Una donna così piena di sfumature che bambina era?
Delle due una: o sono nata vecchia o non sono mai cresciuta, perché ero come sono adesso: riservatissima, appassionata di musica, non quella per i bambini, disegnavo i vestiti che mia madre e la vicina di casa cucivano per me, mi piacevano l’arte, i documentari, il cinema – i primi due film che vidi al cinema furono Agente 007 - Una cascata di diamanti e Tutto a posto e niente in ordine di Lina Wertmüller; mi piaceva pattinare, la ginnastica artistica, e la bicicletta. Sono fiera, orgogliosa della mia famiglia davvero speciale che mi ha dato un’educazione assolutamente libera da regole e imposizioni.

Sei umbra come me, dove vivi ora? Come si manifestano le tracce delle tue origini nella tua arte?
Sono nata a Narni ma vissuta a Civitavecchia, Roma e infine Ostia. Narni ha sicuramente qualcosa di magico, carismatico, io credo che qualcosa mi abbia trasmesso, perché sono tornata appositamente a visitarla per vedere dove ero nata e mi è piaciuta tantissimo; devo dire che sono rimasta anche colpita dall’accoglienza calorosa che ho trovato.

Come nasce la tua passione per la musica?
E’ nata con me, quando si sente raccontare che sin da piccolissimi si riconosce quale sarà la propria passione o addirittura vocazione è vero, cantavo sempre e avevo sempre con me il mangiadischi, inoltre ho cominciato a comprare dischi prestissimo.

Suoni degli strumenti, canti, componi, raccontaci di te.
Non ho mai studiato canto e purtroppo non ho avuto la possibilità di studiare musica, ma sono riuscita a prendere qualche lezione di pianoforte e ho cantato in un coro di polifonia rinascimentale: devo dire che queste due esperienze anche se brevi mi hanno aiutato comunque. Come strumento suono lo Shruti Box, uno strumento della tradizione musicale indiana che crea atmosfere suggestive e perfette per cantare. Riguardo alla composizione non seguo una linea prestabilita, posso partire da una linea vocale o avere delle musiche create al computer campionando suoni. Posso essere ispirata da un suono o da un testo o da un’immagine. Decido di registrare solo quando il brano è ben definito.

Per la musica e non solo, trovi ispirazione nella mitologia greca, spiegaci meglio questa tua passione.
Direi mitologia di tutto il mondo, non solo quella greca. Più che una passione credo sia una fascinazione: si comincia leggendo fiabe, favole, leggende e ci si ritrova in biblioteche a cercare informazioni su divinità dell’altro capo del mondo.

Raccontaci un mito o una leggenda che senti molto vicini a te.
Mi piace il Dreamtime, mitologia australiana, il senso di sacralità per ogni cosa ci circondi, la rete di connessioni fra tutti gli esseri umani, animali, piante, pietre. Poi c’è la leggenda del Cerchio delle Fate che mi piace tantissimo: pare che le fate abbiano l’abitudine di danzare in cerchio accompagnate da una musica che può attirare chiunque passi nelle vicinanze; però una volta iniziato a danzare con le fate si perde completamente la percezione del tempo con il risultato che le fate smettono di danzare e se ne vanno e il malcapitato rimarrà in eterno a ballare da solo a meno che un amico tenendo un piede fuori dal cerchio non lo afferri e lo porti via.

Dal jazz all’heavy metal, come fai a spaziare tra generi così diversi e come reinterpreti le regole della musica e della metrica?
Mi avvicino alla musica con curiosità, tendenzialmente mi piace mettermi alla prova in ambientazioni che possono essere lontane dai miei gusti, ma mi allontano anche perché penso si debba avere la lucidità di non forzare la mano, io credo che per quanto possiamo essere duttili non possiamo fare tutto o dare sempre il meglio di noi. Le regole della metrica le ho sempre serenamente ignorate, voglio che il mio canto sia libero di esprimersi e se è necessario spezzo le parole o cambio gli accenti modificando notevolmente il suono della lingua italiana; spesso si creano sonorità inedite, anche se questo costringe l’ascoltatore a dover leggere il testo indipendentemente dall’ascolto del brano.

Come si fondono insieme musica e parole, note, immagini e poesia?
Sono fonte di ispirazione. Un particolare può incuriosirmi tanto da ricercarne la storia o crearne una nuova. E’ un rimando di suggestioni che mi colpiscono emotivamente e lascio che tutto questo produca qualcosa. Io, in quanto artista, sento di avere il dovere di seguire e realizzare concretamente quello che parte dall’ispirazione. Penso sempre che l’artista sia il mezzo che l’Arte usa per manifestarsi, diciamo che l’artista è l’operaio della Musa.

Leggendo la tua biografia mi è tornato alla mente il film francese Le ricamatrici: tu sei anche esperta di ricamo, che tipo di manualità e di spirito serve per praticarlo? Riesci a ricamare anche le note su uno spartito come fili su un telaio?
Bellissimo film! Ho avuto modo di rivederlo proprio in occasione del corso di ricamo Luneville a Lione. Il ricamo è una scoperta recente che mi ha sorpreso per come sia versatile e creativo e per niente noioso, non l’ho più lasciato, tanto che sto abbandonando la pittura proprio per dedicarmi esclusivamente a questa disciplina. Similmente alla musica il lavoro su un ricamo può essere associato al lavoro in sala di registrazione dove la tecnica e la creatività possono mescolarsi.

La danza. Cosa rappresenta nella tua vita professionale e privata. Il potere del corpo, parlacene.
Il potere del corpo è la definizione giusta. Non sono una ballerina, il mio approccio alla danza è assolutamente personale. Ho iniziato durante gli anni in cui frequentavo l’Istituto d’Arte, quando bazzicavo laboratori teatrali e ho continuato sempre per curiosità e cultura personale.

Con la tua performance live L’approdo hai vinto il Premio Alda Merini al Rom'Art Independent Festival, ce la puoi descrivere?
La performance era allestita in spazi piccoli illuminati solo da poche candele a forma di fiori. Ho immaginato un personaggio (nel caso specifico una donna perché ero io a interpretarla) che arrivava da un luogo indefinito con un bagaglio di poche cose come pietre, ramoscelli dorati, spirali, fiori. Con il canto accompagnato dallo Shruti Box o dal ritmo dei sassi o dal triangolo, dalle poesie fatte leggere dal pubblico, questo personaggio provava a raccontare-suggerire un luogo fuori dal tempo. Durante la performance cantavo miei brani ma anche due melodie tratte dalle Folk Songs già interpretate da Cathy Berberian.

Parlaci del tuo album La via delle stelle. Musica e arte in questo caso cosa ci raccontano?
Per realizzare questo album ci sono voluti circa tre anni. Il tema è la Via Lattea che segue dal Cielo le vicissitudini del pianeta Terra. Inizialmente mi sono dedicata a tutta la parte musicale campionando suoni e lavorandoci su per un anno abbondante. Una volta assicuratami che questa parte fosse terminata, mi sono dedicata alle melodie delle voci. Ne ho composte parecchie creando cori e polifonie, quando ho deciso che tutto era pronto sono cominciate le registrazioni. In fase di registrazione ho cancellato parecchie delle melodie che avevo preparato, perché volevo evocare una sorta di “canto delle stelle”, desideravo che l’album evocasse grandi spazi e grandi silenzi, il senso dell’Infinito e di qualcosa di non controllabile, di sfuggente.

Gestisci un blog molto interessante dal nome Il ramo d’oro in cui parli di arte e cultura di tutto il mondo, cosa raccogli in queste pagine e chi ti legge?
Il mio blog è l’evoluzione di un passatempo che avevo da piccola. Raccoglievo in quei quadernoni che ci facevano comprare a scuola foto e notizie di tutto quello che mi colpiva e mi piaceva: musica, cinema, curiosità, misteri, moda… di tutto, la differenza è che con il blog rendo pubblico questo passatempo. Nelle statistiche che il blog segnala ho scoperto di avere moltissimi lettori negli Stati Uniti, meno dalla metà in Italia, poi in vari paesi Europei (perlopiù Spagna, Inghilterra, Francia) si avvicendano anche Cina, Brasile, Canada, Argentina, spessissimo le Filippine. Sorprendente!

La superstizione, quanto conta nell’arte e nella vita, qualche detto? Tieni sempre una pianta di sedano contro i malefici?
No, non ho piante di sedano, corni o ferri di cavallo... Fortunatamente non sono superstiziosa!

A quale tipo di pubblico riesci ad arrivare e che riscontri hai avuto finora? Un commento che ti è rimasto impresso?
Il pubblico che avvicino è vario: chi conosce i miei lavori da solista, solo dopo scopre i musicisti con cui ho lavorato e viceversa. Credo che dipenda dalla frammentazione dei generi e dalla mancanza di collegamenti fra un genere e l’altro, la musica ha varie nicchie, l’arte ne ha altrettante e non comunicano quasi mai. Il commento che mi è rimasto impresso è un commento divertente e risale a molti anni fa: una ragazza quando mi incontrò di persona mi disse che la mia voce faceva pensare che fossi molto grassa!

Come utilizzi i social network per la tua professione?
Sono mezzi irrinunciabili. Internet lo utilizzo tantissimo, ha liberato tutti gli artisti dal problema di trovare qualcuno che si occupi dei propri progetti. E’ utilissimo per divulgare e raccogliere informazioni, trovare altri artisti con cui collaborare. All’inizio avevo anche degli aiuti per le comunicazioni in lingua inglese, ultimamente mi occupo da sola anche di questo.

Quali sono ad oggi le soddisfazioni più grandi ottenute?
Una grande soddisfazione è notare che quello che propongo non passa inosservato. Non ho mai cercato il consenso, quindi mi fa doppiamente piacere sapere che c’è interesse verso i miei lavori.

Qualche concerto, mostra, evento che è stato più significativo di altri per la tua carriera e il ricordo di qualche artista col quale hai collaborato...
Non riesco a rispondere perché per me ogni collaborazione ha avuto caratteristiche peculiari, sono state tutte preziosissime.

Anche tu sei partita dal “centro del cerchio”? E dove sei arrivata?
In teoria siamo tutti partiti dal centro del cerchio, riguardo all’arrivo speriamo di non ritrovarci a ballare all’infinito come quello che danza nel cerchio delle fate…

Gli angeli esistono davvero?
Si!

Per maggiori informazioni:
www.katyasanna.it
ilramodoro-katyasanna.blogspot.it