La parte che dedichiamo questa volta al nostro excursus sull’esperienza del Programma Nazionale di Ricerca in Antartide, che vede impegnati, tra gli altri istituti, in primo luogo il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Enea, è di quelle delle quali potremmo dire, si farebbe volentieri a meno! Parliamo delle questioni afferenti alla salute, delle questioni mediche, delle emergenze sanitarie e via dicendo! Al di là della scaramanzia, però, è estremamente importante qualche riflessione su un aspetto, quello del benessere di scienziati e tecnici, che nelle condizioni estreme di questo continente assume inevitabilmente aspetti peculiari. Per avere qualche indicazione in materia, abbiamo rivolto qualche domanda al dott. Elvio Lazzarini, attuale medico winterover di Base Concordia. Nato a Padova risiede in provincia a Cittadella. Laurea in Medicina e Chirurgia all’ateneo patavino è specialista in Chirurgia generale presso l’università di Trieste e lavora Lavoro presso l’U.O.C. di Chirurgia Generale del Presidio Ospedaliero di Cittadella.

La prima cosa che viene alla mente, pensando di porre una domanda a un medico al lavoro in una realtà così estrema, è se chi si appresta ad affrontare l’Antartide debba avere come usa dire un’ottima e robusta costituzione fisica, al di là delle sue competenze professionali. Esiste naturalmente un training e una preparazione specifica, ma è inevitabile chiedersi: potrei io andare a vivere e lavorare laggiù? Qualche chiarimento potrebbe aiutarci a capire cosa vuol dire misurarsi con questa realtà?

La gestione delle Spedizioni italiane del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA),per quanto riguarda le azioni tecniche e logistiche e la responsabilità dell’organizzazione nelle zone operative sono affidate ad ENEA, mentre la parte scientifica è gestita dal CNR. Quando ho ricevuto la mail del mio Direttore con la comunicazione del bando nazionale che ogni anno ENEA-UTA emette per la partecipazione alla campagna invernale, la scelta di partecipare è stata ponderata fino all'ultimo poiché ovviamente nella mente mille domande e dubbi cercavano una risposta. Ma senza dubbio una prima considerazione va fatta, prima ancora di partecipare al bando. Parlarne con la famiglia che oltre successivamente a dare supporto deve anche sopportare la lontananza di uno dei membri. Importante quindi anche l' entusiasmo e l'apporto positivo con cui moglie e figlie hanno contribuito alla decisione.

I dubbi sono comunque insiti in ogni nuova decisione, lavorativa o non lavorativa. Per questa mia scelta utile è stata l'esperienza acquisita, specie negli anni '70-'80, in montagna ove ho imparato nelle lunghe camminate e nelle ferrate cosa significhi trovarsi ad affrontare situazioni impegnative o trovarsi isolati in zone non frequentate e quindi imparare ad arrangiarsi e a convivere col compagno o coi compagni di avventura. Hanno contribuito nel prendere questa decisione anche la voglia di rimettermi in gioco, in un ambiente così estremo e stimolante, alla mia età sia sotto il profilo fisico che quello psicologico, ma anche lavorativo per cercare di mettere l'esperienza acquisita in oltre trent'anni di lavora in primo piano. Servono inoltre serenità mentale, capacità di adattamento per la convivenza con persone che non conosci e di diversa nazionalità, tolleranza verso gli altri e anche autocritica. Sono qualità che ognuno di noi dovrebbe sapere se gli sono proprie e non scoprire successivamente che ne è privo.

Inoltre c'è stato per me, un notevole interesse culturale e scientifico che questo continente, del quale poco si parla, ha stimolato. Certo non pensavo di arrivare alla fine del percorso di selezione poiché dopo aver saputo quale sarebbe stato l'impegno formativo, avrei avuto la mia personale soddisfazione anche solo nel riuscire a partecipare al campo in tenda sul ghiacciaio del Monte Bianco, sotto il Dente del Gigante, da appassionato di montagna.

La salute del corpo e anche quella psicologica vanno di pari passo per dare l’equilibrio nelle diverse condizioni che si affrontano, tutte a modo loro estreme. Cosa vuol dire allora per un medico affrontare le necessità sanitarie e dare forza allo spirito alle prese con qualche condizione di salute malferma?

Con la normale attività di reparto ci si trova a parlare sia con i degenti ma anche con i parenti, per cui c'è la necessità, non solo di un linguaggio comprensibile ma anche di dare risposte vere, concrete con parole e frasi semplici. Non solo, molte volte si devono rincuorare le persone ma anche ci si vede costretti a dare, in altre situazioni, risposte non corrispondenti alle aspettative di chi ha fatto la richiesta. Qui la stessa situazione è estremizzata perché si tratta non solo di dare quelle risposte sanitarie necessarie ma rincuorare e far capire che pur in un ambiente così estremo, lontano da ogni supporto, è possibile risolvere il problema anche se si è nel periodo di buio quando tutto deve essere gestito a Concordia. Ma è necessario essere onesti e chiari. La collaborazione con chi ha una necessità sanitaria, anche grave, se di norma va cercata nell'ambiente ospedaliero, qui deve essere fra le priorità poiché è importante far comprendere il perché delle decisioni mediche intraprese e quali sono i benefici e soprattutto i rischi che in questa situazione logistica sono superiori rispetto alla norma.

Vivere un’intera stagione in Antartide, significa misurarsi con ogni genere di necessità ed emergenza sanitaria sapendo che si è soli, in un certo senso, con il bagaglio della propria preparazione, del proprio background, che i contatti con il resto del mondo possono essere se non precari, difficili, e che dunque occorre far fronte a quel che accade con i mezzi che si hanno. Qual è lo stato d’animo allora?

Il periodo di vita da trascorrere presso la base Concordia varia dai 10 ai 12 mesi dei quali ben nove si vivono in completo isolamento dal resto del mondo e di questi oltre tre mesi sono di buio con temperature estremamente rigide (quest'anno la temperatura più bassa è stata -82,4°C). In queste situazioni è fondamentale, in stato di necessità, non farsi prendere dal panico, dalla paura del non saper fare e trasmettere serenità. Si deve mantenere una tranquillità interiore utile non solo a se stessi ma che deve essere trasmessa a chi ne ha la necessità. È una tranquillità interiore che si acquisisce con l'esperienza e l'età anche se, nei profondi meandri della propria psiche aleggia sempre, e questo vale anche per la persona più baldanzosa e più sicura di sé, una sensazione di paura, di incertezza del non farcela, specie in posti così estremi. Ma tutto deve essere soffocato, deve prevalere la volontà e la voglia di riuscire a risolvere la situazione. A tutte le paure si deve dare sfogo solo a problemi risolti. Ecco quindi che ci deve essere quella freddezza (chiedo scusa per la battuta non ambientale) per le giuste decisioni.

Quali sono le dotazioni mediche della base Concordia, quali le potenzialità a fronte della molteplicità di situazioni possibili? In altre parole che cosa si può affrontare con serenità tecnica e professionale?

Le disponibilità tecniche a Concordia permettono di sopperire a problemi chirurgici, ortopedici, laboratoristici, radiologici e odontoiatrici, con adeguata strumentazione. Certo molto dipende dallo specialista presente in base, specie durante i nove mesi di isolamento anche perché ormai, non c'è più il medico di famiglia di una volta che riusciva a coprire tutte le necessità. Ognuno di noi, come specialista, ha le proprie specificità tecniche con un background derivante dagli studi universitari o dalla frequenza di altri reparti prima di intraprendere la propria professione. È quindi corretto riconoscere i propri limiti al di fuori del proprio campo operativo e se necessario chiedere un supporto. Questo può venire dalla Telemedicina, strumento tecnologico presente a Concordia e che permette in caso di necessità di chiedere un supporto tecnico specifico. I contatti avverrebbero con l'Ospedale Gemelli a Roma ove una saletta è a disposizione per le necessità antartiche.

Quando, invece, occorre far partire il meccanismo previsto nelle emergenze e cercare “aiuto”! Esiste una sorta di scala, un prontuario sul quale basarsi o la realtà, come si usa dire, supera la fantasia?

È necessario fare una distinzione fra il cosiddetto periodo estivo e il periodo invernale. Nel periodo estivo c'è la possibilità, dopo attenta valutazione medica e la non regressione della patologia o un suo aggravamento, di procedere, in accordo con lo Station leader della base, a una evacuazione medica da effettuarsi con voli aerei. Questa comporta un trasferimento prima nell'altra base italiana in costa, a circa 1200 km da Concordia, e successivamente verso la base americana di McMurdo dotata di un centro sanitario più attrezzato e da qui, se ritenuto opportuno, il trasferimento in una struttura ospedaliera in Nuova Zelanda. Diversa è la situazione nel periodo invernale quando, pur non essendoci ancora il buio, causa le basse temperature e la mancanza di aerei in zona, ci si deve organizzare, esprimersi dal punto di vista medico al meglio anzi dare ancora di più, cercare di sopperire a eventuali carenze di materiale con il buon senso e con un po' di inventiva (si tenga presente che in una struttura ospedaliera sono migliaia i device sanitari disponibili suddivisi fra le varie specialità) e perché no anche fantasia se necessaria. Inventiva che viene sia dalla conoscenza tecnica che dall'esperienza ma anche da ciò che ho potuto vedere, per quanto riguarda alcuni device di tipo endoscopico, all'estero.

La sua specializzazione è in chirurgia addominale open, laparoscopica ed endocrinochirurgica; ha esperienza in endoscopia digestiva diagnostica e operativa delle alte e basse vie digerenti e delle vie biliari. L’esperienza alla base l’ha posta davanti a circostanze nelle quali ha dovuto porre in essere tutto l’insieme delle sue competenze?

Il PNRA ha, come scrivevo all’inizio, ENEA come braccio operativo e logistico e il CNR come braccio scientifico. ENEA col proprio personale organizza perciò corsi per i neofiti, cioè per chi dovrebbe andare per la prima volta in Antartide c\o il centro ENEA di Brasimone e c\o la caserma a La Thuile (Valle d’Aosta), una sede del Centro Addestramento Alpini. Uno degli scopi di questi corsi è dare molta importanza alla prevenzione degli incidenti facendo appunto leva sulle difficoltà logistiche e ambientali anche se molte patologie non hanno alcun trauma quale causa scatenante. Direi che finora la fortuna, come si suol dire, ha assistito sia il sottoscritto che i componenti del gruppo degli invernanti. Infatti c'è stato un solo caso importante che ha richiesto le mie conoscenze chirurgiche e gastroenterologiche. La persona ha avuto quattro episodi di ricaduta di un problema addominale sempre trattato con farmaci adeguati e sempre con risoluzione. La difficoltà medica è stata dovuta al fatto che non c'era una diagnosi pregressa, che la sintomatologia e la clinica che la persona presentava potevano indicare sia una patologia chirurgica sia un problema di tipo internistico avendo le due problematiche, molto spesso, una identica presentazione clinica.

Tra i suoi compiti vi è anche quello di sovrintendere all’igiene della base, elemento dirimente per mantenere tutti in salute. Il freddo estremo sembrerebbe indurre a considerare molte cose “più tranquille”. È veramente così e quali sono le emergenze alle quali ci si può trovare davanti?

Uno dei problemi principali che il cuoco deve affrontare è lo scongelamento del cibo che viene tenuto in congelatori naturali che sono i container alimentari posti all'esterno della base, ove le temperature sono sempre inferiori ai -20-30°C. Lo scongelamento avviene in base e in tempi corretti anche per non alterare ulteriormente il sapore organolettico che alcune volte, specie per le verdure, può essere modificato dalla filiera del freddo. Ma il cuoco deve anche ricordarsi che in questo ambiente c'è una pressione atmosferica inferiore per l'altitudine, acqua demineralizzata proveniente dallo scioglimento della neve, una temperatura di ebollizione dell'acqua inferiore che possono causare problemi di cottura del cibo e quindi disturbi gastrointestinali che possono essere favoriti da alterazioni della flora batterica intestinale e anche dalla mancanza di verdura e frutta fresca soprattutto nel periodo invernale. Questi ultimi alimenti però possono essere corresponsabili di disturbi intestinali dovuti a contaminazione batterica presente eventualmente specie nella verdura fresca che arriva all'inizio della stagione estiva. Si devono fare controlli sulle scadenze dei cibi secchi ma in particolare quelli inscatolati e sottovuoto al fine di evitare problematiche legate a formazione di tossine.