La mostra, coprodotta da Museo Nazionale del Cinema e Deutsche Kinemathek di Berlino, celebra il cinema del grande regista italoamericano Martin Scorsese che dagli esordi con la New Hollywood a oggi ha contribuito con la sua opera a scrivere pagine fondamentali della storia del cinema.

Secondo figlio di Charles e Catherine Scorsese (spesso presenti come comparse nei film del figlio), Martin Scorsese è nato il 17 novembre 1942 a Flushing, NY; fin da piccolo ha coltivato l'amore cinefilo anche per l'impossibilità, a causa di una forte asma, a partecipare alle normali attività ricreative dei coetanei. Cresciuto in un ambiente devotamente cattolico, inizialmente studia per diventare prete. In seguito tuttavia decide di abbandonare il clero per iscriversi alla scuola di cinematografia dell'università di New York, dove ha modo di produrre e dirigere i suoi primi lavori.

Nel 1969 dopo una serie notevole di lavori più o meno sperimentali, completa il suo primo lungometraggio "Chi bussa alla mia porta?", un dramma che già vede la presenza dell'attore Harvey Keitel, più tardi diventato attore feticcio non del solo Scorsese. Il film segnò l'inizio di una lunga collaborazione con il produttore Thelma Schoonmaker, un importante componente nell'evoluzione della particolare sensibilità visiva di Scorsese.

Dopo essere entrato come insegnante di ruolo di cinematografia alla New York University (dove fra i suoi studenti c'erano gli aspiranti registi Oliver Stone e Jonathan Kaplan), Martin Scorsese distribuì "Street scenes", un documentario su una dimostrazione studentesca del Maggio del 1970 che si opponeva all'invasione americana in Cambogia.

Presto lasciò New York per Hollywood, lavorando come produttore di film che andavano da "Woodstock" a "Medicine Ball Caravan" a "Elvis on tour" guadagnandosi il soprannome di "the Butcher". Per la American International Pictures di Roger Corman Scorsese diresse anche il suo primo film che ricevette una vasta distribuzione: l'economico "Boxcar Bertha" del 1972, con Barbara Hershey e David Carradine.

Con lo stesso staff tecnico presto ritornò a New York e cominciò a lavorare al suo primo capolavoro, il dramma "Mean street" del 1973, una pellicola che delinea molti tratti stilistici principali dell'opera di Scorsese: il suo uso di antieroi emarginati, insolite tecniche di fotografia e regia, ossessioni che si contrappongono tra la religione e la vita dei gangster, e l'uso evocativo della musica popolare. Fu questo film che lo lanciò alla guida di una nuova generazione di talenti cinematografici americani.

Il film segnò anche il rapporto di Martin Scorsese con Robert De Niro, che rapidamente emerse come figura centrale nella maggior parte dei suoi lavori.

In seguito Martin viaggiò in Arizona per cominciare a girare "Alice doesn't live here anymore" (1974), una risposta alla critica la quale affermava che egli non sapeva dirigere un "film di donne". Il risultato finale portò a Ellen Burstyn un Oscar come migliore attrice, alla cerimonia annuale degli Academy Awards, e la nomination come migliore attrice non protagonista per Diane Ladd.

Il film successivo fu l'"Italo-americano" del 1974, un film che Scorsese ha sempre considerato il suo favorito tra i suoi lavori. Uno sguardo-documentario all'esperienza degli immigranti italiani e alla vita nella Little Italy di New York; il film vide come primi attori i genitori del regista. Incluse persino la ricetta segreta della salsa di pomodoro di Catherine Scorsese.

Ritornato a New York, Scorsese cominciò a lavorare al leggendario "Taxi driver", cupa storia di un tassista alienato. Acclamato fin da subito come un capolavoro, "Taxi Driver" vinse la Palma d'Oro al Festival di Cannes del 1976.

Come si sa, la cosa difficile di ogni successo è ripeterlo. E così il grande regista si concentra su un nuovo copione con la ferma intenzione di centrare il bersaglio. E' la volta di "New York, New York", un ricco musical del 1977, ancora con Robert De Niro affiancato questa volta da Liza Minnelli. Malgrado la grande ambientazione e il grande cast, il film venne considerato inspiegabilmente come non riuscito, gettando Martin Scorsese in una seria crisi professionale.

Fortunatamente un altro progetto a breve termine contribuì ad impegnarlo e tenerlo su di giri: si trattava del documentario relativo all'ultima esibizione del gruppo "The Band". Ricco di comparse celebri che vanno da Muddy Waters a Bob Dylan e Van Morrison, il film concerto "L'ultimo valzer" arrivò nel 1978, e provocò deliri nel mondo del festival e tra i fan della pop music. Scorsese tornò dunque ad essere in cima alla lista dei registi più quotati. Un ottimo carburante per le sue future imprese.

Nell'aprile del 1979, dopo anni di preparazione, comincia a lavorare "Toro scatenato", un film basato sull'autobiografia del boxer Jake LaMotta,considerato ormai come il più grande film degli anni '80. Robert De Niro (ancora lui), vinse l'Oscar come migliore attore.

I due, non paghi, si ritrovano qualche anno dopo per un altro stupendo film "Re per una notte", impietoso ritratto, agevolato dalla presenza di un fantastico ed inedito Jerry Lewis in una parte per lui insolitamente drammatica, dai risvolti paradossali a cui può portare la fame di gloria.

Ma il sogno del regista americano, covato per anni, era quello di fare un film sulla vita di Gesù e finalmente, nel 1983, trova pane per i suoi denti: un romanzo di Nikos Kazantzakis che prontamente adatta per lo schermo. Il risultato è lo scandaloso "L'ultima tentazione di Cristo", un film (con Willem Dafoe) che fin dalla sua comparsa sugli schermi sollevò cori di protesta e minacce di boicottaggio. Il tutto solo per aver cercato di rappresentare il Cristo nella sua dimensione di uomo, prima che divina. La Storia, naturalmente, si incaricherà di decidere se l'operazione di Scorsese abbia avuto una sua validità artistica.

Nel lavoro successivo Scorsese cambia totalmente registro: si cala nel mondo dei biliardi e delle scommesse e sforna "Il colore dei soldi", altro acclamato capolavoro, foriero di successi anche per gli attori che vi parteciparono (Tom Cruise e un grande Paul Newman, che per l'occasione rispolverò un suo vecchio ruolo).

Dopo aver collaborato con Francis Ford Coppola e Woody Allen al trittico del 1989 "New York stories", Martin Scorsese inizia a lavorare al suo successivo capolavoro, "Goodfellas ? Quei bravi ragazzi". Girato nel 1990, il film esamina dettagliatamente il sottobosco criminale di New York, facendo guadagnare all'attore Joe Pesci un Oscar come attore non protagonista nel ruolo di un killer di una banda criminale.

Come parte del contratto con la Universal Picture che gli permise di girare "L'ultima tentazione di Cristo", Scorsese aveva anche accettato di dirigere un film più commerciale. Il risultato fu "Cape fear" del 1991, un ammodernamento del classico giallo hollywoodiano.

Il successivo, "L'età dell'innocenza" (1993) rivela invece un drammatico cambio di rotta; film delicato e intimista, mostra le abitudini sociali condite di ipocrisie e perbenismi della New York della metà del secolo.

Nel 1995, ritorna sulla breccia con due nuovi film. Il primo, "Casinò" (con Sharon Stone), documenta la nascita e il declino delle regole delle bande criminali nella Las Vegas dagli anni 1970 in poi, mentre "A century of cinema - A personal journey with Martin Scorsese Through American cinema" esamina con raro acume critico e sensibilità l'evoluzione dell'arte cinematografica di Hollywood.

Nel 1997 porta a termine "Kundun", una meditazione sugli anni formativi del Dalai Lama in esilio e, nello stesso anno riceve un'onorificenza a vita dall'American Film Institute.

Scorsese è ritornato alla sedia da regista nel 1999 con "Al di là della vita", un dramma a sfondo sanitario con Nicholas Cage nel ruolo di un paramedico emotivamente esausto, che segna il suo ritorno all'ambiente della New York contemporanea. Una scelta confermata con "Gangs of New York" (ennesimo capolavoro; con Cameron Diaz, Leonardo Di Caprio e Daniel Day-Lewis), in cui il regista tenta un'analisi delle radici profonde che stanno alla base della costituzione di una città complessa e contraddittoria come New York e, in senso traslato, di tutta l'America.

Tra i suoi ultimi lavori vi sono "The Aviator" (2005) per il quale Leonardo Di Caprio ha vinto il premio Golden Globe come Miglior attore protagonista, e "The Departed" che nell'edizione degli oscar 2007 si è aggiudicato i premi come Miglior film e miglior regia.

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