Qualche giorno fa, in una splendida giornata di fine maggio, durante una passeggiata, ho notato alcuni ragazzini seduti su un prato di fronte a un meraviglioso panorama di valli e montagne che si susseguivano fino a perdersi nella prima caligine di una estate precoce.

Ebbene, anziché ammirare il paesaggio che si offriva loro nella sua reale, sensibile bellezza, fotografavano continuamente con i cellulari e poi lo rimiravano estatici dal piccolo schermo che tenevano tra le mani schermandosi gli occhi perché, ahimè, la sfolgorante gioia della luce meridiana disturbava la loro microcontemplazione. Evidentemente la realtà in quanto tale sembra essere intessuta di un linguaggio fenomenico e di una potenza simbolica oramai divenute talmente incomprensibili a quegli adolescenti della generazione digitale, che per poterne godere devono giocoforza convertirla digitalizzandola affinché, trasformata in pixel e così ri-dimensionata, il loro cervello la possa apprezzare.

Anche di questo grottesco estraniamento, delle sue desolanti ricadute antropologiche ma anche di possibili vie di fuga parlano, con la leggerezza e la profondità di cui e' intrisa la poetica di questa autrice, due deliziosi racconti di Costanza Savini Gennj che si ribellò ai cellulari e Dora e le Uova. Nel primo racconto conosciamo Gennj che, per una sua eccezionale peculiarità, profuma non di un odore suo proprio ma di quello di ogni cosa che tocca, anche di quelle che non sembrerebbero averne. Lei infatti ne interpreta l'essenza perché la sua pelle ne assume il sentore come le accade quando per necessità si ritrova ad essere sfruttata in una fabbrica di cellulari affinché, per scopi prettamente pubblicitari, ne rivesta l'odore vibrante di silicio e carbonio e, cosa ben più gravosa, rivestendo tutto l' afrore dell'umanità che in quegli oggetti si riversa. Alla fine però Gennj si ribella a quei feticci della modernità, individua una via di fuga e attraverso la natura, navigando su foglie di ninfea gigante su di un rivo nascosto, recupera la libertà e conquista l' affetto di un sublime reietto simile a lei Dora, la protagonista dell'altro racconto, non ha doni particolari, non ha “superpoteri" come Gennj ed è nata immune dalla distorsione cibernichilista della realtà.

La sua forza è tutta nella potenza della sua immaginazione che alla fine di un percorso "sciamanico" di straordinaria tenacia realizza quello che per Freud è la vera cifra della magia: l'onnipotenza di un’idea capace di trasformare un desiderio in realtà. Ancora una volta per Costanza Savini e anche per noi, che come lei preferiamo ascoltare rivi misteriosi o scrutare gli arcani lucori notturni delle lucciole piuttosto che le sinistre luci schermate della Rete, la salvezza e forse anche la felicità stanno nella Natura Vera e Viva.