Fabrizio Bosso ha iniziato a suonare la tromba a 5 anni e a 15 era già diplomato al Conservatorio G. Verdi di Torino. Coltivando gli interessi per la musica di estrazione colta si è accostato al jazz, un richiamo forte, suadente, a cui non ha saputo resistere. Tecnicamente impeccabile, ciò che più colpisce di Fabrizio è la creazione di una grafia personale, in cui il colore e la dinamica del suono non sono mai scontati: il senso dello swing è spinto agli eccessi, la tensione creativa è costante anche nell’interpretazione di standard.

Oltre ad aver svolto attività concertistica sotto la direzione di George Russell, Mike Gibbs, Kenny Wheeler, Dave Liebman, Carla Bley e Steve Coleman, è stato reclutato da Charlie Haden per alcune tappe del tour promozionale dell’ultimo album della Liberation Music Orchestra. Nel 1999 viene votato come Miglior Nuovo Talento del Jazz italiano dal referendum della rivista Musica Jazz; esce poi il suo primo disco Fast Flight in quintetto con Rosario Giuliani e negli anni collabora stabilmente con i gruppi di Salvatore Bonafede, Giovanni Mazzarino ed Enrico Pieranunzi. Ma sono gli anni 2007/2008 a incoronare Fabrizio come uno dei più grandi musicisti italiani. Dapprima il successo nel 2007 con quello che è considerato il suo vero esordio da leader per una casa discografica importante, la Blue Note/ Emi Italia, con You’ve Changed, realizzato con il suo quartetto stabile e un’orchestra di tredici archi, la Bim String Orchestra coordinata dal violoncellista Giuseppe Tortora e diretta da Paolo Silvestri, con ospiti Diane Reeves e Sergio Cammariere. Inoltre la partecipazione al successo di Trouble Shootin, il bel disco di Stefano Di Battista con il quale ha realizzato importanti tournée in Europa.

Nel 2008 oltre a Five Four Fun degli High Five, Fabrizio ha pubblicato Sol! con il Latin Mood composto da Javier Girotto (co-leader), Natalio Mangalavite, Marco Siniscalco, Luca Bulgarelli, Lorenzo Tucci, Bruno Marcozzi, più l’ospite special Raul Midón. Il secondo disco del Latin Mood, Vamos, è stato recentemente pubblicato. Sempre nel 2008 esce il funambolico duo con Antonello Salis Stunt (con cui ha vinto il Top Jazz 2009). Fabrizio poi, sempre in quell’anno, ha partecipato al progetto, realizzato da Roberto Gatto e dedicato al rock progressivo, inciso per la serie Jazz Italiano Live 2008 de La Casa del Jazz / L’Espresso. Nella stessa collana è presente anche un altro progetto realizzato da Stefano Di Battista, Omaggio a Fabrizio De André.

Nel 2009, dopo un’apparizione in qualità di ospite speciale al Festival di Sanremo (cui aveva già partecipato nella precedente edizione con Sergio Cammariere) al fianco della giovane promessa Simona Molinari, ha partecipato al progetto About a Silent Way di Maurizio Martusciello con Francesco Bearzatti, Eivind Aarset e Aldo Vigorito. Ha inoltre realizzato un disco in quartetto con Luca Mannutza, Luca Bulgarelli e Lorenzo Tucci, sempre per la collana del Jazz Italiano, ospiti Roberto Cecchetto, Giuseppe Milici, Natalio Mangalavite, Bruno Marcozzi e con la partecipazione straordinaria di Filippo Timi, e registrato un disco per il mercato giapponese, con Luca Mannutza, Lorenzo Tucci, Nicola Muresu e ospiti Marco Tamburini e Max Ionata, dal titolo Black Spirit.

Nel 2010 ha partecipato al progetto Complete Communion, ideato dal batterista italo francese Aldo Romano con Henri Texier e la formidabile altista Geraldine Laurent. Nel giugno 2010, grazie all’idea degli organizzatori del Festival di Bolzano, nasce il duo con Luciano Biondini che si rivela subito un successo. In autunno 2010 realizzano una piccola tournée africana e nel 2011 hanno tenuto numerosi concerti. Alla fine dell’anno 2010 Fabrizio ha dato vita a un nuovo trio, con Alberto Marsico all’organo hammond e pianoforte, e Alessandro Minetto alla batteria. Con loro ha registrato Spiritual, album assai apprezzato dalla critica e richiesto dai festival estivi e non solo. Sempre a fine 2010 ha registrato Libero con il quartetto storico e l’aggiunta del chitarrista Roberto Cecchetto, pubblicato in Giappone per la Pony Canyon.

Sempre nel 2010 nasce una collaborazione “extrajazz” con il cantante, compositore e chitarrista Filippo Tirincanti, che ha pubblicato nell’aprile 2011 la sua opera prima, Otherwise, nella quale la poetica di Fabrizio s’intreccia magnificamente con gli intenti del cantautore di Riccione. E' ancora Top Jazz 2010 come miglior trombettista e di nuovo a Sanremo nel 2011, questa volta al fianco di Raphael Gualazzi, che stravince la categoria giovani. A febbraio 2011 si è tenuta anche la prima data del duo con Rosario Bonaccorso "estratto" dal quartetto del contrabbassista Travel Notes, con il quale Fabrizio ha inciso il disco uscito a gennaio 2012. Il mondo musicale e narrativo di Bonaccorso si addice in modo speciale a Fabrizio, che vi partecipa con intensità e naturalezza straordinarie. A maggio Fabrizio si impegna in un altro sodalizio eccellente, quello col pianista Nazzareno Carusi, con il quale affronta i mondi affascinanti di compositori come Schumann e Schubert. Sempre nel 2011 nasce Il Sorpasso in Jazz, con regia di Emilio Sioli, in cui il quartetto commenta alcune immagini del capolavoro di Dino Risi.

Il 21 e 22 giugno 2011 Fabrizio ha registrato a Londra, agli Air Studios, Enchantment – L’Incantesimo (Schema Records) con la London Symphony Orchestra. Il progetto è dedicato alla musica di Nino Rota in occasione del centenario della nascita, gli arrangiamenti e la direzione d’orchestra sono del M° Stefano Fonzi, che è stato anche l’ideatore del progetto. Con lui la ritmica di Claudio Filippini al pianoforte, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Lorenzo Tucci alla batteria. Enchantment ha già un curriculum concertistico, il repertorio viene eseguito infatti con orchestre residenti ed è stato per suonato a Sulmona, Caserta, Ravenna, Taranto, Matera, Roma, Castellaneta, e a breve lo sarà nelle Marche e a Vicenza, in attesa delle numerose date estive.

Il 17 febbraio scorso Fabrizio ha calcato nuovamente il palco dell’Ariston come special guest di Nina Zilli. Nel mese di marzo ha partecipato come ospite musicale fisso alle quattro puntate della trasmissione Panariello non esiste, esibendosi con artisti come James Taylor, Massimo Ranieri, Rocco Papaleo, Claudio Baglioni, Renato Zero. A maggio 2012 ha tenuto quattro concerti tra il Blue Note di Nagoya e quello di Tokyo e ha partcipato al Festival Poiesis di Fabriano con il progetto You’ve Changed e una particolarissima performance con Pierfrancesco Favino. A fine giugno ha eseguito in diretta la sigla dell’ultima puntata di Ballarò, e il 30 giugno del medesimo anno ha inaugurato il Festival di Ravello con Enchantment, nel meraviglioso Belvedere di Villa Rufolo assieme alla Nuova Orchestra Scarlatti.

L’estate 2012 conferma Fabrizio come uno degli artisti più apprezzati e amati del momento: a Umbria Jazz, sul palco del Teatro Morlacchi, esegue le due partiture di Gil Evans Miles Ahead e Quiet Nights con la Eastman Jazz Orchestra diretta da Ryan Truesdell, alternandosi con Paolo Fresu che ha invece eseguito Porgy & Bess e Sketches of Spain. I due trombettisti si sono poi ritrovati insieme sul palco per i richiestissimi bis di un pubblico entusiasta. In ottobre ha partecipato al Santiago Jazz festival con Antonello Salis, rappresentando l’Italia, e il 22 novembre è uscito per la Abeat la nuova fatica discografica Face to Face, in duo con il grande fisarmonicista Luciano Biondini. Nel febbraio 2013 ha partecipato al Festival di Sanremo nuovamente al fianco di Raphael Gualazzi.

Fabrizio risponde ora alle nostre domande. Che fase sta attraversando il Jazz?
Una fase in continuo movimento e crescita. È dai giovani che arrivano più soddisfazioni. L'Italia è piena di nuovi talenti, di giovani di valore. C'è spesso un problema di spazi per potersi far conoscere. Mancano dei punti di ritrovo, dei melting pot musicali e un pubblico che venga coinvolto a partecipare. All'estero è diverso. Per un musicista affermato il problema è relativo, tuttavia bisogna fare uno sforzo ulteriore per le nuove leve.

Cosa rappresenta per te la tromba e se dovessi scegliere un altro strumento su quale ti orienteresti?
La tromba è il mezzo più comodo per esprimermi; forse il più immediato, il più naturale per le mie sensazioni ed emozioni… molto più della voce. Ormai la tromba è come se fosse una protesi, un prolungamento del mio corpo. Mi sarebbe piaciuto studiare maggiormente il pianoforte ma chissà, non è mai detto. Lo suono spesso quando sono a casa, è lì che compongo le musiche.

Cosa consiglieresti a un giovane che studia musica?
Di ascoltare tanta musica del passato, quella delle origini; di non fare l'errore di tralasciare la parte del Jazz tradizionale. Bisogna studiare e metabolizzare tutti gli stili. L'errore che fanno in molti è di concentrarsi troppo presto sul proprio linguaggio. Quello è un passaggio fondamentale, soprattutto per un jazzista, ma bisogna dare tempo alle cose, senza fretta. Se hai un tuo linguaggio, verrà sicuramente fuori ma solo dopo aver acquisito i mezzi per esprimerlo.

Che esperienza è stata quella del Festival di Sanremo?
Ho la fortuna e il privilegio di esserci stato diverse volte. Per me è sempre stata un'esperienza molto divertente. Oltretutto, non essendo mai in competizione, l'ho vissuta con più serenità, senza stress. Se hai la possibilità di vivertela in questo modo, puoi cogliere molte più cose, piccoli particolari ed emozioni che forse non riusciresti a vivere partecipando da concorrente.

È vero che esistono due tipi di trombettisti, i soffiatori e i musicisti?
Diciamo che esistono i musicisti e basta. Sicuramente ci sono quelli con più tecnica e altri con più forme espressive. Il Jazz, forse più di altri, è l'unico genere musicale dove non puoi mentire con la musica. Gran parte del nostro lavoro si svolge sul palco, a contatto diretto con il pubblico. Lì non ci sono filtri, quello che sei lo devi dimostrare apertamente.