Dal 23 novembre al 20 dicembre 2016, 29 Arts in Progress gallery di Milano (via San Vittore 13) ospita una mostra che ripercorre mezzo secolo di carriera di Gian Paolo Barbieri, uno dei fotografi di moda più importanti e riconosciuti a livello internazionale.

La rassegna, dal titolo Occhio, cuore e mente: cinquant’anni di bellezza nella fotografia di moda, curata da Nikolaos Velissiotis, propone 40 tra i suoi soggetti più conosciuti, stampe vintage ai sali d’argento e polaroid, oltre ad alcuni scatti inediti.

Celebre per la teatralità dei suoi set, Gian Paolo Barbieri ha saputo rappresentare lo spirito della fotografia di moda, in tutte le sue sfumature, dalla seduzione alla provocazione, dal mito all’eleganza.

Interprete più accreditato del Made in Italy, Barbieri ha creato campagne fotografiche per maison quali Valentino, Armani, Missoni, Versace, Ferré, Dolce & Gabbana.

Il suo lavoro per le edizioni francesi, americane e tedesche di Vogue lo ha portato inoltre a collaborare con stilisti internazionali come Yves Saint Laurent e Vivienne Westwood.

Proprio parlando di lui, Yves Saint Laurent ha affermato che “Gian Paolo Barbieri attraversa l’eleganza sontuosa dei suoi ritratti femminili e delle scene dei quartieri poveri con la stessa anima, lo stesso amore. Un segreto che non appartiene che a lui. Nutro per Gian Paolo una profonda ammirazione, perché lo ritengo un fotografo sensibile, umano e capace di dignitosa partecipazione emotiva”.

Le fotografie per riviste di moda, ritratti in studio, scatti eseguiti durante pause sul set restituiscono un affresco variopinto del mondo della moda e la sua dimensione sospesa tra realtà e immaginario.

Tra le dive e le modelle messe in posa davanti al suo obiettivo si possono ricordare Audrey Hepburn, Jerry Hall, Vivienne Westwood, Eva Malstrom, Aly Dunne, Mary Jonasson, Veruschka, Anjelica Huston, le italiane Isa Stoppi, Simonetta Gianfelici, Ivana Bastianello, Monica Bellucci.

L’esposizione, nell’ambito degli eventi in calendario durante il Photo Vogue Festival, è un’occasione imperdibile per ripercorrere quanto di meglio la fotografia ha potuto esprimere nel mondo della moda ed entrare in contatto con un universo di enorme fascino ed eleganza formale.

Gian Paolo Barbieri nasce nel 1938 in via Mazzini, nel centro di Milano, in una famiglia di grossisti di tessuti. Proprio nel grande magazzino di tessuti di suo padre acquisisce delle competenze che gli saranno utili nel suo fare fotografia di moda. Come per altri grandi, Armani per esempio, è il teatro a esercitare un potente fascino sulla fantasia, tanto da farlo iscrivere alla scuola di recitazione del Teatro Filodrammatici, tra il 1956 e il 1957. In seguito gli viene affidata una piccola parte non parlata in ”Medea” di Luchino Visconti con Sarah Ferrati e Memo Benassi.

Il cinema americano degli anni ’50 costituisce una base importante per lui: i drammi di Tennessee Williams o attori come James Dean, Marlon Brando o ancora Lana Turner e Ava Gardner, donne bellissime illuminate da una luce tutta particolare che le rendeva ancora più affascinanti.

Il cinema gli da il senso del movimento e l’occasione di portare la moda italiana in esterno, dandole un’anima diversa.

Ha l’occasione di andare a Roma, in puro clima “dolce vita”, dove per mantenersi fotografa le starlette emergenti, ma non per molto.

Si trasferisce a Parigi dove incontra il fotografo di “Harper’s Bazaar” Tom Kublin a cui fa da assistente per un periodo breve ma intenso.

Nel 1964 apre uno studio a Milano e comincia a lavorare nella moda, facendo campionari. Riesce a farsi pubblicare dei servizi fotografici, su “Novità”, la rivista che in seguito, nel 1966, diventerà “Vogue Italia”. Da questo momento comincia a collaborare con la Condé Nast, pubblicando anche su “Vogue Paris” dal 1973. Nel 1968 vince il Premio Biancamano come migliore fotografo italiano e il settimanale “Stern” lo inserisce tra i quattordici migliori fotografi di moda nel panorama internazionale.

Realizza campagne pubblicitarie per marchi importanti come: Elizabeth Arden, Chanel, Dolce & Gabbana, Mikimoto e tanti altri, in cui riesce a trasformare ciò che ritrae in immagini ideali, con richiami continui al cinema anni Trenta e Quaranta.

Fondamentale tappa del suo iter è l’esperienza con Vogue Italia e con i più grandi stilisti come Valentino, Versace, Ferré, Armani di cui ha interpretato le creazioni negli anni ’80, in cui il prêt-à-porter italiano e il Made in Italy conquistano il mondo.

Negli anni ’90 compie diversi viaggi in paradisi tropicali come Tahiti, Madagascar, Seychelles e Polinesia, da cui nascono dei meravigliosi libri fotografici in cui racconta luoghi e realtà lontane con il suo impeccabile gusto. Nonostante le foto siano in esterno e siano spesso immediate o fugaci, sono così “perfette” da sembrare fatte in studio, riesce a unire la spontaneità di quella gente e di quei luoghi a un’eleganza e uno stile che lo contraddistinguono sempre. È riuscito a intrecciare la spontaneità della fotografia etnografica al glamour della fotografia di moda. Queste foto sono state scelte da David Bailey per essere esposte all’interno del Victoria and Albert Museum di Londra e nel Kunsforum di Vienna, considerate, a tutti gli effetti, opere d’arte.