Attraverso le note di David Bowie e Mick Jagger unitamente a Bruce Springsteen, che dà il titolo alla mostra con It’s Hard to Be a Saint in the City, la Galleria De Chirico ripercorre le vibranti atmosfere degli anni Ottanta, vissute e riviste dal personale punto di vista di Börje Tobiasson. Nato a Tingsryd (Svezia) nel 1952, Börje racconta attraverso le proprie fotografie una vita fatta di viaggi, volti e incontri. Sceglie di non aver fissa dimora e ciò lo porta a realizzare scatti in cui piazze, strade e vicoli sono i protagonisti, assieme alle storie di chi li ha attraversati.

Già presente nel 2012 alla Galleria De Chirico con la personale “Come raggiungerti”, si rivela un sensibile reporter per le sue toccanti istantanee in cui si possono cogliere sfumature, dettagli e soprattutto commozione e rispetto per ciò che viene descritto. Come affermato da Denis Curti, autore del testo del catalogo della mostra, nel lavoro di Börje non è presente nessuna denuncia, nessuna presa di posizione, nessun incantamento. A prevalere è un punto di osservazione silenzioso, un punto di vista nobile e pacato, senza per questo apparire distante e arrogante.

Come esplicitato precedentemente, il titolo It was Hard to Be a Saint in the City si ispira alla celebre canzone di Bruce Springsteen, riadattato al tempo passato in quanto la mostra è un ritorno al 1986 tra le strade di Napoli e Città del Messico, Roma e New York, luoghi che nel corso degli ultimi trent’anni sono gradualmente mutati fino a trasformarsi in una realtà, ad oggi, completamente estranea. Le istantanee di Tobiasson mostrano quindi un mondo non ancora gentrificato, quando il fenomeno della globalizzazione muoveva i suoi primi passi.

Anni contradditori, sfavillanti e drammatici, gli Ottanta li ricorderemo per i mondiali di calcio in Messico, per la grande festa per la vittoria dei Metz a NYC, e per i primi amori davanti allo schermo guardando “Il tempo delle mele”.