La costante ricerca di un equilibrio tra la dimensione psichica e quella fisica, rende la “corporeità” uno spazio esistenziale percepito in termini di ben-essere. In questa prospettiva l’utilità delle tecniche di rilassamento trova una giustificazione valida nel superamento del concetto di materia come entità isolata, oggettivizzata, esclusivamente organica, sulla quale la nostra cultura ha costruito gran parte delle sue competenze e della sua operatività.

Riconosciamo uno spazio vitale partendo dall’orientamento del corpo: le coordinate psicofisiche che nascono da questa realtà sono le uniche certezze per capire che ogni distanza, ogni separazione o unione sono parti integranti di una dimensione puramente soggettiva. Ad esempio, nella postura verticale, traguardo fondamentale del nostro percorso evolutivo, prende forma una particolare cognizione spaziale, attraverso la quale viviamo la nostra emotività quotidiana in relazione a degli specifici punti di riferimento (alto, basso, davanti, dietro, destra e sinistra) che spesso assumono importanti valenze simboliche. Mentre la posizione orizzontale (distesi supini), punto d’inizio di ogni tecnica di rilassamento, oltre a essere un atteggiamento fisico che anticipa lo scioglimento delle tensioni muscolari e mentali, rappresenta l’espressione fisica del sonno (morte) e della fase che precede il risveglio (rinascita), da cui scaturiscono delle dinamiche comportamentali profonde, come il senso del contatto, della resistenza, dell’abbandono, del rifiuto o dell’accettazione.

Nonostante le numerose metodologie elaborate in tempi recenti (basti ricordare il Training autogeno di Schultz, il rilassamento di Alexander, il metodo Jarreau-Klotz, l’autodistensione di Vitoz, il metodo Jacobson, la tecnica di Ajuriaguerra, ecc.), la fonte d’ispirazione e il punto focale della pratica del rilassamento rimane la tradizione orientale. In questo senso un ruolo essenziale è svolto dallo Yoga Nidra, un potente strumento di rilassamento del corpo e della mente, le cui origini affondano nell’antica tradizione dello yoga.

Letteralmente yoga-nidra significa “yoga del sonno” e in origine la sua principale funzione era quella di ripulire la mente, in modo da poter accedere alla dimensione profonda dell’inconscio (Samskara) e scoprire l’origine delle proprie azioni (karma). Per decine di secoli questa tecnica è stata tramandata oralmente per poi cadere nell’oblio, fino a quando uno dei più grandi maestri spirituali dei tempi moderni, Swami Satyananda Saraswati, realizzò una sintesi di questa antica pratica, mettendola a disposizione del mondo intero. Egli descriveva così i principi fondamentali di questa metodologia: “Yoga nidra significa sonno dopo essersi liberati dagli affanni. Quando la consapevolezza è separata e distinta dalle vritti (le fluttuazioni della mente), quando veglia, sogno e sonno profondo scorrono come nuvole, tuttavia la consapevolezza di atma rimane, questa è l’esperienza del rilassamento totale. Rilassamento non significa sonno, rilassamento significa essere beatamente felici senza fine. Io chiamo beatitudine il rilassamento assoluto, sonno è una questione differente. Sonno dà solamente un rilassamento alla mente e ai sensi, beatitudine rilassa l’atma, il Sé interiore, per questo nel Tantra, lo Yoga Nidra è la soglia del Samadhi”. [1]

Le condizioni preliminari per indurre e mantenere uno stato di rilassamento sono un’adeguata posizione del corpo, caratterizzata da una progressiva e completa immobilità, e l’attivazione di una serie di fattori che facilitano e rinforzano l’esperienza introspettiva, come ad esempio la chiusura degli occhi, la riduzione degli stimoli esterni e l’ascolto di specifici suggerimenti induttori, caratterizzati da un preciso tono e timbro della voce. L’evolversi della tecnica di Yoga Nidra prevede un graduale processo di consapevolezza attiva, senza alcuno sforzo concentrativo, di tutta la realtà somatica e della complessa dimensione psicofisiologica a essa legata. Le varie forme di sensibilità come quella esterocettiva (proveniente dagli organi di senso e pelle), propriocettiva (muscoli, articolazioni e tendini), viscerale o introcettiva (apparati e organi interni), e le percezioni riguardanti lo schema corporeo e i relativi livelli di somatizzazione, rappresentano un evento d’importanza globale con effetti diversi sull’organismo a seconda del loro meccanismo d’azione e della reazione individuale.

In questo contesto s’inserisce l’importante fenomeno della “generalizzazione” in base al quale, a seguito di una induzione locale, si può verificare un ampliamento dell’arco di reazione che può interessare tutto il sistema o parti di esso. Ad esempio, la semplice sensazione di pesantezza (o di calore) di una gamba oppure di un braccio può provocare delle variazioni organiche completamente diverse, come una risposta distensiva muscolare della stessa parte del corpo e spesso anche della porzione controlaterale, degli effetti vasodilatatori, delle modificazioni del tono muscolare, delle specifiche risposte vegetative oppure una ristrutturazione di tutto lo schema corporeo.

Alla fase di rilassamento profonda del corpo segue quella della “risoluzione” (salkalpa) durante la quale viene ripetuta mentalmente, per tre volte, una frase relativa a un progetto, un proponimento o un cambiamento personale che si intende realizzare. In seguito, si passa alla rotazione della coscienza sulle varie parti del corpo, richiamando e visualizzando quelle specifiche aree che hanno un corrispettivo a livello della corteccia motorio-sensoriale; in questo modo il rilassamento fisico è accompagnato da una stimolazione profonda del sistema nervoso.

La pratica continua con la consapevolezza del respiro (ciò favorisce il rilassamento e la concentrazione) e la sperimentazione, attraverso la voce guidata, di una serie di sensazioni fisiche (caldo, freddo, pesantezza, leggerezza, ecc.) utili per stimolare il sistema neurovegetativo. Successivamente, il praticante viene invitato a elaborare delle specifiche visualizzazioni guidate con l’utilizzo di simboli, in modo da favorire una rielaborazione e integrazione di alcuni importanti contenuti inconsci. Questo è il momento opportuno per riproporre mentalmente il sankalpa (risoluzione positiva) precedentemente formulato: come un piccolo seme dalle enormi potenzialità esso è in grado di agire nelle profondità della psiche, modificando abitudini e comportamenti. La fase conclusiva dello Yoga Nidra, caratterizzata da una lenta e progressiva ripresa della funzionalità fisica, segna un facile ritorno alla normalità.

Tra gli effetti benefici del rilassamento si registrano una significativa riduzione dei sintomi causati dello stress (ansia, tensione muscolare e nervosa, irritabilità, insonnia, iperattività, ecc.), un miglioramento della percezione generale e parziale del corpo e un maggiore equilibrio delle funzioni vegetative (bilanciamento tra le componenti simpatica e parasimpatica). Un profondo stato di rilassamento induce una significativa riduzione dei cosiddetti ormoni dello stress (adrenalina, noradrenalina e corticosteroidi) con ripercussioni positive sul ritmo veglia/sonno, sui processi metabolici (stress ossidativo), sul sistema immunitario e sulla rigenerazione di cellule e tessuti.

In base al grado di coinvolgimento del soggetto si può assistere alla produzione di onde cerebrali di tipo “alpha” (dimostrazione di una rigenerazione fisica e mentale), “tetha” e “deltha”, riscontrabili solo nelle fasi oniriche profonde. Di particolare rilevanza scientifica e applicativa sono gli effetti del rilassamento sulla funzione cerebrale, i quali si manifestano attraverso un equilibrio interemisferico e la sorprendente capacità di sincronizzazione delle onde cerebrali spesso registrata in più soggetti all’interno di uno stesso gruppo di praticanti.

[1] Yoga Nidra, edizioni Satyananda.