Collocato nel Mar di Sulawesi e di facile accesso dalla costa del Kalimantan Timor, questo superbo arcipelago corallino è formato dalle isole Derawan, Sangalaki, Kakaban, Maratua e Samama: un paradiso ancora vergine, tutto da scoprire, nuova perla della confraternita internazionale dei sub. Arrivarci non è tanto semplice, ma una volta giunti non sarà così facile neppure distaccarsi dalla malia di questi luoghi.

Derawan

Derawan,punto d’arrivo ufficiale nell’arcipelago, è l’isola maggiormente attrezzata a livello turistico. Vi si giunge in 2-3 ore di lancia da Tanjung Redeb, capoluogo del Distretto di Berau, ma anche in battello o motoscafo da Tarakan, per chi entra in Indonesia dallo Stato malese del Sabah. Derawan è una piccola isola a forma di goccia, completamente circondata da spiagge che si fanno spazio tra la fitta vegetazione composta prevalentemente da palme da cocco e mangrovie. La punta è pianeggiante e rivolta ad est, mentre la parte occidentale è più ampia e caratterizzata da un lieve ma importante promontorio. Bastano quaranta minuti di tranquillo cammino per girare l’intero perimetro dell’isola. A Derawan esistono due moli principali: quello privato del Derawan Dive Resort e quello del villaggio, old jetty, che si trova nella parte occidentale dell’isola. A causa della scarsa pendenza dei fondali entrambi gli attracchi consistono in lunghissime passerelle d’assi sospese sul mare verde e cristallino dell’atollo. Il viaggiatore indipendente viene normalmente accompagnato al molo pubblico dove, oltre la spiaggia e la stazione di polizia, c’è l’abitato di Derawan a ridosso del promontorio: un tranquillo villaggio tra le palme, costituito da casette per la maggior parte unifamiliari e in legno. Non esistono mezzi di trasporto terrestri e gli unici rumori di motori, che si odono di tanto in tanto, giungono dalle lance al molo e da qualche generatore di corrente acceso subito dopo il tramonto.

L’atmosfera è come la gente: rilassante, anzi soporifera. Durante la mattinata le barche dei Bajau, gli zingari del mare originari delle Sulawesi, fanno ritorno dalla pesca notturna. L’economia degli isolani si basa quasi esclusivamente sulla pesca, sulle piantagioni di cocco – unico frutto reperibile – e sul commercio delle uova di tartaruga. Le donne si recano alle sorgenti, nel centro dell’isola, per fare scorta d’acqua potabile. Nelle ore meno calde i giovani amano sfidarsi a pallavolo e a calcetto nel campo sportivo accanto alla scuola, mentre i più anziani preferiscono dialogare o giocare a domino. Alla sera l’unica luce esterna è quella che filtra dalle case illuminate con lampade a olio e dai fuochi accesi per cucinare. La cucina è prevalentemente a base di pesce, riso e verdura. A richiesta e con preventivo accordo, chiunque può prepararvi un gustoso bollito di granchi giganti. Per fare provviste, nella zona del porticciolo c’è un toko (negozio gestito da cinesi) ricolmo di mercanzie varie, mentre per avere un aggiornamento sulle questioni nazionali ed estere occorre rivolgersi all’ufficio governativo di assistenza, detto Camat, dotato di televisione e strumentazioni satellitari che consentono di seguire ciò che accade nel mondo. Per decreto governativo, una volta all’anno si svolge nel villaggio l’evento denominato Pesta Laut Palau Derawan (Festival del Mare dell’isola di Derawan), la festa locale più importante. Nei tre giorni di spettacoli e giochi sportivi gli abitanti dell’isola si misurano con gare tradizionali d’immersione, di canoa, o con esibizioni d’arte indigena.

Coloro che scelgono di vivere l’esperienza dell’arcipelago in modo autonomo, senza cioè le comodità garantite dall’organizzazione del DD Resort e le relative spese, dovranno adattarsi a condividere la dimensione spartana e semplice della quotidianità dettata dai ritmi degli abitanti del villaggio. Chiunque può comunque usufruire dei servizi offerti dalla vicina stazione balneare, come il pasto al ristorante, le consumazioni al bar, il pernottamento occasionale nel resort, la partecipazione a escursioni marine e altro ancora: basta pagare secondo il tariffario “normal price” creato appunto per i “non ospiti”.

Il Derawan Dive Resort

Da tempo s’ipotizzava l’eventualità di costruire una stazione balneare a Derawan, che fungesse da base per le esplorazioni marine e per le escursioni alle isole dei dintorni. Così è sorto il Derawan Dive Resort, il primo hotel dell’arcipelago, annunciato con ragione come il paradiso dei sub: “a heaven for divers”. Ancora negli anni Novanta l’area del resort era l’esclusiva sede vacanziera di un noto uomo d’affari di Surabaya, che in seguito autorizzò la creazione dell’attuale centro turistico che tuttora si avvale di soli 10 cottage, costruiti tutti nel piacevole e tipico stile kalimantano, con un’ampia veranda frontale e circondati da palme, siepi e cespugli di piante e fiori tropicali. Le camere, rivestite di legno e rattan, sono fornite di bagno privato con doccia, AC, ventilatore con climatizzatore, zanzariera, prese di corrente da 220-240 volt e tanta acqua fresca di sorgente. Eccellente il ristorante sulla spiaggia con cucina indonesiana, cinese e occidentale. Per gustare una bibita ghiacciata e un panorama paradisiaco sedetevi al bar del Dive, in fondo alla passerella del jetty.

Il caratteristico molo privato del complesso si affaccia su di una bellissima laguna con fondali bassi, nella parte sud-orientale dell’isola, piacevole e sicura per immergersi e nuotare. È il punto d’attracco più familiare ai turisti che, nella quasi totalità, giungono a Derawan con un viaggio organizzato (anche individualmente). Si tratta perlopiù di esperti conoscitori del mondo sommerso (sportivi, biologi) o di appassionati naturalisti, solitamente accompagnati, nell’ultimo tratto di mare, da operatori turistici del DD Resort. All’arrivo si sale sul lungo pontile che dalla spiaggia si estende in mare per quasi 300 metri. Alla sua estremità, c’è la piattaforma che sorregge la massiccia costruzione in stile tropicale del Dive Bar, affacciata sulla laguna. Verso riva, subito dopo il piccolo arco che segna l’ingresso al resort, la passerella si dirama: a destra conduce a un piccolo gazebo sul mare. Pochi metri a sinistra si entra invece nella veranda del Derawan Dive School & Pro Dive Shop, attrezzato con un proprio pontile per il trasbordo di materiale sub in genere mentre, continuando diritto, si incontra la grande hall del resort e il banco d’accoglienza.

Durante il giorno, in assenza di escursioni in mare, la passerella del pontile rimane uno dei principali punti d’incontro dei villeggianti che qui amano intrattenersi per osservare estasiati la spettacolare varietà multiforme degli esemplari marini, come in un ideale aquarium tropicale. Con giustificato orgoglio viene spesso sottolineato lo storico interesse degli scienziati occidentali che, da ormai tre secoli, giungono nell’arcipelago per studiare la straordinaria prolificità di queste barriere coralline. Una nuova specie di corallo duro scoperta su questi reef è stata battezzata appunto Acropora Derawanensis. Il piccolo atollo di Derawan è parte integrante del parco marino che comprende altre stupende isole tropicali racchiuse da barriere coralline: grandi anelli di protezione che spezzano la violenza delle onde e racchiudono tranquilli specchi d’acqua con fondali cristallini brulicanti di vita, ideali per pescare, fare “scuba diving” e praticare altri sport acquatici. Agli amanti dell’immersione vengono indicati i punti, ormai leggendari, dove in passato furono trovate perle preziose.

Perlustrazioni in mare vengono organizzate dall’istruttore del Dive Center. Si tratta perlopiù di escursioni dirette alle altre isole dell’arcipelago, in particolare Sangalaki, Kekaban, Maratua, e all’esplorazione di qualche sito specifico per subacquei; ne sono stati scoperti una trentina ed è impossibile visitarli tutti se non si ha parecchio tempo a disposizione. Si parte sempre dopo la colazione, verso le 9. Nei dintorni dell’isola di Derawan i punti più accessibili e visitati dai “sub” sono il Turtle Point a sud, il Sea Garden nella punta dell’isola ad est, le grotte della Shark Cave e il Pelatak Run a nord, il Rabbit Fish City e lo Snapper Point a sud, oltre a diversi altri. La perlustrazione notturna più richiesta, quasi una tappa d’obbligo, avviene nei fondali in prossimità del faro, a sud-ovest del Resort.

Per il non professionista è sufficiente una semplice maschera con boccaglio e in apnea lo spettacolo è garantito ugualmente anche nei pressi della riva. Se si perlustrano i fondali fino al muro del reef facendo snorkelling tra mante giganti, tartarughe, pesci e coralli vari, le ore volano e si smette solo se esausti. Qualche addetto, per enfatizzare lo splendore dei fondali, non mancherà di raccontarvi di alcuni turisti che, rapiti dalla magica bellezza sottomarina, hanno dimenticato di emergere per respirare e sono morti, mentre potrebbe capitarvi di udire altre storie fantasiose per scoraggiare il nudismo, proibito in queste isole. A Derawan è quasi impossibile annoiarsi in mare come a terra; alla sera, nella grande hall si socializza e si balla, mentre sulla spiaggia avviene puntualmente lo show delle grosse tartarughe verdi che depongono le uova sempre nel medesimo luogo denominato Turtle Inn, cento metri a ovest del molo. Certe notti arrivano a partorire fin sotto i cottage, incuranti di pubblico e luci. Le tartarughe verdi, specie super protetta, sono più numerose nell’area di Derawan che altrove nell’arcipelago e le loro uova vengono prelevate e poste in un “covatoio” apposito per incrementare il numero dei piccoli superstiti. [1]

Notizie utili

Oltre alla confortevole sistemazione del Derawan Dive Resort esistono soluzioni alternative nel villaggio indigeno, presso le case dei privati disposti ad affittare un posto letto per poca spesa. Anche il capo villaggio o kepala desa offre alloggio ai forestieri nella sua casa affittando un paio di stanzette quasi indipendenti. Chi si accontenta della stuoia sul pavimento paga meno, mentre per il vitto bisogna accordarsi di volta in volta. È questa l’unica sistemazione all’interno del villaggio. Il Losmen Ilham si trova invece sul mare, appena fuori dall’abitato, accanto alla moschea. L’alloggio è pulito. La colazione è a base di riso bollito con verdure, uova sode e caffè; per i pasti preparati durante la giornata, consistenti in abbondante pesce appena pescato, non si pagano più di due dollari. Uno dei gestori, l’estroverso Mr. Herman, ha la passione per il canto e, verso l’imbrunire, ama esibirsi a squarciagola nonostante sia terribilmente stonato. Il villaggio costiero di Tanjung Batu, distante solamente 10 miglia marine da Derawan, percorribili in mezzora circa di lancia a motore, è dotato di albergo e, in caso di necessità, quando cioè gli alloggi privati dell’isola sono al completo, rappresenta l’alternativa economica alla visita del parco marino.

Chi opta per l’escursione di uno o più giorni, giusto per avere un’idea del luogo, può pernottare in una delle due Pension Famili di Tanjung Batu, imbarcarsi di primo mattino per il villaggio indigeno di Derawan, portandosi il pranzo al sacco, e fare ritorno nel pomeriggio, oppure passare la notte sulla spiaggia di Derawan o nelle case di quei nativi disposti a ospitarvi dietro compenso. Mangiare a Derawan, come in tutto l’arcipelago, è abbastanza complicato perché non esistono locali pubblici di ristoro come rumah makan, warung o altri dove sostare per un pasto veloce. Gli unici ristoranti dell’isola sono quelli all’interno dei due alberghi: l’Ilham, semplice ed economico, e il DD Resort, più sofisticato e costoso. Per uno spuntino, qualche snack lo trovate nei toko del villaggio dove non mancano mai biscotti e cibi secchi. Il pesce bollito o alla griglia con riso e verdure è il piatto quotidiano e costante dei nativi. L’insalata e le uova difficilmente mancano, la carne è invece rara, mentre la frutta è introvabile.

Sangalaki

Il bellissimo atollo di Sangalaki, quasi ignorato dalle carte geografiche, si trova 2 gradi a nord dell’equatore: 15 miglia marine (28 km) e 50 minuti di barca a sud-ovest di Derawan. L’atollo è noto agli appassionati di sport subacquei per la quantità di mante giganti e per la particolarità dei suoi fondali: un vasto altopiano sommerso, avvolto da scogli corallini che favoriscono il proliferare di una grande quantità di fauna ittica, qui protetta dalle correnti marine. L’isola è popolata da una densa giungla equatoriale circondata da palme da cocco e da un’unica lingua di sabbia bianca e finissima, ideale per la cova della tartaruga gigante. Camminando lungo la spiaggia si percorre l’intero perimetro, di circa un chilometro, in una ventina di minuti. Gli anelli della barriera corallina distano 600-700 metri dalla costa, la loro circonferenza supera i 10 km e il canale d’ingresso alla laguna si trova a sud-est dell’isola. La profondità dei fondali all’interno dell’atollo tocca i 3-4 metri ma esternamente il muro del reef scende a 15-20 metri fino a un massimo di 42 metri.

Sangalaki è stata battezzata la capitale mondiale delle mante-razze. Si sostiene che in nessuna parte del mondo sia possibile nuotare in compagnia di tante grosse mante, che sbucano da tutte le direzioni e si avvicinano fino a toccarvi. È sufficiente immergersi in apnea per godere della pacifica coesistenza di questi enormi pesci dal piatto corpo romboidale, imperturbati dalla presenza umana. Alcuni turisti si divertono ad afferrarne la coda per farsi portare in giro sott’acqua, magari convinti di giocarci insieme. Capita di frequente che affiorino in superficie sbattendo le pinne alate accanto alle barche e quando un sub si tuffa gli svolazzano attorno in circolo come per un festeggiamento. La manta-razza, la razza aquila e la razza pungiglione sono le specie più comuni di questo mare e da adulte misurano 3-4 metri di lunghezza; alcuni esemplari di manta bruna arrivano anche a 5-6 metri. Nonostante le mante costituiscano un’abbondantemente riserva di carne commestibile, per i pescatori indigeni rappresentano solo misteriosi “spettri” divini che incutono rispetto e paura. Unitamente alle giganti tartarughe verdi esse garantiscono uno straordinario spettacolo quotidiano.

L’atollo di Sangalaki è inoltre un prezioso rifugio per incredibili ostriche di 1-2 metri di diametro, enormi seppie, squali leopardo, squaletti del reef, pesci-scorpione, pesci-grilletto, pesci-pagliaccio, pesci-sparviero, pesci luminosi e pesci iridescenti, murene idolo, anguille di mare, grandi gorgonie, anemoni marine, smisurati ventagli di corallo tenero e duro in condizione perfette, spugne tubolari e un’infinità d’altre meravigliose e bizzarre creature marine: una surreale promiscuità di forme e colori sufficienti ad affascinare anche il viaggiatore o il fotografo subacqueo più esperto ed esigente. Sulla terraferma vedrete con altrettanta facilità numerosi lucertoloni a forma di varano, aquile pescatrici, piccioni e una considerevole varietà di uccelli tropicali; l’arrivo di un nuovo giorno è puntualmente accompagnato dai suggestivi suoni della foresta.

Il Sangalaki Dive Lodge

Attualmente nell’isola esistono soltanto dieci chalet spartani, ma funzionali, luminosi e lindi. Sono costruiti sulla spiaggia tra le palme: sei con ventilatore al soffitto, allineate ad ovest della Dining Hall, e quattro con aria condizionata ad est della Dive Boutique. Ogni chalet del Sangalaki Dive Lodge ha due ampi letti singoli, twin, un bagnetto con doccia ed una romantica veranda con vista mare. La struttura col tetto di foglie secche è sollevata dal suolo per non intralciare il percorso delle tartarughe durante le escursioni notturne in cerca del luogo dove partorire. Non aspettatevi alloggi di lusso a 5 stelle, ma decorose sistemazioni in questa isola esclusiva in un nulla abitato da una eccezionale biodiversità. La larga costruzione a piramide della “Central Dining Hall”, che raggruppa la reception, gli uffici e il bar-ristorante, si trova anch’essa sulla spiaggia ed è in uno stile rustico di lusso al pari degli chalet. Niente negozi né televisione. Luci e rumori sono ridotti al minimo per non disturbare le tartarughe. Essendo l’isola disabitata da indigeni, il viaggiatore indipendente che desidera vedere anche questo stupendo angolo di mondo non potrà esimersi dal pernottamento con pensione completa al Diving Lodge.

Prima di partire sinceratevi che vi sia disponibilità di alloggio. Nei periodi di bassa stagione viene concesso anche il solo pernottamento, ma bisogna organizzarsi precedentemente con il vitto o pagare i pasti a prezzo di menù. Le barche a disposizione degli escursionisti sono tre, tutte appositamente attrezzate per le immersioni. Gli istruttori responsabili del centro sub, organizzano corsi col metodo PADI, ovviamente in inglese. Il noleggio del set completo per le immersioni costa US$ 50 al giorno, mentre solo maschera e boccaglio US$ 10 e per le pinne altri 10.

Escursioni e siti marini

Le escursioni in barca, regolarmente capitanate da uno o più maestri del centro sub, sono sempre rivolte all’esplorazione di specifici siti marini destinati ai vacanzieri che giungono qui esclusivamente per fare immersioni. Si raccomanda di fare attenzione alle correnti. Il Manta Point e il Manta Parade (13 metri di profondità), si trovano nella medesima fossa marina, 700 metri a nord dell’isola, subito oltre la frastagliata barriera di coralli. I due siti sono noti anche con il nome di Manta City e Manta Boulevard. La Sherwood Forest (7-8 metri), 600 metri a nord-est, è uno spettacolare giardino di coralli sommerso, grande almeno quanto l’isola. Qui vivono colonie di seppie giganti e un’infinità di anfibi e molluschi tipici dell’Oceano Indiano e dell’Oceano Pacifico. La Turtle Town, 400 metri a ovest, è il luogo dove amano radunarsi le tartarughe: un banco di sabbia grande il doppio dell’isola, denominato appunto Sandy Ridge. Nel punto caratterizzato da deboli correnti chiamato The Rockers (10 metri), 6-700 metri ad est dell’isola, convogliano mante, tartarughe, squali e grossi crostacei. Altri interessanti siti che meritano un sopralluogo sono il Lighthouse Reef (faro) ad est e il Coral Garden a sud, nei pressi del canale d’ingresso. [2]

Maratua

Maratua è l’isola più popolata, con oltre duemila abitanti suddivisi in quattro villaggi, in successione da sud a nord: Bohe Selian, il capoluogo Payung-Payung, Teluk Harapan e Teluk Alulu. L’atollo di Maratua, in termini subacquei, viene spesso paragonato a un immenso anfiteatro, dove è sufficiente sedersi o appostarsi sott’acqua per assistere ai più incredibili spettacoli della natura sommersa, con infinite sfilate di enormi barracuda, diverse specie di mante, razze-aquila, squali grigi del reef, pescecani-martello, tonni-dente di cane e così via di seguito ogni giorno dell’anno. La verace bellezza dei suoi fondali attrae escursionisti sub dai centri di Derawan e di Sangalaki. Payung-Payung dista 23 miglia nautiche da Derawan, che equivalgono a circa un’ora di lancia in direzione sud-est, mentre con le piccole barche a vela degli indigeni ne occorrono almeno 5-6. All’arrivo, si approda al molo di Payung-Payung, nella parte meridionale di questa singolare isola: una lunga striscia di terra a forma di uncino, lunga 30 km e larga 100-800 metri, con al centro un’immensa laguna recintata dal muretto naturale della barriera corallina. L’unico passaggio completamente privo di ostacoli naturali si trova nei pressi di punta Alulu, una piccola imboccatura usata prevalentemente dalle tartarughe.

Se viaggiate autonomamente, da Payung-Payung in un paio d’ore di cammino si raggiunge la cima più alta dell’arcipelago, di 394 metri, da dove si gode un’ottima veduta dell’intera baia e dell’isola di Kakaban, distante 10 km. Il sentiero che conduce all’altura passa per il villaggio di Bohe Selian, distante 3 km da Payung-Payung, e prosegue in lieve salita per altri 5-6 chilometri. Da Payung-Payung è anche possibile raggiungere via terra il villaggio di Teluk Alulu, all’estremità opposta dell’atollo, ma occorre seguire il perimetro interno dell’isola, ricoperto da un’interminabile striscia di sabbia: 25 km circa di costa paradisiaca popolata da innocui quanto impressionanti iguana marini e terrestri di colore verdastro, provvisti di una lunga cresta spinosa. Questi draghi in miniatura si nutrono solo di fiori e di piccoli cactus o altre piante grasse. Il mezzo comunemente usato per raggiungere Teluk Alulu rimane comunque la barca; si attraversa questo “mare privato” in barca a motore o a vela (10 km), accompagnati dai gabbiani e dagli immancabili stormi di rondini. Nei pressi di Teluk Alulu potrete assistere al fenomeno delle tartarughe che strisciano in cerca del misterioso punto dove seppellire le loro uova, incuranti di fari e spettatori curiosi. Dopo i diversi casi di pirateria denunciati negli anni passati a Teluk Alulu si è resa necessaria la presenza permanente di una guarnigione militare. Per vitto e alloggio non s’incontra alcuna difficoltà nei quattro insediamenti dell’atollo: basta rivolgersi alla stazione di polizia o allo stesso kepala kampung, dove sapranno indicare le persone disposte a ospitarvi.

Per gli amanti del comfort, nei pressi del villaggio di Teluk Harapan sorge il Maratua Paradise Resort, un complesso turistico composto da otto curati chalet sulla spiaggia ed altrettanti, detti water villa, costruiti a palafitta sull’acqua, tutti equipaggiati con due letti da una piazza e mezzo, bagno con acqua calda ed aria condizionata. Al Diving Center si può noleggiare l’attrezzatura ed organizzare le escursioni in mare che, come negli altri resort dell’arcipelago, sono in genere comprese nei pacchetti prenotati direttamente o tramite i tour operator indicati dall’amministrazione del resort. I siti marini più noti sono il Shark City attorno agli isolotti all’interno dell’atollo, il Gig Fish Country all’esterno del reef nei pressi del canale d’ingresso, l’Eagle Ray Ran e il Lobster Cafe lungo la costa di nord-est, e il Dolphin Point nella punta settentrionale dell’isola. [3] Altro luogo d’incanto creato dal nulla lo trovate sul minuscolo e lussureggiante isolotto situato nella laguna interna, in prossimità di Punta Bahaba: nel 2008 la giovane coppia di devoti ed esperti sub, il tedesco Rainer e l’austriaca Evelyne, hanno creato un paradiso nel paradiso dando vita all’esclusivo Nabucco Island Resort [4].

Kakaban

L’isola disabitata di Kakaban si trova 16 miglia nautiche a sud-est di Derawan (40-45 min.) ed 8 miglia a est di Sangalaki (20-25 min.). I precipizi sottomarini, la visita alla grotta sommersa, nota col nome di Blue Light Cave, e l’esplorazione del preistorico Jellyfish Lake (lago medusa), fanno di Kakaban la meta turistica più gettonata dell’arcipelago. L’atollo di Kakaban risulta essere emerso dalle profondità marine durante un cataclisma geologico avvenuto nell’era neozoica (circa 21.000 anni orsono), a seguito del quale un piccolo specchio di mare e la relativa fauna ittica rimasero imprigionati nel centro dell’isola, come in un cratere. Nei millenni che seguirono, la vita di pesci, molluschi e piante continuò il suo ciclo riproduttivo nel lago salmastro di Kakaban, adattando la propria natura al nuovo ambiente circostante, delimitato e stagnante. Ad esempio, le meduse, qui riprodotte in abbondanza, in assenza di predatori (tartarughe, barracuda, ecc.) hanno totalmente perso la proprietà difensiva del pungere. Il nuovo ecosistema ha selezionato, modificato e generato forme di vita strane e uniche al mondo. Sono ancora tante le specie vegetali e animali non classificate e sconosciute presenti nel lago. Studiosi di tutto il mondo concordano nel ritenere questa misteriosa “pozza d’acqua” un paradiso biologico. Un altro lago con caratteristiche simili al Jellyfish Lake si trova nell’isola di Palau in Micronesia (Oceano Pacifico) ma è molto meno popolato e interessante.

Jellyfish Lake

Per raggiungere il lago si attracca normalmente nella baia a sud di Kakaban, nei pressi della “cave point”; poi si supera in circa mezz’ora di cammino il promontorio, alto una cinquantina di metri, che separa la costa marina dall’argine lacustre interno. Il suolo dell’isola, un anello vagamente triangolare, consiste in una larga striscia rialzata di roccia corallina, ricoperta da antiche radici di mangrovie e da una folta vegetazione tropicale: luogo preferito da un’infinità di volatili, che qui giungono per deporvi le uova. Il Jellyfish Lake, all’incirca 5 kmq, si presenta piatto e chiazzato da alghe di colore verdastro, con le rive occupate in gran parte da mangrovie. Esplorare le acque semi-torbide del bacino significa nuotare assieme a milioni di meduse (quattro differenti tipi), incontrare 5-6 specie di gobi (pesce con le pinne ventrali disposte a disco), vedere pesci-cardinale a volontà e serpenti marini, pesci-lumaca, gamberetti, crostacei, vermi-tubo, spugne, stelle marine, cetrioli marini, corallo, oltre a infinite distese di anemoni, la pianta marina che nel lago sembra abbia elaborato un processo di nutrimento con le meduse, ormai indifese. Ogni tanto, sia pure molto raramente, c’è chi si sofferma più a lungo per studiare o visitare bene gli intricati fondali. Se intendete trascorrere qualche giorno al “lago” è consigliabile avere una tenda, tutto il “necessaire” per la sopravvivenza e una guida. In alternativa, fatevi lasciare all’isola e assicuratevi bene che tornino a prendervi per la data prefissata. Comunque, in alta stagione, quasi ogni giorno giungono sull’isola escursionisti provenienti da Derawan o Sangalaki.

Siti marini intorno a Kakaban

Il lago preistorico non è l’unica caratteristica straordinaria di Kakaban. L’intero atollo è un’enorme colonna che emerge da quasi 200 metri di profondità. Subito oltre la barriera del reef, i muri sommersi, tanto cari agli amanti dell’immersione, scendono a precipizio negli abissi. La visibilità è eccellente e permane ottima fino a quasi 40 metri. A nord dell’isola ci si butta in acqua e subito inizia la parete incredibilmente affollata da ogni tipo di pesci di barriera, dalla quale si scende a piacimento finché è possibile. Durante la risalita, le soste per la decompressione sono piacevoli pause esplorative tra muri e insenature. Altri siti raccomandati sono la Blue Light Cave a sud, che racchiude bellissime grotte sommerse; il Barracuda Point a sud-est, dove convogliano grossi squali, pesci-martello da 5 metri e, naturalmente, eserciti di barracuda. Altri siti da non perdere, il Sea Wall Garden a sud, con pareti verticali piene di vita marina, il Tuna Point a nord, passaggio obbligato per numerose e grosse formazioni di tonni blu, tonni dente di cane, ecc. (veri campioni di velocità che possono compiere migrazioni di migliaia di chilometri) e infine il Kehe Daing, un altro eccitante sito per diving nella parte orientale dell’atollo.

Samama

Nell’atollo disabitato di Samama (12 miglia nautiche a sud-est di Derawan e 14 a nord-ovest di Sangalaki), oltre alle consuete tartarughe, trova rifugio una grande varietà di uccelli marini. Le particolarità dell’isola di Samama è rappresentata dalle grotte coi nidi di rondine, dalle migliaia di altri nidi che ne ricoprono il suolo, dai granchi del cocco giganti e dal laghetto d’acqua dolce. Tutti i restanti isolotti dell’arcipelago sono il dominio incontrastato degli uccelli marini. Tra questi minuscoli lembi di terra affioranti Pulau Pinaka, l’isola ricoperta da una fitta foresta di mangrovie che sta acquistando importanza tra gli amanti del birdwaching.

Come arrivare

L’aeroporto internazionale più vicino è il Sepinggan Airport di Balikpapan, dove si arriva direttamente da Singapore con la Silk Air, da Bandar Seri Begawan con la Royal Brunei, da Kuala Lumpur con Air Asia, oppure da Jakarta, da Bali, ecc. Da Balikpapan a Tanjung Redeb si vola con Kalstar o DAS. Da qui occorre farsi portare in taxi al molo per Tarakan e noleggiare una lancia per Derawan. Il viaggio, 100 km tra fiume e mare, dura circa due ore e mezzo e può costare US$ 150-200 da dividere tra i passeggeri.

Per ulteriori informazioni:
[1] info@derawandivelodge.com oppure telefonate direttamente allo +62-821-892-62599 e chiedete del direttore Chris o di Elly del Dive Center
[2] jeremy@sangalaki.net; il cellulare (+62-813-4669-8248)... a volte funziona
[3] jworld@po.jaring.my (tel. 60+88+224918; fax. 60+88+223918)
[4] info@nabuccoislandresort.com (tel./fax: +62-(0)542-593635)