Quando Carl Wright decise di comprare la piccola casa in pietra, praticamente un rudere, lungo il torrente Caher, certo non pensava di farne un tempio dell’arte del giardinaggio naturalistico. Di origine britannica ma con radici irlandesi, Carl scelse questo luogo isolato e selvaggio dove esprimere al meglio il suo grande amore per la natura. La sua indole di scienziato e il suo desiderio di un luogo appartato e tranquillo lo spinsero a cercare casa qui, nel selvaggio Burren, una delle più sorprendenti zone d’Irlanda. L’area è di origine carsica, una distesa di colline in pietra con profonde fenditure dalle quali emerge la vegetazione; le condizioni climatiche e del suolo sono particolari al punto da consentire la crescita, l’una vicina all’altra, di piccole piante alpine, come la genziana, e di specie mediterranee o subdesertiche, come i sedum.

L’area, abitata fin dalla preistoria nonostante le sue aspre caratteristiche di terreno pietroso e di clima ventoso e piovoso, a due passi dall’Atlantico, è oggi popolata da una comunità tranquilla che vive prevalentemente di allevamento e di turismo; ma è davvero difficile immaginare che in questo mondo selvaggio, che conserva l’aspetto di un deserto di pietra, si possa nascondere un giardino-gioiello come quello creato da Carl.

Un torrente e le sue piante

I primi passi di Carl Wright nel mondo del giardinaggio e del paesaggismo sono stati fatti qui, fra le pietre che circondano il piccolo cottage. A pochi metri dalla casa scorre il torrente Caher, attraversato da un antico ponte in pietra vecchio di due secoli. La prima scelta di Carl è stata quella di conservare e valorizzare le piante selvatiche presenti, cercando di creare un passaggio morbido e impercettibile dal mondo spontaneo dei cespugli che crescono nel Burren a quello “antropizzato” del giardino vero e proprio, nel quale Carl cominciò a piantare, circa 10 anni fa, le sue prime collezioni di piante. Così, dai salici e dalle felci del Burren, percorrendo i sentieri erbosi che salgono sulla collina alle spalle della casa, oggi si incontrano collezioni di narcisi rari, tra cui quelli spontanei in Irlanda, e di ellebori, che fioriscono dall’autunno ad aprile. Anche le primule sono presenti, in numerose specie e varietà tra cui quelle a fiore nero. Oltre 200 specie e varietà di bucaneve sono il suo orgoglio: questo piccolo fiore, spontaneo tra le pietre del Burren, inizia a sbocciare già a dicembre, prima di Natale, e continua fino a febbraio. Pian piano il giardino è diventato protagonista nella vita di Carl che, preso da una crescente passione, ha cominciato a collezionare salici, hosta, anemoni, aquilegie, digitali, crocosmie e molte altre piante, cercando specie rare o varietà poco note. I muretti a secco lo hanno aiutato ad ambientare piccole specie di origine alpina. Costruiti con le antichissime tecniche locali, i muretti a secco di grosse pietre posate le une sulle altre sono protagonisti del paesaggio locale; centinaia e centinaia di chilometri di muretti si intersecano e si incrociano lungo le colline e ai bordi dei pascoli. Furono costruiti già secoli e secoli fa, con il duplice scopo di liberare le aree di prato dai sassi e di proteggere dal vento i pascoli.

Carl ha realizzato i suoi muretti con meticoloso rispetto delle tradizioni del passato; rapidamente sulla loro superficie si sono formati muschi e licheni, e da ambientalista esperto ne riconosce l’importanza come anello di base della biodiversità. Inoltre, tra le pietre trovano felice collocazione le sue amatissime felci: decine e decine di specie e varietà di origine locale ed esotica, che qui si sviluppano e si riproducono grazie al clima umido e agli inverni non particolarmente freddi. La Corrente del Golfo, che accarezza le coste dei villaggi di Ballyvaughan e di Fanore dai quali la casa di Carl dista pochi minuti in auto, consente di mantenere le temperature minime invernali sopra allo zero, anche se con forti venti.

Una porta rotonda verso la conoscenza

Negli ultimi anni Carl Wright ha orientato il suo interesse verso le conifere nane, le magnolie, gli aceri, i pittosfori e numerosi altri arbusti ornamentali che pianta sulla sua collina, procedendo passo dopo passo, pietra dopo pietra. Ed è stato proprio spostando le infinite pietre che popolano la sua proprietà che è nata l’idea di una porta rotonda, costruita con le pietre raccolte qui una per una: un’opera splendida, corredata da un masso perfettamente sferico sul quale scorre gentile l’acqua di una piccola fontana. Il cerchio, simbolo della conoscenza e dell’equilibrio, esprime anche il suo grande impegno ambientale, sia sul piano botanico che su quello antropico, per tutelare la conservazione del paesaggio e delle sue antichissime tradizioni. Per questo, visitando il giardino, l’impressione che rimane non è quella delle fioriture, che pure esistono e sono spettacolari, ma piuttosto il fascino segreto e selvaggio delle felci e dei piccoli fiori selvatici seminascosti tra le rocce, coraggiose testimonianze dell’incredibile forza della natura.

Testo di Enzo Valenti

In collaborazione con la rivista Giardini: www.giardini.biz