Avevo scelto la strada del silenzio. Ma così disse, nel 1691, Suor Juana Inés de la Cruz nella risposta a Suor Filotea: "... e mi ero quasi risolta a scegliere il silenzio; ma siccome il silenzio è cosa negativa, anche se infine l'enfasi di non spiegare spiega molto, bisogna aggiungervi qualche breve commento affinché s'intenda quanto il silenzio dica; altrimenti, nulla dirà il silenzio, perché tale è il suo compito: non dire nulla... Sicché di quelle cose che non è possibile dire, bisogna almeno dire che non è possibile dirle, affinché si comprenda che il tacerle non significa non aver nulla da dire, ma non saper esprimere il molto che v'è da dire..."

E qui c'è talmente tanto da dire che sono anni e anni - una vita, la mia - che leggo e vedo e condivido e patisco, ma le parole non erano, fino a ieri, ancora pronte a trovare la loro strada. Da tempo ritaglio articoli e li metto in grandi buste, ne ho riempite sei. Ho tentato di rileggere, di mettere da parte quelli più significanti, ma niente, solo grande rabbia mista a dolore. Ero ancora muta con la coscienza di quella "che sa", che conosce le ragioni di ciò che fin dalle origini è accaduto e ancora oggi accade. I pensieri erano nella mia testa come una matassa ingarbugliata che aumentava di volume e tentava, a ogni massacro, di uscire. Di farsi parola.

Ieri mattina, dopo una notte trascorsa a rincorrere il sonno, e dopo avere letto la lettera di Reyhaneh alla madre, ho preso la bicicletta e sono volata nella mia strada lungo l'argine del fiume per tentare di mettere ordine ai miei pensieri e così è stato. In compagnia di Ildegarda, delle vecchie case di campagna, della vastità dei campi che conducono lo sguardo all'orizzonte dove le colline stanno, i pensieri hanno ritrovato la loro via e scorrono come l'acqua del fiume. Ho iniziato a scrivere ieri sera con l'aiuto delle parole di Suor Juana Inés de la Cruz e ora tento di ripercorrere la strada tracciata.

Che cosa accade alle donne nel mondo

Dico spesso che i tempi si sono straniti e che si procede in reciproche cecità. Deve essere proprio così, perché tutte e tutti noi, pur venendo a conoscenza delle varie forme di violenza di genere in tempo reale (se non leggiamo i quotidiani, l'informazione viene diffusa attraverso i mass-media) siamo dormienti, o distratte e distratti; incapaci di vedere la sofferenza. Ricevuta la notizia ci indigniamo un poco, ma l'indignazione rimane circoscritta a discussioni tra familiari e amiche e amici. Ci si indigna in superficie, raramente si scende in profondità. Raramente si scende agli inferi. Quindi ora corro il rischio di essere un poco noiosa perché, per arrivare all'origine dell'odio degli uomini nei confronti delle donne per la sola ragione che nascono donne, devo dire quello che nella nostra storia è sempre accaduto e di cui oggi, a differenza del passato, veniamo a conoscenza. Velocemente e quasi per intero - il sommerso è ancora oggi presente.

Di chi e di che cosa sto parlando? Parlo della violenza domestica che si esprime attraverso minacce, maltrattamenti fisici e psicologici, persecuzioni, percosse, abusi sessuali, incesti. Parlo della violenza nei luoghi pubblici o sul posto di lavoro, dove le donne sono esposte a molestie, a stupri e a ricatti sessuali. Parlo delle ragazze giovani e delle bambine vittime di matrimoni coatti, costrette a schiavitù sessuale e indotte alla prostituzione forzata. Parlo delle mutilazioni genitali femminili, dell'uso dell'acido per sfigurare, delle lapidazioni, dello stupro di guerra e di quello etnico. E c'è tanto altro ancora perché il tempo della memoria femminile è lungo, arcaico quanto lo è il percorso di insulti, violenze, ferite e uccisioni, che sono i parametri secondo i quali si quantificano gli eventi della storia delle donne.

Un oceano di dolore

Iran
25 ottobre 2014, Rejhaneh impiccata perché a 19 anni ha ucciso l'uomo che tentava di violentarla. Sakineh, condannata a lapidazione per adulterio, poi a impiccagione, infine amnistiata grazie alla mobilitazione internazionale. Ghoncheh Ghavani, in sciopero della fame nel carcere di Teheran. È stata arrestata in giugno perché voleva vedere una partita di pallavolo maschile, vietata alle donne come ogni partita con uomini. Sempre in Iran, alcune ragazze sfregiate con l'acido perché poco velate.
India
Il branco stupra due ragazze poi le impicca: la polizia non le ha difese.
Sudan
Dopo forti pressioni internazionali, viene liberata Meriam Ishag, condannata a morte per apostasia come cristiana, figlia di un musulmano e a 100 frustate in quanto sposata a un cristiano.
Nigeria
Sei mesi fa 219 studentesse sono rapite dai miliziani di Boko Haram e ora in un messaggio si comunica della loro conversione all'Islam e del loro matrimonio con i rapitori, ma non si esclude la possibilità che le giovani possano essere uccise, se i loro genitori non seguono l'esempio delle figlie, convertendosi all'Islam. In ottobre, secondo gli abitanti di due villaggi, gli islamisti di Boko Haram hanno rapito altre 60 studentesse.
Pakistan
La cristiana Asia Bibi rischia il patibolo: è accusata di aver "insultato" il profeta Maometto durante un litigio. Malala, insieme a Satyarthi, ha vinto il Nobel per la pace. Nel 2012 i talebani le spararono un colpo in testa, per impedirle di studiare e di denunciare l'oscurantismo che proibisce alle ragazze di andare a scuola.
Kurdistan
La comandante curda Arin Mirkan, membro dell'Unità di protezione popolare curda, si è fatta saltare in aria in una postazione dell'Is alle porte di Kobane. Solo un giorno prima la militare curda Ceylan Ozalp, di 19 anni, si era uccisa sparandosi l'ultimo proiettile rimasto, pur di non finire viva in mano ai jihadisti.
Etiopia "Selam pensava che la cena in programma quella sera fosse una festa come un'altra... Non le venne in mente di chiedere cosa si festeggiasse. Di certo non le venne in mente che quella notte sarebbe diventata moglie di uno sconosciuto. Dopo tutto aveva solo 11 anni...." (Melinda Gates, la Repubblica, venerdì 10 ottobre 2014). Questa storia devastante si ripete in continuazione in molti paesi di questo povero mondo.
New York
Una ricercatrice italiana rifiuta le avance del preside del dipartimento di Cardiologia della Yale University, da 300 anni fucina di presidenti, miliardari e premi Nobel. Cinque anni fa il governo aprì un'inchiesta quando un gruppo di studenti si divertì a urlare in mezzo al campus: "Per noi 'no' significa 'si', e 'si' significa sesso anale". Emma Sulkowicz è la studentessa della Columbia, simbolo della lotta agli stupri nei college: sua la protesta col materasso in spalla.
Giappone
Sanako Jwamoto, al quinto mese di gravidanza, è stata licenziata dal suo capo con un mazzo di fiori e le seguenti parole: "I tuoi colleghi temono che il bordo della scrivania ti faccia male". In Giappone accadono spesso licenziamenti dovuti alla gravidanza che vengono chiamati all'inglese maternity harassmen: molestie causa maternità. Scegliere tra lavoro e maternità resta un dramma per milioni di donne.

E in Italia come stiamo?

Un giorno su tre un ex marito, un ex compagno, ma anche un marito e un compagno oppure anche un vicino di casa che abbiamo fatto l'errore di ignorare, ci fanno fuori. A volte non uccidono solo noi, ma anche le nostre figlie e i nostri figli. Applicano varianti per trovare la pena più tremenda. La pena più tremenda per averli abbandonati. Si tratta di femminicidi. Il femminicidio si riferisce a tutti quei casi di omicidio in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi relativi alla sua identità di genere: una violenza estrema da parte dell'uomo contro la donna "perché donna".

In Italia non esiste un osservatorio nazionale. Solo nel 2012, secondo l'indagine svolta dalla “Casa delle donne per non subire violenza” di Bologna, i femminicidi sono stati 124, i tentativi di omicidi di donne 47. Il 70 per cento sono state uccise da uomini con cui avevano o hanno avuto una relazione sentimentale. Circa l'80 per cento della donne sono italiane, come gli autori; la maggior parte di loro vive nelle regioni del nord. E quanto ho scritto fin qui è niente. Ho riportato piccoli frammenti così come li ho letti. Testimonianze che vanno moltiplicate infinite volte. E alle antiche violenze se ne aggiungono di nuove, perché le donne stanno risalendo la corrente e vanno di nuovo fermate; il mondo patriarcale reagisce così al rischio di vedersi portare via la proprietà delle bambine e delle donne.

Oggi è il 3 novembre, l'aria è mite e così questa mattina, per continuare il mio viaggio che ora andrà a ritroso, sono salita sulla bicicletta e sono andata a salutare il mare. Arrivata a Punta Marina, mentre cammino nello stretto sentiero, ancora una volta mi si apre il cuore. Il cielo è azzurro intenso. Alto, lontano. La spiaggia scende dolcemente e si offre al mare. Si crea così un microcosmo protetto dagli scogli. L'acqua è trasparente, mi tolgo le scarpe, entro in acqua e raccolgo sassi. Sono affamata di sole, di cieli e assetata di acqua marina. Voglio rimanere qui. Per sempre. Sono un granello di sabbia, sono un frammento di conchiglia, sono quell'onda leggera che si ritira. Sono soprattutto una donna fortunata. Se fossi nata in un paese governato da talebani o da jihadisti o più in generale da integralisti islamici, non potrei andare in bicicletta, non potrei uscire da casa sola, non potrei scrivere, dipingere, insegnare, nuotare. Anche se viva, non ci sarei mai stata.

Un po' di storia

"La coscienza delle donne si volge spontaneamente all'indietro, alle origini della vita e si interroga".
(Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel)

All'inizio degli anni '80 il caso e la necessità mi fecero conoscere Mirta Ghinassi. Mi prese per mano e mi condusse nelle regioni del pensiero religioso e del pensiero filosofico: i luoghi dove ebbe origine il grande inganno. Per gli antichi ebrei Lilith era la prima compagna di Adamo, precedente a Eva. Visse nel giardino dell'Eden e fu ripudiata perché nel rapporto sessuale voleva giacere sopra di lui. Allora Adamo domandò a Dio una compagna più docile, Eva. Ma anche lei combinò qualche guaio. Per il suo desiderio di conoscenza Dio li cacciò dal Paradiso terrestre e dalle regole che ne seguirono nacque la fenomenologia dello spirito patriarcale. Prende forma, così, una differenza che vede nel corpo della donna e nelle sue azioni lo strumento del demonio. L'unica figura possibile è la vergine Maria e l'unico ruolo è quello di moglie e madre. "L'oppressione della donna non inizia nei tempi, ma si nasconde nel buio delle origini".

Anche Cristo, immortalandosi, riscatta la comunità eseguendo la volontà del Padre. Velocemente il pensiero religioso si allea con il potere terreno; nascono così il pretesto e la giustificazione della maggior parte delle guerre che hanno caratterizzato la storia patriarcale. "La specie dell'uomo si è espressa uccidendo, la specie della donna si è espressa lavorando e proteggendo la vita: la psicanalisi interpreta le ragioni per cui l'uomo ha considerato compito virile la guerra, ma non ci dice niente sulla concomitanza dell'oppressione della donna. E le ragioni che hanno portato l'uomo a istituzionalizzare la guerra come valvola di sicurezza dei suoi conflitti interiori ci lasciano credere che tali conflitti siano fatali per l'uomo, un primum della condizione umana. Ma la condizione umana delle donne non manifesta le stesse necessità; al contrario essa piange la sorte del figli mandati al macello e, pur nella passività della pietas, scinde il suo ruolo da quello dell'uomo..." (Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel).

Dai riti iniziatici dei popoli primitivi, alla guerra, alla patria podestà, all'apprendimento, al lavoro, l'autorità paterna si è sempre manifestata per quello che è ogni autorità: un abuso, diverso a seconda delle circostanze. Penso proprio che a questa storia si debba rinunciare perché parla solo di immani e crudeli sventure costruite da un potere - quello maschile - che ha paura e al tempo stesso vuole fare paura. Questa storia, che non è la somma di due voci distinte, di due punti di vista sul mondo, ma l’espressione di un unico punto di vista, dato per assoluto, può essere letta imparando che in essa è impossibile trovare conforto.

Il Simposio

Non posso ignorare l'efferatezza con la quale Platone compie l'espropriazione del pensiero femminile. Nel Simposio, (la data va posta probabilmente all'inizio del ventennio 388/87-366/65 a.C.) Platone narra il convegno di un piccolo gruppo di intellettuali in casa di Agatone, che trascorrono il proprio tempo nell'elogio di Amore. Al termine degli interventi Socrate riferisce il discorso tenutogli un tempo da Diotima, la quale detiene un sapere che corrisponde a uno dei punti più significativi della dottrina platonica: la filosofia come Eros è ascesi conoscitiva, come contemplazione dell'idea attraverso il desiderio della bellezza immortale. Inizia dalla considerazione che Amore non è un dio, ma qualcosa di intermedio tra il mortale e l'immortale. L'Amore aspira al possesso del bene, è il desiderio di immortalità, soddisfatto nel generare il bello. Il discorso di Diotima è tutto giocato sul tema della gravidanza, del partorire. Ma questo linguaggio così intimamente legato all'arte della levatrice prende due vie. La prima riguarda l'amore tra uomo e donna destinato a partorire altri esseri umani destinati a morire e si riferisce esclusivamente a una fecondità corporea: "...E quanti sono fecondi nel corpo si indirizzano più alle donne e per questa via amano, per procurare a se stessi, come credono, attraverso la procreazione di figli, l'immortalità...".

La seconda è una fecondità poetica: è l'amore tra uomini a costruire la via erotica della filosofia. "...Quanti invece sono fecondi nell'anima, così riferisce Socrate, quelli che sono gravidi nell'anima più che nel corpo, di ciò che è proprio dell'anima concepire e partorire. Che cosa? Il pensiero e ogni altra virtù, delle quali sono creatori tutti i poeti... Molti altari sono stati innalzati per tali figli, nessuno ancora per figli umani".

In questo momento desidero sottolineare come Platone si appropri di una voce femminile autorevole per sottolineare un pensiero che annulla lei e l'umanità alla quale appartiene. Anche qui vengono relegati alla natura che partorisce gli esseri mortali e di conseguenza alla donna il ruolo di moglie e madre. Fin dall'origine il pensiero religioso e quello filosofico hanno ribadito, dal loro punto di vista, l'inferiorità della donna.

Per educazione ricevuta

In queste giornate di pioggia trascrivo il percorso tracciato nella mia mente lungo l'argine del fiume e in riva al mare. Ieri ero talmente impegnata nella scrittura che ho bruciato le castagne e quelle che non sono scoppiate si sono carbonizzate. Però il tegame penso proprio non sia più utilizzabile e dire che le avevo ricoperte con molta acqua e vino e avevo aggiunto un poco di sale e alloro. Ritorno alla scrittura nel tentativo di mutare un pensiero fisso, da sempre uguale a se medesimo e per farlo parto dalla figura di Diotima oggi.

Credo che la conoscenza che trasmette la scuola sia pericolosa perché forma le coscienze di ragazze e ragazzi insegnando loro un sapere che si vuole assoluto e comprende invece solo la storia degli uomini. A volte, nei casi più illuminati, viene citata qualche donna celebre, ma sempre come eccezione. Credo che non ci sia danno più grave per le studenti, come per gli studenti, ascoltare un'insegnante che rimanda la conoscenza di una storia che è il risultato delle azioni patriarcali e non le prevede. L'insegnante donna, come Diotima vista attraverso il Simposio, esprime un pensiero che annulla lei e la sua specie. La formazione culturale che ancora oggi si pratica nelle scuole di ogni ordine e grado crea un inconscio maschile ben protetto - io c'ero e io ci sono - e un inconscio femminile che deve convivere con il vuoto dell'assenza - io dov'ero e io dove sono.

Quando l'inconscio non è più protetto e perde il sopravvento, per un uomo diventa insopportabile la circostanza per la quale una donna - l'assente - possa abbandonarlo. E lo stesso meccanismo ribaltato accade quando una donna sopporta l'insopportabile. Naturalmente noi donne ci siamo sempre state. Non abbiamo avuto guerrieri, condottieri, papi, ma abbiamo avuto energia, pensiero, coraggio, dedizione, senso, follia. Nonostante la religione e i filosofi ci volessero solo come madri e mogli, o vergini, le cose non sono andate così. In una condizione come questa, di profonda deriva, non è più tollerabile ignorare il lavoro fatto dalle Herbarie (le curatrici), l'era dei roghi delle streghe, la scuola salernitana, Ildegarda di Bingen, la Sapiente del Medioevo e prima di lei Giuliana Anicia che abbellì la città di Costantinopoli e Monna Agnese e le sue compagne e tante altre ancora. "...Donne a quel punto ritenute pericolose per il loro modo non solo di curare ma anche di pensare..." (Ilaria Bonaccorsi Gardini, Herbaria).

E mi fermo qui perché sono tante le donne che hanno lottato per rimanere fedeli a se stesse e operare in campi a loro preclusi: fanno parte dell'altra storia che non si trova in un rapporto dialettico col mondo maschile, ma viaggia su di un altro piano. Nel 1989 insieme a Donatella Franchi nella rivista Lucrezia Borgia ho scritto: "...In questo momento storico ci sentiamo parte di un progetto che investe altri campi di sapere e di attività, dove sta emergendo il pensiero femminile (scrittura, filosofia, scienza, storia, pedagogia, diritto, ...), da cui traiamo nutrimento per la nostra riflessione sull'arte. Siamo consapevoli che il progetto è legato non solo alla ricerca di interlocutrici nel presente, ma anche alla memoria, al riconoscimento e alla valorizzazione delle donne del passato...". Per le ragazze, un'istruzione che ignora la loro storia, perfeziona la loro repressione così ben coltivata in famiglia e sviluppa nel ragazzo il meccanismo che fa apparire necessari la guerra, il condottiero, l'eroismo, la sfida tra le generazioni. L'inconscio maschile diventa così un ricettacolo di sangue e di paura e il mondo, ora come sempre, è percorso da questi fantasmi di morte. Per queste e altre ragioni mi sembra veramente un assurdo, fondato sul falso "dell'assoluto", continuare ostinatamente a rimandare un sapere che non prevede la metà degli esseri umani.

Quando insegnavo, le mie lezioni partivano dallo studio dei testi di Virginia Wolf, di Marina Cvetaeva, di Carla Lonzi, di Saffo, delle filosofe, di pittrici, scienziate e contemporaneamente parlavo delle regioni dell'assenza. Lezioni entusiasmanti, sia per le ragazze, sia per i ragazzi, ai quali non era più richiesta la responsabilità di sostenere il mondo. Ancora oggi, quando ci incontriamo, mi ringraziano. Mi rendo conto che ogni tema trattato richiederebbe ulteriori approfondimenti. Lo farò. Ho proceduto per frammenti, ora accennerò velocemente ad altre due concause che tendono ad annullare la presenza delle donne. Sono la scrittura e la famiglia. La scrittura e il linguaggio sottolineano ancora una volta le conseguenze di una educazione culturale e sociale che decreta il privilegio assoluto dell'uomo sulla donna.

Qualche esempio

Leggo un articolo su Malala e Satyarthi: "La scelta del comitato per il Nobel ha premiato un indiano e una pakistana, un hindu e una musulmana. Ma il segnale forte resta quello dell'impegno in nome dei bambini... i diritti per i più giovani". In verità a Malala hanno sparato in testa perché sosteneva il diritto alla scuola anche per le bambine. Se io leggo "bambini", vedo solo bambini e così per amici, figli, ragazzi, allievi e "Uomo", che non so per quale ragione - in realtà la so - deve rappresentare il genere umano, fatto di donne e di uomini. Esistono poi le donne che sono le portavoce della cultura e della società maschile, quindi non sono le poete, le scrittrici, le ministre, le magistrate... ma rivendicano di essere poeti, scrittori, ministri, magistrati...

Così recitano alcuni brani presi ancora da Carla Lonzi e dal manifesto di Rivolta Femminile del 1970: "La famiglia è il caposaldo dell'ordine patriarcale: fondata non solo sugli interessi economici, ma sui meccanismi psichici dell'uomo che in ogni epoca ha avuto la donna come oggetto di dominio e suo piedistallo per le più alte imprese". “L'uguaglianza disponibile oggi non è filosofica, ma politica: ci piace, dopo millenni, inserirci a questo titolo nel mondo progettato da altri? Ci pare gratificante partecipare alla grande sconfitta dell'uomo?"."Abbiamo guardato per 4000 anni: adesso abbiamo visto". "Accogliamo la libera sessualità in tutte le sue forme, perché abbiamo smesso di considerare la frigidità un'alternativa onorevole".

Ecco. Quando leggo libri o articoli, quando vedo film o spettacoli, quando seguo manifestazioni o l'attivismo di personaggi importanti che denunciano la violenza sulle donne, penso sempre che, se ci va bene, salveremo la vita a una donna, invece dovremmo accorgerci tutte e tutti quanti insieme che questi eventi così tragici si risolvono solo partendo dall'educazione ricevuta. E di lì compiere la nostra disarmante rivoluzione. Potremmo partire da qui:

C'è chi dice sia un esercito di cavalieri,
c'è chi dice sia un esercito di fanti,
c'è chi dice sia una flotta di navi
la cosa più bella sulla terra nera,
Io invece dico che è ciò che si ama...

(Saffo, VII sec. a.C.)