Alcuni autori e narratori piemontesi, simboli di un tempo e di un mondo intellettuale spericolato, colto e raffinato, hanno eletto a loro fonte d’ispirazione principale la zona collinare del sud del Piemonte già rivolta verso la Liguria. Da un mondo bizzarro, sanguigno e, per alcuni riflessi, ancora primitivo - di cui hanno fatto parte per nascita, per indole e per averci soggiornato lungamente - hanno attinto contenuti e forme. Sedotti e ispirati dal fascino degli spazi aperti, dei declivi e dei luoghi solitari hanno rappresentato una vita fatta anche di stenti e difficoltà ma arricchita da una schietta vena di umanità e solidarietà. Fra questi:

Giovanni Arpino (Pola [Croazia], 1927 – Torino, 1987). Brillante e raffinato scrittore, vivace cronista sportivo, personaggio ruvido e ironico, ha narrato storie con un personalissimo stile sospeso fra letteratura e giornalismo. Ha avuto un rapporto privilegiato con la città di Bra, una città della provincia cuneese dove, diceva, tutto scorre regolare, scandito, predestinato. Ne conosceva perfettamente le piazze, le vie, i caffè e le persone che la abitavano. “Ai tempi di mio nonno i carri delle verdure facevano questa strada, partendo il pomeriggio dal paese per arrivare sui mercati di Torino il mattino dopo, e anche mandrie di buoi e vitelli camminavano nelle notti con i paesani dietro che li guidavano verso le piazze di Francia”. Tratto da La Regina di Cuoi.

Giuseppe Fenoglio (Alba [CN], 1922 – Torino, 1963). Scrittore e partigiano, ha realizzato un autorevole ritratto della comunità contadina di Langa e raccontato, senza enfasi, la guerriglia sulle colline lasciando affiorare le inquietudini di una generazione. “Erano giunti agli ultimi contrafforti collinari costeggianti il fiume, e già il suo rombo alluvionale empiva l’aria, facendola vibrare fragorosamente in quella tratta (…..) Johnny sgambò avanti: - Mi scusi, capitano, ma devo gettare uno sguardo personale su questo mio personalissimo fiume (…..) e avvistò finalmente il Tanaro dopo ben tre mesi di lontananza”. Tratto da Il partigiano Johnny.

Davide Lajolo (Vinchio [AT], 1912 – Milano, 1984). Scrittore, partigiano, politico e giornalista che partendo dal Monferrato è approdato a Montecitorio, rivelando una vivace personalità che si è espressa attraverso l’amore per ogni forma artistica. “La vigna è ad altezza d’uomo, su ogni tralcio, su ogni zolla di terra su cui sorgono i filari, sta segnata la secolare fatica contadina”. Tratto da I mè.

Augusto Monti (Bormida [AT], 1881 – Roma, 1966). Scrittore, educatore e insegnante, esemplare modello di rigore morale e fedeltà agli ideali di una generazione con cui ha condiviso la storia del XX secolo. “Tra le due valli non c’eran che i monti di Roccaverano, due tappe a piedi, eppure, un altro mondo: la gente e, soprattutto, i tipi”. Tratto da I Sanssossì.

Nico Orengo (Torino, 1944 – 2009). Affermato giornalista, scrittore e poeta che con la sua narrazione malinconica e ironica ha esaltato i colori, i sapori, i profumi del suo territorio d’elezione, la terra di mezzo sospesa tra Liguria e Piemonte. “Questo ventaglio di verde attraversarono i Saraceni quando fuggirono da Frassineto uomini giovani e vecchi, donne giovani e già anziane, ragazzi, bambini. Lasciarono i venti di Ponente e di Levante, i profumi mescolati del Mistral, l'eco del mare (…)”. Tratto da Il salto dell’acciuga.

Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo [CN], 1908 – Torino, 1950). Scrittore, poeta e saggista dall’esistenza amara e tormentata, ha aperto nuovi orizzonti nella letteratura italiana del Novecento pur mantenendo un autentico legame con la terra della sua infanzia. "Il bello di quei tempi è che tutto si faceva a stagione e ogni stagione aveva la sua usanza e il suo gioco, secondo i lavori e i raccolti e la pioggia e il sereno". Tratto da La Luna e i Falò.

Nuto Revelli (Cuneo, 1919 – 2004). Ufficiale dell’esercito e partigiano, ha descritto con incisività la realtà della vita contadina delle zone rurali piemontesi, abbandonate nella prima metà del secolo alla ricerca di migliori condizioni di vita. “In campagna mancava la grana, niente soldi, almeno in casa mia. Avevamo una dozzina di giornate, eravamo piccoli proprietari, ma in casa il pane non mancava, aveva un profumo quel pane”. Tratto da Il mondo dei vinti.