Sotto le Due Torri grande attesa per le celebrazioni del centenario dell’hotel, una delle icone dell’ospitalità italiana e non solo. Per festeggiarlo, un libro a cura di Giancarlo Roversi  e il racconto fotografico Celebrities since 1912 di Eli Sassoli de’ Bianchi che saranno presentati il 12 dicembre 2012 nel corso di una serata speciale. Tra il prestigio degli affreschi dei Carracci e atmosfere d’antan, percorsi, emozioni e memorie dell’unico cinque stelle lusso di Bologna.

Gli affreschi dei Carracci, l’esclusività degli arredi, la sensazione di essere ospiti e allo stesso tempo a casa propria. È l’anima del Grand Hotel Majestic “già Baglioni”, icona dell’ospitalità bolognese e italiana che per un secolo ha preso vita nelle feste, nei banchetti, tra i suoi ospiti illustri, raccontando grandi personaggi e grandi epoche, i momenti bui delle guerre e lo sfarzo dei grandi eventi. Da tappa obbligata tra il fiorire di teatri e locali alla moda della belle époque a simbolo del lusso e dell’esclusività di Bologna, i cent’anni del Grand Hotel Majestic “già Baglioni” raccontano una città, i passaggi sul tappeto rosso di personaggi dello spettacolo, della politica, della cultura, teste coronate e premi Nobel; gli aneddoti di un luogo che è tradizione e valore storico, eleganza e contenitore di emozioni. Cent’anni di vita sono una tappa, non certo un traguardo, per un grande hotel che guarda costantemente alla contemporaneità e ha lo sguardo rivolto al futuro. Il Grand Hotel Majestic “già Baglioni” ha dimostrato, pure mantenendo le caratteriste di lusso ed esclusività, di sapersi adattare ai tempi; nella sua storia non sono mancati i cambiamenti forzati come durante le due guerre mondiali, così come, in tempi di pace, l’albergo non ha mai smesso di pensare in modo innovativo, seguendo il ritmo del gusto e delle tecnologie. È con un rapporto aperto verso la città che ha saputo cogliere le emozioni e le occasioni dei diversi tempi storici: con la ferrovia che portava gente a farsi tagliare un abito su misura in giornata nella via più esclusiva, con il primo volo che ha sorvolato la città sottolineato da un rombo di cannone, oppure oggi con i turisti che usufruiscono dell’alta velocità, di un moderno aeroporto, connettendo il business del settore fieristico alla voglia di relax ed esclusività.

La creatura del fondatore Guido Baglioni c’è sempre stata, pronta ad accogliere a braccia aperte personaggi da tutto il mondo, facendo conoscere l’ospitalità di Bologna, famosa da secoli anche grazie all’Università. Una storia che va raccontata attraverso le firme degli ospiti, le dediche sull’Albo d’Onore e d’Oro dell’albergo: memorie di personaggi di passaggio che a Bologna hanno lasciato una parte del proprio cuore. Al ruolo centrale dell’hotel, non solo geograficamente, in una città che è sempre stata in prima linea per affermazione culturale, ricettività dei cambiamenti e modernità, è dedicato un libro già imperdibile nelle biblioteche di storia locale.

Cent'anni di eccellenze
Dall’Albo d’Oro ai lavori di ristrutturazione, dall’architettura agli eventi, dalle passerelle dei divi alla solennità dei ricevimenti diplomatici, Grand Hotel Majestic “già Baglioni” Cent’anni di eccellenze è un prezioso volume storico che ripercorre la grandeur dell’hotel, dalle origini al centenario, rappresentando l’anima e lo stile dell’albergo, con i suoi aneddoti curiosi, i sussurri nascosti, le meraviglie delle sale affrescate popolate dai più grandi personaggi del Novecento. Racconta un cammino, quello dell’albergo e del suo fondatore, Guido Baglioni e dei direttori che lo hanno reso il fiore all’occhiello della mondanità e dell’ospitalità italiana. Poi le dediche, i disegni e le firme lasciate con spontaneità, a testimoniare il feeling naturale degli ospiti con l’albergo. Un hotel che ha vissuto “l’assedio” dei fan per le stelle dello spettacolo e della musica e che ha contribuito a svelare all’immaginario collettivo i miti del cinematografo, da Ava Gardner a Woody Allen, da Clark Gable a Marcello Mastroianni, da Pavarotti alle Spice GIrls.

Un racconto fotografico

Celebrities since 1912 è un racconto fotografico a cura Eli Sassoli de’ Bianchi, che attraverso un compendio d’immagini di volti famosi narra la storia dell’hotel e la sua memoria visiva. Qui hanno lasciato il cuore Ava Gardner, Frank Sinatra, Clark Gable, la principessa Diana, Luciano Pavarotti, hanno scaldato l’anima dei fan Sting e Paul McCartney, Elton John, Bruce Springsteen, Liza Minelli, Anna Magnani e Alida Valli, Jean Paul Sartre e William Holden, oltre a capitani d’industria, aristocratici, politici ed eccellenze culturali. È un progetto espositivo aperto alla città, ai bolognesi che hanno voglia di ricordare la loro storia ma anche di riflettere sulla contemporaneità, un quadro che passa dal bianco e nero al colore, attraverso la memoria visiva di chi ha lasciato un segno del suo passaggio. Come ricorda la curatrice Eli Sassoli de’ Bianchi: "La vita di un grande albergo di prestigio è fatta di incontri: attimi della vita di ogni ospite in transito che vi trova la propria dimora, per qualche tempo. È bello pensare a un “contenitore” capace di custodirne le memorie non solo visive (ed ecco questa rassegna dei volti più famosi…), ma anche suscettibile di assorbirne un po’ di energia. Un contenitore, insomma, “luminoso” perché ricco di tante piccole lampadine accese, a scaldarne l’anima".

Cenni storici

Dalla fondazione agli anni '40
Il 30 giugno 1910 il Palazzo del Seminario Arcivescovile, in via Indipendenza ai numero 6 e 8, passò dalla proprietà della Curia, rappresentata dall’allora arcivescovo di Bologna, Giacomo Della Chiesa, futuro papa Benedetto XV, a quella di un nobile padovano, il barone ing. Gastone Treves de Bonfili. Nell’edificio, ribattezzato Palazzo Treves, fu aperto il 15 febbraio 1912, dopo complessi lavori, il Grand Hôtel Baglioni. Giuseppe Maria Guido – detto Guido – Baglioni era titolare della licenza alberghiera. Il Grand Hôtel Baglioni era completo in ogni sua parte al momento dell’inaugurazione, festeggiata il 19 ottobre 1912 con un solenne banchetto in una delle eccellenze dell’albergo, il salone sotterraneo a colonne. Dalle cronache giornalistiche e dai discorsi celebrativi si apprende il nome di chi ha saputo trasformare il Seminario "in un gioiello di albergo": l’ing. Cleto Gasperini, o Gasparini, indicato quale ideatore e anima dei lavori. Lo affiancano gli ingegneri Cavazza, Bellini e Giuseppe Lambertini. Presente anche il prof. Mario Dagnini, alla cui "sapiente e geniale matita" si dovevano splendide decorazioni in stucco e gesso eseguite nelle sale da una ditta bolognese. Nel 1913 Guido Baglioni e il suo hotel sono spesso alla ribalta. Ai primi di gennaio il Carlino annunciava la nomina del sig. Baglioni: "che meritatamente gode la stima illimitata di tutti e che è benemerito dell’incremento cittadino", a cavaliere della Corona d’Italia.

È iniziato da poco il carnevale e le cronache mondane, che si occupavano di feste in circoli, ristoranti, teatri e alberghi cittadini, parlano diffusamente delle "più belle ed eleganti riunioni della buona società bolognese": i tè benefici per l’Infanzia Abbandonata, allestiti al Grand Hôtel Baglioni, si svolgono sotto l’egida di un comitato femminile: fra le patronesse, per lo più signore di nobile lignaggio, anche Maria Teresa Borgarello, moglie di Guido Baglioni. In quel periodo al Grand Hôtel Baglioni si trova anche un ospite di sangue blu, la principessa di Monaco, che la sera del 29 aprile dà una sontuosissima festa per un’eletta accolta di dame e di aristocratici signori bolognesi. Il 29 maggio il principe Vittorio Emanuele di Savoia Aosta, conte di Torino, arriva a Bologna in visita ufficiale. Presenzia, in luogo del sovrano, all’apertura del Quinto Congresso Nazionale dei reduci delle patrie battaglie e militari in congedo. Nell’occasione, il Comune offre in suo onore una colazione al Grand Hôtel Baglioni. Nel 1916 viene proposto a Guido di cedere il Baglioni a un compratore romano. Ritenendo eccessive le spese di gestione e preoccupato per la salute della moglie, costantemente assistita da un’infermiera, Guido considera con attenzione l’offerta, ma poi interrompe la trattativa. Il 19 giugno 1918, ben prima che finisse la Prima Guerra Mondiale (la vittoria fu proclamata il 4 novembre), il palazzo che ospita il Grand Hôtel Baglioni viene ceduto dal barone Gastone Treves de Bonfili alla Banca Italiana di Sconto. Nella vendita, per L. 1.750.000, è compreso un fabbricato posto nel vicino vicolo Seminario al nr. 658, ancora adibito a magazzino quando, anni prima, era stato acquistato dal barone per servizio dell’albergo. Della Banca Italiana di Sconto, con sede centrale a Roma, era presidente uno dei più grandi scienziati italiani, il bolognese Guglielmo Marconi, inventore del telegrafo senza fili e Premio Nobel per la Fisica. Il 19 marzo 1919 Guido Baglioni muore, nel suo albergo, dopo breve malattia a quasi 62 anni. Aveva compilato il proprio testamento olografo il 23 febbraio 1919; carta e busta sono quelle dell’albergo. Fra i vari legati si ricordano quelli a favore di altri nipoti, i quali ebbero L. 5.000 ciascuno, mentre L. 2.000 andarono all’Infanzia Abbandonata. Al personale d’albergo viene raddoppiata, una tantum, "la paga di un mese" ed è assegnato un oggetto, per ricordo, a tre amici di Guido. La signora Gemma, figlia dello scultore Alessandro Casetti, ha scarsa pratica dell’industria alberghiera ma decide di occuparsene per amore dei figli. Il 20 luglio 1920 gli eredi (due giovanissimi nipoti, Alessandro e Clara Baglioni) vendono la licenza dell’hotel alla Società Alberghi Teatri e Affini, S.A.T.A., divenuta poi Società Alberghi Terme e Affini. La sopraelevazione dell’hotel, di due piani, uno in fregio a via Indipendenza e il soprastante arretrato rispetto al fronte stradale, è affidata alla I.C.E., Impresa di Costruzioni Edilizie dell’ingegnere e professore Attilio Muggia e del geometra Arturo Buldrini. Dal 1° aprile 1926 l’albergo è denominato Majestic Hôtel già Baglioni. Nell’edificio proseguono i lavori, diretti dall’architetto Giulio Ulisse Arata ed estesi al contiguo Palazzo Fava di via Manzoni 2, collegato all’hôtel con opportuni passaggi interni. Alcune sale di Palazzo Fava, dipinte dai Carracci, diventano i nuovi, bellissimi ambienti di rappresentanza del Majestic e accolgono, il 24 maggio, gli albergatori americani ed europei in tour per l’Italia.

A dirigere l’albergo arriva un nuovo direttore, Alfredo Fava, che subentra a Duilio Capotondi. Tra le eccellenze dell’albergo, s’impone la cucina: sono i cuochi del Majestic a preparare il 17 giugno la colazione in onore dell’erede al trono, Umberto di Savoia principe di Piemonte. Nel febbraio del 1938, su richiesta del direttore Aurelio Simoncini, scompare dalla facciata del palazzo la grande insegna Majestic hotel già Baglioni, sostituita da Albergo maestoso già Baglioni. La nuova dicitura è apposta su due targhe in marmo fiancheggianti ciascuna l’ingresso all’hôtel. Aurelio Simoncini è ancora alla direzione dell’hôtel nei primi anni del secondo conflitto mondiale, quando il Maestoso è diversamente intitolato. In seguito, nel 1944, o forse prima, il testimone passa a Leopoldo Serena, un avvocato caprese che lascia l’albergo solo alla fine del 1956. Il prestigioso albergo di via Indipendenza adotta una nuova denominazione, Grande Albergo già Baglioni nel 1942, mentre, corre il mese di marzo, viene sottoposto a lavori di manutenzione. Le incursioni aeree su Bologna iniziano nel luglio del 1943.  All’annuncio dell’armistizio dell’Italia con gli Alleati, diramato per radio alla popolazione la sera dell’8 settembre, segue nella notte l’occupazione nazista di Bologna. Al Grande Albergo già Baglioni, in cui si stabiliscono i vertici militari, i primi graduati arrivano nel pomeriggio del 9 settembre. L’hôtel, in cui si sono stabiliti i nazisti dopo l’occupazione di Bologna, subisce due attentati nel 1944, eseguiti rispettivamente, facendo uso di tritolo, nella notte fra il 28 e il 29 settembre e in quella fra il 17 e il 18 ottobre, in cui crolla la parte centrale dell’edificio. Dopo la liberazione di Bologna, il 21 aprile 1945, l’albergo ospita il Comando delle truppe Alleate. A conflitto concluso il Grande Albergo già Baglioni era al 30% crollato, al 10% lesionato e al 60% illeso. I primi danni accertati, con il crollo di stanze al quarto piano, abitate dal personale, sono causate da incursioni aeree, quella tristemente nota del 25 settembre 1943 e l’altra del 29 gennaio 1944, che colpisce con particolare forza il centro storico interessando pure la cattedrale di San Pietro, di fronte all’albergo. A giugno si ha invece notizia di pratiche avviate dalla proprietà per ottenere i danni di guerra e le indennità di requisizione, oltre a mutui e a contributi statali per la ricostruzione. I lavori si concludono nel 1948.

Il dopoguerra e la chiusura del 1978
Rimarginate le ferite della guerra e riportato allo splendore di sempre, l’albergo adotta un nome che costituisce quasi un ritorno al passato, Grand Hotel Majestic “già Baglioni”, con la "o" di "Hotel" priva di accento circonflesso. L’hotel, sotto la direzione di Emilio Totti e, alla sua morte, della figlia Gianfranca, mantenne con raffinato gusto la gestione fino all’anno della chiusura nel 1978. Negli anni Cinquanta e nei successivi decenni l’albergo è oggetto di opere di manutenzione e di altri interventi. Tra i più significativi, quelli che negli anni Sessanta si concentrarono sulla sopraelevazione della parte di albergo di Palazzo Fava. Il progetto è dell’ing. Piero Gualandi, la direzione dei lavori è affidata all’ing. Aldo Barattini.

Da Baglioni Hotels a Duetorrihotels
Dopo anni di oblio e incertezze che hanno messo a rischio la prosecuzione dell’attività alberghiera, Il Grand Hotel Majestic riapre nel 1987 dopo importanti lavori di ristrutturazione che lo riportano ai fasti delle origini. Protagonista, un coraggioso imprenditore bolognese, il Cavaliere Mario Bandiera, che trovò nel Commendatore Roberto Polito, presidente della società COGETA, divenuta successivamente Baglioni Hotels, il partner ideale per ricollocare il grande hotel nella mappa dei migliori alberghi del mondo. Nel 2010 Duetorrihotels spa, società che ha nel proprio portafoglio i luxury hotel Due Torri di Verona, Bernini di Firenze, Bristol Palace di Genova, il business Hotel Santa Barbara di Milano e il Budget Hotel Alga Milano, rileva il Grand Hotel Majestic “già Baglioni”, che diventa il fiore all’occhiello delle attività del gruppo: investimenti e importanti restauri mantengono il grand hotel ai livelli più alti dell’hotellerie di lusso. L’albergo, unico 5 stelle Lusso dell’Emilia-Romagna, ospita 109 camere, di cui 3 suite presidenziali 3 executive suite e 11 junior suite tra meravigliosi arredi, tessuti, dipinti originali del XVIII secolo, marmi finemente levigati e mosaici. Dal 1990 l’albergo è parte di The Leading Hotels of the World e nei suoi cent’anni di vita ha collezionato numerosi riconoscimenti internazionale, dal Condé Nast Traveler Gold List nel 2005 alla prima posizione della categoria Large City Hotels in Europa nell’ambito dei World’s Best Awards 2009. Di grande prestigio e richiamo è il Camerino di Europa, oggi sala adibita a conferenza e meeting, dove gli affreschi dei Carracci , patrimonio inestimabile della città, rendono unico questo spazio. Della scuola dei Carracci sono anche gli affreschi che decorano il ristorante, che degli artisti bolognesi porta il nome.

I grandi ospiti
Volti di passaggio compressi da file di fan, discreti ingressi per evitare la folla, i flash che riempiono il portico. Scene da un film con un cast di generazioni che rappresenta cento anni di grandezza, di esagerazioni e riflessioni, di sguardi che hanno, nel loro piccolo, cambiato le dimensioni di una città. Tutto parte da un libro con la copertina di cuoio rigido, l’Album d’Oro e d’Onore dell’hotel. Volumi sempre vivi, che hanno raccolto le tracce di chi ha scelto Bologna e il suo albergo migliore. Dediche, disegni, firme, nomi che a leggerli scattano emozioni da angoli a volte dimenticati. Una fonte storica, prima di tutto, una cronologia del territorio, un parterre facile da associare al nostro patrimonio culturale. Li chiamavano divi, poi sono diventate star o vip, ma piace pensare che siano, come dice Eli Sassoli de’ Bianchi "lampadine accese". Sono personaggi luminosi che hanno dato luce a un secolo.

Re, principi e principesse
Gli esponenti delle famiglie reali e principesche europee hanno sempre avuto il Grand Hotel Baglioni e poi il Majestic “già Baglioni” come loro approdo privilegiato per i soggiorni a Bologna. Un’esperienza che Guido Baglioni porta con sé dal Grand Hotel d’Italie Baglioni in via Ugo Bassi, quando ha l’onore di ospitare Nicola Romanov zar di tutte le Russie nel 1909, appena due anni prima che inauguri il suo magnifico hotel in via dell’Indipendenza. Si sa che il 17 giugno 1913 arriva al Baglioni la duchessa Elena d’Orléans, moglie del duca d’Aosta, ma è partire dagli anni ’20, grazie all’introduzione del nuovo Albo d’Onore degli ospiti, che si può tracciare un elenco dei personaggi di sangue blu che si sono susseguiti. Nel 1926 il duca e la duchessa di Montellano, il 27 settembre Josephine Charlotte de Hohenzollern figlia di Leopoldo re del Belgio. Il 19 luglio 1927, a vergare l’albo è la sorella di suo padre, la principessa Maria Josè, quattro anni più tardi sposa del principe Umberto di Savoia. Un’altra esponente di Casa Savoia, Iolanda Calvi di Bergolo sosta al Baglioni 18 giugno 1928. Pochi anni dopo è la volta della duchessa Margherita d’Austria. Seguono nei primi anni ’30 Donatella di Mottola Cassinelli, Anna Maria di Montezemolo, Giovanni Maresca della Salandra e Costanzo di Camporeale. Nel 1933 lascia la sua firma ricordo Mafalda di Savoia, due anni dopo, il 2 e 3 maggio soggiornano al Baglioni le sorelle principesse Elena e Irene, figlie di re Costantino I di Grecia e di Sofia di Prussia. Sempre nel 1935 è registrata la presenza della duchessa di Pistoia Lydia d’Arenberg, moglie di Filiberto di Savoia Genova.

Passata la drammatica parentesi bellica, verso la metà degli anni ‘60 viene rimesso in auge il vecchio Albo d’Onore. A riprendere per primi la consuetudine della dedica sono, il 24 febbraio 1966, i duchi Stefano e Matilde di Serracapriola. Negli ultimi giorni di maggio del 1966 si susseguono le presenze del principe Filippo Caetani di Roma, del duca Adalberto di Savoia Genova e della principessa Maria di Borbone delle Due Sicilie. Dall’Inghilterra giunge, alla fine di settembre del 1968, Arthur Valerian Wellesley, VIII duca di Wellington. Nel settembre del 1971 è la volta della duchessa Anna d’Aosta, già viceregina d'Etiopia e cognata della principessa Irene di Grecia. Un’altra nobildonna di casa Savoia Aosta, la duchessa Claudia d’Orléans sceglie il Baglioni per la sua sosta a Bologna l’11 novembre 1972. Dal 16 al 18 maggio 1974 soggiorna in albergo il principe Franz di Liechtenstein assieme alla moglie contessa Gina von Wilczek e al figlio Franz Josef Wenzel. Per ritrovare altri aristocratici bisogna fare un salto fino allo scorcio degli anni ’80, dopo la ristrutturazione dell’albergo, quando compie un breve soggiorno la Principessa Marina Pignatelli. Fa pure una sosta, assieme alla moglie Silvia, il duca Amedeo di Savoia. Alla fine di giugno del 1988 varcano la soglia dell’hotel il granduca Henry di Lussemburgo accompagnato dalla moglie Maria Teresa. Nel maggio dell’anno successivo è la volta del principe Alfred Von Liechstenstein. Il 5 aprile 1991 arriva Sarah Ferguson Duchessa di York, “Sarah la rossa” ex moglie di Andrea figlio della regina Elisabetta II di Inghilterra, Gli esordi degli anni ’90 vedono la frequentazione d’illustri esponenti della famiglia reale di Giordania: la principessa Firial, la principessa Haya Bint Al Hussein, figlia di re Hussein e sorella dell’attuale sovrano Abd Allah. Il 13 settembre 1995 un semplice nome, vergato su un foglio dell’albo con grafia sicura e chiara, richiama alla mente una storia commovente, quella di Diana, moglie del principe Carlo de’Inghilterra, morta tragicamente a Parigi neppure due anni dopo. Piacevolmente e cordiale si mostra il principe Alberto di Monaco che pernotta in albergo il 9 e 10 giugno 1998. Il terzo millennio si apre con le presenze della regina Silvia di Svezia, di Marina Doria di Savoia, moglie di Vittorio Emanuele e madre di Emanuele Filiberto. Chiude la carrellata la contessa Laura Vallarino Gancia, che lascia questo commento: "The best hotel in the world!".

Diplomatici e statisti stranieri
Nei primi giorni di ottobre del 1919 alloggia al Baglioni il ministro degli esteri dell’Uruguay con la moglie, fra giugno e luglio del 1934 soggiornano i membri della Missione diplomatico-militare Cinese che appongono gli ideogrammi dei loro nomi a futura memoria. Nel settembre di due anni dopo arrivano i rappresentanti della Missione militare del Giappone guidata dal Ministro Atsumi e presieduta dal Conte Terauchi, tutti immortalati in una pagina dell’albo assieme al barone Kishichiro Okura, che scrive una dedica in giapponese. Negli stessi anni si ferma al Baglioni anche Antonio Cavicchioni, regio ministro plenipotenziario attivo in molte missioni all’estero. Dopo un salto di oltre 30 anni le presenze di diplomatici statisti e delegazioni di politici stranieri al Baglioni si infittiscono. Il 24 ottobre 1965 a tessere un elogio di Bologna sull’Albo d’onore è l’ambasciatore del Messico, seguito il 9 giugno 1966 da un ministro Repubblica Sudafricana: “Thank you for providing such a charming and friendly atmosphere. Arrivederci!  Sulla fine degli anni ’60 alloggia al Baglioni l’uomo politico francese Alain Poher. Pochi anni dopo, il 13 marzo 1971 è la volta di un altro francese, l’ambasciatore a Roma Etienne Burin de Roziers. Il 6 novembre 1973 arriva Maluba, presidente della Repubblica di Guinea mentre tre anni più tardi, il 12 giugno 1976, è la volta di Dena, ministro della Giustizia del Portogallo. Un salto di 15 anni per arrivare al 13 aprile 1987 quando al Baglioni si svolge un incontro dei sindaci italiani con quelli americani di 20 delle più importanti città degli States, che lasciano puntualmente le loro firme. L’anno successivo, il 29 aprile, alloggia al Baglioni Andreas Papandreou, economista e politico greco. Anche il presidente dell'Argentina Raul Alfonsin sosta in albergo il 22 novembre del 1988. Il 23 agosto 1998 è ospite del Baglioni Egor Timurovich Gaidar, uomo politico prima dell’URSS e poi della Russia. L’anno successivo, in settembre arriva Corinne C. Boggs ambasciatore degli USA presso la Santa Sede. Un anno più tardi è la volta di Jeremy K.B. Kinsman, ambasciatore del Canada a Roma. Poi arriverà l’ambasciatore dell’India a Roma che si ferma al Baglioni nel 2000. Sempre nel 2000 soggiorna l’ambasciatore del sudafrica. Non mancano nello stesso anno i complimenti del Presidente del Senato della Polonia. Con un fulminante giudizio “Perfecto” all’inizio del nuovo secolo si congeda dal Baglioni Aida Alvarez, la prima portoricana ad avere incarichi amministrativi di livello nel governo americano durante la Presidenza di Bill Clinton. Anche Mel Sembler, Ambasciatore degli Stati Uniti d’America, il 21 febbraio 2003 si compiace della sua permanenza al Baglioni, augurandosi di potere ritornare: “What a great visit to Bologna. Thank you for all your courtesy at the hotel. We look forward to returning soon”.

Premi Nobel
Fra i nomi più insigni di cui si fregia l’albo degli ospiti, un posto di primo piano spetta certamente ai Premi Nobel. Sono ben sei quelli che hanno lasciato un segno del loro passaggio. Il 30 settembre 1970, sosta Emilio Segrè, premio Nobel per la fisica nel 1959. Oltre ad apporre la sua firma, Rita Levi Montalcini, senatrice a vita, nominata nel 1986 premio Nobel per la medicina, lascia, il 4 novembre 1987, una garbata attestazione di apprezzamento per il Baglioni: “Con la più viva ammirazione per la stupenda opera di ricostruzione di questo palazzo e per la così generosa accoglienza. Con infiniti auguri”. Il 6 giugno 2000, in occasione del “Pavarotti & Friends”, arriva Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, premio Nobel per la pace nel 1989 ed esponente della dottrina della nonviolenza. Verga sull’Albo d’Onore una lunga dedica scritta in lingua e caratteri tibetani. Alla fine di giugno dell’anno successivo è la volta dell’economista statunitense James Heckman, insignito insieme a Daniel McFadden del premio Nobel per l'economia, per i suoi contributi allo "sviluppo della teoria e dei metodi per l'analisi di campioni selettivi". Una veloce ma lusinghiera dedica rimarca la sua presenza: “Beautiful hotel in a wonderful settings !” Un’altra testimonianza di gradimento viene lasciata nel 2008 da Shirin Ebadi, pacifista iraniana, che nel 2003 aveva ricevuto, prima fra le donne musulmane, il Premio Nobel per la pace: “I have been here for 3 nights. Thanks for your hospitalty.” Un’altra battagliera e lodevole pacifista, la guatemalteca, Rigoberta Menchú Tum, insignita del Nobel per la Pace nel 1992, non manca di scrivere nel marzo del 2009, alcune sentite parole di compiacimento per le attenzioni ricevute in albergo: Con mucho cariño y aprecio a los amigos y amigas del Hotel Baglioni. Gracias por su hospitalidad y su amistad con Guatemala.

I divi dello spettacolo
Ad aprire il defilè dei divi del cinema, del teatro e della televisione ospiti del Grand Hotel Majestic “già Baglioni” è, il 24 settembre 1926, Dina Galli, una delle più note attrici italiane del teatro e cinema d’anteguerra. È accompagnata da altre due grandi interpreti teatrali dell’epoca, Maria Roggero e Maria Melato, tutte impegnate in recite a Bologna. L’11 dicembre dell’anno dopo arriva Sem Benelli, drammaturgo, poeta e autore di testi per il teatro. Pochi mesi più tardi, nell’aprile del 1928 approdano al Baglioni due attrici teatrali e cinematografiche fra le più amate dal pubblico, Irma e Emma Grammatica. A metà degli anni ’30, si affaccia in albergo la più applaudita attrice comica del cinema muto: Marion Davies, pseudonimo di Marion Cecilia. Carrellata di grande firme negli anni cinquanta: Clark Gable alloggia in albergo nel 1952, Ava Gardner e Frank Sinatra vi sostano nel 1953, William Holden arriva nel 1957, Gina Lollobrigida arriva a metà degli anni ’50 e Sean Connery alloggia negli anni ’60. Poi Gino Cervi che, assieme ad Aldo Fabrizi, prende parte ad alcune riprese del film Hanno rubato un tram che vengono girate al primo piano del Baglioni. A partire dalla metà del secolo XX e per i due decenni successivi è tutta una lunga sfilata di star italiane e straniere del calibro di Sophia Loren, Alida Valli, Anna Magnani, Ave Ninchi, Delia Scala, Eleonora Rossi Drago, Belinda Lee, Helene Remy, Rosanna Schiaffino, Rossella Falck, Sylva Koscina, Lauretta Masiero, Mara Berni, Evi Maltagliati. E anche Dodo D'Hambourg, la celebre Vedova Nera del Crazy Horse di Parigi e regina del mondo di notte. Con gli anni ’70 è di nuovo l’Albo d’Onore a rivelare i suoi segreti. Nel ’71 alloggia al Baglioni Tino Buazzelli, attore italiano di teatro, cinema e televisione famoso nei panni di Nero Wolfe in una serie di telefilm trasmessi tra il 1969 e il 1971. L’anno successivo, il 21 settembre, sale le scale dell’hotel uno dei divi più acclamati del cinema americano, Burt Lancaster. Il 23 maggio 1986 è Serena Grandi a soggiornare, mentre nel 1987 è una stella di prima grandezza del teatro, Giorgio Albertazzi. Lo stesso anno pernotta al Baglioni anche Henry Mancini. Negli anni ottanta il libro si riempie delle dediche di Monica Vitti, Wim Wenders, Beppe Grillo, Federico Fellini, Sandro Massimini, Pupi Avati, Ugo Tognazzi, David Ian Hewlett, Giancarlo Giannini, Gigi Proietti, Roman Polanski, Monica Bellucci, Franco Nero, Simona Ventura, Vittorio De Sica, Mat DIllon, Hayao Miyazaki, Dario Fo, Spieke Lee, Gabriele Salvatores, Roger Moore, Christopher Lambert, Emir Kusturica, Gerard Depardieu, Philippe Noiret, Ermanno Olmi, Claudia Cardinale, Roberto Benigni, Hugh Grant, Woody Allen, Giuseppe Tornatore, Julia Roberts.

Un’aria… classica
Meta di cantanti lirici, musicisti, compositori e direttori d’orchestra, l’hotel ha ospitato, primo fra tutti, Richard Strauss nel 1913. Nel ’27 arriva Giuseppe Del Campo, due anni dopo Lu Strohel. Negli anni trenta la sosta del violinista Bronislaw Huberman, mentre negli anni ’40 è la volta di Ebe Stignani e della leggendaria Orchestra Filarmonica di Berlino, impegnata nel grande concerto al Teatro Comunale. Negli anni ’50 alloggia Gigliola Frazzoni, negli anni successivi Oliviero de Fabritiis, i tenori Tito Schipa, Giacinto Prandelli e Franco Corelli e celebri soprani quali Mirella Freni, Renata Tebaldi e la leggendaria Maria Callas. Negli anni ’70 sono ospiti dell’albergo altri due grandi tenori: il già affermato Mario Del Monaco e Luciano Pavarotti, allora agli esordi.Dopo i lavori di ristrutturazione e abbellimento dell’hotel, nella seconda metà degli anni ’80 e per tutti i ’90, si assiste fra le sue mura a una continua parata di celebrità che in gran parte lasciano sull’Albo d’Oro una testimonianza viva del loro passaggio: Josè Carreras, Riccardo Muti, June, Daniela Dessì, Marilyn Horne, Georg Solti, Christa, Sviatoslav Richter, Alicia de Larrocha, Renato Bruson, Nicolai Ghiaurov, Shirley Verrett, Severino Gazzelloni, Katia Ricciarelli, Placido Domingo, Zubin Mehta, Yo-Yo Ma, Moses Pendleton, Sylvie Valayre, Maurizio Pollini, Mstislav Rostropovic, Roberto Abbado ed Evgenij Igorevic Kisin.

L’anima pop
Tra gli anni ‘50 e ’70 alloggiamo al Baglioni alcune interpeti di musica leggera sulla cresta dell’onda come Caterina Caselli, Jula De Palma, Katyna Ranieri e Vickie Henderson. Verso la fine degli anni ’80, terminati i lavori di ristrutturazione e di abbellimento, il Grand Hotel Majestic “già Baglioni” diventa l’approdo abituale di cantanti, cantautori, gruppi musicali, parolieri, band fra i più acclamati nel mondo. A sfogliare le pagine dell’Albo d’onore è impressionante notare i nomi famosi che balzano agli occhi e, soprattutto, le dediche entusiasmanti: Claudio Baglioni, Fiorella Mannoia, Victor Manuel, Bob Dylan, Riccardo Cocciante, Gilbert Becaud, Gerry Mulligan, Massimo Ranieri, Harry Belafonte, Miriam Makeba, Gianna Nannini, Heather Parisi, Alice ed Ellen Kessler, Stefano Bollani, The Manhattan Transfer, Christopher Cross, Paul McCartney, Milva, Patty Smith, Anastacia, Enrico Rava, Sting, Elton John. Tra gli ospiti dell’hotel non possono essere dimenticati il cardinale Joseph Ratzinger, l’arcivescovo Carlo Maria Martini, il cardinale Giacomo Biffi, Marinetti e i Futuristi, Jean Paul Sartre, Eugenio Scalfari, John Grisham, Ken Follet, Giovanni Gronchi, Enrico De Nicola, Giovanni Spadolini, Pietro Nenni, Giuseppe Saragat, Giorgio La Malfa, Bettino Craxi, Giulio Andreotti, Susanna Agnelli, Francesco Cossiga, Umberto Bossi, Gianfranco Fini, Gino Bartali, Martina Navràtiolova, Gustav Thoeni, Adriano Panatta, Nicola Pietrangeli, Stefan Edberg, John Kocinski, Ayrton Senna, Jacques Villeneuve, Sasha Danilovic, Pelè.

Per approfondimenti potete leggere il volume: Grand Hotel Majestic “già Baglioni” Cent’anni di eccellenze, a cura di Giancarlo Roversi, con i contributi di Beatrice Buscaroli, Mario Fanti, Paola Foschi, Rosaria Greco Grassilli, Guido Lenzi, Carlo Monzani, Stefano Quarenghi, Daniela Sinigagliesi e Giancarlo Roversi, edito da Umberto Allemandi Editore.

Foto:
1. Lobby Entrance
2. Lady Diana - Il 13 settembre 1995 l’amatissima Lady D, moglie del principe Carlo d’Inghilterra, firma l’Albo d’Oro dell’hotel (Archivio Fotografico Paolo Ferrari)
3. Ristorante I Carracci
4. Clark Gable - Il grande attore Clark Gable arriva a Bologna nel 1952 e soggiorna al Baglioni (Archivio Fotowall – Walter Breveglieri; Bologna)
5. Ava Gardner Frank Sinatra - Ava Gardner e Frank Sinatra sostano all’albergo nel 1953: per loro si raduna un bagno di folla in via Indipendenza (Archivio Fotowall – Walter Breveglieri; Bologna)
6. Sting - Il cantante Sting firma autografi al bar dell’hotel agli inizi degli anni ‘90: le sue canzoni hanno appassionato generazioni (Archivio Fotografico Paolo Ferrari)