Dopo la personale realizzata nel 2012 nella sede francese de Les Moulins, Galleria Continua è lieta di ospitare per la prima volta nei suoi spazi espositivi di San Gimignano, una mostra di Sislej Xhafa.

L’esposizione dal titolo Fireworks in my Closet comprende nuove opere create dall’artista per la mostra e pensate in relazione agli spazi del piano inferiore dell’ex cinema teatro: la platea, il palcoscenico, la balconata, il giardino.

Opere molto diverse tra loro, che con ironia e leggerezza, affrontano i temi della migrazione, dell’identità, dell’emarginazione, della violenza nella politica e nella società mettendo in discussione la complessità, l’unità e la diversità della nostra società moderna. Sislej Xhafa arriva in Italia nel 1993, studia all’Accademia di Firenze per poi raggiungere gli Stati Uniti dove vive. Si lascia alle spalle il luogo in cui è nato, devastato da una dittatura e dalla guerra: arriva infatti dalla Kosova come la definiscono gli albanesi, etnia di cui fa parte.

Conosciuto internazionalmente per la sua ricerca all’interno delle realtà sociali, economiche e politiche associate alle molte complessità della società contemporanea, Xhafa è interessato ai fenomeni dell’illegalità e delle strategie sociali mettendo in evidenza il modo in cui vengono inconsciamente manipolate.

L’artista si esprime indifferentemente attraverso la sperimentazione di tutti i media, dalla scultura al disegno, dalla performance alla fotografia e al video. Ironico e sovversivo, Sislej Xhafa riesce sempre a trarre ispirazione dalla complessità e dalle contraddizioni della realtà. Fu lui, infatti, a proporre un padiglione albanese clandestino alla Biennale di Venezia, ad utilizzare la stazione di Ljubljana come una Borsa in cui al posto delle azioni si vendevano desideri e speranze delle persone, ad arredare come un grande palazzo la sala di attesa di una stazione di polizia a Gent, ad offrire uno slittamento di prospettiva ai visitatori della Biennale di Venezia del 2013 invitandoli ad appollaiarsi tra i rami di un albero per farsi tagliare i capelli in un negozio improvvisato.

Al MAXXI di Roma è in corso fino ad ottobre una rassegna summa di un filone del suo lavoro che prende il titolo dalla grande installazione del 2000 creata in Toscana con Arte Continua, per Arte all’Arte. In quella occasione, scavando il terreno della collina davanti a Casole d’Elsa, Xhafa inscrive sul suolo a caratteri cubitali “Benvenuto”.

Emblema della natura sempre in movimento (l’erba è ormai cresciuta e la scritta è scomparsa), quest’opera è un invito all’apertura e dell’accoglienza. Xhafa è capace di trasformare in straordinario la banalità del quotidiano. In questa mostra, le impronte di un senza fissa dimora lasciate sul cemento o i teloni dei camion ci portano a riflettere su temi drammaticamente attuali come la ridefinizione del concetto di migrante, di spazio, di confine. Antenne e parabole insistono sul senso di transitorietà e di mancanza di comunicazione.

Fuochi d’artificio imprigionati in un armadio diventano metafora di violenza e le figure di santini emblemi del potere religioso. E se l’opera collocata in giardino trascende l’arte per aprirsi sul paesaggio, quella in platea denuncia uno spazio non verificabile, quel confine labile tra ciò che conosciamo e ciò che ci sfugge, quella mappa sommersa dove legale e illegale si confondono.

Sislej Xhafa è nato a Pejë, Kosova, nel 1970. Vive e lavora a New York. Ha realizzato mostre personali in importanti spazi espostivi: Galeria Bwa Sokol, Nowy Sacz (2016); MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma (2016); Center 42°, Cetinje, Montenegro (2012); Madre Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina, Napoli (2011); GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo (2007); 51° Biennale di Venezia, Padiglione Albanese, Venezia (2005); Fondazione La Caixa, Barcellona (2005); Deitch Projects, New York (2002); Kunsthalle Bern, Berna (2001), Fondazione Olivetti, Roma (2000); 47° Biennale di Venezia, Padiglione Albanese clandestino, Venezia (1997). Ha esposto in mostre collettive presso: National Gallery of Art, Varsavia (2016); Palazzo Reale, Milano (2015); Centquatre, Parigi (2015); 55° Biennale di Venezia, Venezia (2013); Riso Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia (2012); Palazzo Grassi, collezione François Pinault, Venezia (2011); Havana Biennial, L’Avana (2009); Biennale of Gwangju, Gwangju (2008, 2002); Schirn Kunsthalle, Francoforte (2008); Museo Reina Sofía, Barcellona (2007); Istanbul Museum Of Modern Art, Istanbul (2007); Mori Art Museum, Tokyo (2007), Palais de Tokyo, Parigi, (2002); PS1, New York (2001); Manifesta III, Ljubljana (2000); S.M.A.K., Gent (2000), 59° Biennale di Venezia, Venezia (1999).