Lunedì 23 novembre 2015 le storiche mura dell'Accademia di Belle Arti di Lecce hanno ospitato una Conversazione singolare, una Master Class tenuta dall'artista lucchese Francesco Zavattari.

Dopo gli iniziali saluti di rito da parte del Direttore Prof. Claudio Delli Santi l'atmosfera ha immediatamente subito una metamorfosi e quella che poteva essere una delle tante formali presentazioni, ha invece assunto i connotati di una chiacchierata dinamica, che ha coinvolto attivamente gli studenti accendendo il loro interesse all'ascolto e alla condivisione.

A seguito della sua mostra personale Elevata Concezione, tenutasi presso le sale dell' Ex Conservatorio Sant'Anna di Lecce dal 17/10/2015 al 02/11/2015 (curata da Antonietta Fulvio e Giusy Petracca per Il Raggio Verde e coordinata da Ambra Biscuso per l'associazione Le Ali di Pandora), Zavattari ha voluto dedicare una giornata ai giovani "aspiranti artisti" coinvolgendoli in quello che per lui è un progetto molto importante, che porta avanti da tempo in diverse strutture didattiche.

Questo format d'incontri è, infatti, appositamente studiato per interfacciarsi con gli studenti nel modo più efficace possibile, creando intorno a questi momenti non un circolo di sterili informazioni, ma piuttosto un animato dibattito su quello che effettivamente significhi lavorare come artista.

Nel corso delle ore si sono avvicendati svariati argomenti, dalla produzione artistica al marketing, dall'editoria al design, accompagnati da una sincerità di base, alle volte anche spiazzante: Essere sincero è l'unico modo per potersi relazionare con i ragazzi, io racconto la mia storia non per autocelebrarmi, ma perchè loro possano trarne degli spunti.

E infatti di questo si è trattato, del racconto di un ragazzo che ha perseguito la sua strada con convinzione e davanti a dei giovani in procinto di dover prendere decisioni per il futuro ha detto con franchezza che ci vuole coraggio per lavorare con l'arte, perché è un rischio che si corre sulla propria pelle senza alcuna garanzia sull'esito finale, ma ha anche affermato che bisogna credere nelle proprie ambizioni mettendoci sempre il talento, la testa e in primis il cuore.

Francesco Zavattari svolge la sua attività sia in Italia che all'estero, riscuotendo numerosi successi di critica e pubblico. Il suo lavoro è noto ai più, per citare solo alcuni esempi: Indagine sull'Ombra (2012), Ubiqua (2013), Universo Instabile (2014), Ambidexter - L'evoluzione dello spazio/tempo (2014), Poliedro (2015 Fondazione Giuseppe Lazzareschi di Porcari -Lucca-), di rilievo anche il suo impegno per My Art is Female in Portogallo con l'associazione UMAR, dove si approccia al delicato argomento della violenza sulle donne.

L'aspetto che ha voluto sottolineare conversando con i ragazzi non è stato quello del successo ottenuto, ma di come sia importante lavorare con dedizione per arrivare a determinati obiettivi, operando in uno spirito di cooperazione con i propri collaboratori, senza mai tirarsi indietro.

La sua carriera artistica è strettamente correlata con quella di designer, due mondi differenti, ma che tuttavia non possono che influenzarsi a vicenda essendo parte integrante della realtà di una stessa persona. Durante l'incontro un punto fondamentale della discussione ha riguardato proprio questo aspetto duale del suo percorso lavorativo. I due ambiti lo vedono agire spesso agli antipodi, se come designer si è trovato a dover accettare dei compromessi, per accontentare magari un cliente con delle richieste particolari, di contrappunto nella creazione delle sue opere asseconda liberamente la sua necessità d'espressione. L'aspetto più paradossale è che proprio le limitazioni che rientrano in un ambito gli consentono di sentirsi completamente affrancato da qualsivoglia costrizione nell'altro.

In sostanza ha invitato gli studenti a lavorare con la mente costantemente predisposta a un'elasticità tale da vedere oltre la propria piccola bolla, ad essere in continuo fermento e sempre pronti a "metterci la faccia". Ed è proprio la sua faccia che viene riproposta nell'immagine pubblicitaria di Poliedro mentre impugna un arco immaginario composto da fili interconnessi legati a unica matrice e sempre la sua immagine velata da una materia fluida preludio alla sacralità connessa a Elevata Concezione e ancora, forse una delle più emblematiche, quella di un Zavattari abbigliato di tutto punto, ma ricoperto di spruzzi di colore in Universo Instabile.

Quest'ultima è particolarmente rievocativa della sua realtà quotidiana: i ritmi serrati, le scadenze del suo lavoro di designer convivono inevitabilmente con la sua esigenza creativa. Questo paradosso strutturale si legge in tutta la sua produzione.

Le antitesi che s'incontrano, il caos, "l'universo instabile" di segni tracciati di getto, fortemente espressivi che, a una più attenta analisi, si miscelano a uno studio della composizione quasi maniacale. In una contaminazione di gesti così lontani tra loro che però si sublimano proprio nella vicendevole connessione, in fondo L'ombra è la luce al contrario e viceversa!

Al termine della Master Class gli studenti si sono affollati intorno a Francesco per esprimere il proprio entusiasmo, ringraziandolo per le sue utili "dritte". Certamente ascoltare un giovane artista che ha raggiunto determinati risultati è stato motivante e ha portato una bella dose di ottimismo ed energia. Ognuno di noi seguirà le rispettive personali aspirazioni, ma senza mai dimenticare che attraverso l'arte si racconta la vita. Le scelte fatte e quelle scartate, l'immagine di un giorno qualunque che diventa straordinario, un articolo letto su un giornale oppure un colore che rieccheggia in ricordi lontani.

Testo di Chiara Bevilacqua