L'Issopo (Hyssopus officinali L. subsp. officinalis) è conosciuto e apprezzato sin dall’antichità e intorno ad esso gravitano usi, miti e leggende, che spaziano dall’ambito strettamente erboristico a quello magico-religioso e alimentare.

Comunemente coltivato ad uso officinale, risulta spontaneizzato in numerose regioni italiane e a causa del suo carattere sinantropico (non a caso è presente in prossimità di centri abitati o di antichi ruderi) spesso è difficile valutarne l'origine autoctona. Particolarmente vistoso e riconoscibile durante il periodo di fioritura (in condizioni sterili può essere confusa con altre specie appartenenti alla stessa famiglia), allo stato selvatico preferisce gli ambienti rupestri, i luoghi sassosi ed erbosi aridi.

«Aspergimi con l’Issopo e sarò mondato, purificami e sarò più candido della neve»: l’antica saggezza di questo Salmo biblico condensa l’uso generale dell’Issopo come pianta purificatrice. La sua sacralità, riconosciuta sia dai pagani che dai cristiani, ne impone l’utilizzo in numerosi riti di benedizione e di pulizia cosiddetta “astrale”. Questa tradizione è confermata dal significato etimologico dei termini hyssôpos e hyssopus, i quali, di derivazione, rispettivamente, greca e latina, secondo alcuni studiosi sono riconducibili alla parola ebraica ezob o all’arabo azzof, con il significato di “pianta sacra”. Per tale motivo compariva come ingrediente fondamentale nella preparazione degli incensi da bruciare e delle cosiddette “Acque della purificazione”. Anche il Re Salomone, così narra la tradizione, conosceva e apprezzava i poteri medicamentosi e magici di questa pianta. La troviamo citata nel Vangelo di Giovanni, a proposito dell'evento della Passione: con un ramo di Issopo viene offerta a Gesù, morente sulla croce, una spugna imbevuta di aceto.

Nel Medioevo era considerato un rimedio contro la peste: con i suoi fumi si disinfettavano le case, le chiese e i lebbrosari. Con rametti d’Issopo si aspergeva l’acqua benedetta nei riti di purificazione delle case e dei campi e si confezionavano coroncine a scopo esorcistico, per tenere lontane le influenze negative. Santa Ildegarda da Bingen (1098-1179) consigliava di macerare le sue foglie nel vino e di somministrare tale medicina nei casi di depressione.

La pianta intera contiene un olio essenziale (una miscela di pinocanfene, beta-pinene, pinocarvone, tujone, delta-germacrene, ecc.), acidi organici (malico, oleanolico, ursolico, caffeico, ferulico, oleanolico, rosmarinico, ecc.), flavonoidi (diosmina ed esperidina), fitosterolo, resina e sostanze tanniche. A scopo alimentare le foglie e i fiori vengono utilizzati, in piccole quantità, per aromatizzare le insalate miste oppure piatti a base di carne (in particolare arrosti) e verdure. Il loro aroma è ottimo per impreziosire minestre, zuppe, salse e sughi. Deve essere però impiegata con una certa parsimonia in quanto il suo odore aromatico è molto forte, penetrante e sebbene gradevole, a dosi elevate, può risultare alquanto acre e amaro. Sotto forma di essenza è l'ingrediente fondamentale di numerosi liquori a base di erbe, tra cui il famoso “Cent'erbe”.

L'uso medicinale di questa pianta è conosciuto sin dall'antichità: viene impiegata per la sua azione aperitiva, digestiva, carminativa, tonica sul sistema nervoso, antisettica, cicatrizzante, stimolante le difese immunitarie, antispasmodica, balsamica, antipiretica, decongestionante ed espettorante. Il suo olio essenziale dimostra spiccate proprietà battericide e antivirali. Per questa ampia gamma di proprietà farmacologiche, l’Issopo risulta un eccellente rimedio per curare bronchiti croniche, stati influenzali, sinusiti, mal di gola e gengiviti (in forma di collutorio), raffreddori, alcune forme di herpes, problemi digestivi, infezioni intestinali, flatulenza, ansia e affaticamento mentale. Per uso topico, l’infuso delle foglie è impiegato per fomenti, lavande e medicazioni di abrasioni, ferite e piaghe.

Nella medicina popolare il decotto di infiorescenze di Issopo e frutti di Fico, è raccomandato in caso di tonsillite e tosse, mentre l'infuso di fiori viene consigliato per regolare il flusso mestruale (azione emmenagoga) e aumentare la diuresi. La somministrazione interna dell’olio essenziale (nonostante la generale assenza di effetti collaterali) è sconsigliata ai bambini, alle donne in gravidanza e ai soggetti sofferenti d’ipertensione ed epilessia.

Nell’ambito dell’Aromaterapia, l’essenza (vaporizzata, sotto forma di profumo o miscelata a oli da applicare sul corpo) trova impiego in situazioni ed esperienze di particolare coinvolgimento emotivo (come la meditazione, il rilassamento, il massaggio, l’ascolto della musica, la creazione di opere artistiche) e per la purificazione a livello emozionale e spirituale, di persone e luoghi.

Per saperne di più leggi:
Ritorno alle radici