Fili, fili, fantasia nel crearli e nel tesserli in composizioni sempre nuove e diverse; tessuti e abiti creati dai produttori di filati come suggerimento al cliente, questo è Pittifilati, la fiera che, due volte l'anno, completa la trilogia di Pittimmagine, dopo PittiUomo e Pittibimbo.

E' il regno della potenzialità, delle interpretazioni da parte degli inventori dei fili, delle loro scommesse sui trend dei colori, delle texture e delle mischie che andranno di moda il prossimo anno. Tre giorni di mostra, fitti di eventi, laboratori e innovazione. Ma anche di celebrazioni. Questa 77esima Pitti Immagine Filati, tenutasi a Firenze a luglio, celebra i 40 anni di attività di Lineapiù Italia e i 60 anni di Safil. Per l'azienda fondata da Giuliano Copppini si è tenuta una cena nel prestigioso Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio e per l'azienda marchigiana dei fratelli Alberto e Cesare Savio si è tenuta una partecipata conferenza stampa in sede mostra.

L'evento di gala di Lineapiù era anche teatro di un'esposizione di abiti realizzati dal designer Azzedine Alaïa, stilista di origini tunisine ma parigino d'adozione, con filati dell'Azienda. Una nota dolorosa è stata la mancanza del fondatore, Giuliano Copppini, che ha voluto comunque accogliere i prestigiosi ospiti inviando un suo scritto letto dal presidente Alessandro Bastagli. Ha spiegato, Giuliano, che era la malattia a impedirgli di partecipare a quella straordinaria serata di incontro fra produttori e designer, una mutua celebrazione. Vero infatti che Lineapiù è leader mondiale nei filati per la maglia, ma i migliori designer del mondo, che se ne sono sempre serviti, hanno reso famosa l'azienda con le loro realizzazioni. Non sapeva Coppini di proferire le sue ultime parole pubbliche. E' morto infatti quindici giorni dopo, avendo però realizzato una successione che garantirà la continuità di questa preziosa produzione italiana.

Durante la serata è stato presentato anche il libro Yarns - Lineapiù Italia. 40 anni di emozioni a cura di Nemo Monti, con immagini di Massimo Listri. Un volume che ripercorre le tappe significative dell’azienda, con particolare focus sull’innovazione nei filati, anche attraverso immagini scattate al microscopio elettronico che mostrano una dimensione inedita dei fili. «Lineapiù sta vivendo un momento straordinario sia in Italia (che rappresenta circa il 50% delle vendite, ndr), che in Francia, Germania, Giappone e Usa», ha spiegato Alessandro Bastagli, presidente della società. La nuova collezione Knit art di filati da aguglieria ha sviluppato il filo Oro, novità in edizione limitata. Un tubolare di lana merinos extrafine impreziosito al suo interno da un filamento d’oro puro 24 carati. Durante questa tre giorni l’archivio storico aziendale, inaugurato a ottobre 2012 e che svela la storia degli oltre 3 mila filati realizzati negli anni, ha ospitato dieci abiti di Giorgio Armani prodotti con materiali Lineapiù, gentilmente concessi dalla maison per la celebrazione.

L'altra celebrazione, i 60 anni di Safil, è occasione per parlare di un diverso concetto di produzione, che prende avvio dalle indicazioni UE per gli anni futuri. I due hanno ristrutturato da subito la catena produttiva per rendere sostenibili i processi, anticipando ciò che sarà legge e fornendo, a quei politici che vogliano seguire davvero l'iter della legge, materiale per sperimentarne il grado di validità alla resa dei conti. La vocazione storica di Safil nel proporre filati nuovi, d’avanguardia, che incontrino le esigenze della moda e del consumatore finale, ha fatto sì che la versatilità della produzione diventasse la caratteristica principale dell’azienda. Le lavorazioni concentrate in un unico stabilimento, che è l' impianto di filatura pettinata più grande in Europa, sono realizzate con diverse linee di produzione, adeguatamente separate per tipologia di prodotto. Tutto questo è reso possibile da filatoi con tecnologia speciale. Questa peculiarità ha permesso a Safil, negli ultimi anni, di penetrare più mercati per i quali vengono proposte specifiche collezioni di filati: Tessitura, Maglieria (rettilinea e circolare), Intimo, Arredamento, Calzetteria, Protezione, Sportswear, Velluti di mohair. La flessibilità organizzativa dell’azienda permette di creare alcuni filati secondo specifiche richieste dei clienti.“Amiamo credere che i nostri prodotti migliori siano quelli che, su input dei nostri clienti e suggerimenti dei nostri collaboratori, dobbiamo ancora studiare”, sintetizza la loro filosofia di ricerca ed alta tecnologia.

Nella struttura dello Spazio Ricerca, l'osservatorio sperimentale dove vengono analizzate e lanciate le tendenze, vediamo il progetto Make it, creato per quest'inverno; la manualità e i mestieri saranno alla ribalta nel dettare tendenze moda. Il progetto compie un viaggio attraverso la storia dell’umanità guardando agli oggetti sopravvissuti al tempo. Non solo prestigiosi oggetti di design ma cose ordinarie, quotidiane, popolari, artigianalità fusa con la necessità e il sapersi arrangiare. All'insegna di “Niente si butta, tutto si ripara”. Qui mestieri e manualità sono stati trasformati in tessuti da importanti rappresentanti di settore. Alcuni intriganti titoli: cracks, mechanic, meat(!), mattress, barber, tic toc. Ideato dal fashion designer Angelo Figus e dall’esperta in maglieria Nicola Miller e allestito da Alessandro Moradei, il progetto attrae e diverte i visitatori, che scattano parossisticamente foto per imbrigliare tanta e tale creatività.

Non poteva mancare un'apertura ai nuovi talenti, realizzata dal concorso Feel the Yarn, alla sesta edizione. Si apre agli aspiranti stilisti selezionati tra le migliori scuole internazionali di moda. Il tema del concorso, coordinato da Ornella Bignami di Elementi Moda, è Dual, focalizzato sul contrasto o sulla fusione di elementi opposti per volume, materia, lavorazione e colore. Uno stimolo per i giovani designer a sperimentare ibridazioni di materiali, finissaggi decorativi o funzionali, forme estreme e volumi variabili. E' finalizzato pure ad ampliare la creatività espressa dai filati prodotti dalle più qualificate e innovative filature toscane, in una sinergia che premia la creatività in tutte le sue espressioni. Emerge un'importante differenza di impostazione fra scuole di moda. In generale si tende a far sperimentare agli studenti nuove volumetrie e la costruzione di abiti che richiedono alte tecnologie nella progettazione del tessuto. Altre scuole, come il Politecnico di Milano e la Scuola del design, tendono a coltivare una creatività che rinnovi forme classiche eseguendole con tessuti dagli accostamenti arditi.

Carriaggi, l'azienda marchigiana leader nella produzione di filati in cashmere, in occasione di Pitti Filati 77 ha presentato Tinctoria: la Civiltà dei Colori, una mostra storica legata al restauro dell'arazzo di area franco fiamminga La Battaglia di Roncisvalle, del XV Sec., di provenienza dal Museo del Bargello di Firenze. Nella mostra, allestita al laboratorio di restauro, si racconta la straordinaria bellezza dei colori naturali, dalla preistoria ai giorni nostri. E si spiega come per il restauro si siano impiegati colori vegetali, gli stessi che l'azienda utilizza nella tintura dei preziosi cashmere, dopo anni di ricerca sui colori naturali.

I visitatori di Tinctoria hanno potuto accedere eccezionalmente al Laboratorio di Restauro degli Arazzi dell’Opificio delle Pietre Dure, luogo ricco di storia e fascino, che si trova alla base della torre che sovrasta Palazzo Vecchio. La mostra, viaggio unico ed emozionante alla scoperta del colore e della sua evoluzione nel corso dei secoli, si articolava in 8 sezioni, ciascuna dedicata a un periodo storico o a un argomento specifico, arricchite da immagini, video, musiche e oggetti come testimonianza dell’importanza dei colori nell'evoluzione della società e nella realizzazione del grande patrimonio artistico tessile e pittorico. Un incontro tra cultura e impresa, sfociato in un progetto che genera innovazione, tecnologia, sostenibilità ambientale e, soprattutto, permette di sottrarre un'opera d'arte al degrado del tempo. Con queste premesse c'è da augurarsi che Tinctoria torni ad essere visibile anche in altri luoghi, per non limitare a una cerchia di esperti il pregevole messaggio culturale che la sostiene.