e comune denominatore: il continuo processo di ricerca e sperimentazione. Un notevole esempio di come un’artista può reinventarsi ed evolvere con continuità e coerenza, relazionandosi al suo tempo e costruendo ugualmente un dialogo aperto e duraturo con le arti in genere.