La formula estetica di Maison Martin Margiela dispone della postura interdisciplinare della moda. Non è la costruzione dell'abito che viene messa in discussione, ma il contenuto della costruzione.
La ragione del costruire in ottemperanza di un codice corporeo che si pastella delle giunzioni e dei motivi di giunzione.
L'articolo da disporre è il corpo umano nella sua trasposizione vestimentaria e il luogo dove disporlo è il corpo medesimo.
La moda del belga Martin Margiela ha generato la Maison e la scuola che ha dato le direttive alla vecchia Europa per ritrarre le posizioni protettive, funzionali ed estetiche dell'abito, come soggetti protagonisti di una nuova scena.
Scomporre e ponderare per realizzare la bambola umana nel sovra-umano.
Produrre, dalla ponderazione, quei tragitti espressivi che hanno la forza di creazioni che si manifestano sospese nella logica della tradizione per la logica dell'inedito rapportato alla funzione snaturata nell'uso.
Funzione che diviene il fine estetico e non più meccanico del movimento e della proiezione del corpo nel luogo e nel tempo: esperienza della mente sul corpo come verbo del chiaro scuro della pelle.
Il lemma è la parte dell'abito che si fa abito totale: manifesto di un parziale che deconcentra dall'uso abituale in favore di uno spostamento di ruolo. L'inchiostro dei materiali, compatibile al costume dell'uomo, è la forma di un posto generato per la scena dell'umano, ma usato per l'altrove poetico.

In tale misura l'attuale direzione artistica di Maison Martin Margiela ha il potere funzionale alla pittoricità del composto.
La cultura sartoriale e coloristica di John Galliano ha fatto gioco come il mare e si è fatta attraversare dalla “Manica” per dialogare con Anversa passando per le acque dolci della Senna.
La progettualità di Galliano appartiene all'espressione più alta dell'esperienza creativa della moda, la haute couture francese e stabilisce, dalla fibra, al filato, al decoro, la storia da ripartire nelle tavole d'appoggio dell'identità dell'uomo: l'abito e la sua manifesta transazione di personalità. Questa è stata la vera sfida vinta dal creatore anglosassone nell'incontro con l'alfabetizzazione neo-luterana di Margiela.
Galliano risponde alla verità della moda con quel passo che la doppia nel lessico e le da colore.
Il colore passa dall'assenza di pigmento alle profondità luministiche delle trame.

Da questi passaggi si evince la comprensione del progetto di Anversa e dello spirito totale di decostruzione della decostruzione, non fine a se stessa, ma figlia del colorismo che è l'impatto dell'occhio con la tavola e con la materia filata.
La vitalità tragica dell'abito Margiela si fonde con la traccia del colore emotivo di Galliano, in quella stratificazione ricomposta nel drammatico senso “dell'ordire”. Parole, colori e soggetto di una sceneggiatura che svela formule per un delitto sullo stato di coscienza dell'abito che è sempre stata la finalità ultima di Maison Margiela, ma che si panneggia di quel colorismo veneto che dell'enigma della tensione intellettuale si fa portatore delle generazioni meteorologiche della natura umana.

La prima collezione di Galliano per Margiela entra nella pezza ed esce nel costume della magnificenza del pregio e del privilegio del vestire: oltre la funzione, oltre la contestazione della medesima, in verità di coscienza di uno straordinario esercizio di stile.