Sin dal 1973 la scuola dell’Area Ricerche CNR, Sovrintendenza, via Salaria, Monterotondo, insiste con assoluta certezza nelle sue ipotesi storico-archeologiche riguardanti il sito di Eretum e la necropoli di Colle del Forno, di cui tratto nel mio articolo precedente.

Nel 1910 le violente piene invernali distrussero un tratto della via Salaria a circa 300 metri dalla cantoniera ferroviaria, detta Casacotta, in territorio di Montelibretti. Lo smottamento portò alla luce il milliarium XVIII di detta via e l’iscrizione dell’Imp. Nerva Caesar, imperatore dal 18 settembre 96 al 27 gennaio 98 d. C. Questa scoperta ha confermato molti archeologi nella convinzione che la confluenza della via Nomentana nella via Salaria avvenisse nella immediata prossimità, essendo tramandato dagli antichi scritti che fosse avvenuta al 18° miglio di quest’ultima.

Gli storici antichi però che così scrissero non potevano riferirsi al cippo di Nerva poiché tutti - Strabone, Plinio il Vecchio, Valerio Massimo, Dionisio, Tito Livio - erano vissuti tra la fine del I secolo a. C. e l’inizio del I secolo d. C.; si riferivano invece alla precedente numerazione di Caio Gracco e al percorso della via Salaria vetus: una lunga deviazione alla quale si è sempre prestata scarsa attenzione. Questa, infatti, uscendo dalla Porta Collina della cinta muraria serviana, aveva un tragitto che per collegarsi alla “via del sale” (Salaria) doveva spingersi sino all’attuale Porta Pinciana, volgere verso Antemnae e attraversare l’Aniene con il ponte Salario. Per comprendere la lunghezza di questa deviazione, dall’uscita da porta Collina all’attraversamento del Ponte Salario, prezioso è il riferimento di Giuseppe Tomassetti [1]:
Salaria vetus, via indicata nelle fonti agiografiche e cimiteriali, ed il cui andamento, tra le vigne, fu indicato nel secolo scorso [2]: «Dalla Porta Pinciana per la vigna de’ Domenicani, vigna Pallotta, poi De Rossi poi l’antico ‘clivo del cocomero’, vigne dei collegi Germanico e Romano (ora del Seminario Romano), e che giunge da sinistra fino alla Flaminia e dalla destra fino ai prati del ponte Salario».

La descrizione del clivo del cocomero, inoltre, dà la percezione di quanto il 18° miliario della numerazione Gracco, rispetto al miliario di Nerva, si fosse avvicinato all’uscita verso la campagna da Porta Collina:
La contrada del clivus cucumeris, posta in sito ameno, elevato, detta perciò anche capitinianum, dovette contenere ville, fondi, sepolcri anteriori ai cimiteri cristiani di S. Ermete e di S. Pamfilio, che quivi erano sotterra. Infatti vi si trovarono pitture pagane, marmi e iscrizioni. Quivi furono, tra il cinque e il seicento, la vigna del barbiere di Giulio III, le vigne Carosi, Amiani, De Bovis ed altre, tutte ricche di monumenti antichi. Questo luogo portò anche il nome di septem columbas o palombas indovinato da De Rossi su falsa lezione dei martirologi, confermato poi splendidamente dall’indice Chigiano dei cimiteri suburbani … [3].

Questo lungo percorso portava quindi, molto chiaramente, il 18° miliario della numerazione Gracco nelle vicinanze dell’attuale Osteria del Grillo. Il ritrovamento del milliarium di Nerva costrinse il Pasqui a riesaminare l’idea, già allora dominante, secondo cui la Salaria avesse abbandonato «la pianura tiberina al diciassettesimo miglio, poco dopo l’Osteria del Grillo, e prendesse a salire sulla destra i colli di Casacotta, fino a raggiungere la località ivi prossima, denominata Rimane o Arimane. Quivi con una linea molto arbitraria i topografi fanno congiungere la via Nomentana alla Salaria».

In Notizie Scavi 1910 è riportato il saggio del Pasqui, il quale in nota 1 scrisse [4]:
Tanto sull’andamento della Salaria, quanto nel fissare la località antica di Eretum i moderni topografi non si sono allontanati da quello che venne fissato dallo Chaupy [5] prima, e dal Westphal [6] poi. Le varie questioni sono state riassunte nei più recenti lavori dell’Ashby [7].

Nel testo il Pasqui, dopo avere descritto il milliarium e avere evidenziato l’importanza di quel suo ritrovamento, mise a confronto le due tesi e, in opposizione alla precedente teoria dell’Ashby, descrisse le difficoltà di tale tragitto:
Se si volesse stabilire il tracciato della Salaria dall’Osteria del Grillo alla località di Eretum a Casacotta, e da qui si volesse far proseguire verso Montemaggiore e verso l’Osteria della Nerola, occorrerebbero ad ogni passo ponticelli e trincee, presentandosi quelle pendici di traverso e solcati da innumerevoli corsi d’acqua.

Il ritrovamento del milliarium fu pure indizio consistente contro l’ipotesi di Eretum a Casacotta poiché dimostrava che la via Salaria, ancora al tempo di Nerva, proseguiva lungo i margini del Tevere sin’oltre l’Osteria del Grillo, vanificando pertanto l’ipotizzato abbandonato della pianura tiberina al diciassettesimo miglio. Non era stato però solo il Pasqui a non credere a Eretum a Casacotta. Infatti sino dall’antichità Eretum fu posto nel territorio competente all’odierno comune di Monterotondo, confinante con il territorio di Nomentum. Il toponimo Eretum fu fatto discendere dal richiamo al tempio di Hera sino dagli scritti di Gaio Giulio Solino e Servio: Ereto, così chiamato da Giunone (Hera) che ivi ha culto.

Luigi Canina così tramandò i confini tra Nomento e Ereto già dall’era dei re di Roma [8]:
Tra le città dei sabini poste vicino ai medesimi stabilimenti latini […] si possono considerare Curi ed Ereto […] Ora è d’uopo osservare che il territorio proprio dei sabini nella stessa epoca doveva giungere sino al tredicesimo miglio lungo il corso del Tevere […] Quindi dalla città di Nomento si stendeva il medesimo territorio sabino in lungo per mille stadi come venne da Strabone indicato [9]. Giuseppe Lugli così tramandò Eretum:
*Città sabina fu spesso teatro delle lotte fra i due popoli fin dal tempo dei Tarquinî, ma decadde rapidamente durante la repubblica, quando il territorio sabino fu assimilato a Roma: il suo agro fu annesso a quello della vicina Nomento [10].

Il Lugli volle così porre in evidenza che Eretum, pur essendo ormai divenuto solo un vicus, non poté perdere la mansio del cursus publicus sulla via Salaria: da quando mi interesso a questo argomento mi sembra sempre più probabile che questo ‘luogo di posta’ possa corrispondere a quello noto alla contemporanea topografia eretina come Osteria del Grillo. Ancora più decisive, per la ricerca del sito, sono le fonti ecclesiali. Le diocesi paleocristiane della bassa Sabina furono Cures, Forum Novum e Nomentum; concordemente le fonti storiche tramandano Eretum come appartenente alla diocesi di Nomentum.

Uno studio ad hoc fu pubblicato nel 2011 [11]. L’aggregazione dei territori delle diocesi paleocristiane di Nomentum, Cures e Forum Novum si completò solo nel secolo X; sino a tale secolo Eretum fece parte della diocesi di Nomentum. Ciò pone il punto fermo sulla impossibilità storica della collocazione di Eretum a Casacotta. Il sito Casacotta, vocabolo catastale appartenente al comune di Montelibretti, sarebbe stato infatti di indiscutibile pertinenza della diocesi di Cures.

A porre un urgente bisogno di chiarezza sull’ipotesi ancora cara alla cultura dominante nell’organigramma archeologico del CNR di via Salaria in Roma, fu il ritrovamento e la pubblicazione nella “Rivista di Archeologia Cristiana” della Catacomba di S. Restituto a Monterotondo (Roma) a firma di Vincenzo Fiocchi Nicolai nel 1998 [12]; nel saggio questi ‘evidenzia’ la bibliografia dominante ‘togata’ ma, non legato al predetto organigramma, ha reputato corretto riportare ‘in nota’:
Un’ulteriore ipotesi, sostenuta da S. G. Vicario, identifica invece il proseguimento della Nomentana, a nord di Nomentum, proprio con la strada antica che conduceva alla zona di Monterotondo; di qui essa avrebbe poi raggiunto la Salaria sul percorso della via di S. Martino. Qualora questa ipotesi cogliesse nel segno, è chiaro che la localizzazione delle fonti paleocristiane del santuario di S. Restituto «in via Nomentana» andrebbe presa in senso letterale (e questo tracciato si dovrebbe ritenere costituisse, all’epoca della redazione della passio S. Restituti, un terzo ramo della strada romana).

Ho ripreso l’argomento nel 2015 ponendo una considerazione:
«Se questo cosiddetto “terzo ramo della strada romana” fosse confermato come la propaggine terminale della via Nomentana», le altre ipotesi perderebbero totalmente la loro consistenza [13]. Insisto qui pertanto sulla mia proposta di Eretum sul colle di Sant’Anzino già ipotizzata sin dal 1970 [14] e confermata in un lavoro ad hoc nel 2010 [15], al quale rimando. Ciò è ancora necessario poiché si continua a confondere la collina di Sant’Anzino [16], su via San Martino (oggi strada provinciale del Lazio 25b) con la collina di Sant’Antimo nei pressi di Cures, nell'odierna località di Montemaggiore (frazione di Montelibretti) [17], giustamente al tempo appartenente alla diocesi di Cures.

Continua il 25 Luglio, leggi anche la Prima Parte.

Note:
[1] Giuseppe Tomassetti, Della Campagna Romana, Estr. dell’Arch. della R. Soc. Rom. di St. Patria, vol. XV, p. 5.
[2] Giornale dei letterati,1750, in FEA, Miscellanea, II, p.100.
[3] Tomassetti, Della Campagna …, cit., p. 6, 2n.
[4] A. Pasqui, Montelibretti, Tratto di via antica e milliarium scoperto presso il Tevere, Regione IV (Samnium et Sabina), Sabini, pp. 366-369. (Il Pasqui a p. 368 in 1n riporta le citazioni che seguono in questo testo 5n, 6n, 7n).
[5] Decouverte de la maison de Champagne de Horace, Roma 1769, vol. III, p. 88.
[6] Die rom. Kampagne in topogr. u. antiquar. Ansicht dargestellt, Berlin, 1839, p. 128 segg.
[7] Classic Topogr. of the rom. Campagne II, p. 27 segg. e del Persichetti, La Via Salaria in Mitth. An. 1908, 1909, vol. XXIII e XXIV.
[8] Luigi Canina, Epoca anteromana, in “Esposizione storica della Campagna romana antica …”, lib. I, Roma 1839, p. 187 e 244n.
[9] Il Canina si premura pure di fornire la fonte: Strabone, Lib. V, c. 3.
[10] Giuseppe Lugli, ‘Enciclopedia italiana”, 1932, ad vocem.
[11] Vicario, Riflessione a caldo dopo la lettura della tesi La diocesi di Nomentum. Dalla tarda antichità all'altomedio evo di Silvia Cipolletta,in “Annali 2011” dell’Associazione Nomentana di Storia e Archeologia onlus (AANSA onlus), pp. 5-7.
[12] Vincenzo Fiocchi Nicolai, La Catacomba di S. Restituto a Monterotondo (Roma): un monumento recentemente ritrovato, in “Rivista di Archeologia Cristina”, Città del Vaticano 1998, pp. 70-71, 22n.
[13] Vicario, Monterotondo dalla nascita al XIV secolo, in AANSA onlus, pp. 45-51 e 9n. È utile e dirimente sul tema pure la “10n” di questo articolo riferita a: Jean Coste, L’incastellamento lungo la via Reatina, in “Scritti di topografia medievale”, Perugia 1996, p. 503.
[14] Vicario, Monterotondo in Sabina, ed. La Rondine, Roma 1970, pp. 45-67.
[15] Vicario, Eretum a Casacotta? Una incertissima certezza, Zuccarello, S. Agata Militello 2010.
[16] Il toponimo Sant’Anzino non sembra essere legato a un santo di tal nome, ignoto alla lista dei santi.
[17] M.T.Bergamaschi, R. Di Giovannandrea, Il palazzo di Monterotondo, Roma 2015, p. 254, 19n. In questo volume di recente edizione viene ancora pretesa come via Nomentana antica la via Reatina di Mentana verso Rieti per chi viene da Roma e via Romana per chi la percorre venendo da Rieti (contro tale ipotesi cfr. nota da Jean Coste, infra, 13n.).