Missione oltreoceano per il Trento Film Festival, il più antico festival di cinema di montagna al mondo. Sette documentari, appositamente selezionati dall’archivio del festival, saranno infatti presentati in Brasile dal 20 al 27 novembre in quattro diverse città dello stato carioca. Organizzata dal Servizio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento, l’iniziativa avrà come testimonial d'eccezione l'alpinista Elio Orlandi, che presenterà le “Dolomiti Patrimonio Unesco” alle locali comunità trentine e italiane.

Dopo il Cile ecco il Brasile. Il Trento Film Festival vola oltreoceano, come partner del Servizio Emigrazione e Solidarietà della Provincia Autonoma di Trento per un appuntamento culturale, in programma dal 20 al 27 novembre, che porterà la migliore cinematografia di montagna in alcune località del Brasile, in collaborazione con i Circoli Trentini del grande paese latinoamericano. L'iniziativa culturale, già proposta con grande successo lo scorso anno in terra latina, quest'anno avrà un tema preciso, le "Dolomiti Patrimonio Unesco". I Monti Pallidi offriranno quindi lo spunto per dialogare sul rapporto uomo/natura/ambiente, presso le comunità trentine e italiane, e in un certo senso “locali”, che hanno aderito alla speciale iniziativa, che si conferma come occasione di confronto, scambio e crescita tra diverse culture. Come già in occasione dell’edizione cilena, anche questo appuntamento sarà presentato dall'alpinista trentino Elio Orlandi, già membro della Giuria Internazionale al Trento Film Festival, molto conosciuto anche nel continente sudamericano per le sue innumerevoli ascensioni patagoniche. Il viaggio del Trento Film Festival lungo lo stato brasiliano partirà il 20 novembre da Salvador de Bahia, con una serata inserita nelle manifestazioni per l'inaugurazione della nuova sede del locale Circolo Trentino. Scendendo verso la costa atlantica, il 22 novembre la rassegna arriverà a Vitoria, e proseguirà il 24 novembre a Piracicaba, città nell’entroterra dello stato di San Paolo, nell'ambito degli eventi celebrativi per il 120° anniversario di fondazione del quartiere trentino di Santa Olimpia. L’ultimo appuntamento, che chiuderà questo “gemellaggio” in terra brasiliana, sarà il 27 novembre a Gaspar, piccola cittadina dello stato di Santa Catarina. Per l’occasione, il Trento Film Festival ha curato i contenuti cinematografici di tutti gli appuntamenti della rassegna, selezionando le opere che hanno per protagoniste le montagne dolomitiche.

Documentari proposti nel corso delle serate:
Patacorta, regia di Elio Orlandi: il documentario dedicato alla figura del compianto alpinista Cesarino Fava, vecchio d'età, ma giovane nel cuore, un esempio per tanti alpinisti molto più giovani.
Dolomiti Patrimonio Unesco: documentario promozionale prodotto dalla Provincia Autonoma di Trento.
Parole, valori, colori, regia di Andrea Gris: un omaggio alle Dolomiti, un viaggio tra le parole di Erri De Luca e Mauro Corona e gli scatti di due attenti fotografi.
I sona su la Torns, regia di Margherita Detomas: nel luglio del 2003 la banda musicale di Pozza di Fassa ha festeggiato i 70 anni della fondazione con un originale e insolito concerto a 3000 metri, sulle Torri del Vajolet, nel cuore del Catinaccio, scalate dai musicisti con i loro strumenti e conciliando la passione per la montagna con quella per la musica.
Verticalmente démodé, regia di Davide Carrari: Maurizio “Manolo” Zanolla racconta le proprie motivazioni ed emozioni ritrovando una via che aveva individuato molti anni prima, con la quale aveva a lungo ritenuto impossibile confrontarsi. Premio del Club Alpino Italiano per il miglior film di alpinismo al 60° Trento Film Festival.
Roda di Vael - 100 anni di arrampicate nelle Dolomiti, regia di Markus Frings: una parete che nemmeno volendo potrebbe essere più avvincente, più bella e più pericolosa: la Parete Rossa della Roda di Vael. Una montagna che 100 anni fa era considerata invincibile, e poi teatro di imprese avvincenti e di incredibili prestazioni sportive. 
DINOtte DIgiorNO, regia di Marisa Montibeller: Dino è il protagonista di una microstoria alpina, uno spaccato di esistenza che coniuga modernità e tradizione, unite in un ciclo temporale scandito da ritmi e gesti quotidiani sempre uguali a se stessi, come accadeva nelle antiche civiltà contadine.