Il Royal Ballet si apre un varco verso il nuovo e lo fa con uno dei suoi più giovani coreografi: Liam Scarlett. Trentenne, ritiratosi dalla danza nel 2012 e subito convertitosi alla coreografia, ha appena portato in scena il Frankenstein di Mary Shelley con maestria. La trasposizione in movimento di un testo che vive sull’audacia e sull’evocazione suscitate dalle parole è ardua tuttavia – anche avvalendosi di un cast e di un compositore d’eccezione - la Royal Opera House è riuscita nel suo intento.

Nella versione scelta per il live streaming del 18 maggio scorso, gli immancabili Federico Bonelli e Steven MacRae hanno assunto, rispettivamente, i ruoli di scienziato e creatura. Il balletto in tre atti di Scarlett si apre con la rappresentazione della giovinezza di Victor e della fidanza Elisabetta, bruscamente interrotta dalla morte della madre di lui, seguita dalla successiva partenza di quest’ultimo per intraprendere studi universitari di anatomia.

La ricostruzione dell’aula di studi ottocentesca è magistrale e il momento della creazione pathos puro. Tuttavia, è nell’interazione di ogni personaggio con la creatura che il balletto (il quale, in alcuni momenti pare echeggiare i momenti di intensa liricità della versione in prosa di Boyle del 2011, con Benedict Cumberbatch e Jonny Lee Miller) assume una connotazione diversa e svela la sua vera natura: narrare il rifiuto del diverso, dell’amore non corrisposto.

Superba la creatura portata in scena da MacRae, a tratti folle a tratti lucida, in cerca di compassione e accecata da furia omicida nel non trovarla. Le atmosfere e la coreografia strizzano, ovviamente, l’occhio a MacMillan ma mai in modo scontato; il balletto di Scarlett – anzi – può essere considerato come mirabile preludio alla stagione che ne celebrerà il venticinquennale della morte. Splendidi i costumi, soprattutto nel terzo atto. Veri e propri co-protagonisti di questa lugubre festa, dal finale mozzafiato.

Per quanto riguarda le musiche, invece, Lowell Liebermann è stato scelto lo scorso anno. Benché, si sia spesso occupato di balletto in passato, si è dedicato alla totalità dei brani relativi a un’opera per la prima volta, ammettendo di essersi approcciato al lavoro di Scarlett, proprio come Victor al cospetto della propria creatura: dissezionando ogni particolare.

Per concludere, come giustamente sottolineato da Kevin O’Hare direttore del Royal Ballet, non solo Liam Scarlett ci lascia la curiosità di scoprire cosa ci regalerà la sua maturità artistica, ma ci ha dato modo di apprezzare la qualità dei live streaming del Royal Ballet a tutto tondo, poiché nulla tolgono alla performance in sé, consentendone la fruizione anche da parte del pubblico internazionale: bravo!