Prende il via mercoledì 17 settembre il 67° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza. Il viaggio al di qua del confine, in programma dal 17 settembre al 26 ottobre, sotto la direzione artistica di Emma Dante. “Ho sempre avuto una particolare predisposizione - afferma l’artista siciliana - alla disubbidienza, soprattutto quando mi misuro con qualcosa di maiuscolo. Io minuscola, davanti all’opera d’arte che è il teatro Olimpico, invece di avere paura, mi faccio prendere da una specie d’incoscienza e azzardo il gioco che mi porta a dialogare con le ombre del passato. Per questo ho accettato l’incarico della direzione del 67° Ciclo di Spettacoli Classici… per la sfida di mettermi a tu per tu con la maestosità della storia e dell’antica e solida presenza di un’eco lontana”. La rivisitazione dei testi classici, e dei valori culturali di cui essi si fanno portatori anche nel mondo contemporaneo, rappresenta infatti un cardine del teatro di Emma Dante che in molti suoi spettacoli, spesso in dialetto siciliano, inserisce elementi, situazioni e personaggi archetipici.

Il suggestivo titolo al progetto, ovvero Il viaggio al di qua del confine nasce due anni fa, “entrando per le prove tra le prospettive scenografiche dello Scamozzi. Le sette vie della città di Tebe, mai rimosse dal palcoscenico del teatro Olimpico dal 1585, si possono guardare ma non percorrere. Le strutture di legno e stucco, malgrado pericoli d'incendio e bombardamenti bellici, si sono miracolosamente conservate fino ai giorni nostri, dandoci la straordinaria possibilità di continuare a evocare il viaggio nella storia e nella memoria. In quel limite sta il viaggio, in quel confine tra l’aldilà e l’aldiqua, tra ora e fu, si annida l’ipotesi di altri luoghi. Vorrei dare a questa edizione il tema del viaggio al di qua del confine e invogliare gli artisti a stare davanti al regno, avviando la partenza oltre la linea ideale, laddove l’evocazione del viaggio diventa più forte dello spostamento reale da un luogo a un altro”. Un viaggio che cerca un contatto col sacro e col profano, con Dio e con gli dei, davanti alla strada di Tebe, al di qua del confine, dove risuonano da secoli le nostre domande di esseri mortali e fragili.

Il 67° Ciclo di Spettacoli Classici si apre il 17 settembre con la prima assoluta di Io, Nessuno e Polifemo di Emma Dante. Il progetto, che narra lo sbarco di Odisseo nella terra degli spaventosi Ciclopi, si rivela l’occasione di uno spiazzante incontro con Polifemo”. Un Polifemo che col tempo, nella solitudine, è diventato pietra, un tutt’uno con la roccia; un’enorme montagna apparentemente senza cuore, ma che intenerisce con i suoi racconti, e con gli attori Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola, le tre danzatrici e la musicista Serena Ganci. Il 26 e 27 settembre va in scena Ménélas rebétiko rapsodie di Simon Abkarian. Di origine armena, nato artisticamente al Théâtre du Soleil di Ariane Mnouchkine, Simon Abkarian presenta nella città berica un poema di amore e disinganno che racconta la sofferenza amorosa di Menelao per Elena, la donna che l’ha stregato e gli è stata infedele. In scena anche due musicisti greci, Giannis Evangelou alla chitarra e Grigoris Vasilas alla voce e al bouzouki. Così nello spazio scenico lo spettatore risulta catturato dal mistero del mito e dall’emozione del sentimento puro.

In un raffinato gioco prospettico della scenografia di Vincenzo Scamozzi, prendono corpo il 3 e 4 ottobre due figure nate nel 1997 all’interno del Giulio Cesare della Socìetas Raffaello Sanzio. Un intervento drammatico dal titolo Giulio Cesare. Pezzi staccati: da un lato il personaggio di “…vskij”, allusione a uno dei padri fondatori del teatro occidentale, inserisce una telecamera endoscopica nella propria cavità nasale fino alla glottide, proiettandone l’immagine su uno schermo circolare che visualizza il viaggio a ritroso della voce fino alla soglia delle corde vocali. Dall’altro, un attore laringectomizzato pronuncia l’orazione funebre di Marco Antonio per Giulio Cesare. Due monologhi speculari firmati da Romeo Castellucci, fondatore insieme a Claudia Castellucci e a Chiara Guidi della Socìetas Raffaello Sanzio, che ha recentemente ricevuto il Leone D’oro alla carriera.

Tre giorni di grande bellezza, dal 10 al 12 ottobre, con l’incontro tra due patrimoni dell’umanità come il Teatro Olimpico di Andrea Palladio e l’Opera dei Pupi, oggi iscritta tra i patrimoni “orali e immateriali” dell'Umanità dell'Unesco. “La pazzia di Orlando” proposta a Vicenza è la riscrittura di uno dei capitoli più visionari del repertorio dell’Opera, ed è firmata da Mimmo Cuticchio, il più importante erede della tradizione dei cuntisti siciliani, che prosegue il suo percorso di rinnovamento di questa antica arte, aprendosi alla grande scena. L’amore di Angelica e Medoro tra incanti e incantesimi; l’arrivo di Astolfo sulla luna per recuperare il senno di Orlando… Sono solo alcuni degli ingredienti del favoloso mondo dell’Opera che in questo spettacolo viene messo in scena utilizzando sia la tecnica del cunto, sia la manovra a vista. La musica viene eseguita dal vivo da un ensemble di archi e fiati. Mentre il 17 e 18 ottobre sarà la volta del grande regista russo Andrei Konchalovsky con un allestimento dell’Edipo a Colono appositamente studiato per l’Olimpico di Vicenza. Sarà una trascrizione abbreviata in cui compariranno solo alcuni dei protagonisti della tragedia di Sofocle. Dalle note di regia di Konchalovsy si può capire l’ispirazione del progetto: “Un detto dice che per chi pensa, la vita è una commedia, e per chi sente, la vita è una tragedia. Io vorrei cercare di capire tramite la risata in quale momento la vita diventa una tragedia”… Il circo, l’orrore, la morte, il cielo è la formula che mi ispira, nell'ennesimo tentativo di penetrare il segreto della natura umana”.

Il 22 e 23 ottobre di scena lo spettacolo-concerto ideato da Emma Dante. La sua celebre Medea del 2004 viene riproposta per il Teatro Olimpico come una sfida intrigante per una regista abituata a forgiare lo spazio scenico. Gli attori sono accompagnati dalle canzoni e dalla musica dei fratelli Mancuso. In Verso Medea vengono ripercorsi gli episodi salienti del dramma antico ambientandolo però nei rioni popolari di Palermo. Comico e tragico si mescolano fin dalla caratterizzazione di alcuni personaggi, un Giasone grossolano e rozzo e un coro di donne del quartiere della Vucciria (interpretato da maschi, come nelle tragedie antiche).

Ma molto atteso è anche il nuovo lavoro della compagnia veronese Babilonia Teatri, che chiude il 25 e 26 ottobre il 67° Ciclo di Spettacoli Classici all’Olimpico. Così, dopo la fiaba di Pinocchio e la storia di Lolita i loro due ultimi spettacoli, ecco la storia più nota, più pop. Jesus è uno spettacolo sulla figura di Gesù, liberamente tratto dai Vangeli. Un viaggio all'origine della nostra religione per capire dove nasce il bisogno di credere. Per confrontarci con l'inquietudine che c’è in ognuno di noi, col bisogno di dare un ordine al caos e di trovare delle risposte. E' un tramite per entrare in contatto col divino, o risponde alla necessità di conoscere quale sia il nostro ruolo nel mondo?

Infine da menzionare che dal 18 al 24 settembre Emma Dante conduce il laboratorio teatrale Verso Itaca, un esperienza teatrale che prende forma dall’analisi degli incontri di Odisseo con le figure femminili di Calipso, Nausicaa, Circe, Scilla e Cariddi, Atena, Penelope. Insomma, a Vicenza lo spettacolo classico diventa il luogo per una crescita e per lo sviluppo delle forme della quotidianità e della contemporaneità, la nostra!

Per maggiori informazioni:
www.tcvi.it/it/classici2014
infolimpico@tcvi.it
Tel: 0444 327393

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