È dalla notte dei tempi che l’apocalisse esercita un fascino irresistibile sull’umanità. Borges si domandava: «Perché ci attrae la fine delle cose? (…) Perché la tragedia gode di un rispetto che la commedia non ottiene? Perché sentiamo che il lieto fine è sempre fittizio?». Alle soglie del “fatidico” 2012 anche noi non ci sottraiamo a questa fascinazione anzi, la mettiamo al centro del Noir di quest’anno, punto di partenza della riflessione su razionalità e trasformazione della società di fronte alla crisi che investe tutto il mondo occidentale dall’inizio del nuovo millennio.
Nell’incontro intitolato Vedo nero. Un’apocalisse ci salverà? guidati da un “fanatico” di complotti come il giornalista Ranieri Polese, a Courmayeur ascolteremo analisti come l’economista Giulio Sapelli e lo studioso dell’immagine audiovisiva Gianni Canova, scrittori come Tullio Avoledo e Davide Dileo, autori del thriller apocalittico Un buon posto per morire; Antonio Scurati, che alla “sensazione storica di vivere la fine dei tempi” ha dedicato il suo ultimo romanzo La seconda mezzanotte o Tommaso Pincio, per il quale l’apocalisse può essere considerata “un ottimo rimedio per la paura dell’ignoto e un tranquillante dello spirito in genere”. Accanto a loro esperti come l’ambientalista e critico letterario Valerio Calzolaio o il fisico nucleare e giallista Federico Tavola, rifletteranno sui diversi volti di questa nostra contemporanea apocalisse permanente e discuteranno sulle eventuali vie di uscita verso un possibile e sostenibile cambiamento.
L'altra parte di Vedo nero, intitolata La risposta del cinema italiano, si misurerà invece con la ritrovata sensibilità del nostro cinema per l’impegno civile, per la ricerca delle risposte nella dignità individuale e collettiva. A discuterne, insieme al giornalista e scrittore Gaetano Savatteri, ci saranno sceneggiatori, registi, giornalisti d’inchiesta e produttori di cinema e televisione. Realizzata con il sostegno di Cinecittà Luce, questa riflessione a più voci vuole essere la prima tappa di un percorso permanente, un vero e proprio osservatorio dedicato all’audiovisivo italiano come laboratorio del nuovo.
E per l’occasione, con la collaborazione del Centro Studi Alessandro Milano di Courmayeur, rivive una pagina “storica” nella vita di Courmayeur: l’apocalisse annunciata dal misterioso e folkloristico Fratello Emman il 14 luglio del 1960.

Il Noir in Festival, come si sa, è un singolare cocktail di cinema, letteratura, televisione, cronaca, grafica e new media. Sul versante cinematografico, l’ospite d’onore del festival sarà quest’anno il regista Stephen Frears, che ci racconterà il percorso “in noir” della sua multiforme carriera, dall’opera di esordio Gumshoe-Sequestro pericoloso all’apocalittico tv-movie A prova di errore, da Rischiose abitudini a Piccoli affari sporchi. Per le immagini inoltre parleranno il concorso con le 10 anteprime assolute, tre film fuori concorso, la selezione internazionale dei documentari, la fascia delle novità televisive proposte quest’anno insieme a FoxCrime (media partner della rassegna).
Qualche titolo: i thriller finanziari sulla crisi di borsa e il mondo delle banche Margin Call con Kevin Spacey e Demi Moore e De bon matin con Jean-Pierre Darroussin; l’incubo futuribile In Time, di un autore di culto come Andrew Niccol, con Justin Timberlake; l’adrenalinico noir metropolitano The Yellow Sea di Na Hong-jin; il norvegese Headhunters scritto dal re del thriller Jø Nesbo; gli agghiaccianti ritratti della disperazione giovanile We Need To Talk About Kevin con Tilda Swinton e Martha Marcy May Marlene con la rivelazione Elisabeth Olsen; lo sconvolgente horror scritto da Guillermo Del Toro Don’t Be Afraid of the Dark; il nuovo horror in 3d Paranormal Xperience di Sergi Vizcaino; due irresistibili black comedy: l’americana Bernie, ultima fatica di Richard Linklater con uno straordinario Jack Black, Shirley MacLaine e Mattew McConaughey, e la russa A Yakuza’s Daughter di Sergei Bodrov e Gulshad Omarova; l’esplosivo reportage Il caso Khodorkovsky sul processo che ha condannato il chiacchierato tycoon russo; la nuovissima serie tv Homeland, il ritorno di due personaggi di culto come Luther e Dexter, e il capolavoro horror del danese Benjamin Christensen La scala di Satana (1929), musicato dal vivo per l’occasione da Pivio e Aldo De Scalzi. E poi le tante sorprese del Mini Noir con tre anteprime assolute come L’incredibile storia di Winter il delfino (in 3D) con Ashley Judd, la terza e ultima parte della trilogia di Luc Besson Arthur e il popolo dei Minimei, la web serie di Maccio Capatonda La villa Di Lato che diventa film in quest’occasione.
Né poteva mancare un’anticipazione « esplosiva » come quella del Dracula - 3D le cui prime, spettacolari sequenze saranno commentate dallo stesso autore, il genio del brivido Dario Argento.

Il territorio letterario del Noir quest’anno è popolato di “eredi”, chi di una gloriosa tradizione letteraria, chi di maestri famosi. A cominciare dall’ospite d’onore Lawrence Block, presente al festival anche come giurato, che Gianrico Carofiglio ha definito «vero erede della tradizione dell’hard-boiled americano». Block è anche uno degli autori della prestigiosa antologia Millennium Thriller, curata da un veterano del genere come Otto Penzler insieme a James Ellroy, che verrà presentata a Courmayeur dal curatore. Per continuare con l’inglese C.M. Jones, che per la sua esperienza nel business intelligence ha preso con vigore in mano il testimone di Le Carré. O come l’autore di best sellers Åke Edwardson, che ha vinto tre volte il premio per il migliore thriller svedese ed è considerato l’erede di Henning Mankell.
Ma il consolidato successo del giallo scandinavo ci regala altre sorprese, come il finlandese Matti Rönka esploratore dei misteri della Carelia e il giornalista globetrotter svedese Thomas Kanger. Eredi invece della nobile e combattiva tradizione anglosassone del giornalismo d’inchiesta sono pure il vice direttore del «Guardian» David Leigh e il suo corrispondente da Mosca Luke Harding, che portano a Courmayeur il loro libro sul controverso inventore di Wikileaks, Julian Assange. Non mancano come al solito le scoperte, con l’inglese Stephen Kelman che al suo esordio è già stato finalista al prestigioso Booker Prize, o il criminologo Federico Varese che da Oxford analizza l’espansione mondiale del nostro prodotto di esportazione di maggior successo, la mafia.
Eredi di una grande cultura sono naturalmente i due protagonisti letterari di questa XXI edizione del Courmayeur Noir in Festival: Andrea Camilleri e Petros Markaris, entrambi Premio Chandler 2011. Maestri che reinterpretano la lezione di Simenon nella prospettiva di “un modo particolare di concepire i rapporti umani”, come Camilleri definisce il “giallo mediterraneo”, e che ci parlano all’unisono della crisi e delle ingiustizie di oggi.
Infine, due anniversari d’eccellenza incorniciano idealmente l’intero programma: alla vigilia del bicentenario della nascita di Charles Dickens (2012) ci interroghiamo con Adrian Wootton e Masolino D’Amico sulle antiche radici del genere noir nel grande romanzo sociale vittoriano; a cento anni dalla nascita di Giorgio Scerbanenco – il padre del noir italiano – lo ricordiamo come esploratore curioso di territori letterari diversi dal noir e singolarmente consonanti con il nostro tema dell’anno, l’apocalisse.