Via IV novembre è una traversa della piazza comunale. La prima parte è ampia, la seconda si restringe e diventa una viuzza parigina. È di questa parte che desidero parlare perché è la residenza di un gruppo di artisti e di intellettuali. Arrivano qui, al bar Oriente Espresso verso mezzogiorno e tra parole divertenti, racconti curiosi che conquistano spazi e tempi diversi, prendono forma progetti che miracolosamente, poi, si realizzano. In questo luogo è nata anche l'associazione "dis-Ordine". Ultimamente, a volte, rinuncio al mio viaggio in bicicletta e mi siedo all'Oriente Espresso e vedo e sento e ascolto in che modo "l'arte possa inscriversi in una logica dell'oikos, della casa, nel senso di luogo di vita... e quando sei a casa sei in un contesto dove ti senti sicuro, in uno stato di tranquillità emotiva, affettiva, intellettuale... ".

In questa viuzza circola un'aria davvero accogliente, ci sono case che hanno vissuto intensamente, botteghe che resistono nel tempo con i loro colori e i loro profumi e nonostante ciò o ti appoggi al muro o svanisci per sempre. Sì perché a mezzogiorno e alle 19, nell'ora dell'aperitivo, passa il camion della raccolta della spazzatura e nell'intervallo ecco il carosello dei suv. E ciclisti e pedoni, ostinatamente si affidano alla viuzza. Ne sentono l'umore, ne avvertono le antiche parentele.

Credo che tutte queste cose insieme abbiano colpito, un mattino, lo sguardo d'artista di Marcello Landi. Gli amici delle botteghe e dei bar gli avevano chiesto un'idea per rendere più "vivi" i pannelli bianchi che ricoprono un lato della via dove il mercato coperto è in fase di ristrutturazione. Lo sguardo dell'artista non è distratto, vede ciò che è lì e agli altri sfugge. Così Marcello ha visto l'esercito di biciclette appoggiate ai pannelli. Ciò che determina l'atto creativo ha radici ben radicate dentro di noi. Questa volta in Marcello la forza del gioco creativo ha la sua origine nelle teorie in S. Apollinare Nuovo, nelle biciclette e nei personaggi che hanno segnato la storia di questa città, lì tutte le mattine, compagni della sua colazione. Inoltre la fatale qualità di questa teoria è il suo confluire con la realtà della via.

Le biciclette dipinte convivono con le nostre in uno stato di reciproca verità. I personaggi, sfilano liberamente interpretati da ex allieve e allievi del Liceo Artistico, dell'Istituto d'Arte e dell'Accademia. E sono tanti: Gordon Byron e Teresa Guiccioli, Augusta Rasponi del Sale, Michelangelo Antonioni, B. K. de Rola "Balthus", Marguerite Yourcenar, Marianna Baccinetti, Ottaviano Augusto, Paolo e Francesca, Garibaldi e Anita, Olindo Guerrini, Sant'Apollinare, Federico Fellini, Cordula Poletti, Carmelo Bene, Galla Placidia, Gino Severini, Luigi Masetti, Gustav Klimt, Oscar Wilde, Cole Porter, Argia Drudi, La Mariola, Teodorico, C.G. Jung, L'Agnese, Teodora, Dante, Totò. Il progetto è stato realizzato a cura di Agnese Navoni. Agnese è una giovane artista, una ex allieva del Liceo Artistico, e ora continua i suoi studi a Bologna nel campo del cinema. È una persona determinata e gentilissima. Ha lavorato e guidato il gruppo con un profondo coinvolgimento personale. Ecco quello che ha scritto Agnese Navoni su questa sua esperienza:

"È iniziato tutto con la bicicletta. Questo mezzo di pensiero, oltre che di azione, mi ha convinta della proposta di Marcello Landi e degli artisti di dis-Ordine: realizzare una teoria di personaggi storici illustri, che dalla nostra musiva Ravenna hanno ricevuto e che a noi hanno donato; una lunga fila di persone in sella, che sfila lungo i pannelli che ora ricoprono il Mercato Coperto in Via IV novembre. E poi, dopo un telaio, un paio di ruote e un manubrio, ci sono stati pennelli, colori acrilici, vecchi amici ritrovati anche al di fuori dei banchi del Liceo Artistico: tante nuove personalità da conoscere. Eccoci allora al lavoro: ci troviamo, ognuno con i propri bozzetti, gli uni di fronte agli altri e tutti quanti di fronte a quel lungo muro bianco, riflettendo sulla possibile resa del personaggio che abbiamo deciso di ritrarre. E nascono il volto fiero di Ottaviano Augusto, la lunga veste rosso vermiglio di Dante, un dolce abbraccio degli amanti Paolo e Francesca, l'occhio curioso di Federico Fellini, l'identità di una misteriosa Mariola, gli occhiali tondi alla John Lennon di un anarchico Luigi Masetti, lo sguardo ammiccante di una Teodora femme fatal, l'abito sgargiante di un dandy come Oscar Wilde e altro ancora.

Ho pensato tanto alla mia esperienza. Sono stati giorni di un sole capriccioso, di turisti interessati, di complimenti in svariate lingue, di critica, di fretta ma pure, sì, di enorme soddisfazione. Un bambino che si avvicina, che timido chiede alla propria madre se può "colorare" anche lui i disegni, una coppia di turisti olandesi che ti ringrazia per averle concesso di scattare una fotografia e immortalare il tuo lavoro, i familiari (sempre in bicicletta, anche loro) che spiano la tua opera nascondendosi fra i passanti, gli amici che ti aiutano e ti sostengono mentre hai tante cose da fare e alle quali pensare. Una grande responsabilità, anche questo è stato. Come realizzare una figura esteticamente piacevole, riconoscibile, collocarla su di una bicicletta, mezzo che in molti non hanno realmente mai conosciuto? Con un po' di fantasia, con un tratto veloce fatto di getto e con un altro lento e ben pensato, con il consiglio di un amico, che, da te, ha sentito lamentele. Ogni tanto come un pensiero di non farcela, ma che ha anche visto in te soddisfazione e gioia.

Molteplici sono stati gli imprevisti, diverse sono state le incomprensioni, ma ciò che ne risulta nel mio cuore, alla fine, è un'operazione ben riuscita, spunto di riflessione e ricerca per chi, come me, si è informata del lavoro di quelle persone, dei loro viaggi, dei loro amori, della loro opera, del loro pensiero di Ravenna. Provo felicità a vedere proprio lei, Ravenna, la mia romagnola Ravenna, la città per me più felliniana al mondo, ora così colorata, ora, anche se solo lungo una via del centro, così affollata. La storia: è la storia ora a passare in bici e con lei siamo noi".