È un’arte antica quella di far nascere, un’arte sacra che si muove nei territori sublimi e misteriosi dove la vita ha inizio, dove il silenzio diventa voce e respiro.

Socrate sceglie l’arte della levatrice, la maieutica (maieutiké téchne), per dare il nome al suo metodo filosofico che cerca di trarre fuori dalla mente ciò che vi sta racchiuso come in un grembo, ciò che si nutre del nostro sentire, del nostro agire, che si compie nel buio della nostra interiorità e che ha bisogno di aiuto per uscire alla luce della consapevolezza.

È dunque un sapere, un fare antenato quello che si celebra il 5 di maggio, giorno che in tutto il mondo è dedicato alle preziose donne che aiutano ogni madre a dare la vita e ogni creatura ad andare incontro al mondo.

Una ricorrenza che, come spesso accade, vuole essere un segnale, un modo per richiamare la nostra attenzione, spesso distratta e poco sensibile, sull’importanza di nascere con dignità e amore, nell’ascolto, nella cura, nel carezzevole e tenero abbraccio del cuore e del corpo materno, in armonia con la Natura.

Un’occasione potente per creare un grande cerchio nel quale possa scorrere, come acqua lustrale, benefica e guaritrice, la condivisione di una conoscenza che affonda le proprie radici in quel “saper fare” delle donne che è connaturata capacità di accogliere la trasformazione del proprio corpo per dare forma alla vita, che è solidarietà e forza di comprendere il dolore e di immaginare la gioia.

Anche Ferrara, la mia amata città, che conserva una delle più antiche Scuole di Ostetricia, celebra questa giornata con un incontro di voci, immagini e musica nella ri-nascimentale cornice del Chiostro di san Paolo ed è con grande gioia che ho accolto l’invito ad essere parte di questo evento.

Ancora una volta ho chiesto alle parole di venire in mio aiuto per dare sostegno a questa preziosa opera. Accoglienti, protettive, amorevoli e materne hanno accettato di giustapporsi a confezionare un canto di nascita, intrecciandosi l’una all’altra come la madrina intrecciava, punto su punto, le scarpine che avrebbero accompagnato i piccoli piedi della nuova creatura per attraversare il mondo senza sentire la fatica del lungo viaggio: un augurio e un auspicio affinché la parola, come antico amuleto, come farmaco guaritore, possa farsi portatrice di bellezza.

E allora fai un bel respiro, piccola creatura che entri nella luce; lasciti inondare dall’aria trasparente e adagia la tua anima nel dolce tepore della gioia di vivere.

Guarda sempre il mondo con occhi curiosi, accogli ogni istante con meraviglia, prenditi cura di ogni essere, stupisciti sempre dell’universo e rendi grazie.

Impara a vivere pienamente e tutti gli altri vivranno pienamente attorno a te.

Ogni giorno riempi di vita la tua brocca e versala a colmare ogni tazza così che ognuno possa trarne alimento.

Che il tuo spirito combattivo sappia abbracciare l’antica saggezza, che la tua passione non dimentichi di camminare accanto alla tranquilla quiete della pazienza.

Sarà sempre con tenerezza che dovrai accogliere chi si rivolgerà a te, sarà con dolcezza che dovrai avvicinarti ad ognuno senza mai pensare che la dolcezza esiga ricompensa: dolcezza e tenerezza sono gioia per chi le dona, sono antidoto per proteggersi dal dolore, una carezza per lo spirito e per il corpo affaticato.

Che la tua voce risuoni come il canto del ruscello che offre ristoro alla sete di chi a lungo cammina per trovare il silenzio.

Che tu sappia ascoltare il suono dell’aria stando sotto la grande ombra di una quercia antica che offre i suoi rami alle creature alate.

Che i tuoi piedi odano il suono della terra e danzino in armonia con il suo canto.

Che i frutti dell’albero della vita accarezzino la tua bocca con il tocco lieve del loro dolceamaro sapore così che ogni tua parola sia respiro del cuore e versi in ogni essere liquore balsamico.

Che nel giardino delle delizie tu possa cogliere il rosso melograno, sgranarne i chicchi dell’eterna fortuna e porgerli ad ogni creatura con infinito bene.

Che le mele d’oro delle figlie di Espero si offrano alle tue dita delicate e ti concedano il loro magico nettare.

Custodisci con cura la scintilla lucente che allontana l’invidia e la paura.

Ascolta gli animali, impara il loro respirare nella natura, conosci il vento che fa volare l’aquilone, passeggia tenendo per mano i tuoi sogni e senti l’odore dell’erba che spunta dal terreno inumidito dall’acqua feconda.

Ricorda di mettere a frutto il prezioso dono che il messaggero divino ha posto in te il giorno santo nel quale sei tornata alla luce.

E per dare forza a questo prezioso evento le parole mi hanno suggerito di comporre una preghiera da rivolgere alla Signora della vita, così da rendere propizio il suo sguardo, un’invocazione alla divinità che, come sempre negli antichi rituali, preludeva ad ogni accadimento di rilievo.

Una preghiera laica, fuori dal tempio, ma non per questo fuori dalla sacralità, una dichiarazione di intenti rivolta a Madre Natura perché doni la sua protezione al grande compito di portare alla luce: una promessa, quasi un giuramento.

E mi piace pensare che siano tante le donne che, in questo giorno di maggio, potranno pronunciare queste parole o immaginarne altre per condividere un’intenzione di speranza, quasi un antidoto al sentire di morte che attraversa il nostro mondo come un’ombra incombente, cupa, che ristagna nei nostri cuori e ci fa sentire smarriti, incapaci di comprendere il silenzio del Bene.

Proprio quando più forte sentiamo prevalere la paura, lasciamo entrare in noi il desiderio di dare spazio alla fiducia ricordandoci che ogni cosa è in continuo mutamento, che il tiepido sole del mattino torna a nascere dal buio della notte.

All’Antica Madre

Possano le mie mani essere farmaco e benedizione,
possa il mio cuore essere compassionevole
nell’incontrare la sofferenza e felice nell’accogliere la gioia

Che io possa essere sempre colma di fiducia
nella forza della Natura, nostra madre,
che conosce il grande mistero della nascita

Che io sappia aiutare ogni creatura a sentirsi protetta
e ad accettare con speranza e in pace le condizioni del mondo

Che io possa prendermi cura di ogni donna
affinché dignità e rispetto la accompagnino
in ogni momento della sua esistenza
Che la mia opera si compia con gentilezza,
comprensione e amore, che il mio pensiero
sia generoso

Che il mio sguardo materno possa posarsi su
ogni essere che apre gli occhi sull’universo

Che io possa infondere fiducia
e sappia dare conforto

Che la mia parola sia balsamo odoroso
e antidoto al dolore

Che l’abbraccio del mio cuore
avvolga la vita che cresce e
illumini il buio dell’attesa
e che così sia
.

A cura di Save the Words®