Raffaela guida un’auto da ragazza, piccola e rossa che parcheggia, come ogni sera, davanti alla vetrina spenta di una farmacia; poco distante c'è la scarna palestra (un paio di grandi stanze sempre troppo riscaldate) dove insegna ginnastica dolce al gruppo “La Bella Età”. Nello stesso momento, bellezze over 70 lasciano mariti assonnati davanti al televisore, il gioco dei pacchi sta per iniziare, mentre loro, tutte moderne, vanno a lezione di resistenza. Raffaela le vede entrare a braccetto e poi ne capta le voci, allegre e tremule, che si fermano nello spogliatoio: il giaccone nell'armadietto, il foulard piegato con cura.

Le donnemoderne indossano tute colorate, in felpa o in ciniglia; sotto i pantaloni con la coulisse portano collant color carne e scarpe da ginnastica col rialzo, quelle che serviranno anche per andare in gita col prete, a Pompei. Raffa le accoglie in sala con un sorriso energico e, battendo le mani al ritmo di valzer, le incita: “Forza, muoviamoci, il riscaldamento!”. E così le ragazze con i dolorini iniziano una corsetta sul posto e poi un girotondo, come all'asilo. "E via respirare bene: buttare fuori l'aria!" "Fiuuuuu", soffiano tutte in coro con le braccia a penzoloni, gli anelli d’oro del venticinquesimo di matrimonio che stringono, le fedi che non escono quasi più. Raffi le conosce una a una e le chiama per nome. “Lina più diritta e tu Rosetta alza bene il mento, forza, stringere i muscoli”.

Quando quei corpi dagli addomi arrotondati come boiler e dalle gambe rigide ed esili come cicogne, sono distesi sui tappetini, Raffaela si avvicina e aiuta a compiere i movimenti più arditi. A volte, nel mostrare certe posture, Raffi si gira verso le specchio e si osserva: quarant'anni, senza preavviso. Era una ventenne fino a pochi giorni fa; il tempo, uno sprinter imbattuto, l'ha doppiata. Però il corpo è sempre quello, si dice voltandosi per ammirarsi di schiena: i muscoli piccoli e rotondi dei suoi glutei la salutano, rassicurandola. “Raffa quando ci fai conoscere il tuo fidanzato? Lo porterai alla cena sociale?“ domanda la Vera alla più bella delle insegnanti, la più contemporanea tra le moderne.

Raffaela per un attimo considera la possibilità di chiedere all’uomo che vede tre volte alla settimana, quando la fidanzata di lui è in una palestra alla moda, giù in centro, se magari quella sera riesce a trovare una scusa … ma poi ci ripensa e risponde: “Io il fidanzato? Ma figurati, io sola voglio stare. Libera!” Le ginnaste dagli occhi acquosi, quella piccola squadra che si allena per il campionato mondiale di anti-morte, sorridono e ammiccano a tanta spavalda indipendenza e quando, aiutandosi l'un l'altra, si alzano dai tappetini, sfinite ma contente, gettano un bacio con la mano all'eterna ragazza che sfida il mondo.

Fuori della palestra c’è la nebbia e quell'umidità che fa male alle ossa. Raffaela le saluta con la mano e, compiendo una manovra a scatti, con la sigaretta accesa e il finestrino abbassato, parte con la sua auto piccola e nervosa. Mentre rigovernano la cucina, le donnemoderne, pensano alla spesa di domani, al medico per le ricette, alla Raffi, alla libertà.