Automatica è l'irrisolto confronto tra la parte poetica e sognante e quella cruda, realistica e distruttiva. I fiori però nascono ugualmente.

Musicista, giornalista, attore, restauratore, sei davvero tutto questo?

Sì, il percorso nasce dalla scrittura, per arrivare al teatro grazie all'incontro con Giuseppe Manini, regista e commediografo alla fine degli anni '80, intercalato alle personali precedenti esperienze in gallerie d'arte moderna e contemporanea. In quel periodo ho partecipato attivamente agli eventi culturali del comprensorio ternano, scrivendo anche articoli su Il Messaggero, Il Corriere dell'Umbria, ecc. Restauratore per scelta artistica e volontà di indipendenza economica, ho avuto la fortuna di lavorare con le Belle Arti e di tradurre in lavoro manualità e pensiero costruttivo e ricostruttivo.

Quando nasce la tua passione per la musica?

Il desiderio di esprimermi musicalmente nasce alla fine degli anni '70, attraverso due strumenti, prima la chitarra e poi la tastiera e il sinth, ma effettivamente si concretizza a livello di composizione e registrazione nel 2002, quando incido il primo demo. In questo ampio arco di tempo la produzione artistica si traduce in testi, poesie e brevi racconti legati al vissuto e a un'attenta contemplazione della realtà umana.

Il tuo primo gruppo del '76 di beat-rock si chiamava Silver Side, che esperienza è stata?

Il nome Silver Side lo scelsi io, interpretando il mio modo d'essere attraverso quel gruppo musicale. Loro tendevano alle cover, io scrivevo testi cercando di legarli alla loro musicalità; fu un'esperienza giovanile, comunque uno scambio di esperienze costruttive.

Nel 2006 il tuo primo disco Da qualche parte: come è nato, a cosa ti sei ispirato e dove è questa "qualche parte" in cui trovarti?

Da qualche parte è la ricerca dell' identità, attraverso il mancato colloquio con il padre ed è la traccia portante del disco, un percorso autobiografico intorno alle figure fondamentali della mia vita, nel bene e nel male. La "parte" da trovare è tuttora celata, forse resta nel mio essere nomade e apolide.

I tuoi contatti con Sanremo sono stati molteplici, da Isola di vento a Angeli di gesso, raccontaceli.

Beh, qui c'è poco da raccontare, tanto impegno, tante speranze contro un muro di indifferenza e potere. Sanremo rappresenta l'agire italico in una supponenza artistica che io non vedo e non sento da troppo tempo.

Hai collaborato con artisti come Povia, Baccini, Pier Cortese: le tue impressioni?

Pier Cortese è un cantautore chic, selettivo e gentile, Baccini una bella persona. Spesso il carattere o il modo di porsi cozza contro l'idea che ha il pubblico nei confronti del cantautore. E' buffo, ma è così.

Nel 2010 è uscito il tuo secondo disco Automatica che è legato anche a uno spettacolo che stai portando in giro per l'Italia con un vasto gruppo di artisti. Cos'è Automatica?

Automatica è ciò che è divenuta l'anima dell'uomo, reattiva alla convenienza emotiva ed economica, ai giochi di potere e di sopruso, nell'affermazione dell'io sfrenato e materico. E' l'irrisolto confronto tra la parte poetica e sognante e quella cruda, realistica e distruttiva. I fiori però nascono ugualmente.

I tuoi progetti futuri?

Non potrei concepire una vita senza progetti, stiamo già preparando una sezione acustica e una variante di teatro-canzone, unendo appunto le belle energie. Per il terzo cd c'è molto materiale su cui lavorare, senza fretta. Forse un corto, ma è in fase embrionale.

"...e nel sogno non si è mai soli..." scrivi nel pay-off del tuo sito, è proprio così?

Sì, è così. Nel momento in cui sogni non sei più solo. Quando prendi coscienza di questo intuisci il significato della tua esistenza.

Per saperne di più visitate il sito www.carloruggiero.com