Galleria Continua ha il piacere di presentare una nuova mostra personale di Zhanna Kadyrova. Il progetto si compone di una serie di opere inedite e appositamente concepite per questa esposizione che ruotano intorno al tema dell’abitazione.

Il titolo, Mia casa, mia fortezza, è la traduzione letterale di un proverbio russo nel quale emerge il concetto di casa come luogo protetto e come proprietà. Zhanna Kadyrova si muove inizialmente sui fronti del video e della performance ma è attraverso la scultura e l’installazione che negli ultimi dieci anni s’impone all’attenzione del pubblico e della critica. Nonostante la giovane età, l’artista ha già esposto due volte all’interno del padiglione ucraino della Biennale di Venezia, ha inoltre preso parte alla Biennale di Kiev con una mostra personale, affermandosi come caposcuola della giovane generazione di artisti ucraini. Il lavoro di Kadyrova sposta stili e linguaggi da un contesto all’altro e mette in discussione il ruolo dello spettatore.

L’artista utilizza una varietà di materiali diversi per disturbare la nostra percezione abituale dell’ambiente urbano. Cemento, calcestruzzo e piastrelle, quelle che ancora oggi rivestono le facciate degli edifici in Ucraina, sono materiali cari all’artista, così come lo sono stati all’urbanismo postsovietico per rimediare a difetti di costruzione, errori di calcolo o carenze tecnologiche. Incorporando tutta l’energia della cultura popolare “bassa”, luminosa e scintillante, la piastrella è il materiale dei mosaici di Zhanna Kadyrova: sculture e oggetti frantumati, incerti e transitori, carichi di nostalgia, rimandano alla fragilità della fama, delle ideologie e della prosperità mondana. “Ho preso un materiale relativo alla storia ucraina. La ceramica era molto popolare negli spazi pubblici. La trovavi ovunque in forma di mosaici, compresi i bagni… è stato anche un modo per rompere con i codici accademici. Ho studiato presso il Dipartimento di Scultura. Il sistema d’istruzione era molto conservatore. Abbiamo imparato ad eseguire sculture classiche - ricorda l’artista - una volta fuori, mi sono avvicinata al colore, prima nei disegni e poi con piastrelle di ceramica”. Dopo aver scoperto il colore attraverso l’utilizzo delle piastrelle, l’artista passa ad indagare il reale significato di questo materiale, della sua storia, dei concetti a cui sottende. La rielaborazione formale della tradizione sovietica del mosaico per Kadyrova è inoltre una pratica per riflettere sulle leggi emanate dal Governo ucraino nell’ambito dell’attuale “decomunizzazione” del paese: una politica tesa a cancellare ogni traccia del passato, che le autorità stanno mettendo in pratica smantellando simboli e monumenti di epoca sovietica, ribattezzando strade, villaggi e città e anche distruggendo i mosaici sovietici.

Tra i lavori che l’artista presenta in questa mostra Experiments, una serie fotografica di vedute di Kiev dove l’apparente serenità del paesaggio urbano è turbata da macchie di acido. L’eredità formale del tradizionale mosaico sovietico si declina, nella mostra sangimignanese, in una serie di nuovi lavori che hanno come soggetto un aspetto del paesaggio urbano toscano, quello delle case popolari. Zhanna Kadyrova impegnata socialmente e politicamente (ricordiamo che l’artista è membro del collettivo R.E.P. Revolutionary Experimental Space, nato durante la Rivoluzione Arancione svoltasi in Ucraina nel 2004), anche in questo caso si mostra incline ad un’analisi sociale del territorio offrendoci una riflessione sulla dimensione politica dell’edilizia popolare in Italia. Queste nuove opere prendono le mosse da una serie di foto ma utilizzando cemento e gesso, si collocano a metà tra la scultura e la bidimensionalità di una pittura. L’indagine di Kadyrova sul concetto di abitazione, questa volta come spazio personale e territorio da salvaguardare, prosegue in un’altra nuova opera in mostra.

Mattoncini di vetro conservano al loro interno una serie di fotografie scattate dall’artista in diverse città ucraine. Torna l’idea del paesaggio qui sviluppato come struttura architettonica modulare che racconta l’intimità della vita domestica sbirciando attraverso la finestra di una casa. Lo spessore dei moduli rimanda al concetto di vulnerabilità, di difesa dello spazio individuale e della propria alterità.

Zhanna Kadyrova nasce a Brovary in Ucraina nel 1981, vive e lavora a Kiev. Negli ultimi anni ha realizzato personali presso: Bureau for Cultural Translations, Leipzig nel 2016; Kunstraum Innsbruck, Innsbruck, Art Zavod Platforma, Kiev, The School of Kyiv - Kyiv Biennial 2015 National Pedagogical Dragomanov University, Kiev nel 2015. Del 2014 la residenza a San Paolo in Brasile. Ha esposto in collettive presso: Centre Georges Pompidou, Parigi, MUSA, Vienna nel 2016; Centquatre-Paris, Parigi, Padiglione Ucraino, 56° Biennale di Venezia, Venezia, Badischer Kunstverein, Karlsruhe, Polish institute, Dusseldorf nel 2015; Saatchi Gallery, Londra, Architekturzentrum, Vienna, Kunstraum Lakeside, Klagenfurt, Zimmerstraße, Berlino, Museum of Moscow, Mosca nel 2014; Padiglione ucrarino, 56° Biennale di Venezia, Palais de Tokyo, Parigi, Izolyatsia. Platform for Cultural Initiatives, Donetsk, Museum of Modern Art, Varsavia nel 2013. Tra i premi ricordiamo il PinchukArtCenter che vince nel 2011 e, nel 2013, il Kazimir Malevich Artist Award, il Sergey Kuryokhin Modern Art Award, il Kiev Sculpture Project, Grand Prix.