Come nasce Play School? Il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) nelle nuove linee guida propone le materie artistiche musica, teatro, danza, canto ecc. quale efficace mezzo di crescita e apprendimento didattico/educativo, secondo il principio che l’istruzione e la cultura in genere sono basate su esperienze interdisciplinari. Il percorso scolastico è un processo formativo in cui promuovere la realizzazione di valori prioritari quali l’inclusione, l’integrazione, la riflessione critica, lo stimolo creativo alla conoscenza. In piena consonanza con le riflessioni suggerite, in Valdarno è nato un Progetto pilota di Educazione Teatrale chiamato Play-School giunto al suo secondo anno di sperimentazione presso l’Istituto comprensivo del Comune di Bucine.

Bucine è un paese al confine tra le terre di Arezzo e Siena, al centro della Val D’Ambra, una delle valli più belle della Toscana. È un sito di poche case, alcune sparse per la campagna, altre concentrate su un colle, con una chiesa, la scuola e, posto nel punto più alto, il teatro. Proprio l’assetto del paesaggio, una scuola vicina a un teatro, ha stimolato l’idea di un percorso didattico e artistico allo stesso tempo. Il progetto è stato realizzato dalla compagnia Diesis Teatrango che da molti anni gestisce il Teatro Comunale di Bucine, organizzando oltre alla Stagione invernale molteplici iniziative per il territorio nell’ambito del teatro educativo e sociale, nonché residenze artistiche nazionali e internazionali.

Come è articolato Play –School? La formula è semplicissima. Una volta all’anno gli studenti svolgono le loro lezioni curricolari invece che in classe, in teatro, sul palcoscenico. Il protocollo scolastico rimane lo stesso, per cui stesso orario e stesse materie in riferimento al giorno scelto. Gli insegnanti curricolari si avvicendano in teatro dandosi il solito cambio dell’ora. Vengono affiancati, durante la lezione, da esperti nelle arti sceniche, professionisti formatori di teatro, danza, musica, canto. Parte della lezione è svolta dall’insegnante e parte dall’artista/formatore che integra i contenuti della disciplina scolastica con il linguaggio artistico di sua competenza. L’esperienza teatrale che ne deriva sposta il punto di vista didattico sia per gli alunni che per gli insegnanti. Si crea un momento di grande partecipazione nel quale viene posta particolare attenzione agli aspetti non verbali della comunicazione, immediatamente significativi per la conoscenza e il confronto. Play school letteralmente significa palcoscenico- scuola, dove il "play" diventa gioco e suono sulla scena, la scuola un movimento, spostamento e creazione di una nuova possibile immagine di sé.

Per il progetto pilota sono state scelte le prime classi della scuola secondaria dell’Istituto Comprensivo di Bucine con l’obiettivo di seguirle per l’intero ciclo, dalla prima alla terza. Grazie alla collaborazione tra Scuola, Comune e Teatro è stato realizzato un percorso in continuità con una equipe di docenti ed esperti delle arti sceniche, specializzati in pedagogia teatrale, studio e ricerca sui collegamenti tra arte e didattiche scolastiche. Durante questi due anni di sperimentazione le materie scelte sono state, italiano, storia, scienze, matematica, inglese, tecnologia. L’attività si è svolta in tre giornate consecutive in cui ogni disciplina, trasformandosi in una “messa in scena”, ha sollecitato un “processo maieutico” determinante sia sui contenuti che sulle persone.

È sorprendente come una lezione di matematica sui numeri primi possa trasformarsi in un gioco di relazione fra personaggi; superlativi e comparativi in lingua inglese in esperienze di gestualità diminuita o ingrandita; una lezione di tecnologia in un insieme di forze esercitate su un’unica sedia… Emergono varietà incredibili di suoni, di suggestioni, di immagini, di parole, ad esempio recitando poesie del Petrarca, che magicamente tra quinte, sipario e fondale diventano carne, esperienza fisica, grido d’entusiasmo e di timidezza verso il proscenio, in quel bilico, vicino al precipizio che separa dal pubblico e ce lo fa abbracciare infinitamente. Dice Letizia: “Uno dei momenti più belli è stato quando per matematica ci hanno fatto presentare come fossimo numeri e per italiano ci hanno fatto interpretare la poesia e per inglese rimanere fermi come statuine… E ancora scrive in un tema un’altra alunna: “la cosa bella era che ci si poteva sdraiare per terra e la lezione era divertente… per i prossimi anni mi piacerebbe che fosse non solo una volta ma tre o quattro o cinque… ”.

I principi di inclusività e interdisciplinarità che hanno ispirato il progetto rimangono il fondamento, con la fiducia ferma e convinta che un processo pedagogico come quello attivo in play-school possa rendere immediatamente più chiaro il significato profondo del "mettersi in gioco" in un percorso di conoscenza. Conoscere con il corpo e la creatività personale significa conoscere in maniera profonda e indelebile.

Grazie a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di Play-School con professionalità e passione.