Sono andata alla biblioteca per vedere lo spazio dove avrei allestito la mia mostra. C'era in atto una visita guidata. La porta della Biblioteca Malatestiana era aperta e mi sono ritrovata in un tempo sospeso dentro uno spazio rinascimentale di pura e integra bellezza. Il mio desiderio: fermarmi lì e sentire e ascoltare e vedere quello spazio e quel tempo. Comprenderne l'enigma e infine rispondere. Ho chiesto alla vice direttrice della biblioteca Paola Errani e alla giornalista e scrittrice Elide Giordani di raccontarne la storia e la vita.

La Biblioteca Malatestiana

Nel 1452, all’interno del convento cesenate dei Minori francescani, veniva completata l’edificazione di una biblioteca, che nata dall’esigenza dei frati di avere un locale per il deposito e la consultazione dei loro libri, era presto diventata l’oggetto delle cure del signore della città, Domenico della famiglia Malatesti, detto Malatesta Novello. Una bolla di Niccolò V, datata 1454, con la quale il papa autorizzava il Novello a cedere un reddito annuo a favore della biblioteca, gli attribuisce in effetti l’impegno della costruzione e della dotazione libraria.

Lo stesso Malatesta volle sottolineare il suo intervento, apponendo gli stemmi della famiglia – l’elefante, le tre teste, lo steccato e le bande a scacchi – sulla facciata e all’interno della sala, e inserendo nel pavimento in ogni campata l’iscrizione Mal(atesta) Nov(ellus) / Pan(dulphi Fil(ius) / Mal(ateste) nep(os) / dedit, a perenne testimonianza della propria munificenza nei confronti della città. Nel 1454, “a dì 15 d’agosto”, con la collocazione della splendida porta lignea, opera di Cristoforo da San Giovanni in Persiceto, si “inaugurava” infatti ufficialmente questa istituzione, che lo stesso Novello volle da subito rendere pubblica, affidandone la tutela direttamente alla Comunità di Cesena e riservando ad essa il compito del controllo e della conservazione, mentre la funzione di custode veniva attribuita a uno dei frati di San Francesco.

Edificata da Matteo Nuti, sul modello della biblioteca eretta da Michelozzo nel convento fiorentino di San Marco, la Malatestiana si presenta ancor oggi perfettamente conservata nella sua struttura architettonica, nei suoi arredi e nel suo patrimonio librario. La sala è costruita secondo un impianto basilicale a tre navate, suddivise da due file di dieci colonne ciascuna, ed è illuminata da ventidue finestrine su ciascun lato e da un rosone sulla parete di fondo, che distribuiscono uniformemente la luce. Essa esercita all’interno dell’ambiente un ruolo fondamentale: diffondendosi sui colori predominanti della biblioteca – il verde delle pareti e delle volte, il bianco delle colonne e il rosso della pavimentazione in cotto e delle semicolonne laterali - e rischiarando il legno dei banchi che ne costituiscono l’arredo, crea “un’atmosfera quieta e rarefatta, come si addice a uno spazio destinato a una lunga permanenza sui libri”.

L’impegno del Novello si manifestò in misura ugualmente notevole anche nell’assicurare alla biblioteca una cospicua dotazione libraria. Dallo scriptorium nato per volontà del Malatesta furono prodotti più di centoventi codici, ai quali si unirono i manoscritti acquistati o ricevuti in dono, e quelli greci da lui acquisiti in Oriente; ad essi e ai codici posseduti dai Conventuali e collocati nella libraria Domini, si aggiunse nel 1474 la biblioteca privata del medico personale di Malatesta Novello, il riminese Giovanni di Marco, comprendente opere di medicina e di scienze, ma anche di filosofia e di letteratura.

Il fondo dei codici più propriamente malatestiano non solo venne a integrare quello conventuale, costituito da opere scritturali, teologiche e filosofiche, ma arricchì la biblioteca di classici greci e latini e di Padri della Chiesa. Trascritti nella maggior parte nella nitida scrittura umanistica – anche se un certo numero presenta la gotica tardo medievale – i manoscritti malatestiani sono ornati da fregi e iniziali nello stile decorativo dei cosiddetti “ bianchi girari” e recano nella pagina iniziale lo stemma araldico dello steccato, spesso accompagnato dalle iniziali M N.

Testo di Paola Errani

L’Associazione Amici della Biblioteca Malatestiana di Cesena

Sollecita almeno due considerazioni il successo - circa 180 soci in poco più di 12 mesi - registrato dall’Associazione Amici della Biblioteca Malatestiana di Cesena a quasi tre anni dalla sua costituzione. La prima è che i cesenati amano la “loro” biblioteca. Il dono di Malatesta Novello alla città, infatti, è nel cuore di tanti (anche di coloro che, magari, non ci sono mai entrati), orgogliosi del suo prestigio e della sua unicità. La seconda è che c’è una “fame” diffusa di cultura.

Tra i soci del sodalizio infatti hanno registrato grande successo le numerose conferenze con visita nei meandri della “casa dei libri” saggi e popolati di volumi di tutti i generi. Parliamo dei numerosi fondi e lasciti, dei documenti antichi e dei fondi fotografici, della biblioteca del Papa Chiaramonti e dei fondi risorgimentali, della parte moderna e dei suoi servizi on line e, soprattutto, del suo prezioso nucleo originario, la Libraria Domini di Novello. E così si spiega anche l’attenzione con cui i soci hanno seguito l’adozione, per il restauro, di numerosi codici antichi (alcuni tra quelli lasciati proprio da Malatesta Novello e custoditi nei plutei dell’Aula del Nuti) che avevano bisogno di interventi. Un’operazione di cui l’Associazione, su richiesta del Comune, si è fatta capofila innescando un grande movimento di generosità che ha coinvolto cittadini e imprese. Grande partecipazione hanno registrato anche le conferenze sui temi d’attualità e sul secolo tra le due guerre, così come sono stati accolte con entusiasmo le visite alle prestigiose biblioteche di altre città (Venezia, Firenze, Roma) e alcuni viaggi (Pompei) che hanno messo insieme cultura e archeologia. Un robusto programma riservato ai ragazzi delle scuole per far scoprire loro l’immenso patrimonio di cultura a cui possono attingere ha coinvolto una fascia di giovani fruitori della biblioteca.

L’attenzione per i codici antichi si è esplicata anche nel finanziamento, da parte dell’Associazione, di un delicato lavoro di archiviazione dei fondi manoscritti da inserire nel sito del ministero denominato Manus online che mette a disposizione di tutto il mondo il sapere affidato ai documenti scritti a penna. L’Associazione ha anche partecipato a iniziative di promozione della biblioteca all’estero. Molte altre attività di conoscenza e di approfondimento sono in programma per l’anno in corso, messe in campo da un consiglio direttivo molto attivo guidato dall’ex sindaco della città, architetto e studioso, Giordano Conti, della vicepresidente Sara Santoro, docente universitaria e archeologa di fama internazionale, in collaborazione con insegnanti, giornalisti, esperti di organizzazione di eventi e un giovane musicista. Alla boa del suo terzo anno di vita l’Associazione è in crescita e l’entusiasmo dei soci ancora ben saldo.

Testo di Elide Giordani