C’è un po’ di Italia, di spirito d’avventura, di intuizione imprenditoriale, di caparbietà e di grande flessibilità umana e sociale nell’esperienza di una famiglia di Brescia salita al massimo livello di qualità nella produzione di caffè, tanto da venire insignita quest’anno del Premio Ernesto Illy. Potremmo dire - al di là dell’autoreferenziale e divertente adagio (solo a Napoli ‘o sanno fa!) - che nel mondo il caffè ora parla un po’ più italiano e che la qualità del made in Italy ne esce rafforzata in una fase difficile per il paese e di grande difficoltà a far ripartire quella macchina produttiva che qualche decennio fa ci vedeva tra i primi paesi non solo d’Europa ma nel mondo! Proviamo a farci raccontare questa esperienza da Tancredi Pisa Simonini Spada, direttore generale dell’azienda Agropecuaria.

Spesso si pensa che l’Italia e il caffè siano un binomio inscindibile, tuttavia non è nato da noi, non lo produciamo nella nostra terra, ma abbiamo raggiunto livelli altissimi in tema di qualità, anche la dove la pianta e il suo frutto crescono da millenni! Eppure, è la prima volta che un produttore italiano si aggiudica il riconoscimento del Premio Ernesto Illy. Come valuta questo indubbio successo?

Lo valuto come un doppio successo. Non solo un’azienda italiana ha vinto per la prima volta in Brasile, paese che è la patria del caffè, ma ha vinto un premio nazionale. È vero che l’Italia non è uno stato produttore di caffè, ma è altrettanto vero che in noi italiani l’amore per il caffè è intrinseco. È stata proprio questa mia passione a portarmi in Brasile, a pochissimi giorni dal conseguimento della laurea in economia, per dedicarmi all’azienda di famiglia, la CBI Agropecuaria, per puntare sulla produzione di caffè di altissima qualità. La qualità è il frutto di un lavoro costante e mirato. È la tradizione tutta italiana del rito della tazzina di caffè che ha spinto i grandi gruppi come la Illy a puntare sull’eccellenza delle miscele per crescere ed evolversi, e la scelta è stata vincente. Inoltre, se pensiamo che l’eco della nostra vittoria al premio Illy ha dato per la prima volta visibilità nazionale alla Valle Jequitinhonha, tristemente nota con l’appellativo di ‘Valle della Fame’, con una bella notizia, allora l’assegnazione del Premio può essere considerato un successo triplice. Più che un successo personale, in ogni caso, lo considero come un successo del mio team famigliare, che vede impegnati in azienda me e mio fratello Ruggero e Alessia Cancarini, unitamente alla squadra dei nostri validi collaboratori.

Facciamo un po’ di storia, lei rappresenta le ultime generazioni di famiglia inserite in un mondo molto cambiato rispetto a chi ha fondato l’attività. Come è nata la vostra azienda, quali sono state le motivazioni, le idee, le finalità di una scelta certo coraggiosa e coinvolgente, in un paese lontano come il Brasile, da quell’altra parte del mondo come ha definito la sua terra Papa Francesco, riferendosi al centro e sud America?

Negli anni Settanta in Italia mio nonno, l’ambasciatore Antonio Benedetto Spada, aveva una posizione estremamente influente e poteva disporre di notevoli mezzi. Tuttavia, per paura di eventuali crisi politiche, decise di investire in Brasile, terra sì dall’altra parte del mondo, ma immensa ed estremamente conveniente. Il Brasile era all’epoca il paese delle libertà e delle opportunità. Mio nonno acquistò così diversi appartamenti e soprattutto 13 fazende di cui oggi resta quella di Tecad, che è considerata la gemma della regione del Minas Gerais. Per dare un’idea della situazione delle fazende di allora, quella di Tres Cajas, ad esempio, per sei mesi all’anno era allagata e per gli altri sei mesi era desertica! La Fazenda Tecad vanta oggi oltre 6200 ettari di cui 4000 piantumati con Eucalipto e 150 sono destinati alla produzione di caffè irrigato a goccia. Il raggiungimento di uno standard qualitativo così alto di questo caffè ci ha convinti a investire ancora di più in questo settore e a programmare un piano colturale con prospettiva di 500 ettari coltivati a caffè nei prossimi cinque anni.

In un primo tempo, l’attività era originata da un impegno finanziario in Brasile, poi un radicale e progressivo spostamento sull’attività di produzione che oggi è il vero core business. Come è avvenuto questo mutamento, logico, ma non necessariamente consequenziale?

Inizialmente l’investimento di mio nonno era limitato all’acquisto di immobili e di fazendas, fattorie. Ben presto, ragionando con una logica imprenditoriale, abbiamo trasformato una fazenda in azienda. E come tale la stiamo gestendo. Possiamo paragonare questa gestione agricola produttiva e innovatrice al passaggio che ci può essere dalla gestione di un proprietario terriero a quella di un imprenditore agricolo. Oggi il legname del nostro Eucalipto, che è parte fondamentale del nostro business, nella Varietà Clone, piantata nella Fazenda Tecad, ha ottenuto un grande consenso da parte delle grandi multinazionali produttrici di cellulosa.

La vostra storia mostra anche con chiarezza come l’intuizione, la creatività e le doti manageriali facciano parte del dna italiano e come spesso possano trovare lontano da casa le maggiori realizzazioni e soddisfazioni! Qualche considerazione su un tema che vede l’Italia spesso indicata come una realtà piena di contraddizioni e intrecci burocratici eppure vitale?

Credo che in Italia oggi il terreno sia addirittura quasi ostile ai giovani creativi con voglia di fare che vogliono mettersi in gioco. L’Italia resta un paese autoreferenziale dove è molto difficile emergere se non si appartiene a qualche casta. Ritengo che le università siano troppo teoriche. In Italia, è un dato di fatto, conta molto l’età. A chi è giovane, seppur creativo e determinato, non viene dato spazio. In Brasile, invece, mio fratello e io abbiamo avuto la possibilità di dimostrare le nostre doti. La nostra dedizione al lavoro ha prodotto i risultati che ci hanno portato al successo. Il nostro gerente dell’azienda ha 64 anni eppure lavoriamo in perfetta sintonia all’interno di una gerarchia ben definita. In Italia sarebbe difficile. La nostra équipe amministrativa è decisamente giovane e noi abbiamo trasmesso loro il concetto che la crescita lavorativa personale è imprescindibile dalla crescita dell’azienda, con la quale è armoniosamente intrecciata. Il riconoscimento del valore di ciascuno, indipendentemente dall’età, ha portato i nostri collaboratori a una forte motivazione che produce risultati continui e positivi. Nonostante tutto ciò, sono fortemente convinto che l’Italia non debba rinunciare ai suoi primati naturali che sono l’eccellenza nella moda, nel turismo, nell’enogastronomia e oggi, posso dire con un pizzico d’orgoglio, anche nel caffè.

L’impegno di produzione di caffè ad altissimo livello di qualità si unisce - e anche questo pur se plausibile non è scontato – con un forte impegno in direzione della salvaguardia, protezione e ripristino dell’ambiente, in una terra per tanti versi minacciata e che costituisce pur sempre un polmone verde del pianeta. Come si esplica questo aspetto green nel quadro dell’attività industriale di coltivazione e produzione?

Quando in agricoltura si lavora su estensioni importanti, la responsabilità sociale verso la salvaguardia dell’ambiente è indispensabile. All’interno della Fazenda Tecad vivono e lavorano sei famiglie alle quali si aggiunge la comunità circostante, cui diamo occupazione come impiegati da noi. Dei nostri 6200 ettari, ben 1500 sono preservati a foresta vergine, permettendo il mantenimento dell’equilibrio floro-faunistico. Il Brasile ha un quadro normativo molto rigido ed estremamente severo sulla legge ambientale, e le aziende sono sottoposte a controlli continui. Ma la nostra coscienza è andata oltre e abbiamo ottenuto per la fazenda Tecad la certificazione Rain Forest Alliance. Ci siamo sottoposti a tutta una serie di obblighi aggiuntivi molto impegnativi che però ci hanno portato a una consapevole responsabilità ambientale. Una cosa che riteniamo fondamentale è l’organizzazione di programmi di sensibilizzazione rivolti alla comunità. Si tratta di corsi nelle scuole e di corsi di aggiornamento professionale in azienda. Questi ultimi sono rivolti prima di tutto ai nostri dipendenti ma sono aperti a tutti, diffondendo in questo modo a più livelli possibili la coscienza il rispetto e l’educazione ambientale.

C’è anche un aspetto sociale e culturale in questo impegno di salvaguardia e produzione compatibile! E un ruolo crescente tra i produttori brasiliani del settore! Parliamone.

Cerchiamo di essere presenti anche nel sociale. Ad esempio nel gennaio di quest’anno nella regione della valle di Jequitinhonha c’è stata un’emergenza sanitaria di primaria importanza: un focolaio di febbre gialla. A causa della forte crisi economica che il Brasile sta attraversando, il Governo non disponeva di vaccini per tutti nei tempi necessari. Noi abbiamo utilizzato le nostre risorse per garantire la vaccinazione a tutti i nostri dipendenti e alle loro famiglie presenti all’interno dei terreni della fazenda. Cerchiamo di essere un riferimento anche per la prevenzione degli incendi. Nella nostra attività forestale il rischio più grosso è quello degli incendi, potenziale rovina dell’ecosistema. Nella regione di Minas Gerais gli incendi sono comuni e sono di origine dolosa. Nella nostra fazenda non ne abbiamo mai avuti. Penso che questo si deva a due fattori. Prima di tutto abbiamo un rapporto di buon vicinato con i proprietari confinanti e con la comunità locale cui diamo lavoro. Grazie a questo rapporto si è innescato un meccanismo virtuoso di prevenzione e di segnalazione reciproca di eventuali incendi. Secondariamente abbiamo fatto un investimento cospicuo, ma a mio avviso necessario, per dotarci di automezzi atti a spegnere gli incendi e per la realizzazione di corsi sulla prevenzione antincendi e sulla gestione degli stessi. Nella regione, infatti, non esistono i vigili del fuoco. Abbiamo realizzato una struttura che può portare aiuto anche in caso di incendi nelle fazende vicine. Siamo l’unica azienda dotata di questi mezzi ma lo riteniamo molto importante perché un focolaio, anche se piccolo, se trascurato, può portare a un incendio incontrollabile con danni spaventosi all’ambiente e al tessuto economico locale. Infine abbiamo un progetto in via di realizzazione che porterà un indiscusso beneficio economico non soltanto a noi ma a tutta la regione, che da sempre soffre di fiumi in secca. Si tratta di realizzare il più grande lago privato del Minas Gerais che permetterà l’irrigazione dei nuovi ettari coltivati a caffè che stiamo impiantando con la conseguente creazione di molti nuovi posti di lavoro. A questo si aggiunge un secondo, importantissimo beneficio, la stabilizzazione della portata dell’acqua del fiume Rio Capivari oggi minacciato dalla siccità. Tutti questi risultati sono il frutto di tanto lavoro e di un po’ di fortuna, ma soprattutto della determinazione a non mollare mai! Grazie a questa determinazione oggi la nostra azienda è un importante riferimento nella Regione di Minas Gerais e motivo di orgoglio per la nostra famiglia.