A Milano, presso lo Spazio Aperto San Fedele, il 4 febbraio alle ore 18.30 inaugurerà la nuova mostra di Paolo Cavinato dal titolo INTERNI. L’esposizione è curata dal critico d’arte Kevin McManus e dal direttore della Galleria San Fedele Andrea Dall’Asta SJ.

La mostra presenta tredici opere dell’artista che, dopo essersi classificato secondo al Premio Artivisive San Fedele 2008/2009, torna con una mostra personale negli spazi della Fondazione Culturale San Fedele. Artista di notevole esperienza internazionale, Paolo Cavinato coniuga poliedricità di competenze e rigore di una linea di ricerca sempre coerente, costantemente rivolta verso una riflessione colta e disciplinata. La mostra propone tredici opere che riassumono questo percorso nelle sue linee essenziali, mostrando con chiarezza le problematica in esso affrontate.

Il lavoro di Paolo Cavinato si muove sostanzialmente su due temi cruciali, la sensorialità e la rappresentazione. Si tratta di due questioni strettamente legate, al punto di costituire addirittura due facce della stessa medaglia: da una parte la “presenza” dell’esperienza sensoriale, dall’altra l’“assenza” che muove per definizione il desiderio di rappresentare, e che a sua volta non può prescindere dalla sollecitazione dei sensi.

Gli spazi di Cavinato sono fatti di segni, di oggetti, di luce e anche di puro intelletto, di proiezioni mentali che unificano sotto una stessa logica la profondità materiale e quella rappresentata, i pieni e i vuoti, le linee tracciate e la loro ideale prosecuzione. Tutto ciò avviene lontano dalla freddezza della pura teoria della forma, e investe piuttosto la dimensione dell’esperienza dello spazio vissuto.

È cosi, ad esempio, nei lavori in forma di architettura portatile – Cella, Gocce e Labyrinth – che invitano il fruitore a guardare all’interno di uno spazio delimitato, perdendo la cognizione della distanza tra grande e piccolo, immergendosi in uno spazio che, per lo sguardo che lo penetra, diventa un mondo immaginario. Ma è così anche in lavori da parete come Libration, un disegno prospettico che abbatte la distinzione tra l’illusione geometrica e la continuazione letterale delle linee al di qua della superficie, e Via, un tracciato in rilievo la cui illusoria tridimensionalità è suggerita, oltre che dalla forma, anche da una superficie che invoglia al camminare, richiamandone immediatamente l’esperienza.